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Autore: Jakrat    09/01/2016    0 recensioni
Ponyville è l'epicentro della felicità e dell'armonia. Il gruppo di pony capeggiato da Princess Twilight Sparkle garantisce l'ordine in città e nel regno, così come l'amicizia.
Ma sarà davvero così?
Genere: Avventura, Azione, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Le sei protagoniste, Nuovo personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 8

Bilico


La guerra flagellò la città di Ponyville non appena giunse al culmine. Privi di ogni ordine o schema tattico da rispettare, la guerriglia da strada dei cittadini si era trasformata in una schermaglia tra due fazioni nemiche da tempi immemorabili, Pony e Mutanti. A farne le spese furono gli edifici, ridotti in macerie per la ferocia degli incantesimi e i colpi che i due eserciti si scambiavano senza tregua, le strade sconnesse dai continui duelli e gli stessi cittadini di Ponyville, che vedevano in quel disastro la rovina della città in cui vivevano.

Un trascinante senso di rabbia e frustrazione, impossibile da ignorare, cominciò a battere nei loro cuori e, gridando tutta la loro rabbia, i comuni Pony galopparono verso i Mutanti per far loro pagare tutto il dolore che stavano causando con la loro devastazione.

Ma anche gli stessi invasori non erano in grado di trattenere la loro furia e il loro desiderio di veder realizzato il prima possibile il piano della Regina.

In mezzo a tutto questo caos, gli umani giunti da un altro mondo si misero al riparo dietro un muro che una volta doveva appartenere ad un edificio. Susy ricaricò l'arma, mentre El Bastardo si massaggiava una spalla. Bobo restava immobile, ma la divisa da football era ridotta ad uno straccio pieno di buchi dai bordi bruciati, il casco era andato perso molto prima e la sua pelle puzzava di brace. Nonostante le ustioni, tuttavia, lui non dava a vedere segni di dolore.

«Dove accidenti è finito Bulldog?» chiese El Bastardo, mentre si guardava intorno. Una fitta nebbia color smeraldo si era improvvisamente alzata, rendendo difficile trovare qualsiasi cosa.

Susy caricò l'ultima cartuccia che le restava, dicendo «L'ultima volta che l'ho visto, mi stava coprendo contro una squadra di quei cosi neri.»

Come sentendosi chiamato, anche l'ultimo rinforzo umano arrivò «Stavate parlando di me?»

L'accoglienza fu inizialmente felice, costellata da sorrisi, ma presto quei sorrisi mutarono in smorfie cariche di rimorso e rabbia. Contemporaneamente, un motivetto raggiunse le orecchie degli umani.

Aria si avvicinò al gruppo dei suoi alleati fischiettando e camminando seraficamente in mezzo alla devastazione. Sembrava quasi che intorno a lei ci fosse una specie di barriera che la tenesse lontano dalla ferocia del cataclisma che si consumava tutto intorno. Le cicatrici sul suo corpo si erano fatte sempre più numerose e luminose.

Proseguendo la sua camminata la sirena raggiunse il gruppo e, senza fermarsi né smettere di fischiettare, accarezzò dolcemente il petto di Bobo passandogli a fianco. Nessuno, in quel momento, si mosse o reagì.

Fu quando Aria superò tutti e quattro che la situazione degenerò rapidamente.

Abbandonando ogni ragione o istinto di sopravvivenza, gli umani lasciarono la copertura e le proprie armi caricando, gridando e sbavando, per arrivare al primo gruppo Mutante che avevano a tiro.

Già di norma combattevano come bestie feroci, ma ora sembravano animati da una furia sconosciuta anche al genere umano: improvvisamente essi erano regrediti da umani più o meno senzienti ad esseri animati unicamente dal desiderio di sangue e violenza senza freni.

Mentre ossa e carapaci Mutanti venivano spezzati, ricambiati da bruciature, morsi e incantesimi, Aria continuava ad avanzare pensando unicamente al suo motivetto.

Una leggera foschia verde cominciò ad alzarsi dove lei camminava e, se lei era immune a quello che le succedeva intorno, chi capitava nel suo raggio d'azione avvertiva di contro la propria rabbia decuplicare.


Sulla piazza dove Alastor e Queen Chrysalis si stavano affrontando, la loro sfida proseguiva a senso unico.

Incapace di respingere le magie, già superiori rispetto alla media di Ponyville, Alastor tentava di resistere come meglio poteva, ma per quanto si sforzasse era evidente la sua inadeguatezza davanti alla Regina dei Mutanti.

Un suo nuovo pugno, che avrebbe potuto mettere zampe all'aria un bufalo in carica, venne intercettato da una bolla magica evocata dalla stessa Queen Chrysalis.

«Se per lo meno avessi qualcosa... che so, un artefatto alimentato dalla tua rabbia, forse avresti qualche speranza. Ma così? Cosa vorresti fare?» lo schernì la Regina, prima di far scoppiare la sua protezione, spedendo Alastor a diversi metri di distanza.

«So che nel tuo mondo siete abituati a sentire sciocchezze paradossali del tipo L'Impossibile non esiste o Se un uomo vuole, può ottenere tutto quello che desidera, ma cerca di crescere e affrontare la realtà dei fatti.» proseguì la Regina, vedendo l'umano che, nonostante le ferite, cercava ancora di rialzarsi.

Una volta in piedi, Alastor ritornò vicino a Queen Chrysalis, mormorando minacciosamente «La realtà dei fatti è che, quando avrò finito con te, dovranno raccoglierti con il cucchiaio!»

La regina dei Mutanti reagì alla sfrontatezza dell'umano inarcando un angolo della bocca in un ghigno divertito, agitando la testa come davanti ad un bambino capriccioso.

«Era da molto tempo che non vedevo qualcosa del genere.» confessò «Da quando ho preso le sembianze di Princess Mi Amore Cadenza.»

Alastor reagì con un altro diretto, che la Regina intercettò nuovamente alzando una barriera tra lei e la mano chiusa a pugno. Tuttavia, questa volta, l'umano insistette e, ringhiando come un animale rabbioso, sfondò la barriera mandandola in pezzi e colpendo violentemente il suo nemico proprio sul muso.

Queen Chrysalis indietreggiò di un paio di passi, portandosi una zampa sulla parte lesa. Non sorrideva più.

Quando rialzò lo sguardo, tutto il suo divertimento era sparito per lasciare spazio ad una furia che avrebbe fatto indietreggiare da solo un intero branco di lupi del legno.

«Osi mettere le tue sudicie mani su di me? Osi tanto?» gridò la sovrana, caricando il corno con la sua magia, pronta ad attaccare e non più a divertirsi con il suo avversario.

Per tutta risposta, Alastor portò i pugni all'altezza del volto, rispondendo con scherno «Te l'ho detto. Un cucchiaio


Ponyville era diventata un campo di battaglia, le Guardie Reali fronteggiavano la minaccia Mutante mentre cercavano di radunare i cittadini e i feriti in una zona sicura.

Grazie al potere combinato delle tre Principesse Alicorno riunite era stato possibile mettere al sicuro l'area intorno all'ospedale di Ponyville.

Lì dentro, i medici prestavano il primo soccorso ai feriti e tentavano, molte volte invano, di placare coloro affetti da un'improvvisa smania di combattere: certe guardie attesero giusto il tempo di essere fasciate, prima di tornare nel mezzo dello scontro nonostante la resistenza dei medici e delle infermiere.

La presenza combinata delle reggenti di Equestria metteva in grave disordine il cielo stesso: benché avrebbe dovuto essere tarda sera, sia il sole che la luna brillavano in cielo, segnando con una netta linea una zona illuminata dal giorno e l'altra ombrata dalla notte. La situazione, tuttavia, era tale che non c'era il tempo o il modo di rimediare senza aver prima sistemato la minaccia Mutante; fortunatamente a nessuno dei presenti importava davvero.

«Qual è la situazione?» domandò Princess Celestia, non appena venne affiancata dalla sorella Luna

«Continuiamo a respingerli, ma i Mutanti sembrano essersi centuplicati dall'assalto di Canterlot e non rinunciano al combattimento.»

«Come possono essere aumentati in questo modo?» si chiese a voce alta la principessa, agitando lentamente il capo

«Il Lago- Specchio!» esclamò una voce alle loro spalle

Le principesse si voltarono, riconoscendo Twilight andare verso di loro. La principessa aveva numerosi cerotti e segni di morsi sulle zampe, nonché un occhio nero, ma sembrava talmente agitata da ignorare persino il dolore «Le forze di Queen Chrysalis provenivano dalla Everfree Forest. Forse hanno trovato il lago e hanno usato la sua magia per moltiplicarsi a dismisura!»

«Se così fosse, Zecora non avrebbe dovuto accorgersi dei loro movimenti?» domandò Luna

«Possono aver preso le sembianze di altre creature per mimetizzarsi e ingannare la sua vista.» rispose Princess Celestia, portandosi una zampa sul mento per riflettere «Il problema, adesso, sta nel fermarli. Conosco un incantesimo che può aiutarci, ma se lo lanciassimo bandiremmo in questo modo anche i Mutanti originali!»

«Non sarebbe una perdita così grande!» osservò Discord, sbucando dal nulla alle spalle di Princess Luna. Per le sue parole, ricevette uno sguardo fulminante da tutti

«I Mutanti saranno anche una minaccia, ma nessuno di noi li sacrificherà per salvarci!» esclamò Twilight

«L'unico modo è raggiungere il Lago. Distruggendo la sua magia, le copie generate spariranno con lui.» propose allora Princess Celestia «E qualcosa mi dice che anche le tue amiche devono essere rinchiuse in quella grotta, Twilight!»

Sentendosi ferita sul personale, al pensiero delle sue amiche rapite e sostituite da copie Mutanti, Twilight scattò in volo «Lasciate fare a me. Andrò nella Everfree Forest, libererò le mie amiche e sigillerò quel lago una volta per tutte!»

L'entusiasmo della giovane alicorno venne tuttavia fermato dal pensiero più pratico di Luna «Se questo lago è il segreto di Queen Chrysalis, non si può escludere che ci siano altre decine, se non centinaia, di guardie a proteggerlo!»

«Andrò io con lei.» rispose Princess Celestia, affiancando la sua studentessa.

Immediatamente si levò un vocio contrario alla scelta: si trattava di un coinvolgimento troppo elevato per una figura importante come Celestia, se mai le fosse capitato qualcosa sarebbe potuta essere la rovina del regno!

Tuttavia la principessa del sole fu irremovibile «Non lascerò che Twilight se ne occupi da sola. Insieme siamo più che sufficienti per respingere qualunque difesa Queen Chrysalis abbia alzato sul suo nascondiglio. Non preoccupatevi per noi, torneremo... e sono certa che lasciamo il comando della difesa in zampe più che capaci!» esclamò lei, ammiccando alla sorella e a Discord, prima di sparire al fianco della sua ex-allieva volando attraverso una delle finestre.

«Molto bene...» iniziò Discord, sarcastico «E ora che facciamo?»

«Quello che avete fatto finora. Resistiamo.»


La resistenza di Alastor cominciava ad innervosire pesantemente la Regina dei Mutanti: per quanto lei continuasse a colpirlo, lui sembrava una macchina programmata per continuare a combattere fino al raggiungimento dell'obiettivo, senza mai arrendersi. E inoltre, da quando era riuscito a superare la sua barriera, l'umano si era rianimato di una nuova fiducia, come se avesse improvvisamente scoperto che la magia di Equestria non era infallibile come pensava agli inizi.

E così, i due sfidanti continuarono a combattere: anche se Queen Chrysalis rimaneva in netto vantaggio sullo sfidante, non per questo la situazione era per lei meno irritante.

Ma la Regina e l'umano si gelarono nelle loro posizioni, quando si resero improvvisamente conto di uno strano ed innaturale fenomeno che si stava consumando non solo intorno a loro ma in tutta Ponyville.

Una strana magia si stava diffondendo sul campo di battaglia, ingrandendosi con il passare del tempo come un cancro. Alastor poteva sentire un sottofondo di sussurri e urla distanti, mentre percepiva una strana nebbia verde, colma di piccole scintille bianche, fluttuare intorno a lui: il suo tocco etereo era gelido e sgradevole, ma i tentacoli di nebbia si protraevano verso tutti coloro che stavano combattendo, agognandone le energie e il calore.

Queen Chrysalis invece, grazie alla sua sensibilità aumentata dalla magia, poteva sentire le energie raccolte venire trascinate via, non troppo lontano da loro, e si concentrò sul punto di origine di quella nebbia. Di fianco a lei, a pochi metri di distanza, c'era Aria Blaze.

Alastor seguì lo sguardo di Queen Chrysalis poco dopo.

La sirena era in piedi, sulla cima del sentiero di terra battuta che portava a loro; attorno ai suoi piedi la nebbia sembrava farsi più intensa, nascondendoli alla vista mentre si muovevano seguendo il ritmo di passi lenti e sospesi, come se fosse stata in trance. Scariche di energia color amaranto attraversavano le sue dita, mentre le crepe dello stesso colore che segnavano il suo corpo atletico si erano intensificate di luce.

Contemporaneamente, le energie negative dei combattenti di quel giorno si radunarono e turbinarono intorno alla ragazza. Il cielo sembrò gonfiarsi per l'accumulo di potere.

E Aria Blaze, guardando i due sfidanti con occhi rossi così intensi da nascondere le pupille, cominciò a cantare e una sinistra musica riempì l'aria della sera.

La sorpresa di tutto questo fu tale che Alastor fece appena in tempo a imprecare «Cosa diavolo... cosa significa?»

«Che le cose stanno per prendere una piega ben diversa.» rispose Queen Chrysalis, infastidita

Ignorando la discussione tra i due sfidanti, Aria aprì le braccia e si alzò in volo, intonando Gods And Monsters. Mentre cantava, le scariche di potere magico divennero una turbinante tempesta d'energia magica, avvolgendo anche il bozzolo in cui erano tenute le altre Dazzling.


In the land of Gods and Monsters

I was an angel

Living in the garden od evil

Screwed up, scared, doing anything that I need

Shining like a fiery beacon


You got that medicine I need

Dope, shoot it up, straight to the heart please,

I don't really wanna lnow what's good for me

God's dead, I say “Baby, that's all right with me!”


Esclamata l'ultima strofa, i bozzoli esplosero dall'interno sparando cumuli di muco ogni dove, lasciando uscire le altre due sirene. Queste si alzarono in volo come la loro compagna, tutte loro avevano le simili cicatrici rosse che si stavano aprendo sulla loro pelle.

Nessuna smise di cantare la stessa canzone per un solo istante, in una sincronia innaturale.


No one's gonna take my soul away

I'm living like Jim Morrison

Headed towards a fucked up holiday

Motel, sprees, sprees and I'm singing

Fuck yeah! Give it to me, this is heaven, what I truly want

It's innocence lost.

Innocence lost!


Una volta riunite, le Dazzling si presero per mano e rapidamente vennero avvolte da una luce rossa dal quale ne uscirono cambiate: all'apparenza erano rimaste le stesse, ma i loro capelli si erano allungati assumendo una forma simile a code che scendevano dalla nuca fino a superare le caviglie, dalle scapole lunghe ali di resina trasparente venivano agitate dolcemente mentre restavano in volo, le unghie assunsero una lunghezza simile ad artigli e infine intorno agli occhi danzava un'aura color amaranto, simile ad una lingua di fuoco.

Era la prima volta che Alastor vedeva le tre sirene riunite: Sonata era alta quanto Aria, ma al contrario di lei aveva un enorme paio di occhi viola e i capelli azzurri raccolti in una coda; Adagio invece era la più alta del gruppo, i boccoli biondi, il fisico prorompente e la pelle liscia la facevano sembrare la venere di qualche statua greca.

Fu proprio quest'ultima, sorridendo al termine della canzone, che ruppe il silenzio creato dalla loro liberazione, intonando un “la” che letteralmente squarciò il cielo, aprendo una fenditura verso un luogo buio e spoglio, pieno di spuntoni rocciosi e taglienti.

«Avete provato a fermarci, ma siamo tornate. Nessuna creatura vivente può resisterci, adesso: il vostro futuro appartiene a noi!» dichiarò Adagio, mentre si alzava in volo prima di tuffarsi nello squarcio aperto dalle sue compagne.

Sonata la seguì subito dopo; Aria rivolse un'ultima occhiata con il suo ormai ex-aiutante.

I due non si scambiarono una sola parola per alcuni secondi, ma dalle loro espressioni sembravano in grado di leggersi come un libro aperto fino nell'anima. Ma alla fine, senza parlare, anche Aria sparì dietro lo squarcio con le altre due sirene.

Vedere la ragazza sparire, per la seconda volta, parve sbloccare Alastor: «Cos'è successo?» riuscì a chiedere, dopo qualche tentativo.

Queen Chrysalis rispose mentre lo superava, come se la loro sfida non avesse più alcun valore, nemmeno per il suo ego «A occhio e croce, Aria Blaze ha liberato le altre sirene, loro hanno recuperato i loro poteri grazie alla nostra guerra e adesso stanno radunando un esercito tutto loro. Fossi in te scapperei: non riusciresti mai a resistere a quello che tireranno fuori, quando sarà il momento.»

Alastor squadrò la Regina, mentre spariva dentro a fiamme verdi sempre più intense, salutandolo con queste parole «Il cuore deve aver cominciato a saltarti qualche battito. La salivazione sparirà presto e ti sembrerà di avere dei sassi sul petto. Non voglio esserci quando inizierai a piangere. Ma se mai vorrai liberarti di tutto questo... be', sai dove trovarmi.»

Rimasto solo, Alastor avvertì gli occhi inumidirsi. Si passò il polso sulla faccia e cominciò a correre verso Ponyville, alla ricerca di un posto dove poter avvertire chi di dovere, cacciando in profondità quel rospo che gli si era incastrato in gola.


Il Tartaro poteva essere visto come la più grande cantina dell'universo, dove non solo Equestria ma l'intero pianeta gettava “i rifiuti” e faceva finta di dimenticarseli. O almeno, era questo quello che ad Aria piaceva pensare, quando le si chiedeva un parere sulla prigione mistica più grande e sicura che si conoscesse.

Se invece si fosse cercata una spiegazione più tecnica, il Tartaro era una vera e propria dimensione vuota, un universo composto da un'unica landa, che sarebbe stata desolata se non fosse stato per i monti che puntellavano il paesaggio senza fine e le sue particolari prigioni, dove non esisteva il tempo. Condannato ad una notte eterna, i suoi prigionieri non avrebbero mai più rivisto la luce del sole o della notte; tuttavia la natura magica di quel posto rendeva possibile vedere perfettamente avanti a se, come se si possedesse una torcia.

Sempre parlando molto tecnicamente, il Cerbero, la titanica creatura a guardia di questa prigione, si trovava esattamente all'ingresso di questa dimensione alternativa; posta nella più bassa profondità di una caverna a cui soltanto i sovrani dei vari regni del mondo e i loro membri più fidati potevano accedere. Perché la natura estrema di quella prigione aveva dato modo ai vari sovrani nelle numerose generazioni che si erano succedute di rispettare un altrettanto rigido accordo: soltanto i casi più estremi, le creature più pericolose e aldilà di qualunque redenzione o perdono potevano subire un castigo come quello di venire rinchiusi in una delle celle del Tartaro.

Perché venire rinchiusi voleva dire perdere ogni possibilità che il mondo reale avrebbe potuto offrire loro e diventare, di fatto, dei fantasmi; per sempre rinchiusi nelle loro celle, incapaci di invecchiare o di finire, in qualunque modo, la loro condanna.

Consapevole di tutte queste informazioni, Aria seguiva in volo Adagio aspettando che, prima o poi, avrebbe avuto qualche spiegazione: con i loro poteri era tornato anche il legame empatico che le teneva unite e quando Adagio aveva aperto una fenditura tra il mondo reale e la dimensione del Tartaro usando i suoi nuovi poteri aveva capito che lei agiva così perché aveva già un piano. Sapere quale fosse, tuttavia, era ben diverso.

Così, le Dazzling sfrecciarono in volo per molte miglia, senza interrompere il silenzio che si era creato tra di loro. Fu solo dopo qualche minuto che Aria si stancò delle insistenti occhiate che Sonata le rivolgeva e sbottò «Si può sapere che hai da guardare?»

A sorpresa, Sonata saltò in braccio alla compagna esclamando con gli occhi lucidi «Ma allora mi vuoi bene!»

Colta del tutto alla sprovvista, Aria non riuscì a schivare per tempo la mossa a sorpresa della compagna e si trovò presto legata nel suo smielato abbraccio. A nulla valse il lamentarsi, anche in maniera colorita, o agitarsi: nonostante le differenze di fisico tra loro due, Sonata poteva vantare una forza considerevole.

«Semplicemente, percepisce che tu sei felice di essere qui quanto lo siamo noi.» spiegò brevemente Adagio, la quale si era fermata a mezz'aria con le braccia incrociate a guardarle con un sorriso divertito.

La sua espressione era sincera: in quel breve istante si era formata in maniera del tutto naturale una di quelle situazioni che a loro capitavano tutti i giorni, negli innumerevoli secoli passati assieme: Sonata che con la sua allegria esuberante subiva gli insulti e le minacce di Aria, mentre lei spiegava cosa stava succedendo, facendo la parte della ragione tra le tre.

Aria riuscì a liberare un braccio dalla morsa di Sonata e, mentre usava la mano per spingere la testa della compagna lontano da lei, ringhiò «Che ne dici, allora, di spiegarci che ci facciamo qui?»

Adagio indicò intorno a se con il braccio «Il Tartaro è la prigione più grande che questo mondo conosca. Persino io non so quanti prigionieri siano stati collezionati qua dentro, nel corso degli anni. È semplicemente il luogo perfetto per organizzare il nostro grande ritorno.»

Sonata, sentita la parola “ritorno”, liberò finalmente Aria dalla sua morsa e si agitò tutta contenta «Uh-uh! Ho già in mente tutto il repertorio! Avremo bisogno di...»

«Non quel tipo di ritorno, Sonata!» la interruppero entrambe

Dopo pochi secondi in cui si schiarì la voce, Adagio spiegò portandosi una mano al ventre «La guerra che Queen Chrysalis ha mosso verso Ponyville ha riempito le schegge dei medaglioni che abbiamo ingerito con tanta energia negativa da riottenere i nostri poteri. Anzi, essendo umane, forse anche più di quanti non ne avessimo prima: un umano può ribaltare un intero palazzo con un semplice incantesimo di levitazione... immaginatevi cosa possiamo fare noi, attingendo direttamente alla fonte del potere del Caos!»

Sonata ed Aria si scambiarono un'occhiata non troppo entusiasta. Da un lato erano felici di essere tornate quelle di un tempo, ma dall'altro nemmeno loro sapevano bene cosa quei nuovi poteri avrebbero potuto fare.

Fortunatamente per loro, Adagio sembrava avere invece le idee molto chiare.

«Questo è il segnale. È giunta l'ora di fare il ritorno ad Equestria che aspettiamo da secoli!»

«Che cos'hai in mente?» domandò Aria, incrociando le braccia «Ho penato non poco per venire qui con voi... spero che ne valga la pena!»

Adagio allungò un braccio intorno a se «Osservate!» subito, milioni di finestre, simili alle celle di un alveare, si aprirono intorno al trio: in ognuna di loro si poteva vedere il riflesso di una creatura, nessuna uguale all'altra «I prigionieri del Tartaro. Migliaia, forse milioni, di spiriti malvagi che presto libereremo per farli combattere. Pony, Mutanti e Tartaro, uno contro l'altro, finché tutti pagheranno.»

«Pagheranno... cosa?» domandò Sonata

«Per anni, siamo state bersaglio di chi voleva impedirci di avere quello che ci siamo guadagnate con tanta fatica durante l'Era Oscura. Adesso, ci riscatteremo dai soprusi e dalle difficoltà che ci sono state lanciate!»

Capendo l'antifona, Sonata si allungò nervosamente il colletto della maglia. Adagio, invece, spalancò le braccia esclamando «Osservate, adesso, mentre parlo a tutti i prigionieri come una cosa sola!»

Aria e Sonata osservavano con un misto di meraviglia e terrore: erano affascinate da quello che il loro capo era in grado di fare, ma allo stesso tempo temevano che il troppo potere che scorreva nelle loro vene avesse dato la testa ad Adagio.

Lei, incurante dei pensieri delle compagne, parlò contemporaneamente a tutti i prigionieri del Tartaro, mentre il suono di incalcolabili sbarre che si spezzano echeggiò per tutta l'area «Prigionieri del Tartaro! Da quando siete stati rinchiusi qui, il mondo vi ha dimenticato; vi hanno chiuso in una gabbia come le bestie feroci che siete e hanno buttato la chiave. Ma ora, vi offriamo una opportunità. È il momento, è arrivata l'ora della vostra rivincita!»

Tutti i volti specchiati nelle fenditure aperte intorno alle sirene si voltarono verso di loro, sorpresi di quell'improvvisa voce e di quei tre volti che erano apparsi avanti a loro. Che potere dovevano disporre, per piegare i legami magici del Tartaro e manovrarlo come preferivano?

«Il mio nome è Adagio Dazzle. Assieme alle mie compagne, Aria Blaze e Sonata Dusk, formiamo le Dazzling. Ora, le sbarre delle vostre celle sono cadute e verrete presto portati nel mondo reale; la vostra ora è giunta, i vostri nemici sono spacciati.» continuò a parlare lei, guardandosi intorno come se si volesse specchiare negli occhi di tutto quell'esercito improvvisato.

«Ma badate bene!» puntualizzò subito dopo, con un tono che avrebbe fatto tremare di paura anche la terra «Noi abbiamo il potere di liberarvi, così come quello di condannarvi a pene ancora peggiori del Tartaro. Le regole per seguirci sono semplici: liberati, combatterete contro tutto quello che vi si porrà davanti. Rifiutatevi e sarete distrutti. Disobbedite e vi sbricioleremo personalmente. Provate ad aggirare i conflitti in qualsiasi modo e rimpiangerete il momento in cui si sono aperte le vostre celle. Non c'è spazio per alleanze, è lotta senza quartiere. Confido che sappiate scegliere in maniera saggia.»

Terminato, le fenditure si chiusero e il suono dei prigionieri del Tartaro liberati che ridevano sadicamente e gridavano al vento la loro alleanza alle Dazzling tuonò.

Sonata, udite quelle grida mostruose, avvertì un sudore freddo rigarle la fronte e allungò una mano verso Adagio «Dagi... non credi che stiamo esagerando un po'?»

Aria tenne le braccia incrociate e si guardò intorno riflettendo a voce alta «Pony, Mutanti e Tartaro... di Ponyville non resteranno nemmeno le fondamenta... e forse nemmeno chi adesso si trova lì...»

«Questa non è la follia dei Draconequus!» esclamò Adagio, difendendosi dalle accuse delle sue compagne «Ho già pensato a tutto, non preoccupatevi: Ponyville brucerà, ma tutti sopravvivranno a questo giorno. Non è una pazzia, è destino! È vendetta! È il palcoscenico del nostro ritorno, un ritorno che nessuno oserà mai dimenticare!»

Aria e Sonata fissarono l'amica. Nei suoi occhi non c'era la minima traccia di follia o di ripensamento: era lucida, esattamente come lo era sempre stata. Allora, quanto rancore doveva aver provato, in questi secoli, per escogitare una vendetta di questo spazio?

Con un ghigno feroce, Adagio spalancò ancora le braccia. Contemporaneamente, il suono di incalcolabili fenditure e il riflesso delle loro luci che davano su Ponyville ancora in guerra illuminò il paesaggio

«Che Equestria sia testimone. Le Dazzling sono tornate!»


Alastor, dopo aver attraversato la città in corsa, riuscì a trovare rifugio nell'ospedale, dove venne medicato: nonostante quello che aveva appena passato, aveva anche diverse ferite, contusioni e ustioni sparse per il corpo. I medici impiegarono diversi minuti per curarlo come meglio potevano e nel minor tempo possibile, saltando direttamente l'anestesia. Nonostante questo, l'umano non disse una sola parola, nemmeno quando misero i punti ai tagli più grandi.

Presto, scoprì che anche i suoi amici erano nello stesso posto, in qualche altra sala: avevano cominciato a scannarsi a vicenda, riducendosi a degli stracci. Anche se non poteva dimostrarlo, immaginava che si trattasse di Aria.

Aria.

Pensò a quel nome e, appoggiando la schiena alla parete in un corridoio, si lasciò cadere a sedere, portando le ginocchia al petto per non lasciare le gambe sotto gli zoccoli dei pony che correvano avanti e indietro.

Svuotando i polmoni in un lungo sospiro, si portò una mano sulla faccia, ignorando i muscoli che gli gridavano contro per il dolore.

«E così, la mela non brilla più, eh?»

Una voce sconosciuta arrivò mentre teneva gli occhi chiusi. Cercandone la fonte, Alastor trovò al suo fianco un pony dotato di ali e corno dal manto scuro e la criniera ondeggiante: Princess Luna.

«Cosa?» domandò semplicemente, non conoscendo l'autorità dell'alicorno

«È un modo di dire molto comune, qui ad Equestria.» spiegò lei, sedendosi comodamente di fianco a lui «Insomma, la ragazza graziosa che volevi proteggere, alla fine, non era affatto in pericolo.»

Alastor corrugò la fronte a quelle parole «Ascoltami, se pensi che...»

«Lasciami finire.» lo interruppe lei, insensibile a qualunque posa minacciosa l'umano potesse assumere. E lui, curiosamente, si sentiva incline a darle retta.

«I rapporti, devi sapere, non funzionano come nei libri o nei vostri film e telefilm! Insomma, “si amano, si odiano, poi si baciano e tutti felici e contenti per sempre”? Ma figurati! Nove coppie su dieci non stanno bene insieme già dal principio e la metà di chi si sposa si lascia comunque. Ma non mi fraintendere: l'amore, quello vero e giusto, quello che hanno coppie come Cadance e Shining Armor, o Grumpy e Matilda, esiste eccome!»

«Stai usando come esempi persone che non conosco.» fece notare, freddamente, Alastor.

Luna tuttavia rimase indifferente alle parole dell'umano e proseguì nel suo discorso «Le coppie veramente giuste sguazzano tra gli stessi guai di tutti gli altri, l'unica differenza è che non si lasciano sommergere: uno di loro, ogni volta che serve, si farà forza, si alzerà dal fango e lotterà per quel rapporto. Se questa coppia è davvero giusta, e se i fidanzati sono fortunati... uno dei due farà qualcosa.»

Dopo alcuni secondi di silenzio, Alastor chiese in un soffio «Come si fa a capire quando è giusto?»

«Questo lo puoi decidere solo tu.» fu l'enigmatica risposta della principessa, prima di alzarsi e lasciare Alastor da solo.


Circondata dai suoi seguaci più fedeli, Queen Chrysalis sbraitava ordini a destra e a manca, quando il rumore secco di due teste che si scontrano distrasse lei e chi le era incontro. Voltandosi verso la fonte, riconobbero Alastor. La Regina sorrise.

L'umano ricambiò lo sguardo con un'espressione di volontà adamantina.

«Hai accettato la mia offerta, alla fine?» domandò la sovrana

«No.»

«E allora, perché sei qui?»

«Vado a riprendermi Aria.»

  
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