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Autore: eugeal    08/01/2016    1 recensioni
I piani di Vaisey sono stati sventati e lo sceriffo è morto.
Ora Robin Hood non è più un fuorilegge e lui e Guy possono affrontare una nuova vita in una Nottingham governata da un altro sceriffo.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Allan A Dale, Guy di Gisborne, Marian, Robin Hood, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Violenza
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- Questa storia fa parte della serie 'From Ashes'
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Il Guardiano Notturno si avvicinò in silenzio alla finestra della locanda di Clun e guardò all'interno: a quell'ora della notte il locale era vuoto, ma Guy sapeva che anche qualche ora prima la sala non aveva accolto molti clienti.
Dopo la morte di Thornton e di Vaisey, i contadini del villaggio erano tornati alle loro case, ma la maggior parte di loro aveva perso quasi tutti i propri averi e altri avevano scelto di restare a vivere nei villaggi in cui si erano rifugiati perciò metà delle case era vuota e l'altra metà era ridotta alla miseria.
In quelle condizioni la locanda non poteva sperare di prosperare.
In silenzio Guy forzò la porta che conduceva al magazzino delle provviste e si guardò intorno: gli scaffali erano praticamente vuoti e il vino dei pochi barili era di scarsa qualità e annacquato. Anche se ci fossero stati dei clienti, i locandieri avrebbero avuto ben poco da servire.
Così imparano a sputarmi nel piatto. Pensò Guy, poco misericordiosamente, poi, con un sospiro rassegnato, appoggiò a terra il sacco di provviste che portava in spalla e si avvicinò alla finestra.
Fischiò sommessamente e poco dopo vide Marian, anche lei vestita da Guardiano Notturno, spuntare dalle ombre del vicolo spingendo un carretto a mano carico di altri sacchi. La ragazza ne prese uno, lo fece roteare per dare maggiore potenza al lancio e lo tirò verso l'alto. Guy lo afferrò al volo e lo appoggiò a terra accanto al primo, poi si sporse per ricevere il successivo.
Quando il carretto fu vuoto, Guy guardò la dispensa della locanda, ormai rifornita di ingredienti e si concesse un breve sorriso.
I locandieri non lo meritavano per come lo avevano trattato in passato, ma la gente di Clun aveva bisogno di un posto dove potersi riunire e condividere un pasto decente, se la locanda tornava a funzionare come una volta, il villaggio avrebbe avuto la sensazione che le cose stavano tornando alla normalità e i suoi abitanti avrebbero ritrovato un po' di speranza.
Guy si appoggiò al davanzale della finestra e lo scavalcò con un balzo, atterrando a pochi passi da Marian.
- Esibizionista. - Sibilò la ragazza. - Potevi farti male.
Gisborne sogghignò e fu tentato di attirarla a sé per baciarla, ma si trattenne: gli abitanti dei villaggi già trovavano strano che all'improvviso i Guardiani Notturni fossero diventati due, se li avessero visti scambiarsi tenerezze non ci avrebbero messo molto a capire che uno dei due era una donna e a indovinare la loro identità.
- Sbrighiamoci. - Sussurrò Guy. - È quasi l'alba e abbiamo ancora qualche consegna da fare.
Si affrettarono a distribuire agli abitanti del villaggio il cibo rimanente e qualche moneta, poi si allontanarono da Clun, inoltrandosi nella foresta.
Non appena Guy reputò di essersi allontanato abbastanza, si voltò verso Marian e la prese tra le braccia, spingendola con la schiena contro il tronco di un albero, poi le scostò dal viso la sciarpa che le copriva la bocca e si chinò su di lei per baciarla.
La ragazza si aggrappò a lui, rispondendo a quel bacio con passione. Si staccarono per riprendere fiato, entrambi ansimanti e pronti a ricominciare.
Guy sorrise e Marian si sorprese di scoprire quanto fosse forte il desiderio che provava per lui, di come bastasse quel lieve incresparsi delle labbra del marito ad accenderla di passione.
- Volevo baciare il Guardiano Notturno da quella volta nella stalla. Era proprio qui a Clun, te lo ricordi? - Sussurrò Guy e Marian ricordò che in quell'occasione Guy l'aveva salvata dai soldati dello sceriffo, mentre lei invece lo aveva attaccato con il manico di una vecchia scopa. Aveva combattuto contro di lui senza sospettare la sua identità e ricordava ancora la sensazione eccitante e imbarazzante che aveva provato quando l'aveva abbracciata per farle scudo con il suo corpo.
- Hai rischiato di morire quella volta.
- Per te sono disposto a morire anche mille volte. - Sussurrò Guy, tornando a baciarla e la ragazza gli mise un dito sulle labbra per fermarlo.
- No, nemmeno una volta. Io ti voglio vivo. - La ragazza si interruppe e lo guardò negli occhi, lieta che la maschera che indossava potesse nascondere il rossore che le accendeva le gote. - Io ti voglio. Ora.

- Giz? Sei qui? - Chiamò Allan, entrando nel granaio abbandonato.
Marian spalancò gli occhi, allarmata e Guy trattenne una risata nel vedere la sua espressione. Le fece cenno di restare in silenzio e di non muoversi e la ragazza desiderò di poter sprofondare nel mucchio di paglia in cui erano distesi entrambi.
Guy si rialzò in fretta e aggirò il muro di balle di fieno che li aveva nascosti allo sguardo di Allan.
- Sono qui. - Disse Gisborne in tono disinvolto. - E tu sei in ritardo. Mi stavo togliendo il costume, ma non ho idea di dove tu abbia nascosto i miei vestiti.
Allan sogghignò.
- Proprio nel mucchio di paglia da cui sei spuntato. Chiedi a Marian di passarteli. Ti aspetto fuori, Giz. - Disse Allan, soddisfatto nello scorgere l'espressione sorpresa dell'amico.
Guy scoppiò a ridere e tornò da Marian. La ragazza lo guardò, imbarazzata e divertita al tempo stesso e gli porse i vestiti, che erano davvero nascosti nel punto indicato da Allan.
Guy si affrettò a indossarli mentre la ragazza si rivestiva a sua volta, la aiutò a stringere i lacci dell'abito e si chinò su di lei per un ultimo bacio prima di raggiungere Allan.
- Vai direttamente a Nottingham?
- Lo sceriffo mi aspetta. Oggi vuole visitare i villaggi, penso che gli suggerirò di iniziare da Locksley, così potrò vedere come sta Isabella.
Marian gli accarezzò il viso, un po' preoccupata.
- Non hai dormito neanche un po' stanotte.
- Nemmeno tu.
- Ma io potrò farlo quando tornerò a casa, tu no.
Guy le sorrise.
- Credimi, ne è valsa la pena.
Marian sorrise a sua volta e arrossì e Gisborne non riuscì a resistere alla tentazione di baciarla ancora, a costo di far attendere sia Allan che lo sceriffo.
Marian lo abbracciò stretto, poi lo lasciò andare.
- Vai ora.

Guy si affrettò a raggiungere Allan, prese le redini del proprio cavallo dalle mani dell'amico e montò in sella, spingendo l'animale in un trotto veloce.
- Togliti quell'espressione dalla faccia e sbrighiamoci. - Intimò Guy, cercando di suonare minaccioso, ma Allan non si lasciò intimidire minimamente.
- Mi sembra che non ti dispiaccia affatto non essere più l'unico Guardiano Notturno in circolazione, eh, Giz?
- Piantala Allan, siamo già abbastanza in ritardo.
- Non sono io quello che ci ha messo un paio d'ore per cambiarsi d'abito.
Guy gli lanciò un'occhiataccia, ma non riuscì a nascondere un certo divertimento.
- Passiamo attraverso la foresta, faremo prima. - Disse Gisborne quando arrivarono al bivio.
Si inoltrarono tra gli alberi, seguendo la strada che attraversava la foresta di Sherwood e Guy si ritrovò a sorridere tra sé. Un tempo non aveva amato particolarmente la foresta, anzi era stata un luogo ostile dove si nascondeva la banda di Robin Hood e dove aveva quasi rischiato di morire, ma poi quegli alberi fitti erano diventati un rifugio anche per lui, un posto familiare che lo aveva protetto e salvato in varie occasioni. Poi, dopo le sabbie roventi e il sole impietoso della Terra Santa, per contrasto la foresta gli sembrava ancora più bella e piena di vita.
Si sentiva felice e a casa, come non aveva mai pensato di poter essere dopo la morte dei suoi genitori.
Non durerà. Suggerì una parte della sua mente, quella che si era dovuta adattare a un dolore dopo l'altro, quella che in passato si era rassegnata a non poter mai raggiungere nulla di buono, quella che si era vista sottrarre tutto ciò che amava.
Guy respinse quel pensiero. Non poteva permettersi di vivere nel terrore di perdere ciò che lo rendeva felice, altrimenti avrebbe iniziato subito col perdere la propria serenità.
Una volta Matilda gli aveva detto che era inutile rattristarsi in anticipo e vivere nella paura, perché se fosse successa qualche disgrazia ci sarebbe stato tutto il tempo per piangere dopo, una volta avvenuta.
- Giz, credi che al castello avremo il tempo di mangiare qualcosa?
- Non lo so, forse. Dipende da quanto tempo riusciremo a risparmiare passando da qui. - Disse Guy, sperando di arrivare presto al castello. Non lo avrebbe detto ad Allan, ma anche lui era affamato e si augurava di riuscire a fare colazione prima di presentarsi a rapporto dallo sceriffo.
- Allora sbrighiamoci. - Disse Allan, colpendo i fianchi del cavallo con i talloni per farlo andare più in fretta.
Guy fece per imitarlo, ma si lasciò sfuggire un grido nel sentire una fitta di dolore bruciante e improvviso al fianco destro. Guardò allibito la freccia che lo aveva sfiorato e che si era piantata nella sella e afferrò il proprio arco, guardandosi intorno.
Altre frecce si diressero verso di loro da vari punti della foresta e Guy spinse in avanti il cavallo per evitarle, ma non riuscì a evitare di essere colpito nuovamente al braccio.
Si accorse che Allan faticava a controllare il cavallo, spaventato da quell'attacco e capì che chiunque fosse il loro nemico, dovevano essere in troppi e troppo ben nascosti nel sottobosco per poter sperare di difendersi.
- Allan! È un agguato! Dobbiamo fuggire!
L'amico fu più che pronto a obbedirgli e lasciò partire il cavallo, senza più trattenerlo. Guy lo seguì un attimo dopo, sperando che i loro aggressori non decidessero di inseguirli.
Gisborne sentì il suono degli zoccoli di vari cavalli lanciati all'inseguimento e si voltò a guardare indietro: almeno sei o sette uomini a cavallo stavano galoppando dietro di loro, ma Guy pensava che non fossero tutti i membri della banda.
Quegli uomini indossavano abiti semplici, non troppo diversi da quelli dei membri della banda di Robin, e avevano i volti nascosti da cappucci e da fazzoletti legati sul viso che lasciavano scoperti solo gli occhi.
Guy sentì un sibilo e una freccia gli passò vicino al viso, sfiorandogli i capelli e confermando la sua teoria: proveniva dai cespugli lungo la strada, quindi dovevano esserci altri uomini in agguato.
Mosse il proprio cavallo per metterlo tra i banditi e Allan e gridò all'amico di correre più veloce.
Una freccia sfiorò il fianco dello stallone nero e il cavallo nitrì di dolore, sollevandosi sulle zampe posteriori. Guy cercò di restare in sella, ma finì per cadere pesantemente a terra e rotolò nella polvere della strada, mentre il cavallo fuggiva in avanti.
Gisborne non cercò nemmeno di capire se si fosse fatto male nella caduta, ma si rialzò in piedi e iniziò a correre verso il cavallo in fuga, senza guardarsi indietro. Sapeva che se avesse esitato i banditi sarebbero riusciti a raggiungerlo e a ucciderlo.
Più avanti lungo la strada, Allan si accorse che Guy era in difficoltà e tirò le redini del proprio cavallo per farlo girare e tornare indietro.
Guy sentiva le frecce che lo sfioravano e il suono degli zoccoli sempre più vicino, ma non cedette alla tentazione di voltarsi a guardare indietro, sarebbe stato inutile e lo avrebbe solo rallentato.
Una fitta acuta al polpaccio gli fece capire che uno dei banditi aveva colpito il bersaglio e Guy inciampò, rischiando di cadere a terra. Sapeva che se lo avesse fatto, per lui sarebbe stata la fine e sperò di riuscire a correre lo stesso nonostante il dolore, ma non ebbe modo di scoprirlo perché in quel momento Allan lo afferrò per un braccio e lo aiutò a salire in sella dietro di lui.
Non appena sentì le braccia di Gisborne stringersi attorno alla sua vita, Allan spronò il cavallo, lanciandolo in un galoppo sfrenato. Lo stallone nero di Guy era più avanti e correva anche lui lungo la strada, folle di terrore.
Solo quando uscirono dalla foresta e si ritrovarono sulla strada per Nottingham, Allan e Guy si convinsero di essere sfuggiti all'agguato e che i banditi ormai avevano rinunciato a inseguirli.
Allan raggiunse il cavallo di Guy che si era fermato, stanco e sfinito e fermò il proprio poco distante.
Allan e Gisborne scesero di sella e Guy sussultò di dolore nel toccare il suolo. Si premette una mano sul fianco e guardò la gamba che gli faceva male, scoprendo di avere ancora una freccia conficcata nel polpaccio.
La ferita non era profonda e Guy reputò che estrarre la freccia non gli avrebbe causato troppi danni, perciò afferrò l'asta e tirò, facendola scivolare fuori dalla ferita senza difficoltà.
Allan guardò l'intera operazione a occhi sgranati, verdognolo in viso.
Guy esaminò la freccia: assomigliava a quelle di Robin, ma era di fattura più rozza, un'imitazione scadente.
Guy si legò un fazzoletto intorno al polpaccio, pensando che lui e Allan erano stati decisamente fortunati a sfuggire ai banditi riportando solo qualche graffio superficiale, poi alzò lo sguardo nel sentire il gemito dell'amico e lo vide barcollare per qualche passo per poi chinarsi sul ciglio della strada in preda a una nausea violenta.
- Allan? Stai bene? - Chiese Guy dopo un po' e l'amico annuì debolmente, tornando verso i cavalli.
- Sei tu quello ferito, Giz.
- Non è nulla di grave, davvero. Grazie a te. Se non fossi tornato indietro a prendermi…
Allan annuì.
- Tu non hai visto, Giz, non hai idea di quante frecce ti abbiano mancato per un pelo. È un miracolo che non ti abbiano ammazzato ed è ancora più incredibile che io sia riuscito a raggiungerti prima che lo facessero loro…
Allan sembrava sul punto di stare per vomitare di nuovo e Guy rabbrividì alle sue parole.
- Non una parola con Isabella, non voglio turbarla, è un momento delicato per lei, il bambino dovrebbe nascere a breve.
- Lo dirai a Marian?
Guy zoppicò fino al cavallo.
- Sì. Se ne accorgerebbe comunque vedendo le ferite e sarebbe inutile nasconderle il pericolo. Torniamo al castello, devo riferire allo sceriffo quello che è successo. Tu vai da Archer e digli di mandare una squadra di soldati nella foresta, dubito che i banditi siano ancora lì, ma forse riusciranno a seguire le loro tracce.
Risalirono entrambi a cavallo e galopparono verso Nottingham, col cuore molto meno leggero di poco prima.
   
 
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