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Autore: GirlFromTheNorthCountry    08/01/2016    1 recensioni
Le donne sono le migliori psicanaliste fino a quando non si innamorano.
“Io ti salveró” di Alfred Hitchcock
“Pronto, Alison Stone.”
“Sono Axl Rose, vorrei un appuntamento”. Disse una voce al telefono convinta che quella breve presentazione spiegasse tutto.
“Come prego?”
“Axl, l'amico di Izzy”
“Scusi, ma proprio non capisco cosa stia dicendo”
“Oh cristo! Ieri è venuto Izzy da lei per parlare di un suo amico, ecco quell'amico sono io”
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Axl Rose, Duff McKagan, Izzy Stradlin, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Giovedì 9/11

“Prego si accomodi!”.
Alison Stone fece entrare nello studio l'ultima paziente della giornata. Cercava sempre di lasciare i casi meno problematici per ultimi. La signora Tommson entrò rapidamente nella stanza quasi non volesse farsi scappare un solo secondo della sua preziosa seduta. 
“L'ha fatto di nuovo signorina!”, disse la signora ancora in piedi, “Questa volta non potrà accampare nessun tipo di scuse, glielo posso assicurare!"  
“Che è successo? mi dica” disse Alison indicandole la poltrona per invitarla a sedere. 
La signora estrasse un fazzoletto di stoffa dalla tasca della giacca di tweed e si soffiò forte il naso prima di iniziare il suo sproloquio.         “Beh l'altra sera ho notato che Harry aveva lasciato il suo impermeabile sulla poltrona, lo stavo per riporre nell'armadio dell'ingresso, e poi sa, l'istinto di noi donne, ho frugato nelle tasche ed è spuntato un biglietto. Ne ero sicura signorina, avrei potuto anche non leggerlo, però ovviamente l'ho letto! Insomma, non le dico le oscenità che questa certa Patty è riuscita a scrivere al mio Harry, sono rimasta pietrificata. Con un uomo sposato, ormai non c'è più ritegno”
“E dopo ha parlato a suo marito dell'accaduto?”
“Oh no signorina, lo sa come è fatto, sa come avrebbe reagito. Ho preferito aspettare e parlarne prima con lei! Cosa mi consiglia di fare?”. 
Alison guardò la signora Tommson con aria pensierosa. Cosa avrebbe potuto dirle di rilevante che nei sei mesi precedenti di terapia non le avesse già detto? Aveva cercato di sviscerare tutte le sue conoscenze per cercare di aiutare quella povera donna ad uscire da quella situzione, ma era sorda, impassibile a qualunque consiglio. Ormai Alison si era rassegnata ad essere per lei unicamente una valvola di sfogo, qualcuno a cui vomitare addosso ciò che nella settimana trascorsa l'aveva fatta soffrire. Alla fine di tutte le sedute usciva dallo studio più leggera e pronta ad essere sommersa nuovamente dalle schifezze e delle ingiustizie che la circondavano e la settimana dopo era di nuovo da lei.
L'ora della signora Tommson proseguì con pianti, grida di rabbia, promesse di rivincita, attimi di sconforto.
“È finito il tempo purtroppo”, disse Alison sfruttando il momento di silenzio che si era venuto a creare. 
“Ha ragione, mi perdoni se anche quest'oggi ho sforato, sa quando inizio a parlare di queste cose e di come Harry..”
“vuole riprendere un appuntamento per la prossima settimana?” Sapeva bene che se le avesse lasciato un po' di corda sarebbe potuta andare avanti per altri venti minuti.
“Certo! Settimana prossima alla stessa ora?”
“Perfetto! La segno in agenda.”
Si alzarono entrambe dalle poltroncine in pelle marrone per avvicinarsi all'uscita. Alison diede una rapida occhiata all'orologio, segnava le 18:10, avrebbe ancora fatto in tempo ad andare alla sua amata lezione di yoga.
Aprì la porta e lasciò passare per prima la signora, “Buonasera” le sentì dire a qualcuno che evidentemente era nella sala d'attesa e uscì sbattendo il portone principale.
Alison si affacciò nella saletta d'ingresso curiosa di sapere chi è che si fosse presentato da lei a quell'ora.
“Ciao Alison!” 
La ragazza osservò per un po' il tipo davanti a lei con sguardo interrogativo.
“Sono Jeffrey”
“Oh mio dio!” Disse pietrificata.
Il ragazzo le sorrise dolcemente.
“Non ci credo, sei davvero tu?”
“In persona! Nemmeno mi riconoscevi eh?!”
“Che bello rivederti!” disse la ragazza correndo ad abbracciarlo.
“Sono davvero così invecchiato?” disse il ragazzo con fare imbronciato.
“Ma che dici! Scusami tanto, ma mi ha un po' sorpreso vederti qui nel mio studio.”
Il ragazzo le arruffò i capelli affettuosamente “bella che sei!”
“Come stai Jeff? Che ci fai da queste parti?”
“Beh tesoro, in realtà dovrei un attimo parlarti, se hai un minuto per me, s'intende!”
“un minuto? Ma si certo, entra, accomodati pure.”
Ok, anche per quella sera avrebbe dovuto rinunciare allo yoga.
Jeffrey Isbell era un amico di infanzia di Alison, erano vicini di casa a Laffayette. Le loro famiglie erano molto legate all'epoca, avevano condiviso parecchi barbeque e pic-nic insieme, prima che il padre di Alison fosse trasferito a Los Angels per lavoro. Da allora non l'aveva più visto, aveva soltanto avuto qualche notizia dai suoi genitori. Sapeva infatti che da qualche anno si era trasferito anche lui a LA, ma non l'aveva mai incontrato, o forse lo aveva incontrato molte volte, ma dopo tutto quel tempo riconoscersi in mezzo a un mare di folla era praticamente impossibile.
Jeffrey si accomodò nella poltroncina "Mio dio Alison è una vita che non ti vedo, ti sei fatta davvero bellissima, penso che da piccola nessuno si aspettasse tanto da te!”
Alison scoppiò a ridere. “Mi sto chiedendo come abbia fatto tutto questo tempo senza la tua simpatia! E comunque era tutta colpa degli occhiali e dell'apparecchio, le potenzialità c'erano già tutte!” 
Alison guardò a lungo il suo amico, possibile fosse venuto lì solo per farle i complimenti sull'evoluzione della sua pubertà? 
“posso fare qualcosa per te Jeff?” disse sorridendo dolcemente.
“ecco, vedi, il motivo per cui sono venuto qui..Beh non riguarda direttamente me, voglio dire.. C'è un mio amico.."
-Oddio, non la storia dell'amico! Perché uno non deve avere il coraggio di parlare di se in prima persona? Perché si sente il bisogno di inventare delle marionette che ci facciano da scudo? un po' di coraggio ragazzo mio, abbiamo tutti dei problemi!- Pensò Alison.
“Insomma, non so se lo sai” continuò Jeffrey “da qualche anno suono in un gruppo, siamo diventati piuttosto famosi, le cose stanno procedendo per il verso giusto. I concerti stanno aumentando, stiamo per uscire con il nostro secondo album, i fan impazziscono per noi, ormai possiamo dire di avere un successo internazionale, tutto una grande figata insomma!”
Alison strabuzzò gli occhi, finalmente quella che per molto tempo gli era sembrata solo una semplice somiglianza iniziava ad avere un senso. Tuttavia cercó di rimanere distaccata da quella faccenda, infondo erano pur sempre in un contesto professionale.
“Jeff, sono davvero contenta per te! So bene che la musica è sempre stata il tuo sogno”
“Già..”
“Mmm perché quella faccia? c'è per caso qualcosa di questo nuovo modo di vivere che ti spaventa?”
“no no, non è questo. Cioè magari questo potrebbe essere un argomento di cui parlare, ma non è il motivo principale per cui sono venuto qui oggi.”
“...”
“Vedi, il gruppo è come un matrimonio, le cose devono essere in armonia perché tutto vada per il verso giusto. I problemi non mancano, ma cerchiamo di affrontarli in modo compatto. Il fatto è che tra di noi c'è qualcuno di più estremo, è una persona che conosco da molto tempo, ho sempre saputo come prenderla, ma ultimamente la questione mi sta un po' sfuggendo di mano. Ci sono momenti in cui riesce ad essere la persona più gentile e disponibile del mondo e un attimo dopo potrebbe ridurre la stanza ad un cumulo di macerie. Ha degli scatti d'ira e rabbia indescrivibili e poco giustificabili, da un po' di tempo tutta questa tensione sta influenzando il gruppo e non certo in positivo. Per quello ho pensato di venire da te, mia madre continua sempre a ripetermi di quanta strada tu stia facendo nel tuo lavoro, e beh ho pensato che potessi aiutarmi a gestire la situazione.”
“Oh Jeffrey, vedi, queste cose sono davvero delicate da affrontare, non è che io non ti voglia aiutare, ma non so quanto un mio consiglio così su due piedi possa realmente migliorare la situazione.”
“Vorrei solo sapere come aiutarlo, o magari se non sono io a farlo direttamente, sapere se ci sono dei farmaci che possano farlo al posto mio.”
“Jeff, ti ripeto, purtroppo non conoscendo minimamente questo ragazzo, e non avendolo neppure mai visto, mi riesce davvero difficile fare una diagnosi o anche solo dirti quale sia il comportamento migliore da avere con lui. Per quanto riguarda i farmaci non posso aiutarti, perchè non essendo medico non posso prescriverli”
“certo capisco, hai ragione. Sentivo solo il bisogno di fare qualcosa e questa mi sembrava una possibilità. Questo gruppo è tutta la mia vita non vorrei mai vederlo esplodere dall'interno.”
Alison guardò l'amico farsi torvo in viso. “Senti, come ti dicevo io non conosco il tipo, però magari potresti provare a parargli e, per quanto so che sia difficile, provare a consigliarli di venire lui qui.”
“Oh no hai detto bene, non conosci assolutamente il tipo! Non lo farebbe mai.”
“beh perché non provi a dirgli quello che hai detto a me ora, le tue paure e preoccupazione per il futuro, parlagli onestamente. Non sforzarlo ovviamente! Sarebbe una perdita di tempo venire qui controvoglia, la scelta deve partire unicamente da lui, però il tuo può essere un consiglio a cuore aperto, e chissà, magari la sua reazione ti sorprenderà.”
“Non saprei”
“Mi dispiace Jeff, non saprei che altro dirti”
“Ma no figurati! Lo capisco. Cercherò di far fruttare il tuo consiglio. Grazie per l'ascolto Ally, ora purtroppo devo scappare, altrimenti faccio tardi alle prove!”
“Va bene caro. Spero davvero che questa questione si risolva”
Izzy si alzò avviandosi verso la porta seguito da Alison.
“Ad ogni modo cerchiamo di beccarci in giro, ok? Mi ha fatto piacere rivederti” disse Izzy.
“contaci! Ora sai dove trovarmi”
“e ho anche il tuo numero” disse Jeffrey sventolando il biglietto da visita appena preso dal tavolino all'ingresso. 
“ottimo! Allora non hai scuse vecchio mio! A presto.”


Venerdì 10/11

“Pronto, Alison Stone.” 
“Sono Axl Rose, vorrei un appuntamento” disse una voce al telefono convinta che quella breve presentazione spiegasse tutto. 
“Come prego?” 
“Axl, l'amico di Izzy” 
“Scusi, ma proprio non capisco cosa stia dicendo” 
“oh cristo! Ieri è venuto Izzy da lei per parlare di un suo amico, ecco quell'amico sono io” 
“Aaah Jeffrey! si si mi scusi, ma Jeffrey non mi aveva detto né di aver cambiato nome né quale fosse il nome del suo amico” 
“scusi lei, ma ultimamente sono abituato ad essere riconosciuto piuttosto velocemente.”
Axl si stupì veramente del fatto che qualcuno sulla faccia della terra potesse ancora ignorare il suo nome. La sua interlocutrice doveva essere una signora di mezza età o una ragazza a cui era stato imposto tassativamente il parental advisor. 
“Comunque, ora che le presentazioni sono state fatte, posso avere un appuntamento?” 
“ma si, certo. Allora vediamo, oggi è venerdì quindi ormai dobbiamo fare settimana prossima. Va bene lunedi, diciamo la mattina?” 
“Si per le 15 va benissimo”.
Alison trattenne una risata per la bizzarra idea di mattina che aveva quel tipo “perfetto! allora la segno per lunedì alle 15 signor..Rose?” 
“Si va benissimo,arrivederla” 
“Arrivederci e buona giornata...”
Il saluto di Alison fu sentito solo dalla cornetta del telefono ormai riattaccata.
   
 
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