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Autore: Assiage    06/01/2016    4 recensioni
Cosa sarebbe successo se sul promontorio le cose fossero andate diversamente, e Uncas e Alice fossero sopravvissuti? Con un futuro ancora tutto da scrivere, le cose non saranno semplici per loro. Riusciranno a mettere da parte le loro differenze e vivere il loro amore?
Traduzione di: Eilan21
Genere: Angst, Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ci vollero alcune settimane prima che il mondo sottosopra di Alice lentamente si raddrizzasse. Per quanto si fosse sforzata, non era stata in grado di ricordare i giorni cupi che erano seguiti alla fine della sua ordalia. Era tutto molto sfocato. Non ricordava nemmeno come aveva lasciato quella montagna. Quando chiese a Cora se era stata portata in braccio, sua sorella rispose di no, che aveva camminato da sola, seguendo gli altri che trasportavano Uncas in una lettiga fatta con una sottoveste.

Attualmente la loro situazione era molto migliorata. Erano ritornati nella colonia di New York senza ulteriori incidenti, oltre ad Uncas gravemente ferito.

Stava cominciando a ricordare molto di più su come Uncas fosse sopravvissuto. Chingachgook aveva presentato alla sua coraggiosa sorella degli aghi fatti di ossa che portava sempre con sé, e lei si era immediatamente occupata di Uncas, assistita dagli uomini. Per le suture non era stato usato del filo. Era qualcosa di diverso, di molto più robusto. Avevano ricavato delle stecche dal cedro, dalla betulla e dalle foglie. Ancor più impressionante era come fossero riusciti a fermare le emorragie. Pietre. Pietre riscaldate finché erano divenute roventi vennero messe sulle ferite di Uncas.

Per giorni era stato preda della febbre, e per questo gli uomini avevano pregato con tutte le forze nella loro lingua, mentre lo immergevano in acqua e facevano misture di erbe e corteccia d'albero per liberargli la gola.

Alice era stata inutile. Odiava la vista del sangue, e tremava quando non era vicina a sua sorella. Cora, da parte sua, non aveva fatto altro che affaccendarsi intorno alla sorella quando non si occupava di Uncas. Nathaniel era sembrato esasperato da questa cosa, anche se si era sforzato di mascherarlo.

Ma ormai era tutto finito. Una volta che Uncas era stato fuori pericolo, avevano potuto lasciare il loro accampamento nei boschi.

Per giorni avevano viaggiato, e riposato durante la notte. Le notti estive erano afose, dolciastre, calde in America. Il loro sollievo nel ritornare agli insediamenti della frontiera si era rivelato dolceamaro, perché molte delle case erano state bruciate o abbandonate. Una di esse catturò la loro attenzione perché appariva disabitata, anche se era stata saccheggiata da qualche gruppo guerriero. Ad Alice era parso di capire che i proprietari dela fattoria fossero scomparsi. Se fossero morti o fuggiti rimaneva un mistero. Gli uomini decisero che, per il momento, sarebbero rimasti lì.

La fattoria Driessen non era molto ampia, né ben fornita. Non più, almeno, ora che era stata derubata così spaventosamente. Alice si sentì decisamente a disagio a violare la casa di altre persone. Poi le tornò alla mente la carneficina alla fattoria dei Cameron e decise che era infinitamente meglio che essere accolta da cadaveri.


Quel giorno era una calda giornata estiva, e Alice aveva finito le sue mansioni quotidiane. Aveva lavato gli abiti di tutti fino a che le mani le erano diventate rosse e doloranti, e li aveva appesi ad asciugare accanto alla biancheria. Avrebbe voluto lavare il proprio abito sporco e strappato perché sapeva di sembrare un maschiaccio, ma quella scomodità avrebbe dovuto aspettare.

Alice sedeva sull'ombreggiato fienile della stalla, dondolando lentamente le gambe. Non era stata oziosa, questo lo sapeva, ma da quando erano arrivata alla fattoria dei Driessen, si era sentita sempre più isolata dagli altri. Non era stata capace di guardare Uncas, che dormiva vicino al fuoco, curato notte e giorno dagli altri.

Supponeva che fosse per l'imbarazzo. Si era comportata nel modo più oltraggioso e spudorato. Era saltata addosso a un uomo e giaciuto con lui per terra, come una comune sgualdrina. Era così umiliante. E se l'avesse raccontato a suo fratello? E Nathaniel lo avesse detto a Cora?

Morirò di vergogna!

Per questo motivo, Alice si trovava ad evitare gli altri. Si svegliava presto e sbrigava le sue faccende come sua sorella le spiegava, ma senza una reale gioia o soddisfazione. Lavava e spazzava e faceva del suo meglio a cucinare, ma doveva essere incitata.

Il fastidio di Nathaniel era mutato, divenendo più divertita perplessità e brusca gentilezza. Alice stava cominciando ad accorgersi che, dopotutto, a Nathaniel non stava antipatica. Piuttosto si preoccupava che Cora non facesse ogni cosa al posto suo.

Cora era sempre stata sollecita nei confronti dei sentimenti e del benessere della sorella minore. In quelle settimane passate però, aveva adottato un approccio estremo. Era diventata l'ombra di Alice, e passava davvero troppo tempo a dirle di riposare, e controllandole il polso, raccomandandole di mangiare...

Come se fosse lei quella che era quasi morta.

Uncas si stava lentamente riprendendo da settimane. Lei non se l'era sentita di sedergli vicino. Era troppo imbarazzata.

Alice si portò le ginocchia al petto mentre ricordava l'incidente avvenuto il giorno prima.


Nathaniel l'aveva chiamata a tavola, dove avevano consumato i loro pasti da quando erano arrivati. Le aveva fatto cenno di sedersi con la mano in cui stringeva un pezzo di pane. Annuendo in segno di saluto, si era messo il pane in bocca e, masticando con comodo, le aveva indirizzato un sorrisetto divertito.

Hai fame, Alice?”

Lei aveva annuito in fretta, sedendosi accanto a Cora che stava riempendo la sua ciotola di stufato.

Mentre gli altri incominciavano a mangiare, Alice si guardò brevemente intorno. Uncas non stava ancora abbastanza bene per camminare, e lei non lo aveva visto molto, sotto stretta sorveglianza (del padre) com'era, che non voleva che si muovesse dal suo posto accanto al fuoco.

Uncas!” esclamò una stupita Cora “come ti senti? Siediti, ti servo io. Stasera abbiamo una cena abbondante.”

Alice sussultò visibilmente, facendosi cadere dell'acqua sul mento dal boccale da cui stava bevendo.

Grazie,” fu la debole risposta di Uncas. Zoppicò verso di loro facendo un cenno di saluto col capo, prima di sedersi accanto al fratello e di fronte ad Alice.

Alice sentì le guance bollenti dall'imbarazzo. Sotto di esso, tuttavia, c'era una punta di vergogna per non aver fatto visita ad Uncas nemmeno una volta mentre era a letto ammalato. Avrebbe dovuto ringraziarlo per averle salvato la vita.

Alice bevve piccoli sorsi d'acqua mentre osservava gli uomini che parlavano tra di loro nella loro lingua. Alzando lo sguardo, osservò l'ampia mano di Uncas chiudersi intorno a una ciotola di terracotta, le sue lunghe dita che si contraevano. Tutto a un tratto prese un sorso troppo grande e venne colta da un attacco di tosse. Cora le strofinò la schiena con movimenti circolari.

Tutto a posto?” chiese Uncas con la sua voce profonda, i suoi occhi scuri fissi su di lei.

S-sì,” ansimò lei, gli occhi spalancati. “Perdonatemi.”

I loro sguardi si incontrarono, e lei poté vedere la preoccupazione danzare nelle profondità dei suoi occhi.

Alice fu improvvisamente sopraffatta da un'acuta consapevolezza. La stavano tutti osservando in silenzio.

Il suo sguardo si spostò su Chingachgook, che stava intagliando una scultura. La sua espressione era solenne, seria.

Perché la stavano osservando? Che sapessero?

Alzandosi in fretta, Alice fece un inchino e, ignorando il grugnito divertito di Nathaniel, si precipitò fuori.

Dove sta andando?” il vento portò il sussurro preoccupato di Cora.

Probabilmente alla stalla” mormorò Nathaniel, “passami il pane.”

Alice riusciva ancora a vedere il sorrisetto sul suo volto, i suoi cinici occhi blu.



Bé, quello era ieri, pensò Alice confortandosi. Era meglio mantenere un profilo basso finché non fosse riuscita a capire cosa fare. Odiava pensare di lasciare la sua amata sorella, ma l'idea occupò la sua mentre sempre di più-

Ritornare in Inghilterra, a cui lei apparteneva.

Il fienile in cui si trovava odorava lievemente di letame di animale e di un nauseante fetore di bagnato che permeava ogni cantuccio. Il fieno era secco e ruvido. Ma, in ogni caso, Alice era grata di quella privacy. Si arrampicò sulla scala traballante e si accoccolò sulla pila di fieno. Le fece venire sonno, e ultimamente si era sentita stranamente letargica.

Sollevando le mani, Alice prese delicatamente una ciocca di capelli sul lato destro del viso, e cominciò pigramente ad arrotolarla in una treccia.

Era così presa nel suo sogno ad occhi aperti che notò a malapena l'ombrà che improvvisamente schermò il sole.

Si interruppe con un sussulto al suono della voce familiare.

Miss Alice.”

Alice fece un respiro profondo e pregò di mantenere il sangue freddo. “Uncas! Come stai?”

Lui annuì col capo, il sole che si rifletteva sulla sua chioma scura. Entrò nella stalla, guardandosi intorno. “Immaginavo di trovarti qui.”

Alice cercò di lisciarsi i capelli senza farsi notare, sussultando quando trovò diversi grossi gambi di paglia.

Si schiarì la gola. “Posso esserti di aiuto?”

Uncas salì silenziosamente la scala e piantò le mani intorno ai perni. Sentì le travi di legno e chinò il capo. “Fai attenzione. La scala necessita di riparazione.”

Grazie,” sussurrò lei, rilassando le gambe quel tanto che bastava per nasconderle sotto il vestito.

Prego.”

No, grazie, davvero... per... tutto. Per avermi salvato la vita. Sul promontorio.”

Alice riusciva a malapena a scorgere i suoi occhi nella polverosa oscurità, eppure ne percepiva l'intensità.

Guardandolo di nuovo, Alice realizzò che stava studiando la sua treccia fatta a metà. Quei momenti si trascinarono interminabilmente, finché lui annuì e guardò fuori della stalla.

Tua sorella mi ha chiesto di trovarti.”

Perché?”

Non vuole che ti allontani.”

Alice tirò silenziosamente su col naso. “Non mi allontano mai. Mi piace qui.”

Le labbra di Uncas si incurvarono nell'accenno di un sorriso. “So che ti piace. Ma hai bisogno di sole. Non sembri stare bene.”

Sono solo stanca,” sussurrò Alice, “Io... non dormo bene.”

Vieni con me.”

Sentì una scossa di nervosismo. “Dove?”

Al fiume. Vado a catturare la cena per stasera. Puoi aiutarmi.”

Catturare la cena, come no! Le signore non cacciavano né pescavano. Ma... lei era determinata a fare la sua parte lì come tutti gli altri. Sperò che lui le concedesse un po' di spazio, perché non poteva essere sicura che non le si vedessero le caviglie.

Dopo aver saltato con leggiadria sul pavimento, notò con soddisfazione che lui aveva compreso il suo desiderio inespresso e la stava aspettando fuori, la postura rilassata. C'erano una lancia e una rete ai suoi piedi.

Pronta?” chiese. Lei occhieggiò i suoi tatuaggi tribali che facevano capolino dalla sua camicia blu. I loro occhi si incontrarono.

Sono pronta.”


   
 
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