Ombra della notte.
SADIE.
«Non ti
sei più fatto vedere per un anno.», constato all’ombra
che mi si è appena avvicinata.
E’ l’ennesima notte che trascorro seduta in balcone; ormai passo la maggior
parte delle mie notti insonni qui.
[Si, Carter, non ho molto sonno la notte,
ci permetti?]
«Lo so.. E mi dispiace.», mi risponde quella stessa ombra che adesso ha assunto le sembianze di un
ragazzo dai capelli castani che nel buio della notte sembrano quasi essere
corvini. «Mi sei mancata davvero.»
«Avevi promesso che saresti anche venuto a quel ballo.»
Anubi abbassa la testa a disagio, scompigliandosi con
una mano i capelli e sedendosi accanto a me.
«Perché?», chiedo allora.
«Tuo padre non me l’ha permesso.», mi rivela sincero. «E non sono riuscito ad
oltrepassare la barriera che aveva creato.»
..Ed ecco perché non riuscivo ad
oltrepassare anche io. Grazie papà. Grazie.
«Gli avevo chiesto una cosa, ma riconosco di aver esagerato.»
«Cosa gli avevi chiesto?», gli chiedo con la mia solita sfrontatezza.
Faccio per alzare una mano per togliergli un ciuffo da dinanzi gli occhi, ma
lui alza di colpo il viso per rispondermi, così blocco la mia mano a mezz’aria,
prima di abbassarla del tutto e far finta di nulla.
[No Carter, non mi sto rammollendo. Sono
cresciuta, è diverso. So riconoscere una situazione in cui bisogna essere più
seri. Adesso taci, stai disturbando troppo.]
«Non credo abbia più molta importanza, non credi?»
«Sai benissimo che non ti lascerò andar via di qui senza avermelo detto.»,
sbuffo contrariata. «Deve esserlo a priori se mio padre è arrivato al punto di
mettere una barriera fra noi due per un anno.»
«Gli avevo chiesto di poter essere umano.», mi dice. «Umano solo per quella
notte, per non dover sparire dopo qualche ora. Ma riconosco che sarei venuto
meno ai miei doveri. Di aver esagerato.»
Lo guardo sorpresa, inarcando un sopracciglio.
«Sei andato contro mio padre.. Per me?», gli chiedo voltandomi del tutto verso
di lui.
Lui scrolla le spalle.
«Suppongo ne valesse la pena, no?», risponde. «A dirla tutta qui mi piace, e
poi..»
«Cosa?», faccio per chiedergli, ma mi blocca prendendomi il viso fra le mani e
baciandomi.
Inizialmente sgrano gli occhi per la sorpresa, ma poi quasi sorrido sulle sue
labbra e mi lascio andare.
Quando si allontana, poggia la sua fronte sulla mia.
«Niente.», continua, poi si allontana ed alzandosi in piedi, mi tende una mano.
«Vuole concedermi questo ballo, signorina Kane? Mi deve ancora delle lezioni di
corteggiamento moderno da quanto ricordo.»
Accetto volentieri la sua mano, alzandomi.
«Da notare il meraviglioso outfit per il ballo.», ci
scherzo su per indicare gli shorts e la maglietta bianca scollata che ho deciso
di indossare, oltre che ai capelli oramai lunghi fino alla schiena e mossi che
ho smesso di dipingere con strani colori.
«Sei bellissima, zitta.», cerca di zittirmi lui.
«Ah, non solo sparisci per un anno, ma pretendi pure di zittirmi.»,
dico con tono leggermente scherzoso. «Siamo messi bene.»
Poi però rimango zitta davvero e decido di iniziare a muovermi insieme a lui in
quello che sembrerebbe un mezzo valzer, tralasciando due fattori piuttosto
effimeri, quali la mancanza di musica e la nostra incapacità di ballare
degnamente.
Passiamo la notte così, scherzando e danzando, come se il tempo trascorsi
lontani non fosse mai esistito.