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Autore: MarcoBacchella    07/01/2016    1 recensioni
Coso è un ragazzo ventenne con diverse aspirazioni: creare il primo network di circolazione di notizie veramente indipendente, riuscire a fare i 150km di marcia in manifestazione, sposarsi. Il problema è che è afflitto da un completo distacco della realtà che lo porta ad agire soltanto per un suo fantomatico bene comune e non per il vero bene oggettivo delle cose.
Genere: Comico, Romantico, Satirico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I



La storia di Coso è la storia di un normale ventenne, nato e cresciuto sulle sponde piemontesi del Lago Maggiore, il secondo di tre figli di una famiglia medio borghese: questo c'entra veramente poco con la parte della sua vita che vi voglio raccontare. La sua famiglia, infatti, è da ritenere solamente parzialmente responsabile di tutti i "mali di vivere" e di "fanciullezze rovinate" che il nostro protagonista di ostina a voler avere. Quando si trasferì da solo nella metropoli meneghina, si rese conto di quanto fosse più tranquilla e felice la sua nuova vita. Il suo ritmo quotidiano era impeccabile, soprattutto per essere il 15 d'agosto.


Si svegliava, metteva su il caffè, salutava il gatto disadattato quanto lui, si faceva la doccia, si metteva dei pantaloni, puliva la cucina dal caffè che si era dimenticato sul fornello, rimetteva il caffè. Il ritmo di vita, in quel monolocale da 48 euro al metro quadro, era equiparabile alla sua piccola utopia. Lì solo Coso aveva autorità: non c'erano discussioni che in casa natia venivano bollate come "da comunista di merda".


Quell'espressione, al povero Coso, non piaceva affatto: con il lavoro che faceva, non poteva permettersi di avere un'opinione politica così radicale, e per questo è sempre stato molto criticato. Dicevano che il povero Coso votasse Democrazia Cristiana. Ma il povero Coso non ha neanche mai avuto la possibilità di votare Democrazia Cristiana.

Come nessun altro italiano dal 2008.


Ma che lavoro faceva Coso?

Coso è quello che si può definire un giornalista del nuovo millennio, o almeno questo è la supercazzola che lui racconta per spiegare alla gente come si sostiene. Ha un podcast. Tiene un podcast. Registra podcast?

Insomma, parla in un microfono mentre commenta notizie, spesso tentando di spargere notizie vere e confermate, azione rara in Italia, pure per i giornali italiani.


A seconda del giorno e a seconda della notizia commentata il povero Coso veniva definito come fascista, democristiano, anarchico, comunista. Nessuno ha mai tentato di dargli del grillino in quanto non crede nelle scie chimiche.

Ma Coso, ovviamente, ha un rigore temprato, e non si abbasserebbe mai la gente che cerca una discussione, bensì, grazie al suo carattere irruente, riesce ad avere una freddezza vesuviana nelle sue risposte.

Questa sua irruenza era l'unica cosa, oltre che ad altri atteggiamenti legati ad alcuni aspetti della sua personalità, che la sua compagna non apprezzava.

"Sei immaturo se ti comporti in questo modo!" gli diceva, e lui usciva per evitare un discorso che avrebbe perso in partenza: Coso sapeva benissimo che l'unica persona che l'avrebbe potuto smontare e ricostruire era la sua ragazza.


Coso vagava, meditando, per quella che era la sua fermata della metro preferita: non capiva esattamente come qualcosa così distaccato dalla sua realtà di coppia potesse avere un impatto così forte nella stessa.

Passeggiò per diverso tempo in solitudine per tentare di ricordarsi per cosa avesse discusso con lei. Era davvero così importante? Se fosse stato importante se lo sarebbe ricordato immediatamente e ci avrebbe pensato. Però era sicuro di aver ragione. Con questo dubbio atroce nel cuore, tornò a casa. Entrò nel cortile interno del condominio, salì la rampa di scale, vide la finestra di casa sua aperta e sentì la voce di una donna. È il suo distacco dalla realtà che mi preoccupa. Ha incominciato a parlare di sè in terza persona, e spesso neanche si ricorda il mio nome."


Coso aveva sì capito che stava parlando di tutte le sue manie e dei suoi crucci, ma possibile che lei non capisse? Fin da quando si erano baciati quel fatidico venerdì lui sapeva che lei sarebbe sempre stata la più comprensiva. Oppure era proprio di questo che stava parlando?

Magari non riusciva più a tenere il ritmo con il suo stile di vita?

"È come si vivesse in un mondo tutto suo con le sue cazzo di regole e di idee"

Da fuori si poteva sentire solo il miagolio del gatto che aveva sentito le chiavi entrare nella toppa, cosa che lei probabilmente non aveva sentito.


Di colpo, la maniglia scese e lei lì stava.

Coi suoi capelli rossi e i suoi occhi da cerbiatta. Una cerbiatta molto incazzata.

"Spero tu sia venuto a scusarti"

Coso stava tentando di ricordare per cosa si dovesse scusare. Poteva giocarsela in due modi:

  • o le diceva cosa aveva sentito da fuori casa, e così avrebbe alimentato una discussione infinita, ma avrebbe conservato la dignità;

  • o la baciava.

Scelse la seconda.


Non essendo in una commedia romantica con Owen Wilson dove un bacio farebbe far pace anche Landini e i datori di lavoro, lei reagì con uno schiaffo.

"Pensi di evitare per sempre le discussioni con me? Pensi veramente che io sia felice a dover accudire un demente con rari momenti di lucidità?"

  
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