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Autore: oOLeylaOo    12/03/2009    1 recensioni
Grace Brine è un adolcescente molto particolare, prima di tutto perchè non è affatto un adolescente, poi perchè ha il piccolo difetto di diventare una sirena se finisce in acqua.
Genere: Romantico, Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccoci, siamo alla fine dei giochi, domani posterò l'epilogo, questo quindi è il penultimo capitolo... Ci sono molte cose da dire sul canto (come lo chiamiamo io e la vampira): scriverlo mi ha divertito, mi ha fatto sentire un pò incerta e mi ha fatto capire che sono in grado di creare una storia che davvero ruoti solo intorno alla protagonista (mentre l'ombra mi sembrava molto più dispersiva) .Devo dire però che come Ester, Grace mi mancherà tanto! Ma aspettiamo domani per dirci addio ...

Tornando al presente devo dire che forse questo caiptolo deluderà alcune persone, può essere e nel caso vi pongo le mie scuse, ma à l'unica fine che riesca a immaginare: i vincitori sono sopravvalutati XD

Buona lettura

Capitolo 36

- My happy ending -

 

Scattai di lato all’ultimo momento per evitare un fendente che colpì le tegole creando una crepa che attraversò la metà sinistra del tetto rompendolo. Mi afferrai a una tegola per non cadere e lanciai un ice balde che attraversò l’aria con un sibilo e si conficcò nel braccio di Lucy mentre lei si tirava indietro per evitarlo. Dall’arma inizio a crearsi in uno strato di ghiaccio che ricoprì lentamente il suo braccio, quando provò a toglierlo il pugnale la respinse. Io rimasi a fissarlo scioccata: che novità era questa?
Mi avventai con uno scatto verso di lei, finendole a dosso e facendole lasciare l’arma mentre cadevamo dal tetto, rotolando insieme fino a finire nel vuoto. L’acqua si convogliò in un turbine che ci travolse, mi sentii sballotata da una parte all’altra e mentre il turbine si affievoliva finii per essere scaraventata contro il muro della casa e scivolare a terra. A quel punto ero messa troppo male per muovermi, ogni piccola parte del mio copro era dolorante, ma mi sforzai di localizzare Lucy: strizzai gli occhi, aprendoli e richiudendoli finché non riuscii in qualche modo a mettere a fuoco l’ambiente.
Non mi mossi perché non ci tenevo a star male, ma inclinai appena il collo per perlustrare la zona: il terreno era fangoso, l’erba cresceva qua e là, c’era una sorta di rotondo scavato al centro del quale vorticava ancora un piccolo mulinello d’acqua. Lucy era inginocchiata lì di fonte, il mio pugnale ancora evidente nel braccio, il ghiaccio che ricopriva  il punto dive si era conficcato era diminuito formando solo un leggero stato che contribuiva a rendere ancor più chiara la sua pelle.
Provai a muovermi appoggiando per bene il braccio destro a terra e facendo forza sul gomito per alzarmi quanto meno a sedere, ma  il gesto mi strappò un gemito di dolore, senza contare quanto male mi faceva il resto del corpo, se avessi potuto avrei disattivato tutti i miei centri nervosi. Acqua … avevo bisogno di acqua. Se solo ci fosse stata l’acqua non avrei avuto problemi a muovermi.
Lucy si alzò barcollando, sembrava comunque più in forma di me cosa che in quel momento non era proprio impossibile.
Mi alzai a fatica e barcollando mi appoggiai con la schiena al muro della casa, stringendo convulsamente nelle mani uno dei miei ice blade. Lucy impugnò Blast reggendosi a lui come a trovare un equilibrio che non aveva, era così bianca che quasi non mi sembrava viva. Sentivo in lontananza il rumore delle onde, avanzai stancamente verso quel suono.
-Ti arrendi?- domandò lei.
Sorrisi, poi scossi la testa -C’è un solo vero modo per combattere.-  dissi, allungando la mano verso la scogliera incredibilmente lontana, sentii le onde alzarsi ancora di più prima di infrangersi sugli scogli.
-Che stai facendo?- domandò Lucy, la voce melodiosa era pervasa dalla confusione.
Acqua. Pensai intensamente. Ho bisogno d’acqua, ho bisogni del mare. Nettuno.
-Nettuno.- bisbigliai, come se lui potesse sentirmi, come se potesse venirmi in aiuto. L’Acqua saliva, sempre di più, mentre io lentamente avanzavo verso di lei, ogni passo era una sforzo notevole. Sentii alle mie spalle un fruscio leggero, mi voltai in tempo per essere colpita da Lucy, la cui mossa mi scaraventò a terra ad almeno un metro di distanza.
Un dolore lanciante si unì agli altri, in quel momento non riuscii a ritenere il metro guadagnato qualcosa di positivo. Per un istante tutto divenne nero e in quel momento mi tornò in mente quando ero morta, l’istante esatto in cui capii con chiarezza che non sarei sopravissuta, in cui tutto divenne nero come ora. Allora pregai Dio, ma a rispondermi fu Nettuno, e ora non mi restava che pregare che lo facesse di nuovo.
Poi d’improvviso sentii sollievo, come se tutto il dolore fosse spazzato via, mentre ritornavo pienamente cosciente mi accorsi che ero finita in acqua, aprii gli occhi sorpresa e sentii attorno a me il potere di Nettuno come una coperta lieve e calda. Lucy aveva assunto come a me il suo aspetto da sirena, ma la lunga coda a squame non era di un verde brillante come al solito, ma di un verdino pallido traslucido, l’aspetto rimaneva sempre il solito, sembrava non subire più alterazioni. Si guardava intorno con sguardo fermo.
-Non riesci ad affrontarmi da sola, sorellina?- domandò con voce aspra ma stupenda.
Scossi la testa e i miei capelli fluttuarono nell’acqua come scie. -Non ho mai voluto combattere, ma so che c’è una solo modo per porre fine alla questione…- dissi tristemente.
I sai si materializzarono nelle mie mani mentre Lucy stringeva con forza la sua arma: eravamo in acqua, i suoi poteri erano quasi nulli perché il poter scatenare maree  o mulinelli era inutile visto che eravamo in acqua e che io ero una sirena.  Al contrario la mia nuova padronanza del ghiaccio, padronanza in realtà del tutto istintiva, era molto utile. Le andai addosso più velocemente che potevo, lei schivò il colpo spostandosi di lato, più vicino alla scogliera, lo feci di nuovo: mi era venuta un idea.
La attaccai di nuovo e lei parò il colpo e il manico dello scettro rimase incastrato tra le lame dei sai che lentamente iniziarono a creare uno strato di ghiaccio sempre più solido sull’arma, tanto che alla fine mi bastò un movimento per mandarla in mille pezzi. Lucy si spostò indietro senza sapere bene che fare, lentamente riuscii a spingerla con la schiena alla parete di roccia, allora le puntai contro la punta delle armi da cui scaturì una scia azzurra diretta al suo stomaco, che formò velocemente uno strato di ghiaccio sempre più ampio che la vincolò alla parete. Non importava quanto lei si dimenasse, quanto gridasse, il ghiaccio non la lasciava e continuava ad aumentare, avvolgendola in modo sempre più completo.
Mi fermai quando ormai era totalmente avvolta nel ghiaccio , come una zanzara in un pezzo d’ambra, come un corpo in un sarcofago.
Allungai una mano per toccare il ghiaccio, era ancora viva al suo interno, lo percepivo con chiarezza. Sospirando appoggiai anche la fronte alla lastra gelida che avevo creato, chiusi gli occhi per concentrarmi: dovevo portarla al tempio del mare, dovevo condurla da Nettuno.
Per un attimo mi sembrò che l’acqua attorno a me diventasse incandescente, pervasa dall’energia come da una potente scarica elettrica, poi improvvisamente non la percepii più e finii per terra, sulle lastre di marmo bianco del mare: era impossibile restare in piedi quando si ha la coda e non le gambe. Appoggiai una mano a terra e  mi tirai su mentre l’altra restava ancora attaccata al pezzo di ghiaccio in cui era rinchiusa Lucy.
Nettuno, una sfera azzurra di luce, mi si avvicinò piano mentre tentavo con poco successo di mettermi a sedere; alla fine rotolai lontana dal ghiaccio e mi tirai su a sedere, appoggiando le mani a terra per non perdere l’equilibrio.
-Non mi aspettavo il tuo ritorno.- bisbigliò con un raggio azzurro che si espandeva come un onda.
-Ho pensato che magari potevi aiutarci…- dissi guardando Lucy
La sfera vibrò, ma rimase in silenzio. Sbuffai -Perché non riassumi un aspetto umano, non riesco a capire quello che pensi.-
-Siamo in due allora!- disse furioso.
La luce divenne accecante e io, nel tentativo di coprirmi gli occhi, persi l’equilibrio e finii a terra. Almeno con le mani davanti agli occhi evitai di finire accecata. Improvvisamente mi sentii sollevare di peso e quando aprii gli occhi un uomo dai capelli blu scuro e gli occhi blu mi stringeva a se con gentilezza con un unico braccio. -Allora? Che diavolo hai in mente?-
Mi voltai a guardare Lucy, rinchiusa nel ghiaccio.
-Se vuoi propormi di tenerla qui così scordatelo!-disse subito, la voce profonda e tonante.
-No, io vorrei che tu la lasciassi libera.- bisbigliai. Come avrebbe reagito?
Nettuno mi rivolse uno sguardo penetrante e confuso -Che cosa vuoi dire?- domandò tornando a fissare Lucy.
-Devi lasciarla andare, devi farla rinascere-mi spiegai.
-È già rinata, è una sirena.- mi fece notare.
-Ma non è rinata davvero. Lei sa tutto! Sa chi era prima di essere una sirena, ricorda il suo passato e non l’ha superato, se lo è trascinato. Ora deve rinascere … per davvero. Deve andare oltre, diventare una persona nuova. In senso letterale.- sottolineai le ultime parole più che potei.
-Morirà.- disse fissandomi.
-Ma l’anima è immortale no? Rinascerà, no?- domandai incerta.
Lui rimase in silenzio.
-Non può rinascere?- domandai preoccupata, era un idea che mi era venuta e speravo che funzionasse perché anche se avrei preso Lucy, lei avrebbe continuato a vivere e sarebbe stata felice.
-No. Finirà da Ade, la sua anima è pervasa dal mio potere. A meno che non sia io stesso a farla rinascere, non rinascerà.-disse pensieroso, come se cercasse qualcosa.
La mia speranza si infranse, uccidere Lucy l’avrebbe uccisa in modo letterale e definitivo … ma non avevo scelta. Sentii che mi stavo mettendo a piangere, ma non riuscii a evitare che le lacrime mi uscissero dagli occhi.
-Io posso farla rinascere.- mi disse Nettuno asciugandomi una lacrima che mi era scesa sulla guancia con l’altra mano.
Scossi la testa, non sarebbe servito proprio a niente, anche se l’avesse trasformata in qualche altra creatura dell’oceano non avrebbe dimenticato il suo passato, non avrebbe mai trovato la pace.
-Intendo la vera rinascita che volevi.- lo fissai con sguardo inquisitore: no, questo non lo poteva fare, così come non poteva creare un anima non poteva creare una vita. -Con il tuoi aiuto non ci saranno problemi.- mi assicurò con un sorriso misterioso.
Lo fissai sospettosa. -Il mio aiuto?-
Assentì con un luccichio divertito negli occhi -Ma devi accettare.-
-Cosa?- domandai sempre più sospettosa, gli occhi ridotti a delle fessure che lo fissavano indagatrici.
Il sorriso si allargò -Devi accettare senza sapere di cosa si tratta.-
Mi allontanai da lui per guardarlo bene in faccia, la faccia che aveva scelto per puro caso, una faccia che non era veramente sua. Era divertito, come se sapesse qualcosa che io non avrei mai indovinato, ma nei suoi occhi c’era anche serietà, come a testimoniare che sapeva quello che faceva e che stava dicendo la verità.  I suoi occhi sembravano un alternarsi di luci e ombre, come il mare limpido e profondo.
-Devo accettare a “scatola chiusa”?- domandai preoccupata.
Se fosse stato possibile, il suo sorriso si sarebbe allargato ancora di più. -Si esatto, e un'altra cosa.-
-Cosa?- orami la mia voce suona talmente sospettosa e preoccupata che era impossibile non accorgermi di quanto non mi piacesse l’idea di fare quello che voleva senza sapere niente. Ma se c’era un’opportunità per Lucy volevo coglierla quale che fosse.
-Non dovrai trasformarti in sirena per almeno un anno.-
Lo guardai allarmato, gli occhi spalancati stavolta  -Perché?- domandai presa dal panico, aggrappandomi alle sue spalle spasmodicamente.
-Perché sarebbe pericoloso.- spiegò con calma, la voce profonda e divertita, adorava avere segreti. -Allora accetti?- mi pungolò entusiasta.
Chiusi gli occhi, dovevo trovare il coraggio di dire di si, da qualche parte dentro di me c’era, solo che non lo trovavo. In assenza di coraggio mi restava solo la rassegnazione totale. -Si - acconsentii, con un tono così lugubre che sembrava mi avesse chiesto di usarmi come sacrificio umano. Forse lo aveva fatto, non lo sapevo, non sapevo di che cosa si trattava.
Nettuno mi coprì gli occhi con la mano, con gentilezza, e in un attimo sprofondai nell’oscurità più profonda.

 

  
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