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Autore: Old Rick    09/01/2016    1 recensioni
Una storia ispirata a una canzone di Gianluca Grignani. Non è un omaggio, ma solamente un pensiero libero, una riflessione personale e intima.
Ultima partenza, l’infinita notte dove risplendono le fatali stagioni. L’ombra nell’ultimo vagone, la mano ferma e la calda pistola impugnata da un’anima senza dolore, l’odore di vecchio e le luci soffuse che attraversano il mare oltre quella tragica porta..
Genere: Poesia, Sovrannaturale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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« Negli inferi è precipitato il tuo fasto,
la musica delle tue arpe;
sotto di te c'è uno strato di marciume,
tua coltre sono i vermi.
Come mai sei caduto dal cielo? »

 
Ultima partenza, l’infinita notte dove risplendono le fatali stagioni. L’ombra nell’ultimo vagone, la mano ferma e la calda pistola impugnata da un’anima senza dolore, l’odore di vecchio e le luci soffuse che attraversano il mare oltre quella tragica porta. Sono un vagabondo senza tempo che attraversa lo spazio e la luce per salvare l’umanità. Non sono un essere umano, non sono un alieno. Mi chiamo Lucifero, e sono un angelo triste, dannato, eterno, senza amore. Non è facile raccontare di me; attraverso ogni giorno il mare della solitudine senza aver mai navigato nella dolcezza. Ho visto cose, parlato con gente, osservato da lontano eventi che mio padre ha architettato, senza salvezza, per l’umanità. Ricordo un ventiquattro di Dicembre, una festa da voi celebrata come la nascita di un salvatore; in quei giorni ho visto creature nude e putrefatte arrampicarsi sulla scala della menzogna, dell’egoismo e della cupidigia. Era una salita straziante, dove a ogni scalino vi si reggeva uno spuntone di ferro, un qualcosa che riduceva l’anima a brandelli. Dopo essere stato cacciato dall’Empireo, dopo che mia madre, e i miei fratelli mi hanno visto perdere le ali e la felicità dal cuore, sono piombato negli abissi dell’inferno, e lì mi sono rinchiuso in me stesso, a piangere e contemplare la decisione di mio padre. Ora sono come voi, mi aggiro come un fantasma nelle vostre città, nelle vostre case, nei vostri bar di fiducia, percorro le pagine di un libro o incanalo l’eterna solitudine in una nota secca di Verdi. Un tempo ero il preferito di Dio, lo amavo e lui amava me. Ora Dio è morto, mio padre è morto, e sono in cerca di brandelli di anime gettate al vento da voi esseri umani, per ritornare a volare nel cielo dipinto stile Monet. 
 
« Un viaggio ha senso solo senza ritorno
se non in volo
senza fermate nè confini…»
   
 
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