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Autore: Impossible Prince    06/01/2016    2 recensioni
«Se dovessero mai scrivere una biografia su di me dovrebbero intitolarla "La Bibbia", o meglio, "La Bibbia del Potere". Perché nessuno meglio di me sa cosa sia il vero potere».
Giovanni Silviosi nasce nel 1955, a Smeraldopoli, in una Kanto povera, sconvolta dalla Seconda Guerra Mondiale e dalle dure sanzioni che i Paesi Alleati le hanno imposto a seguito della sua capitolazione. La povertà dilaga, il disagio è una pentola a pressione pronta ad esplodere e il vuoto, lasciato dalla politica, è ricoperto da un’inquietante organizzazione che si fa chiamare Team Rocket.
Per alcuni un criminale la cui potenza va oltre le solite inchieste giornalistiche, per altri un imprenditore brillante. La Bibbia del Potere è la storia dell’uomo che è riuscito a piegare un’intera nazione al suo cospetto.
Storia INCOMPLETA
Genere: Drammatico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Giovanni, N, Nuovo personaggio, Team Rocket
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Licenza Creative Commons
La Bibbia del Potere di Diego Deva è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Based on a work at http://www.pokemon.com/it/.

Prefazione
Quando si pensa di scrivere un romanzo, un autore sa già se sarà composto da una o più parti. Ebbene, io no. Il pessimo lavoro di organizzazione che ha caratterizzato “Lost And Found” mi ha portato a considerare solo al ventesimo capitolo tutte le storie che avrei potuto raccontare ma che non avevano uno spazio adeguato alla loro importanza.
“La Bibbia del Potere” è quindi lo spin-off di L&F, ma non è necessario aver letto quest’ultimo per capire la trama e i suoi personaggi.
Un racconto drammatico, un thriller politico che porta al centro dell’attenzione Giovanni, l’uomo che abbiamo conosciuto come il capo del Team Rocket e Capopalestra di Smeraldopoli, personaggio con cui abbiamo familiarizzato grazie ai giochi di prima e seconda generazione e che trova qui il suo passato e il suo futuro visti da me.
Come appunto ho scritto in precedenza, si tratta di un thriller politico. Ci saranno riferimenti alla storia contemporanea, ci saranno giochi di potere, parlamenti e partiti politici fittizi. Sarebbe forse inutile sottolineare come una grande ispirazione me l’abbia data la serie “House Of Cards”. Sarebbe forse impossibile scrivere un racconto di questo genere senza lasciarsi influenzare dal suo capostipite. Un’altra importante è stata costituita dalla serie cinematografica "Il Padrino" e anche, più banalmente, i fatti di cronaca che hanno costellato la storia del nostro paese dal 1946 ad Oggi. Ho studiato e approfondito molto gli avvenimenti più oscuri che hanno riguardato l’Italia. Utilizzare quindi la dicitura “Ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale” sarebbe una bugia, una falsità di cui non ho intenzione di macchiarmi. Mi ispiro ma lo faccio stravolgendo i personaggi, “La Bibbia del Potere” non sarà un mero riassunto degli Anni di Piombo, non sarà e non intende essere una lezione di storia.
Vorrei infine porre in evidenza che, sebbene io sia l’autore di questo racconto e i personaggi si sviluppano in un contesto da me ideato, essi NON espongono la mia cultura, la mia moralità o i miei ideali. Trovo divertente creare dei soggetti che sono il mio esatto opposto, con cui non ho punti in comune. Racconto, non espongo la mia visione delle cose. Spero, di conseguenza, che nessuno possa lasciarsi turbare dal suo contenuto.
Ringraziamenti speciali vanno a NomaiD e al mio amico Davide, che formano il mio team di correzione delle bozze, a Ted e NoceAlVento che mi aiutavano nei momenti in l'incertezza e l'insicurezza regnavano sovrane.
Ora vi lascio, spero che “La Bibbia del Potere” sia di vostro gradimento.
Con affetto,
Impossible Prince.
Prima Parte: Antico Testamento
La tela del Ragno
«Giovanni Silviosi è una persona buona, lo conosco bene. Non è un criminale, non so perché lo pensiate. Io l’ho sempre visto aiutare gli amici che gli chiedevano favori e lui molto cortesemente, con una certa dose di genuina allegria e soddisfazione provocata dal vedere che riponevano in lui della fiducia, faceva del suo meglio per aiutarli. E il suo meglio era IL meglio. Chiedete pure, non conoscerete una persona insoddisfatta di Giovanni» (Adina Swenson, segretaria di Giovanni fino al 1998. Assolta nel processo che la vide coinvolta per false dichiarazioni sotto giuramento).

«Le fiamme si alzavano in cielo, mai visto un incendio così grosso. L’ordine era partito proprio da Giovanni. Voleva che crollasse tutto e noi obbedimmo. Lo facemmo crollare.
Se mi state chiedendo se l’abbia mai visto, no, mai. So che faccia abbia solo perché lo vedo sui giornali» (Mark Gonzalez, condannato a 15 anni per l’attentato al Museo della Scienza di Plumbeopoli).

«Il Team Rocket? Ma il Team Rocket non esiste, è tutta un invenzione dei partiti extraparlamentari per far cadere i governi, andare alle elezioni e provare a vincere.
Ma io di questo Team Rocket sento solo parlare quando c’è qualche strage. Arresti, indagini, indagati ma mai un condannato, mai niente di niente. I processi cominciano ma non finiscono. Persino gli stessi PM che chiedono il rinvio a giudizio si dimenticano della causa e si occupano di altro, delle cose più importanti, più serie. Parliamo del nulla, parliamo di acqua fritta. E io non bevo l’acqua, figuriamoci quella fritta. Io sono un amante dei vini pregiati, quelli che vengono dalla Toscana, dall’Italia» (Archer Jardine, accusato di aver ordito un colpo di Stato nel 2001. Indagato e poi prosciolto).

«Giovanni? Giovanni Silviosi? Ma chi? Il Campione? Sì, lo conosco solo per questo. Cosa? Il Team Rocket? No, guardi, io non conosco nessun Team Rocket, è un’organizzazione? No, io non sono iscritto a nessun partito, figuriamoci ad un’associazione benefica. Cosa? Fanno attentati? No, macché, io sono solo un umile operaio, potete controllare la mia busta paga. Non ho niente a che fare con attentati, omicidi ed esperimenti sui pokémon» (Friedrich Nucci, responsabile dell’attentato di Zafferanopoli. Condannato all’ergastolo).

«Il Team Rocket è meno pericoloso della banda delle giovani marmotte» (Milas Sholes, accusato di aver ordito un colpo di stato nel 2001 a Johto. Indagato e poi prosciolto).

«Siamo entrati in città di notte e abbiamo aperto tutte le case, una ad una, con mitra e altre armi da fuoco e ci siamo fatti consegnare tutti i pokémon. Se non obbedivano li picchiavamo e lo facevamo con tutta la forza che avevamo in corpo.
Da chi è partito l’ordine? Non ne ho idea, ho ricevuto un messaggio e basta.
No, non posso fare nomi. Non li so» (Mitra Alvarez Portillo, condannata a 8 anni per l’attacco al villaggio montanaro nei pressi del Monte Argento).

«Giovanni a me pare un semplice idiota, devo essere molto sincera. Dubito che possa essere il capo di una temibile organizzazione criminale che vuole prendere il controllo dello Stato. Ma insomma, guardatelo: un uomo con un collo taurino, due spalle sproporzionate, dei capelli che paiono disegnati da un mangaka giapponese e una pelle perennemente abbronzata, manco fosse di origine africana. Senza offesa per gli africani, a cui ho accostato un soggetto di questo spessore. Secondo me, l’unica colpa che potrebbe essere attribuita a Giovanni è quella di essere rimasto Capopalestra di Smeraldopoli dopo che sia Blu che Rosso lo hanno sconfitto. Ma li avete visti Blu e Rosso? Sembrano le gemelle di Shining. Uno più inquietante dell’altro. No, non nel look, nella comicità. Il primo sembra che abbia inventato i pokémon, sembra che siano stati partoriti dalla sua mente – e magari usciti dalla bocca, anche perché è l’unico buco che si può nominare in televisione –; il secondo, al contrario, non sa dove si trovi, non sa perché si trovi in quel determinato posto. Ha partecipato alla Lega Pokémon e si guardava attorno come fanno i bambini ai supermercati quando perdono la mamma» (Leslie Benson, comica televisiva e teatrale).

«La missione del Team Rocket non era un mero ritorno economico per le operazioni illecite che compivano e portavano avanti: il Team Rocket aveva il preciso obiettivo di sottomettere il potere statale e porlo alle sue dipendenze. L’organizzazione inseriva poi i suoi uomini in posizioni di grande importanza mediante clientelismi, atti di corruzione, conoscenze e amicizie, permettendo di intaccare il tessuto politico con questi germi criminali sovversivi» (Procuratore Generale di Zafferanopoli, Franco Gabriello).

«Lo dico con tutta sincerità e onestà intellettuale, il sindaco di Azzurropoli non era mica Roberto Toscani, ma era Giovanni, Giovanni Silviosi. Se volevi parlare di progetti che riguardassero la città, dovevi andare da lui. Toscani non valeva nulla, nulla. Anzi, Toscani era il primo che spesso andava in pellegrinaggio da Silviosi, per avere consigli e direttive su come trattare la maggioranza, l’opposizione, e su come parlare agli imprenditori. Sì, insomma, il sindaco di Azzurropoli era Silviosi, mica Toscani» (Marco Parto, giornalista per “Il Corriere di Fiordoropoli”).

«Io dubito seriamente che gli arrestati e i condannati siano i reali artefici del Team Rocket. No, no, io penso invece che le vere menti dell’organizzazione siano ancora a piede libero, protette da chissà quale potere occulto. Ricompariranno da un giorno all’altro, ci saranno altre falangi armate del Team Rocket che faranno tutto quello che hanno sempre fatto. Magari intensificando la loro forza terroristica, sempre spinte da persone che rimangono tutt’ora sconosciute e chissà per quanto altro tempo lo saranno» (Vincent Dedri, giornalista per “Critica Intellettuale”).

«Dopo aver letto le notizie provenienti dalle procure, un brivido mi è sceso lungo la schiena. Abbiamo sempre pensato che il Team Rocket fosse qualcosa legato alla piccola criminalità, come i furti di quartiere. Abbiamo sempre sottovalutato il suo reale potenziale e per questo ha saputo celare bene la sua reale missione: sovvertire lo stato. Noi giornalisti ne siamo i reali complici, siamo sinceri!
All’interno del Team Rocket figurano oggi esponenti dell’Esercito, dei Carabinieri, della Guardia di Finanza, politici della maggioranza e dell’opposizione, pubblici ministeri e giudici. Tutti coloro che dovrebbero insegnare ai cittadini cosa sia la moralità e comportarsi di conseguenza, sono i primi ad esser indegni di sedere in certe istituzioni. Siamo un Paese marcio. Johto e l’Arcipelago Orange dovrebbero far saltare gli accordi di Celestopoli e ripudiarci» (Trevor Prescott, direttore de “Il Quotidiano”).

«Guardate, io non so niente di omicidi, stragi e attentati. Io non mi sono mai occupato della cronaca nera, io mi occupo della cronaca politica ed economica, la cronaca bianca e verde. Verde come i dollaroni, s’intende.
Ma battute a parte, permettetemi di dire che vedere determinate personalità tra gli indagati e gli arrestati, ha destato in me un lieve stupore che mi ha permesso di capire tante cose che mi erano sempre state poco chiare.
Se le notizie di reato a carico delle persone viste nel servizio appena mandato in onda fossero confermate, saremmo di fronte ad una gigantesca operazione criminale che va avanti da quasi due decenni. Il Team Rocket ha oliato Unione Pokémon Repubblicani per anni. Perché le stesse persone arrestate con l’accusa di appartenere a quell’organizzazione criminale, sono le medesime che finanziavano il nostro Partito. O meglio, loro portavano le valigette cariche di denari che noi della tesoreria, molto diligentemente, raccoglievamo e spartivamo all’interno del gruppo. Era una cosa ampiamente risaputa in Parlamento che fossimo nutriti da schiere e schiere di lobby, che pagavano affinché realizzassimo determinati punti o evitassimo un certo tipo di politica. Ma non siamo mica gli unici a finanziarci grazie a questo sistema. Non pensiate mica che il Partito Comunista Repubblicano trovi i suoi fondi solo grazie alle iscrizioni, nient’ affatto. La Repubblica Popolare Cinese, tramite giochi di fondi esteri, fa arrivare mensilmente un assegno direttamente nelle mani nel loro tesoriere, come fa un marito con una moglie da cui ha divorziato. In cambio di queste ingenti somme, sono presenti anche favori non solo a livello… legislativo, ma anche di tipo giudiziario.
Lo sapete, la magistratura dovrebbe essere indipendente. In realtà quando sei un politico, e il tuo obiettivo è il potere e non lo stipendio, fai in modo di avere uomini piazzati anche al Palazzo della Presidenza della Repubblica, per avere informazioni su come si muovono quelle che dovrebbero essere le figure di garanzia, anticiparle e muoverti di conseguenza, in modo da avere sempre tutto sotto controllo. Ebbene, nel momento in cui fosse esistita anche semplicemente un’ipotesi di ipotesi di ipotesi di reato, noi avremmo avvertito i nostri contatti e loro avrebbero fatto quello che facevano sempre: insabbiamenti, depistaggi, concussioni di tutti i tipi per tutti i fatti. È per questo che il bubbone non è mai scoppiato… fino ad oggi. La peste è sempre rimasta in incubazione, non si è mai manifestata perché noi facevamo in modo che non si diffondesse. Lo facevamo perché così era meglio per tutti, perché questo sistema garantiva e garantisce tuttora benessere per tutti, dal primo all’ultimo, anche per colui che protesta dicendo che la politica non fa nulla per aiutarlo. Ma non è vero. La politica si muove, anche per lui, perché le cose potrebbero andargli peggio di come vanno. È inutile quindi scandalizzarsi, è inutile dirsi sorpresi: siamo tutti qui perché qualcuno ci ha voluto qui, non per le nostre capacità.
E per quanto riguarda quelle persone ora in manette, sono abbastanza sicuro che non agivano per conto proprio, non avevano interessi diretti. Finanziavano per qualcun altro. Sì, ma per chi? Chi c’è davvero dietro a tutto questo? Insomma, non rubi dei pokémon da un Centro Medico e poi ti metti a fare del finanziamento illecito, parliamoci chiaramente, gente. Loro sanno per chi lavoravano? La magistratura se lo deve chiedere. Forse anche noi Repubblicani dovremmo chiedercelo: per chi abbiamo lavorato per tutti questi anni? Stiamo, secondo me, camminando su un terreno pericoloso e scivoloso, come quello in cui camminammo quando lasciammo salire al potere un partito fascista che ci portò dritti dritti in guerra prima e all’occupazione americana dopo. Forse è davvero troppo tardi e i buoi sono scappati tutti dal recinto, e ora si stanno organizzando per farla pagare ai contadini che li hanno curati fino a poco prima» (Alessandro Arcuri, Parlamentare e Tesoriere di Unione Pokémon Repubblicani, condannato a 5 anni per corruzione).

Che cosa fosse quest’entità chiamata “Team Rocket” non lo si capì mai con certezza. C’era chi diceva che fosse una potentissima e pericolosissima organizzazione criminale, chi riteneva che fosse una combriccola di ladri da quartiere e chi al contrario ne parlava come un’invenzione giornalistica ben congegnata e studiata, ma era certo che in realtà questo famigerato Team Rocket non esistesse neanche.
Le questioni, le domande che gravitavano attorno a questo nome, che ben presto divenne tristemente familiare, trovavano una differente risposta in base alla faccia che la stessa organizzazione assunse all’interno delle menti dei cittadini nel corso degli anni. Perché la particolarità era proprio quella di mutare il proprio volto con il passare del tempo: mostrarne uno piuttosto che un altro, dando però al contempo e costantemente l’impressione di nascondere molto di più. Non a caso, la faccenda del Team Rocket rimane il più grande e controverso mistero della storia di Kanto prima e della Repubblica Federale di Pokémon dopo.
Le cronache giudiziarie che riguardano il movimento sono cominciate sul finire degli anni novanta, quando esso ottenne visibilità nazionale. Inizialmente, solo i giornali locali si occupavano degli atti di piccola criminalità messi in atto da questo famigerato Team Rocket, ma è solo nel 1998 che lo scandalo si allarga a macchia d’olio fino a colpire l’opinione pubblica. Lo stesso 1998 che vedeva l’Estremo Oriente in preda ad un collasso economico per Paesi come l’Indonesia, la Thailandia e la Corea del Sud. Lo stesso 1998 in cui si combatteva una guerra fratricida sui Balcani, mossa per questioni territoriali, ideologiche e etniche, che vedeva risorgere sul territorio del Vecchio Continente la brutalità dei campi di concentramento e di sterminio. Lo stesso 1998 in cui gli Stati Uniti si vedevano governati da un Presidente fedifrago portato ad un passo dell’impeachment per falsa testimonianza. Lo stesso 1998 in cui la Repubblica di Johto e l’Arcipelago Orange si preparavano con numerosi atti legislativi ad abbandonare la loro struttura costituzionale per entrare in un uno stato federale che vedeva come terzo membro la Repubblica di Kanto, con già diversi Stati Osservatori, come la Repubblica di Hoenn, il Regno di Fiore e il Regno di Sinnoh, interessati al progetto economico e politico.
Sì, la stessa Kanto che scopriva di avere in casa un nemico pressoché invisibile, qualcosa che si era mosso per moltissimi anni senza che nessuno se ne accorgesse. Un ninja letale che agiva nell’ombra, capace di portare a termine il suo obiettivo senza lasciare traccia, senza lasciare segni del suo passaggio.
Eppure, sebbene la presenza del nemico fosse accertata, i magistrati non riuscivano a sbrogliare la matassa. Serviva forse interrogare più persone? Ecco allora che le procure si riempivano di individui di cui la presenza era giustificata dalla dicitura “persona informata sui fatti”, con l’unico risultato, però, di complicare ulteriormente l’annosa questione. Frasi discordanti, frammenti di verità che non combaciavano l’una con l’altra, bugie e contraddizioni avevano reso la questione un gigantesco puzzle con le tessere assolutamente sconnesse l’una dall’altra.
La Kanto di fine anni ‘90 era questo: una Nazione in preda ad una grandissima e furiosa confusione, priva di identità e incapace di fidarsi di se stessa, delle sue istituzioni che fino a quel momento l’avevano solidamente guidata. Ingannata, umiliata, disillusa, arrabbiata e impaurita.
Eppure, fa sorridere pensare che tutto questo nacque dall’arresto di alcuni piccoli criminali che si mostrarono connessi all’attività di finanziamento dei partiti illustrato nel discorso di Alessandro Arcuri, in uno dei molteplici talk show politici che quotidianamente affliggevano le televisioni dei cittadini. Le sue frasi erano il terremoto che di fatto avevano preannunciato un’eruzione vulcanica con tanto di lahar. La gigantesca e abnorme colata di fango colpì tutti, indebolendo, frantumando, trascinando a valle ogni istituzione e generando orde di proteste sempre più massicce e violente contro il sistema politico e giudiziario. Forse era questo il terzo segreto di Fatima, forse era questa una delle predizioni di Nostradamus.
Eppure, nonostante tutti questi inganni, umiliazioni e disillusioni c’era qualcuno che festeggiava. Sì, l’uomo che aveva creato tutto questo, il ninja letale e capace di tutto, anche di disorientare un intero Stato. Un uomo che forse non discendeva dalle scimmie ma dagli aracnidi. La sua tela era così densa, ben studiata e strutturata, che qualsiasi animale, grande o piccolo che fosse, vi veniva intrappolato per poi finire fagocitato da un ragno che possedeva una fame insaziabile, incommensurabile.
A fronte della situazione venutasi a creare, le parole contenute in Isaia 59 suonavano come un avvertimento: «3Le vostre palme sono macchiate di sangue e le vostre dita di iniquità; le vostre labbra proferiscono menzogne, la vostra lingua sussurra perversità. 4Nessuno muove causa con giustizia, nessuno la discute con lealtà. Si confida nel nulla e si dice il falso, si concepisce la malizia e si genera l'iniquità. 5Dischiudono uova di serpenti velenosi, tessono tele di ragno; chi mangia quelle uova morirà, e dall'uovo schiacciato esce una vipera. 6Le loro tele non servono per vesti, essi non si possono coprire con i loro manufatti; le loro opere sono opere inique, il frutto di oppressioni è nelle loro mani.
7I loro piedi corrono al male, si affrettano a spargere sangue innocente; i loro pensieri sono pensieri iniqui, desolazione e distruzione sono sulle loro strade. 8Non conoscono la via della pace, non c'è giustizia nel loro procedere; rendono tortuosi i loro sentieri, chiunque vi cammina non conosce la pace».
Una mattina del 1998, tutti si scoprirono pedine di una perversa partita di scacchi, tutti si scoprirono intrappolati, senza possibilità di salvezza nella tela del Ragno. Immobili, privati inconsciamente della loro libertà. Aspettavano il compiersi del loro destino, aspettavano il loro sacrificio all’altare per il volere di Uno.

«Effettivamente non mi sono mai visto come un ragno che tesse la sua tela. È un’immagine affascinante, lo ammetto, la prenderò in considerazione nel momento in cui scriverò la mia biografia.
In verità, per capire quello che penso di me devo guardare tutta la mia vita, tutta la mia storia. È riduttivo cercare una definizione osservando solo gli ultimi anni della mia esistenza.
Ad esempio, mi sono sempre domandato se Dio esista. È una domanda comune, no? Tutti se la pongono almeno una volta nella loro vita. Specie quando... affronti momenti davvero, davvero difficili. “Dio, dove sei?” domandi... e non ottieni risposta. Allora mi sono proposto di viaggiare, forse così avrei trovato la risposta alla mia domanda. Ma muovendomi per il mondo, camminando per i continenti e osservando quello che ho potuto vedere io con questi miei occhi, capisci che no, Dio non esiste. E allora puoi metterti in un angolino a piangere oppure fare. E io, seppur con le limitazioni che caratterizzano ad ogni esser umano, ho deciso di fare. Ho cercato di prendere in mano le redini della situazione. Forse qualcuno penserà che io, con questo discorso, voglia prendere il posto di Dio... glielo lascerò credere, sarò sincero. E sa perché? Perché non trovo volgare che qualcuno mi accosti ad una figura considerata “potente”. D’altra parte, se dovessero mai scrivere una biografia su di me dovrebbero intitolarla “La Bibbia”, o meglio, “La Bibbia del Potere”. Perché nessuno meglio di me sa cosa sia il vero potere.
» (Giovanni Silviosi. Campione della Lega Pokémon di Kanto, già Capopalestra di Smeraldopoli, capo del Team Rocket, Presidente di Repubblica Nuova e Presidente del Consiglio).
   
 
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