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Autore: marwari_    08/01/2016    2 recensioni
Prudence Halliwell non esiste più.
Risponde ora solamente all'appellativo di "Miss Hellfire".
{Prue/Piper}
|Se non approvate questa ship, non proseguite nella lettura. Per chiunque voglia procedere, leggete e recensite! Sono assolutamente aperta a critiche, chiarimenti e discussioni intelligenti. Buona lettura!| - finale aperto
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash, Crack Pairing | Personaggi: Barbas, Piper Halliwell, Prue Halliwell
Note: Lime, Otherverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest
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Capitolo 1 - come il gatto con il topo.

Prue Halliwell si sentiva bene in quelle vesti, anzi, si sentiva benissimo.

Forse sua sorella aveva ragione.. forse non era solo un lavoro per lei. Adorava essere una donna forte, indipendente, temuta, rispettata. Una donna dai mille volti, misteriosa, potente e letale assassina.  
Forse, per una volta, voleva provare cosa significava a stare dalla parte dei cattivi.. perché lo trovava estremamente affascinante e divertente. Un mondo fatto di armi e vestiti costosi, gioielli luccicanti, adrenalina, feste in locali dalla musica assordante, divertimenti di ogni tipo. Si divertiva ad impugnare le pistole che aveva trovato sparse negli abiti della spietata killer di cui aveva indossato i panni, si divertiva enormemente ad osservare l’immagine che lo specchio le restituiva: una donna invincibile, una mortale che giocava a fare il demone. Forse lo era. Lo era Hellfire come lo era Prue.

Adorava essere lei, adorava poter fare tutto quello che voleva, adorava poter essere senza inibizioni, giocare con quell’uomo misterioso, essere al centro dell’interesse e risolvere la situazione, come sempre, senza l’aiuto di nessuno.            
Era lei l’infiltrata, era lei che si era finta qualcuno che non era, era lei a rischiare la vita, era lei a giocare con il fuoco, era lei eroe e demone di quella partita a scacchi.

Prue si sentiva imbattibile, quasi immortale, nascosta dietro ad una maschera di cui nessuno conosceva il vero aspetto: nessuno avrebbe potuto scoprire il suo segreto, nemmeno Bane, l’uomo che le dimostrava così tanto affetto, passione, quello che la guardava con occhi ricchi di desiderio e che, era certa, avrebbe soddisfatto ogni suo più piccolo capriccio per assicurarsi la sua simpatia.

Lo stava seguendo, curiosa di scoprire il luogo in cui la stava conducendo; camminava a testa alta, sinuosamente tra i lunghi e bui corridoi illuminati fiocamente da qualche lume da parete. Era i grado di valutare ogni singolo oggetto contenuto in quell’edificio: dalle poltrone vintage di finissima fattura, alle statue di origine greca ai vasi orientali, tutto di inestimabile valore.. si sentiva un po’ più nel suo mondo, classificare quegli oggetti le dava sicurezza e tranquillità. Eppure per un secondo odiò farlo. Lo odiò profondamente.
Lei era Miss Hellfire. Una spietata assassina con le fiamme nelle vene. Poteva sfuggire alla sua monotona vita fino alla mezzanotte. Poteva essere lei, una donna considerata una dea, una portatrice di terrore e di morte. E a Prue piaceva.

Sorrise, compiaciuta, muovendo le spalle in modo che la pelliccia bianca, aperta davanti in modo da lasciare scoperti il succinto corpetto di pelle nera e i pantaloni attillati della medesima fattura.
Bane la fece entrare nel suo ufficio. Non sapeva cosa volesse da lei, cosa dovesse dirle di tanto importante da desiderare un posto appartato, ma poteva immaginarlo, perché lo aveva visto per tutta la serata nei suoi occhi

«Lo sai, Bane.. la mezzanotte è lontana.» la donna aveva aspettato che anche lui fosse nella stanza, che avesse chiuso la porta e si era portata vicino, forse troppo

«Non pensare di scamparla.» la risposta di Bane la spiazzò, ma cercò di rimanere calma «Tu hai ucciso Hellfire.» il cuore di Prue perse un battito. Come poteva averlo scoperto?

«Io sono Hellfire!» ribattè prontamente, le sopracciglia appena arricciate

«Sei una bugiarda!» l’uomo la spinse con forza lontana da lui.    
Prue aveva già alzato le mani, pronta a difendersi, sicura che di lì a poco le avrebbe sparato. Era l’unica arma che un mortale come lui possedeva.
Eppure, in quella stanza, lui non era solo.      
Prue si sentì afferrare con forza dalle spalle. Era una stretta ferrea che aumentava, così come una risata, che prima era lieve e che ora era energica, profonda e sardonica

«Prudence Halliwell.» conosceva quella voce e quella consapevolezza le fece gelare il sangue nelle vene: Barbas era lì, dietro di lei, e l’aveva in pugno.        
Non disse niente, limitandosi a divincolarsi per liberarsi dalle sue grinfie, ma lui fu più veloce: la voltò con foga, passando il dorso della mano destra di fronte al viso della donna.

Prue non potè far altro che chiudere gli occhi, mentre il potere del demone le leggeva dentro, studiava le sue paure, i suoi timori, scopriva come sconfiggerla, ancora una volta

«Non puoi uccidermi, Barbas!» gridò sprezzante, non appena riprese possesso del suo corpo

«Oh, mia cara strega. Le paure si rinnovano sempre.» ridacchiò l’altro trionfante «La tua maggior paura è quella di non essere in grado di proteggere le tue sorelle.» Prue cercò di non scomporsi, ma dentro di sé, sapeva che il danno era stato fatto «Quale meraviglia se non riuscissi a proteggerle da te stessa..» proseguì lui.

Prue tentò di scappare, di allontanare da sé sia Barbas che Bane, voleva andare dalle sue sorelle, avvertirle del pericolo.. ma non potè fare niente: i suoi piedi erano incollati al suolo. Temeva di essere impotente, temeva di aver fallito, temeva di morire senza aver salutato Piper e Phoebe. Aveva paura.     
E Barbas rideva mentre si avvicinava al suo orecchio.

«Il tuo prossimo incarico è al 1329 di Prescott Street.» mormorò con voce talmente sottile e flebile da essere udita solo da lei. Tentò di non ascoltarlo, ma le era impossibile «Tu non hai mai avuto delle sorelle. Devi uccidere quelle intruse. Vedrai Piper e Phoebe.. ma tu non le riconoscerai. Uccidile. Tu sei Miss Hellfire.»        
Prue non conosceva altro all’infuori della sua voce, di quelle parole, del loro significato.

«Io sono Miss Hellfire.» ripetè meccanicamente. Gli occhi chiari fissi in quelli di Barbas

«Devi uccidere gli intrusi che sono in casa tua.» il demone annuiva soddisfatto, cercando di gratificare l’obbedienza della sua creazione con un sorriso che gli era innaturale

«Devo ucciderle.» mormorò Prue.

 

Divelse la porta di casa Halliwell con un calcio. Scavalcò il legno rotto e scheggiato e si portò nell’atrio, davanti alle scale.   
Aveva pianificato tutto: le avrebbe uccise a sangue freddo. Forse avrebbe sparato, forse avrebbe usato il pugnale che teneva nascosto nello stivale, forse le avrebbe uccise a mani nude per aumentare il divertimento.. per ognuna di quelle opzioni possedeva un piano ben specifico.        
Barbas e Bane avevano promesso un’ingente ricompensa per loro, una ricompensa che sarebbe stata riscattata solo se quelle piccole intruse avessero cessato di respirare entro la mezzanotte.
Osservò la pendola: mancava quasi mezz’ora al termine della giornata. Aveva tempo per divertirsi a suo piacimento.

Sorrise compiaciuta, passeggiando tranquillamente per il piano inferiore, sicura della sua invincibilità e non appena si convinse del fatto che fosse deserto, si diresse al piano superiore.

Sembrava deserto anche quello, se non fosse stata per le luce che proveniva da una stanza all’estrema sinistra, dallo spiraglio di una porta socchiusa.

La donna sorrise, pregustando il momento dell’uccisione; un momento che le procurava sempre un’enorme benessere, il momento che le faceva amare il suo lavoro, oltre al denaro, il momento che la faceva sentire viva, scossa da un fuoco indomabile che animava la sua passione per la morte. Aveva sempre trovato così insignificante la vita che solo nella morte trovava del fascino, lei, Miss Hellfire, donna dai mille volti, donna misteriosa che nessuno poteva dirsi in grado di conoscere, donna spietata, assassina, emancipata.. e felice.           
Non si preoccupò di non fare rumore. Camminava volutamente all’esterno della passatoia che collegava tutte le stanze, facendo rimbombare il rumore ritmico dei suoi tacchi per la casa silenziosa. Poteva quasi vedere il volto della sua vittima, gli occhi spaventati che guizzavano in cerca della provenienza di quei rumori, poteva sentire il suo cuore aumentare i battiti, poteva percepire il sudore che solleticava la pelle.

Posò il palmo della mano sulla porta di legno. Fu lieta del cigolio sinistro che le regalò mentre la spalancava lentamente: avrebbe aumentato le paure della sua vittima.

Sorrise, pronta a lottare contro di lei per ucciderla, pensando, quasi delusa, a quanto sarebbe stato facile ucciderla, solamente strozzandola, dato il suo collo esile e la sua figura sottile, che avrebbe benissimo potuto sovrastare con il suo corpo e la sua forza. Aspettava il momento giusto per avventarsi sulla sua preda, aspettava che si girasse e, quando lo fece, i suoi occhi si posarono su un sorriso inaspettato e un viso sollevato

«Prue, sei tornata finalmente.» la donna non capiva. Non capiva perché quella voce le risultasse tanto familiare, esattamente come quel volto, quel nome che aveva pronunciato. Non si spiegava, soprattutto, come lei non la temesse

«Io sono Miss Hellfire.» accennò una risata e, senza pensare oltre, le corse incontro, afferrandole il braccio e girandolo dietro la sua schiena. Piper urlò di dolore mentre la mano di sua sorella stringeva e tirava, costringendola a rinunciare a tutti i suoi tentativi di ribellione

«Prue, che stai facendo?!» mormorò spaventata. L’altra rise, stringendole il proprio braccio libero attorno al collo

«Quasi mi dispiace doverti uccidere.» le sue labbra le sfioravano l’orecchio. Le baciò beffardamente la guancia prima di lasciarla andare, posizionandosi davanti alla porta perché non fuggisse

«Prue, sono io. Non mi riconosci?» la donna si chinò per un istante, afferrando il pugnale e facendolo roteare abilmente tra le dita. Sorrise quando l’altra afferrò una lampada per difendersi

«Dovrei?» chiese tranquillamente, poggiando la punta fredda del pugnale al mento mentre cercava di ricordare. Forse c’era un motivo perché trovava tutto quello così familiare. Forse aveva conosciuto quella ragazza, forse era già stata in quella casa. Forse era una ragazza che aveva incontrato ad una festa. Forse era una delle poche che l’aveva vista senza parrucche, senza occhiali da sole, senza trucco.. se l’aveva riconosciuta ora che indossava ben poco rispetto al solito, se non l’aveva temuta, allora ci doveva essere un’unica risposta a tutto quello: era stata una delle sue amanti. Una delle tante che non ricordava. Una delle tante che aveva illuso e con cui aveva giocato.

Rise ancora, più forte, lanciando il pugnale sul letto e camminando, ora lentamente, verso di lei. La ragazza non tentò nemmeno di usare la lampada che aveva in mano per difendersi.. erano tutte le conferme che le servivano. 
Quale divertimento uccidere quella ragazza, evidentemente ancora affezionata a lei, dopo averla presa in giro per l’ultima volta?

«Prue..» sussurrò l’altra. Era spaventata, sì, le guance erano rigate dalle lacrime.. eppure per qualche assurda ragione non era intenzionata a farle del male.. lei, che non avrebbe pensato due volte a romperle il collo per qualche migliaio di dollari.. lei che avrebbe fatto esattamente così.

«Mi ricordo di te.» mentì, sorridendole «Mettila giù.» posò la mano destra sulle sue dita, ancora strette al collo della lampada e gioì quando sentì la sua presa farsi sempre più debole fino a lasciar cadere l’oggetto a terra.     
La lampadina si scheggiò, producendo un sottile rumore e la stanza piombò nel buio. La donna dai lunghi capelli bruni si avvicinò all’altra, ancora ed ancora, soddisfatta nel sentire il suo corpo sempre più vicino al proprio; sollevò la mano sinistra con un gesto veloce, serrando le dita attorno al sottile collo della ragazza

«Prue, che stai facendo?!» la voce strozzata che le solleticò le orecchie le diede un brivido di piacere, così come le sue dita, febbrili e fredde che cercavano di infilarsi tra le sue e farle perdere la presa.

Quale enorme divertimento.      
«Faccio solamente ciò che mi piace di più.» sussurrò di rimando, sospingendola con violenza al muro più vicino, incurante di tutti gli oggetti che aveva fatto cadere nel frattempo; la intrappolò con il suo stesso corpo e si concentrò sulla sua pelle, liscia, calda, agitata dalle pulsazioni del suo cuore, dal respiro corto, dai brividi di freddo e paura. Era eccitante, era misterioso, era affascinante e lei lo adorava «Non aver paura.. mi prenderò cura di te in un modo del tutto speciale, questa volta..» la donna sorrise divertita, mordendole il labbro inferiore in modo che l’altra spalancasse la bocca e potesse baciarla, a lungo, soffocando ogni sua parola, tutte le sue proteste che divennero, man mano che i secondi trascorrevano, sempre meno decise.

Quale enorme divertimento.      
Giocare con la propria preda come il gatto con il topo, prima di ucciderla.

 

 

Note dell’autrice:    
Mente malata? Forse (ma non troppo). Le shippo. Dovevo scrivere assolutamente qualcosa, soprattutto dopo il rewatch di “Ms Hellfire” (2x09): questa breve ‘what if’ è venuta fuori praticamente da sola. Spero che questa storiella – sicuramente considerata una follia estrema dalla maggior parte dei lettori – vi sia comunque piaciuta. Ovviamente non intendo in alcun modo offendere nessuno, tantomeno stravolgere completamente i personaggi della serie. Questa storia è Fiction e come tale deve essere trattata. Ho immaginato questo scenario poichè il rapporto fra Prue e Piper è molto forte e penso che, oggettivamente, avrebbero potuto formare una bella coppia, al di là di tutto e tutti. Recensite e fatemi sapere cosa ne pensate.    
Sono assolutamente aperta a critiche, chiarimenti e discussioni intelligenti. A presto,
syriana94

   
 
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