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Autore: Kary91    09/01/2016    1 recensioni
[Flash Fiction (589 parole) | Missing Moment di "Catching Fire" | Leevy e i fratellini Hawthorne]
“Perché non tornano?” ringhia Rory; la paura nel suo sguardo non è meno evidente di quella presente negli occhi lucidi di Vick. “Che è successo a mio fratello?”
Leevy fa del suo meglio per non cedere all’agitazione; consola Posy, che ha affondato spaventata la testa nel suo maglione, e accarezza i capelli del maggiore dei tre fratelli.
“Gale starà bene” promette in tono di voce leggero, parlando un po’ ai bambini e un po’ a se stessa. Non ha ancora diciassette anni, ma in quel momento è lei l’adulta. Eppure, non riesce ancora a lasciare andare l’immagine angosciante del maggiore dei fratelli Hawthorne svenuto, con la schiena sfregiata e i polsi ammanettati.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Famiglia Hawthorne, Leevy, Posy Hawthorne, Rory Hawthorne, Vick Hawthorne
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Figli del Giacimento - The Hawthorne Family.'
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Premessa. Questa flash-fiction è ambientata durante “La Ragazza di Fuoco”, a qualche ora di distanza dalla fustigazione di Gale. Leevy è la vicina di casa di Katniss: la ragazza che va ad avvertire Hazelle delle condizioni di Gale e che si offre di restare con i fratellini Hawthorne fino al ritorno della madre.

 

Cento;

 

“Proviamo a contare fino a cento”.

Leevy sorride con aria stanca, e un tono di voce quasi supplicante: non sa più come combattere la tensione che aleggia nella stanza. I tre fratelli Hawthorne l’osservano inquieti, senza dire nulla.

 

 “Ci aiuterà a distrarci; e magari, prima di arrivare all’ultimo numero, vostra madre sarà tornata.”


Ci provano tutti e tre, nonostante lo sguardo di Rory sia scettico e Vick abbia le lacrime agli occhi.

 

I primi dieci secondi scorrono in fretta, poi il nervosismo torna a farsi evidente nei gesti dei due ragazzini più grandi.

 

“Non funziona” mormora poco dopo Vick, appoggiando la testa sulle braccia.

“Non funziona” lo imita Rory in tono di voce più duro, tamburellando con le dita sul tavolo.

Posy è troppo piccola per poter contare fino a 100, ma ripete ciò che hanno detto i suoi fratelli. Trasalisce, quando Rory colpisce il tavolo con un pugno.

“Perché non tornano?” ringhia il ragazzino; la paura nel suo sguardo non è meno evidente di quella presente negli occhi lucidi di suo fratello. “Che è successo a mio fratello?”

 

Leevy fa del suo meglio per non cedere all’agitazione; consola Posy, che ha affondato spaventata la testa nel suo maglione, e accarezza i capelli del maggiore dei tre fratelli.

 

“Gale starà bene” promette in tono di voce leggero, parlando un po’ ai bambini e un po’ a se stessa.

Non riesce ancora a lasciare andare l’immagine angosciante del maggiore dei fratelli Hawthorne svenuto, con la schiena sfregiata e i polsi ammanettati. Per quanto si sforzi di cancellare l’orrore di quel pomeriggio i ricordi rimbalzano all’indietro, e quando la investono i bambini se ne accorgono; notano la paura e il dolore nei suoi occhi. L’attimo dopo Leevy nota gli stessi sentimenti riflessi nel loro sguardo e si sente in colpa, per questo. Non ha ancora diciassette anni, ma in quel momento è lei l’adulta. Dovrebbe trovare il modo di scacciare la paura di Rory con qualche battuta, come ha imparato a fare qualche anno prima, durante le sue prime esperienze come baby-sitter dagli Hawthorne. Vorrebbe poter arginare le lacrime di Vick chiedendogli di raccontare una di quelle storie che – Leevy lo sa – hanno dentro una sensibilità speciale che riesce a incantare perfino gli adulti. Vorrebbe cullare la piccola Posy fino a farla addormentare, ma la tensione è tanta e li schiaccia all’altezza della gola e agli angoli delle labbra. Impedendo loro di parlare, di sorridere.

 

Così, incomincia a fare l’unica cosa che le viene in mente. Mette in atto la sola strategia che era in grado di calmare le crisi di pianto del suo fratellino durante il periodo di convalescenza.

 

“Uno…” mormora in un soffio, sedendosi fra Rory e Vick. Posy si arrampica automaticamente sulle sue ginocchia e stringe a sé la bambola preferita, nascondendoci contro il volto. “Due…”

 

Conta lentamente e con voce tranquilla, nella speranza che la calma si stacchi dai numeri per posarsi sui bambini.

Conta perché è l’unico modo che conosce per tenere a bada l’ansia e la paura.

Conta senza mai smettere di sorridere, distribuendo sguardi rassicuranti e carezze appena accennate.

 

Quando arriva al numero novantacinque, Vick ha smesso di tirare su col naso. Rory ha sul volto un broncio annoiato, ma la rabbia e la paura sono scomparse dai suoi occhi. Posy si lascia cullare aggrappata al suo collo, ma non si nasconde più dietro a Lilo[1].

 

A quel punto Leevy riesce finalmente a sorridere ai bambini senza più temere la loro reazione.

Hazelle non è ancora tornata.

Un po’ di calma, però, sì.

 

“Cento.”

 



[1] Come viene raccontato nella flash-fiction “Posy aveva una bambola” e in diverse altre storie, Lilo è la bambola preferita – se non l’unica bambola – della piccola Posy.

   
 
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