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Autore: Little_Lotte    08/01/2016    8 recensioni
- Nessun musicista folk sceglie a caso le proprie canzoni, esse hanno sempre una storia da raccontare e a me piace pensare che chi sta suonando lo faccia perché ha scelto, in qualche modo, di condividere con altre persone quanto si cela nel suo cuore. -
- Non è forse quello che ogni genere di musica dovrebbe fare? -
- Beh... Sì. Eppure, in qualche modo, la musica Folk lo fa in maniera diversa. La musica in genere parla al tuo corpo, all'anima e alla testa... La musica Folk, invece, ti porta a dimenticare tutto il resto e a concentrarti solamente sul tuo cuore e su quello di chi sta cantando. -
[Un racconto romantico, nato sulle note di un musicista Folk.]
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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La Casa del Folk oggi è più vuota del solito.

E' strano, di solito le serate dedicate ai nuovi esordienti sono sempre molto affollate, ma immagino che la pioggia abbia fatto desistere parecchi dei soliti avventori.

Io, nonostante il freddo ed il temporale che imperversa in città da più di due giorni, ho scelto di venire comunque, come ogni mercoledì e venerdì sera; la mia vita senza la musica sarebbe completamente vuote e se mi privassi persino di questi miei soliti appuntamenti settimanali, sarebbe davvero poco il tempo di qualità che riuscirei a dedicare a me stessa.

Ho scoperto questo locale per puro caso, circa un paio di anni fa: era una fredda e piovosa serata d'inverno, proprio come quella di oggi, ed io mi ero ritrovata a vagare da sola sotto la pioggia, senza ombrello e decisamente troppo lontana da casa per riuscire a mettermi in salvo senza ritrovarmi bagnata fradicia come un pulcino; mi rifugiai dentro al primo locale che trovai lungo la mia strada e, casualmente, mi ritrovai proprio qui, in questo piccolo paradiso di musica folk.

Lo considerai come una specie di segno del destino: ho sempre adorato la musica folk (la musica in generale, a dire il vero), sin da quando ero piccola; ricordo che fu mio padre il primo a farmi ascoltare un album di Bob Dylan e da quel giorno non ho più smesso di farlo.

Ho sempre pensato che vi fosse qualcosa di speciale in quel genere musicale, diverso da qualsiasi altro; la musica folk – diceva sempre mio padre – parla della vita quotidiana e arriva dritta dritta al cuore delle persone che la stanno ascoltando! E' come se l'autore si mettesse interamente a nudo, come se riuscisse a raccontare tutto di sé stesso, solamente attraverso pochi e semplici accordi.

Insomma, se questa non è magia questa, cos'altro potrebbe mai essere?

I miei amici mi hanno sempre preso in giro per questa mia strana passione.

Quella è musica da vecchi, possibile che tu debba essere così ancorata al passato?” oppure “Ma ascolti sempre musica così triste? Non potremmo mettere un cd di Katy Perry?” o ancora “Dai, basta con questa lagna... Accendi la radio, oggi dovrebbero mandare in onda il nuovo brano di Jay-Z!”

A dire il vero, ho smesso di prendermela molto tempo fa: voglio bene ai miei amici e credo che la musica sia una passione talmente soggettiva da non poter essere messa in discussione da nessuno; non c'è niente di male, loro preferiscono la musica pop o il rap, mentre io ascolto solamente folk, blues e jazz! Insomma, sarebbe tutto molto noioso se amassimo sempre le stesse cose... Giusto?

Questa sera sono da sola, qui alla Casa del Folk, come sempre.

Non sono una grande amante della solitudine, ma quando vengo in questo posto sento di non aver bisogno della compagnia di nessuno.

E' sufficiente la musica a non farmi sentire sola.

Lei, con la sua energia e con le infinite emozioni che riesce a trasmettere, è in grado di farmi vivere e sognare come nessun altro; a volte credo che riuscirei a trascorrere da sola la mia intera esistenza, se avessi la certezza di poter fare sempre affidamento sulla mia musica.

D'accordo, forse per tutta la vita potrebbe non essere abbastanza... Ma per una sera come questa, è molto più di quanto ho veramente bisogno.

<< Hey, Guarda un po' chi sì rivede! La mia cliente preferita! >>

Mi avvicino al bancone del bar e sorrido ampiamente al barista, con entusiasmo.

<< Ciao, Tommy! >> esclamò allegramente << Sembri quasi sorpreso di vedermi, come mai? >>

Tommy sorride imbarazzato.

<< Beh, non volevo certo mettere in dubbio la tua fedeltà. >> mi risponde, armeggiando con dei bicchieri di vetro << E' solo che questa sera la pioggia ha decimato parecchie persone, come puoi vedere. >>

Mi guardo velocemente intorno, osservando uno ad uno i tavolini del locale; in effetti, non posso fare a meno di notare che solamente due o tre di essi sono stati interamente occupati.

<< Accidenti, questa pioggia vi ha fatto veramente male! >> esclamo dispiaciuta << Non credevo che le persone potessero diventare così pigre solamente per un po' d'acqua. >>

Tommy ridacchia: << Un po' d'acqua, dici? Sta praticamente diluviando, Lara! >>

Io sbuffo, ribadendo ulteriormente il mio disappunto; Tommy scuote il capo con fare divertito.

<< Dai, Lara... Non fare così! >> mi dice << Guarda il lato positivo: meno persone nel locale significa anche meno persone qui al bar e, di conseguenza, molta più tempo per me da dedicare a te. >>

Rido di gusto, non potendo trattenermi dal rivolgere lui un sentito sguardo di adorazione.

<< Oh, Tommy... Come fai ad essere sempre così galante? >> chiedo << Ah, è una vera fortuna per te che tu sia gay, altrimenti non ti saresti mai più liberato di me! >>

Lui ride a sua volta, per poi servirmi una birra rossa media, la mia preferita.

<< Prendi, per oggi offre la casa. >> mi dice, porgendomi il bicchiere << E non fare storie, considerate le scarse entrate di stasera non saranno certo i tuoi soldi a mandarmi in rovina. >>

Sospiro profondamente e accetto la sua offerta, portandomi il bicchiere di birra alle labbra e godendomi quella prima sorsata come se fosse l'ultima della mia vita.

<< Aaaaah. >> commento beatamente << Il nettare degli dei! >>

Tommy sghignazza, poi le luci incominciano ad abbassarsi ed il primo musicista – un tale vestito di verde e con tanti capelli rossi e spettinati, molto più simile ad un folletto irlandese che ad un chitarrista – fa il suo ingresso sul palco.

<< Beh, la serata sta per iniziare. >> mormora Tommy << Che ne diresti di restare a guardarla da qui? >>

<< Sì, perché no? >> rispondo, continuando a sorseggiare pian piano la mia birra << La visuale è sempre stata molto buona da qui. >>

<< E poi possiamo spettegolare sui musicisti. >> aggiunse Tommy, con quel suo tipico modo di fare malizioso << Ogni volta che suonano muoio dalla voglia di fare qualche commento ad alta voce, ma non c'è mai nessuno a darmi man forte. >>

Rido.

<< Spiacente, Tommy, ma dovrai farne a meno anche per questa sera. >> gli rispondo << Non sono venuta qui per chiacchierare, ma solo per ascoltare un po' di buona musica. >>

Sfortunatamente, la buona musica sembra essere del tutto assente questa sera, qui alla Casa del Folk; si esibiscono almeno una decina di musicisti differenti e nessuno di loro – nessuno – è in grado di trasmettere anche solo un grammo di quella moltitudine di emozioni che sono solite traboccare da un brano di musica folk.

E' come se la pioggia, oltre ai clienti, avesse scoraggiato anche i veri musicisti.

<< Però, che serata fiacca! >> esclama Tommy dopo l'ultima esibizione, non tanto con aria dispiaciuta, quanto piuttosto con il tipico tono di chi muore dalla voglia di spettegolare su qualcuno << Non credi anche tu? >>

<< Già... Che delusione. >> mormoro sconsolata << Incredibile, non era mai capitato niente di simile prima d'ora! Sì, qualche volta si erano presentati dei musicisti meno bravi e ancora un po' acerbi, ma non era mai capitato che fossero tutti così scarsi. >>

Tommy scrolla le spalle.

<< Alcuni di loro non erano così male. >> obietta << A livello tecnico, ho ascoltato musicisti ben peggiori. >>

<< Qui non si tratta della tecnica, Tommy! >> lo interrompo io, con aria agguerrita << Non sto parlando dell'abilità musicale, quanto della pura essenza della musica Folk, ossia la capacità di trasmettere sconfinate emozioni attraverso la propria voce. Ho ascoltato almeno una ventina di canzoni questa sera e nessuna di esse è stata in grado di trasmettermi qualcosa. >>

Tommy mi guarda con aria piuttosto confusa ed io non posso fare altro che rivolgere lui un sorriso piuttosto impacciato. In effetti, il mio amico è un grande amante di ogni genere di musica ma non si può certo dire che sia un vero esperto, o almeno – per quanto possa sembrare strano, dato il luogo in cui lavora ben due volte a settimana – non di musica folk.

Sospiro profondamente.

<< Chissà, forse sono io a pretendere troppo. >> dico << E' solo che ogni volta che ascolto un brano Folk, mi lascio letteralmente trasportare dalla musica e dalle parole. Sai, nessun musicista folk sceglie a caso le proprie canzoni, esse hanno sempre una storia da raccontare e a me piace pensare che chi stia suonando lo faccia perché ha scelto, in qualche modo, di condividere con altre persone quanto si cela nel suo cuore. >>

Tommy continua a sembrare confuso.

<< Non è forse quello che ogni genere di musica dovrebbe fare? >> domanda.

<< Beh... Sì. >> replico io << Eppure, in qualche modo, la musica folk lo fa in maniera diversa. La musica in genere parla al tuo corpo, all'anima e alla testa... La musica folk, invece, ti porta a dimenticare tutto il resto e a concentrarti solamente sul tuo cuore e su quello di chi sta cantando. >>

Mi volto verso il palcoscenico ancora vuoto, in attesa dell'ultimo interprete della serata.

<< Stasera ho sentito la musica parlare alla mia testa e al mio corpo, ma non al mio cuore. >> sussurro << E nessuna abilità tecnica da parte di un musicista potrà mai colmare un simile vuoto. >>

Tommy alza gli occhi al cielo e sospira con fare sconsolato.

<< Certo che tu sei proprio strana. >> commenta divertito << Chissà, forse è per questo motivo che non riesci a trovare un uomo. >>

Io lo guardo di traverso e faccio una smorfia, causandogli un ennesimo ed eccessivo attacco di risa. Mi volto dal lato opposto del bancone, con lo sguardo rivolto verso il palcoscenico per ascoltare l'ultimo interprete della serata.

Non che mi aspetti un granché, visto l'andazzo della serata, ma la speranza è pur sempre l'ultima a morire.

Osservo con attenzione il ragazzo che sale adesso sul palco, la chitarra sulle spalle ed un'espressione profonda e pensierosa sul volto. Non posso fare a meno di notare quanto sia affascinante: i capelli neri e ricci, la barba incolta, gli occhi scuri ed espressivi... Un aspetto piuttosto trasandato, in un certo senso, eppure terribilmente attraente – almeno, secondo i miei gusti.

<< Wow, davvero niente male il tipo. >>

E secondo quelli di Tommy, a quanto pare.

Il ragazzo sistema il microfono alla propria altezza e si accomoda su di uno sgabello di legno, poi imbraccia una chitarra ed inizia, silenziosamente, ad accordarla.

Il mio sguardo rimane a lungo fisso sulle sue mani, quasi esse mi avessero ipnotizzato.

Ho sempre adorato le mani dei musicisti, dei chitarristi in particolare: mi sono sempre chiesta quanta arte e quanto talento potessero nascondersi in quelle dita lunghe ed affusolate, e quale misteriosa musa possa ispirarle nel disegnare fra le corde tutte le emozioni di una canzone.

In questo momento, tuttavia, mi ritrovo a pensare a come potrebbe essere sentirle scorrere dolci e morbide fra i miei capelli.

<< Wow. >> mi ritrovo a mormorare a fior di labbra, mente il ragazzo annuncia il titolo della sua canzone e, finalmente, incomincia a suonare.

Il primo giro di chitarra, una breve introduzione di accordi in maggiore, accende immediatamente il mio interesse e la mia curiosità; mi piace il modo in cui quelle dita accarezzano le corde della chitarra e come lo strumento sembri, in qualche modo, un vecchio amico al quale appoggiarsi in un momento di bisogno.

Il ragazzo chiude gli occhi e poi, con voce calda e baritonale, incomincia a cantare.

Un brano intenso, struggente, dolce e romantico; la sua voce graffiata sa essere – al tempo stesso – morbida e delicata, come quel genere di voci che ero solita ascoltare con mio padre, chiusi nella sua stanza, tanti anni fa.

Il mio cuore inizia a battere forte.

Quelle semplici corde di nylon non stanno solamente producendo musica, emettendo suoni che solamente grazie al talento di quel brillante musicista riescono a tradursi in canzone, ma raccontano una storia a chiunque abbia il privilegio, questa notte, di essere qui ad ascoltarla.

E' una sensazione a dir poco indescrivibile.

Mentre quel ragazzo sconosciuto suona e la sua voce si impadronisce completamente della sala, il mio corpo viene pervaso da un'intensa sensazione di calore; eccola lì, quella musica che sa parlare al cuore di chi l'ascolta, quella melodia dell'anima che solo un vero artista è in grado di intonare.

Non ho fatto altro che cercarla, per tutta la notte, ed eccola qui, finalmente.

Non sono del tutto certa di riuscire a spiegare ciò che sento al momento: gioia, tristezza, sgomento... Il bello della musica folk è che, molto spesso, le emozioni da essa suscitate sono talmente varie e confuse da non poter essere interpretate.

Ma sono vere ed è questa la cosa più importante.

Il ragazzo continua a cantare e la sua voce è così bella e dolce che potrei continuare ad ascoltarla per sempre, all'infinito; i miei occhi si riempiono di lacrime, che lentamente scivolano lungo le mie guance fino a raggiungere le labbra, sbocciando in un sorriso.

Chiudo gli occhi e sospiro, mentre le mia mano destra risale lentamente fino al petto, all'altezza del cuore; lo sento battere forte, incostante, anch'esso trascinato dalla moltitudine di sensazioni che la musica trasmette, mentre quella voce continua a risuonare insistentemente dentro di me.

Come se, in un certo senso, adesso ne facesse parte.

Quando riapro gli occhi lui è ancora lì, intento a suonare gli ultimi accordi che vanno a chiudere l'esibizione. L'intero uditorio si alza in piedi in uno scrosciante applauso e anch'io non posso fare a meno di imitali, ancora sconvolta dalle emozioni e con le lacrime agli occhi.

Ancora faccio fatica a razionalizzare.

<< Accidenti, alla fine ne è valsa la pena di aspettare tutto questo tempo! >> esclama ad un tratto Tommy, sorridendo entusiasta << Questo ragazzo è stato davvero bravo, non credi? Oltre che bello da paura, aggiungerei. >>

Io non rispondo, continuando ad osservare in silenzio il giovane musicista che – dopo aver salutato e ringraziato tutti i presenti – raccoglie le proprie cose e si appresta a scendere dal palco. Non riesco a smetterla di fissarlo, è più forte di me; persino adesso che la musica è finita, la sua voce continua a risuonare dolcemente nella mia testa.

<< Certo, bisogna dire che se tutti i cantanti fossero come lui, sarei molto più felice di venire a lavorare qui il venerdì sera. >> prosegue Tommy, continuando a sghignazzare sotto i baffi << Tu che ne pensi, Lara? Lara? >>

Ma io ho smesso di ascoltare le sue parole molto tempo fa.

Continuo a fissare quel musicista sconosciuto, chiedendomi se sia o meno il caso di avvicinarmi a lui, di fare qualcosa per impedirgli di scappare via dopo avermi regalato un momento così bello e magico in questa mia semplice ed insignificante vita.

Le occasioni migliori sono vere ed immediate, mi dico.

Come la musica folk.

Così metto da parte i miei dubbi e mi alzo da questo scomodo sgabello, avvicinandomi al musicista prima che questi abbia il tempo di andarsene e scappare via dalla mia vita per sempre.

<< Hey... Hey, scusami! >>

Il ragazzo si volta verso di me e mi sorride.

Il cuore mi si ferma di colpo, per poi ricominciare a battere a velocità triplicata.

<< I-io... >> farfuglio << S-scusami, io... >>

Le parole mi si fermano in gola, quasi non riesco ad articolare un discorso di senso compiuto, ed il fatto che lui continui a guardarmi con quei suoi enormi occhi scuri non migliora certamente le cose.

Sospiro profondamente, per farmi coraggio.

<< Volevo dirti che sei stato davvero bravissimo questa sera. >> mormoro timidamente << Sul serio, la tua voce era... E la canzone... E tu sei stato... Io... >>

<< Grazie. >> mi interrompe lui, sorridendomi con dolcezza e continuando a guardarmi negli occhi come a voler scrutare fin dentro la mia anima.

Io sorrido di rimando, arrossendo leggermente.

<< Hey, amico... Noi ce ne andiamo! Che fai, vieni con noi? >>

Il ragazzo si volta verso un gruppetto di musicisti che lo attendono vicino al bancone del bar, impazienti di andarsene. Sorride gentilmente, scuotendo il capo.

<< Andate pure, io vi raggiungo più tardi. >> risponde, poi si volta ancora una volta nella mia direzione e mi porge la mano, per presentarsi.

<< Mi chiamo Isaac, molto piacere. >>

Afferro la sua mano ed amplio il mio sorriso, ancora persa nel suo sguardo.

I suoi occhi brillano di una luce intensa, quella rara luce che si intravede solamente in poche persone privilegiate, la luce dell'amore e del romanticismo.

La luce del folk.

<< Io sono Lara. Il piacere è tutto mio. >>










N.d.A: Questo racconto mi è stato ispirato dal seguente video (o meglio, dalla seguente perfomance). Ho preferito inserire il link solo a fine storia, poiché non volevo influenzare la vostra lettura.
Vi state chiedendo se questo racconto è autobiografico? Beh, in parte lo è.
Ho provato a mettere per iscritto le mie emozioni durante l'ascolto di un brano - quello sopracitato in particolare - e alla fine ho pensato, perché renderle solo mie? Perché non far sì che Lara possa essere un po' tutti noi, una persona che vive la musica come emozione allo stato pure, una persona in grado di innamorarsi solamente grazie ad una canzone?
Immagino di non essere solo io quella strana alla quale capitano queste cose... 
Ho scelto di parlare di musica folk, non solo perchè la canzone che mi ha ispirato rientra in questo genere, ma proprio per quelle stesse motivazioni che la stessa Lara fornisce a Tommy: credo che la musica folk sia la musica che più di tutte riesce ad avvicinarsi all'animo umano, al suo cuore.
Mi riesce difficile descrivere le sensazioni che provo durante l'ascolto di un brano come questo e forse, in un certo senso, questo racconto resterà per sempre il solo modo che avrò per concretizzare un'emozione...

Grazie a tutti per la condivisione. 

  
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