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Autore: Biboh_Biebs    09/01/2016    0 recensioni
Anastrofe: dal greco, "capovolgimento".
Michael Clifford è il più ricco, il più bravo, il più bello della scuola. Sono tante le cose che odia, in particolare Mackenzie Clark. Ma quando lei verrà a conoscenza del suo segreto cosa farà pur di farle tenere la bocca chiusa?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Michael Clifford
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Anastrofe
Capitolo primo


 
In collaborazione con imunfjxable








Si ritrovava molto spesso ad osservare gli occhi degli altri, essendo circondato da ciò. Ma quando capitava che dovesse rispecchiarsi nei suoi il respiro veniva a mancare e non riusciva ad evitare di giudicarli, e anche se diceva sempre le stesse cose sapeva di farsi male, e ogni volta sempre come la prima.

 
Si scostò con una smorfia sulle labbra ricordandosi che il tempo correva e non aspettava di certo lui, e neanche il bidello della sua scuola, che se fosse arrivato in ritardo lo avrebbe rispedito a casa e suo padre se la sarebbe presa con lui, e non voleva che suo padre si vergognasse di un figlio del genere, anche se in fondo non aveva nulla che potesse deludere un genitore.
In fretta si infilò un paio di Blue Jeans infreddolito a causa della finestra aperta, ma non ci riusciva proprio a togliersi il vizio di aprirla al mattino, si sentiva troppo soffocare. Amava in realtà rabbrividire a causa del freddo che entrava e gli penetrava la pelle, perchè solo in quel modo riusciva, appunto, a rabbrividire. Prima che uscisse da casa sua, circa mezz'ora dopo, diede un tenero bacio sulla guancia di suo padre.
"Si inizia" sussurrò, come ogni mattina da cinque anni. 
Il vento freddo gli schiaffeggiava il viso diafano, il metallo del piercing che ha al sopracciglio si era fatto così freddo che sta gelando anche sotto la pelle.
Camminava veloce, non voleva certo essere in ritardo. Il cancello della scuola era accerchiato da studenti annoiati; raggiunse in fretta il suo gruppo di amici, ma non fece in tempo a salutarli che la campanella suonò e scappò nell'aula di biologia.
Picchiettò con la penna sul banco per ingannare il tempo, sfogliava le pagine del suo libro mentre la voce pungente della professoressa Cleveland gli forava i timpani.
Si guardò attorno cercando qualcosa sulla quale scaricare tutta la sua disattenzione. O qualcuno.
Appallottolò un foglio a quadretti e lo lanciò con un calcolo di gittata perfetto -alla fine la fisica serviva a qualcosa- sulla testa mora di Clark.
Si girò non appena la carta le sfiora la pelle del collo, nuda a causa dell'alta coda di cavallo che si era fatta questa mattina. Afferrò la carta e incenerì Michael con lo sguardo, sospettava che fosse stato lui, anzi era sicura che era stato lui.
Ogni volta che Michael si comportava così con Mackenzie, lei lo trovava terribilmente irritante e ogni volta sperava che qualche professore si accorgesse di lui e che lo spedisse dal preside, ma sapeva che, su questo,  era era davvero furbo, che dal preside non ci avrebbe messo piede per mano sua. 
Facendo un breve sospiro si girò verso Michael,  che la guardava indifferente, e, approfittando di essere il centro della sua attenzione,  alzò la mano, e consecutivamente il dito medio in un gesto che fece sorridere Michael,  come a dire 'te la farò pagare'.
E un po era vero, non tollerava il comportamento di quella ragazzina insolente, Michael. Decise quindi che a lei l'avrebbe pensato più tardi e continuò a seguire la lezione, che a fine settimana c'era previsto un test al quale lui teneva ad avere un voto alto.
Sorrise quando, svariati minuti dopo, sentì la campanella suonare.  Decise che avrebbe fermato Mackenzie durante l'ora pranzo,  quanto tutti erano a mangiare,  o di corsa per far caso a loro. 
Lei sapeva le intenzioni di Michael, erano quasi sempre le stesse, e lo riteneva molto prevedibile per questo. Infatti, ore dopo, quando vide James Hamer impedire il suo cammino che l'avrebbe portata finalmente a mettere qualcosa sotto i denti, capì che Michael era lì,  dietro di lei probabilmente. 
Si girò prima che Michael la richiamasse, e come si aspettava il ragazzo era dietro di lui,  con i capelli rossi perfettamente spettinati- Michael aveva il dono di avere dei capelli che risultavano fighi anche senza l'ausilio del pettine, avrebbe dovuto chiedergli il suo segreto, magari era lo shampoo che usava oppure era solo il risultato di innumerevoli tinte -fatte anche male.
"Ti arrabbi per una pallina Clark? In genere ci metto di più a farti incazzare"
"Michael cavolo, almeno per oggi puoi evitare di rompere i coglioni? Sfoga le tue frustrazioni sessuali con qualche matricola nel cesso"
"Me le sono già passate tutte purtroppo, manchi solo tu alla mia lista" disse schioccando la lingua.
"Ma il tuo culo non è geloso della merda che ti esce dalla bocca?" Mackenzie superò l'alta figura di James e continuò a camminare nel corridoio, ma Michael fu più veloce di lei e la superò, facendola fermare.
"Siamo solo alla prima ora e già usi questo linguaggio?" la ammonì "non si fa Clark. Ti mandano dalla preside"
"Perché non ci vai tu dalla preside? Cosa c'è? Tuo padre si arrabbia se il suo figlioletto straricco, che ha soldi che gli escono pure dal culo finisce in presidenza?"
Lo sguardo di Michael cambiò radicalmente. Non gli era mai andato giù quando le persone e in particolare Mackenzie lo accusavano di essere ricco o di essere di figlio di papà. I suoi occhi si scurirono un po' e le sue pupille si dilatarono. Senza rifletterci su spinse Mackenzie con forza, forse troppa, e lei, che rispetto a Michael aveva un fisico molto esile, indietreggiò per non cadere, sbattendo con la testa contro uno degli armadietti laccati di rosso.
"Va a farti fottere Clifford" urlò corredo via.
"Io non mi faccio mai fottere, quello che fotte sono io" ribatté Michael andando dalla parte opposta senza averle prima mostrato il dito medio, gesto che non le sfuggì di certo. 
Il nervosismo,  dopo,  fu così tanto che ad intervalli si dimenticava di respirare. E lo odiava quello,  stare in certe situazioni per colpa sua, quando sapeva che lui non lo sarebbe mai stato. 
Il suo camminare fu accompagnato da diversi sospiri,  che fecero aggrottare le sopracciglia a Lea quando le fu seduta vicino, in mensa. 
Lea immaginò cosa le sarebbe potuto accadere. Un brutto voto, forse?
Ma la sua espressione era troppo arrabbiata, e si chiese se sarebbe stato il caso di chiederle cosa le era successo,  ma a quello ci penso stesso lei. 
"Odio Michael" si espresse in un grugnito poco femminile,  che fece ridacchiare leggermente Lea. 
"Non è una novità" le disse, e come risposta ebbe uno sguardo impassibile. 
"Crede di essere il Dio del mondo,  magari è il Dio degli sbruffoni.  Solo perché è pieno di soldi non ha il consenso di trattarmi così" lo disse strizzando gli occhi e passando le sue dita ossute nei capelli. 
"Magari se provi a fartelo piacere non diventerà così male" le rispose Lea. 
La bocca di Mackenzie si aprì e la guardò schoccata. 
"Non giustificarlo -disse innervosita dalle sue parole- Torno a casa, mi scoppia la testa a causa di quell'idiota" se ne andò così,  senza salutare e lasciando Lea lì da sola.
  
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