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Autore: _heartbeat_    09/01/2016    2 recensioni
C'è un momento nella vita di ogni piccolo uomo in cui ci si sente spaventati da tutto ciò che ci circonda: qualcosa di nuovo, qualcosa di strano e improvviso, la propria ombra, il buio o semplicemente il proprio passato e ciò che ne fa parte.
Regina aveva perso le sue certezze, il suo approdo sicuro e scivolava lentamente nella paura della Strega che era stata.
Emma era determinata e testarda come sempre, decisa a giocare e rischiare per dare anche alla più cattiva delle regine il suo lieto fine che a volte è il più semplice e sincero che ci sia.
------------ dal testo----------
- Regina non possiamo continuare a vivere spaventati da quello che siamo stati e che siamo, fa parte di noi ed è quello che ci rende speciali e unici.Non sei buono se non fai del male, sei buono se anche avendo fatto del male lo riconosci, lo tieni a mente e lo superi.Se ti fidi di me possiamo riuscirci insieme-
Regina era senza parole, non sapeva cosa fare, cosa pensare o dire.
-Una sola mela rossa non fa di te un mostro, Regina-
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills, Robin Hood
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fuori tirava un vento terribile a raffiche regolari che faceva muovere i fiocchi di neve più velocemente e selvaggiamente del solito sparandole contro il parabrezza della sua piccola auto gialla.
Il suo mitico maggiolino giallo, compagno di mille avventure, silenzioso testimone di grandi bevute e appassionati baci e suo sostegno morale e psicologico nei periodi di crisi.
Ecco, quella mattina il suo fidato amico era vittima del solito traffico pre natalizio che colpiva New York City e la immobilizzava sotto il suo pesante manto bianco.
Le piaceva l’inverno e tutto quello che si portava dietro.
Le feste.
I dolci.
Il camino scoppiettante e il profumo della legna.
Le cioccolate calde e il buio presto.
Il freddo e la neve e il sole che le bruciava il naso se non stava attenta.
Le piaceva tutto quanto e le sarebbe piaciuto di più se fosse stata al caldo a casa sua, a Storybrooke, con sua madre o Henry o Killian e perchè no pure con Regina.
Regina, cavolo se le mancava.L’aveva lasciati nel bel mezzo della sua crisi ed era sparita per un mese buono senza darle sue notizie.
Un po’ le dispiaceva.
Non erano amiche, non proprio, si sopportavano abbastanza e, anche se nessuna delle due sembrava volerlo ammettere, si sentivano legate tra di loro da un sottile filo invisibile che le attraeva l’un l’altra.
Si pensavano spesso e a volte erano nei sogni dell’altra ma erano troppo testarde e occupate entrambe per accorgersene.
Mise da parte Regina Mills e si concentrò sulla strada affollata.
Decisamente il traffico di New York non era previsto nella sua lista dei piaceri invernali.
Tamburellò con le dita sul volante un ritmo di una pubblicità mentre si lasciava cadere all’indietro sul sedile e si abbandonava ad un sonoro sbuffo che emise una nuvoletta di fumo grigiastro.
Erano completamente fermi da una buona mezz’ora sul ponte di Brooklyn, incastrati l’un l’altro come pezzi di puzzle che procedevano a passi di lumaca.
Tante macchine di diverso colore e grandezza.
Tante persone con un unico grande obbiettivo comune: passare dall’altra parte nel minor tempo possibile.
Si divertì ad immaginare le facce dei passeggeri, i loro possibili difetti, i caratteri, le loro destinazioni.
Ci sarebbe stato di sicuro almeno un dottore, qualche giornalista, un po’ di universitari, numerosi impiegati, forse attori e magari qualche studente ritardatario accompagnato dal padre o dalla madre a velocità supersonica.
Peccato che quel razzo fosse imbottigliato insieme a lei nell’immensa coda.
Sorrise e si sistemò meglio il capellino sopra i capelli biondi cenere.
La rilassava toccarsi i capelli da sola , un po’ meno se erano gli altri ma non si ribellava più di tanto a quelle attenzioni.
Emma Swan era così.Un uragano di elementi, emozioni, caratteri.
Un vulcano di idee con una propensione ad eruttare pari al mille per cento.
Era semplicemente se stessa e non sempre era così facile che si accettasse o che la accettassero gli altri.
Killian l’aveva fatto così come il Ragazzino ma a loro volta erano stati trattati male dalla bionda che non si era fidata.
Regina invece era un’opera in corso ed era come tale in via di sviluppo, Emma si sforzava di essere gentile e il più educata possibile ma la signora Mills non sembrava essere sempre contenta di averla dalla sua parte.
Dopotutto lei era la Regina Cattiva ed Emma la Salvatrice.Due opposti.
Le mancava Storybrooke e la sua aria familiare ma doveva rimanere a New York almeno per un’altra settimana per aggiustare le ultime cose.
Accese la radio sperando di trovare un po’ di sollievo per placare la noia dell’attesa e fu fortunata perchè in quel momento passavano una canzone che le piaceva molto.
Sorrise canticchiando e passò una mano sul vetro appannato rivelando il paesaggio grigio e bianco.
Le sembrava di essere finita in un mondo in bianco e nerro e l’unica punta di colore era il maggiolino.
La macchina davanti a lei si mosse di qualche metro trascinando l’intera fila in avanti.
Un piccolo passo per il mondo ma un grande passo per Emma Swan.
L’East River appariva più nero e impetuoso del solito, mosso dal vento che lo increspava in tante piccole onde più chiare.
Guardò l’orologio.Le nove e quarantadue.
Almeno per il momento era in orario secondo la sua tabella di marcia.
La neve non sembrava dare tregua e dentro all’auto si stava facendo sempre più freddo tanto che Emma si strinse di più nella sua giacca di pelle rossa e mosse veloce le mani tra di loro sfregandole.
Ad un certo momento il suo telefono sul sedile del pasaseggero cominciò a vibrare e lo schermo si illuminò ricevendo una chiamata.
Robin.
Strano che l’uomo la chiamasse, era a New York anche lui ma non pensava chiedesse un appuntamento.
Raccolse tutta la gentilezza possibile e mise da parte il nervosismo da guidatrice mattutina e accettò la chiamata.
-Pronto...Ciao Robin come va?- disse con un mezzo sorriso, compiaciuta dal fatto che l’ingorgo si stesse snonando.
Dall’altro lato del telefono sentì in lontananza la voce di Marian e la risata cristallina di Roland.
Erano in casa.
-Buongiorno Swan, noi stiamo bene ma non ti ho chiamato per un’amichevole conversazione.Hai tempo?-
Emma capì che era qualcosa di importante così mise in vivavoce mantenendo salda la presa sul volante.
-Quanto vuoi.Sono imbottigliata sul ponte di Brooklyn da più di mezz’ora e ce ne avrò ancora per molto.Che è successo?-
Sentì Robin prendere un respiro profondo e cominciare a parlare.
-Regina...-
-No, ti prego no.Non sono una consulente matrimoniale nè una terapista di coppia quindi i vostri problemi risparmiatemeli e risolveteveli tra di voi, io non...-
Fu interrotta dalla voce grave dell’ex ladro che sorrise.
Non la vedeva da mesi ormai.Era uscito dalla barriera e aveva come rinunciato a lei per lasciare in vita la madre di suo figlio ma non passava notte in cui non ricordasse i tratti del suo viso, il suo sorriso, il naso delicato, gli occhi neri e profondi, il suo profumo inebriante.
Non la poteva avere ma la sentiva parte di se stesso anche se lontana e non voleva che stesse male o soffrisse e c’era solo una persona che poteva aiutarlo.Emma Swan.
L’unica, secondo lui, che amasse Regina al suo stesso modo.
-Swan, aspetta, aspetta.Ascolta, non si tratta di quello che è stata la nostra storia, non è di questo che voglio parlarti.Tu sei l’unica che può aiutarmi e aiutarla.Tra un quarto d’ora nel bar vicino a casa nostra.Ti aspetto lì.Pensi di farcela?-
Emma riguardò l’ora e annuì a se stessa.
-Sì, ci vediamo Robin.Saluta Marian e Roland-
-Ciao Swan ti salutano-
Sentì in lontananza il coretto dei due unito in un “Ciao Swan”.
Mise giù la chiamata e riuscì ad arrivare in tempo all’appuntamento, dopo vari saluti, qualche chiacchiera generica sulle proprie occupazioni e aver ricevuto ciò che avevano ordinato iniziò il vero e proprio incontro.
-Quindi, dicevi di regina?- disse la bionda aggiungendo dello zucchero al suo tè alla cannella.
-Ah sì giusto...mi è giunta una voce che è stata confermata che in questo periodo non tiri proprio una bella aria a Storybrooke, non lo so, io non ci sono più e non posso esserne sicuro ma temo stia succedendo qualcosa di grosso-
Emma annuì ingoiando un sorso di liquido caldo e fissando l’uomo davanti a lei.
Sembrava invecchiato ma era sempre il solito Robin.
-Beh, da quando hai attraversato la barriera qualcosa nell’armonia della città e dei suoi abitanti si è spezzata.Non so spiegarti di preciso di cosa si tratti, è una sensazione che si avverte e credo che Regina sia la prima a sentirne il peso sulla coscienza.Pensa di essere la causa dei tuoi problemi, incolpa se stessa, te stesso e me stessa per non avere più ciò che la rendeva felice-
Robin sembrò rattristato ma quando lo aveva fatto aveva sentito il dovere di farlo.Lo aveva sentito dentro di sè e dentro Regina.
Era stata la scelta migliore.
-C’è dell’altro?-
-C’è un’aria misteriosa e sinistra tra le viuzze di Storybrooke, hai presente quando Ingrid scagliò il maleficio dello specchio? Ecco, sembra che in fondo non sia svanito del tutto.Gold sparisce ogni tre per due, inganna Belle e sembra ritornato il solito Tremotino, Killian è strano, non è più il capitano di prima e i miei genitori non sono così innocenti come credevo-
Robin alzò il sopracciglio destro come segnale di fumo alla bionda che agganciò il messaggio ed iniziò a raccontargli di Malefica e di sua figlia, e del drago, della maledizione, di quel gesto orrendo che avevano fatto i suoi e della Foresta Incantata.
-Malefica?-
Emma annuì.
-E’ a Storybrooke insieme ad Ursula e Crudelia.Sono entrate grazie a Gold ma per il momento mi sembrano innocue-
Robin annuì e per un momento capì la paura di Regina.
-Sono loro la sua paura Swan.Se loro sono qui sarà più alta la percentuale di potere oscuro sprigionato e Regina teme di esserne attratta di nuovo-
Fece una pausa e si umettò le labbra con un sorso di aranciata e continuò.
-Emma torna e parlale.Convincila a lottare per il bene e aiutala a restare sulla buona strada, ti prego, amala come l’ho amata io e come continuo ad amarla.Io non posso tornare indietro ma tu sì.Proteggila e consigliala e stalle vicino-
Emma scosse il capo fragorosamente.
Lei non amava Regina.
L’ammirava, questo sì.
La invidiava, anche questo.
A volte la odiava, vero.
E in fondo le voleva bene, certo.
Ma dire che l’amava le sembrava un’esagerazione, c’era gente più adatta che avrebbe pagato oro per amare Regina.
Ma lei non l’amava.
Ne era sicura.
-No Robin, posso fare tutto quello che vuoi ma non mi puoi chiedere di amare Regina come l’hai amata tu.Non credo di essere la persona giusta.Chiedi ad uno dei tuoi o non saprei ma io no-
Robin sorrise vedendo la prontezza con cui Emma aveva respinto il suo discorso e si compiacque del rossore espanso sulle gote della bionda.
-Swan calmati.Non ho detto che devi farci sesso e impegnarti in una relazione super seria all’istante.Volevo solo dirti che saresti il meglio che Regina potrebbe avere e poi si sa che lei non ti è completamente indifferente e viceversa.Sembrate fatte l’una per l’altra-
Emma si era fermata alla parola “sesso” associata al nome di Regina.
Raramente e solo a pochi intimi aveva confessato qualche suo strano pensiero su di lei e Regina ma non era mai stato nulla di serio o concreto.
Solo fantasia.
-Swan!..Swan!...sveglia Salvatrice.Non puoi più negare l’evidenza.Non so in che modo ma Regina ti affascina e i tuoi occhi sognanti ne sono la prova.Ti chiedo solo di starle vicino, quel che succederà succederà-
Continuarono a parlare a lungo, di New York, di Storybrooke, di Regina, di Gold.
Sembravano due vecchi migliori amici distanti centinaia di chilometri e magari separati da un oceano.
Quando Emma si rese conto che erano le dodici e mezzo si alzò di scatto e fece sbattere la sedia sul pavimento.
-Di fretta?- chiese Robin ironizzando sullo sccatto repentino dell’amica.
-In ritardo- rispose lei- Per colpa tua!-
Gli lasciò un bacio sulla guancia e fece per uscire dalla porta.
-Un’ultima cosa Swan!Perchè sei venuta via?-
Emma spostò il peso sulla gamba sinistra e si aggiustò il cappello.
-Avevo bisogno di starmene un po’ per conto mio, di cambiare aria e tornare semplicemente la Emma Swan orfanella di New York un po’ cresciuta e non la Salvatrice- rispose di getto Emma.
Robin la accompagnò alla porta e con una mano sostenne il peso della stessa.
-Non ti andava di vederla stare male?-
Emma scosse il capo.
-Volevo cercare un modo per farla stare di nuovo bene, cercavo un lieto fine che non credo di riuscirle a dare-
Il ladro sorrise e si grattò distratto la barba.
-Credo sia il momento di tornare ad essere la Salvatrice e dare il lieto fine alla più cattiva delle regine.Forse è il più facile da trovare-
Emma lo salutò annuendo e salì a bordo del suo amico giallo.Sapeva come fare per tornare, era tutto pronto e in meno di due ore si trovava davanti all’enorme palazzo del sindaco della ridente e familiare cittadina di Storybrooke.
Davanti alla piazza non c’era nessuno così lasciò l’auto in mezzo alla strada e corse verso la porta.
Bussò tre volte.Era il loro segnale.
Sentì un rumore di tacchi provenire dalla parte opposta.
-Regina, sono io- disse appoggiandosi al portone di legno- Sono tornata-
Dall’altra parte Regina tentava di asciugarsi le lacrime e riacquistare un tono di voce decente.
-Lo vedo Swan, ci hai messo parecchio.Comunque la mia vista è ancora buona, direi quasi ottima-
Emma sorrise.La affascinava l’umorismo delicato della mora.
-Posso entrare?-
-Cosa devi dirmi?- rispose la Mills.
-Aprimi e te lo dico-
-Swan, non iniziare a rompere.Ho già i nervi a fior di pelle-
Emma sospirò sedendosi su una delle sedie da giardino sotto il portico.
-Come siamo scurrili Regina-
-Come siamo fastidiose, come sempre,  Swan-
-Punto tuo.Hai ragione, ma sai a volte le persone più fastidiose sono quelle che tengono a noi non ci vogliono vedere soffrire-
Regina sbuffò ed Emma la sentì appoggiarsi alla porta.Sapeva che aveva sorriso, lo faceva spesso quando erano insieme.
-Se vuoi sapere se in questi giorni ho pianto la risposta è sì, mamma- la canzonò.
Effettivamente molto spesso Emma si sentiva più mamma di Regina che di Henry, con lei sembrava di avere a che fare con una adolescente ribelle che disubbidiva alle regole.
Si sentiva un po’ un controllore.
-Non sono tua madre ma a volte mi sembra di doverlo essere.Regina stai diventando capricciosa.Apri e parliamo seriamente da donna a donna-
La porta si sbloccò e rivelò l’esile figura di Regina avvolta in un completo celeste.
Aveva gli occhi arrossati e un sorriso triste ma sembrava andare meglio del solito.
-Ti vedo bene Mills.Malefica e amiche?-
Regina scosse le spalle e chiuse dietro di sè il portone.
-Saranno in giro ma non mi interessa e lo sai bene.Io non sono come loro intesi?-
Emma annuì e si limitò a non fare altre domande.
Con l’abbandono di Robin e la venuta del trio malefico Regina era entrata in depressione e malgrado gli sforzi di tutti non riuscivano a tirarla su di morale e farla uscire dal suo periodo buio.
-Hai voglia di fare un giro?- le domandò la bionda.
Regina sembrò sorpresa.
-Io e te?Da sole?-
Emma annuì.
-Non ti mangio mica, pensavo ti facesse piacere uscire un po’-
-Va bene- disse annuendo Regina.
Emma le prese la mano e la condusse fuori dal palazzo.Voleva rimanere il più possibile sola con lei così la condusse verso il bosco dove c’era meno passaggio.
Poco distante c’erano i resti dell’accampamento di Robin.
-Ti vuole ancora bene e lo sai- cercò di consolarla la più piccola.
-Lo so, ma finchè c’era lui mi sentivo sicura, buona, felice.Ero sicura fosse Lui...ma poi, sei arrivata tu e..,-
-...E hai distrutto tutto portandomelo via...Lo so già, grazie, e mi sento abbastanza in colpa senza che me lo ricordi ogni volta che ci vediamo-
Si sedettero poco oltre il campo e respirarono l’aria pura.
-Com’è andato il tuo viagio a New York?-
-Beh, è inverno là e fa freddo e c’è la neve, oltre a questo non ho risolto molto.Avevo in mente un piano ma non sono riuscita a portarlo a termine come avrei voluto, infatti sono qui-
Regina rise scuotendo la testa e finalmente la sua risata era vera e cristallina.Autentica e buona.
-Se sei qua ci sarà un motivo, magari è proprio questa la meta del tuo viaggio.Magari sono io la tua x del tesoro-
Emma arrossì visibilmente cogliendo l’allusione a se stessa e Regina insieme.
Forse lo era davvero.In effetti aveva lasciato tutto per tornare indietro e accontentare Robin pur sapendo che un’enorme parte di lei voleva accontentare il desiderio di vedere Regina di nuovo felice questa volta per merito suo.
-Può essere, però penso che si tratti di una Regina diversa: bella da impazzire, autorevole, donna felice e soddisfatta, coraggiosa guerriera, stronza colossale e maniaca dell’ordine e del controllo.Per il momento io non la vedo ancora ma chissà cosa potrà succedere.Magari scavndo riusciremo a ritrovarla-
Sorrise dicendo quella frase un po’ imbarazzante.Sperava in questo modo di dare la spinta a Regina.Voleva essere il suo trampolino e poi la sua medaglia.
D’oro, d’argento o di bronzo non le importava, voleva essere il suo meglio.
-Emma Swan tu sei strana, non lo so, insomma, arrivi e cerchi di dimostrarti disponibile, sparisci e non ti fai più sentire e appena torni mi fai questo discorso.Mi confondi troppo Ragazza e non capisco se sia un bene o meno-
-Lo è Regina.Fidati di me, per una volta ascoltami e vedrai che non sarà poi così difficile camminare insieme per questa strada.Storybrooke ha bisogno della sua Regina e anche la Salvatrice ha bisogno di essere salvata.Fallo per Robin, fallo per me.Non devi avere paura di Malefica, di Gold, del male o di te stessa-
Regina abbassò la testa ed Emma si affrettò ad asciugarle le lacrime con il pollice.
Al tocco della sua mano la pelle di Regina si increspò di tanti brividi e piccole scariche elettriche attraversarono i loro corpi.
Non era la prima volta che provava emozioni simili guardando Regina negli occhi o toccandola.Si sentiva incredibilmente viva e aveva caldo e sorrideva e a volte le sembrava di impazzire.
Regina dal canto suo aveva sempre ammirato lo spirito e la sfacciataggine della bionda e aveva sperato di vederla venire a bussare alla sua porta ogni singola mattina dalla sua partenza.
La faceva sentire bene, felice come faceva Robin, la faceva disperare e scatenava in lei lo spirito della vecchia Regina.
Sentiva che quelle scosse stavano accendendo la luce dentro il suo cuore nuovamente e forse in maniera anche più forte perchè Emma forse non l’amava ma la voleva proteggere dai pericoli e le voleva stare vicina e forse così le dimostrava il suo amore.
-Swan, sei un vulcano lo sai?- disse alzando la testa appoggiandola sulla spalla della bionda-Sputi fuori energia e me la restituisci per aiutarmi, sei lava vitale che crea un piccolo nuovo vulcano.Mi scompigli continuamente e credo mi piaccia questa sensazione-
Emma sembrava compiaciuta e felice.
-Lo sai perchè sono andata a New York?-
Scosse la testa-
-Sona andata a cercare il tuo lieto fine ma ho trovato una persona che mi ha aperto gli occhi e li ha aperti anche a te perchè ti vuole bene e ci vuole bene.Regina non possiamo continuare a vivere spaventati da quello che siamo stati e che siamo, fa parte di noi ed è quello che ci rende speciali e unici.Non sei buono se non fai del male, sei buono se anche avendo fatto del male lo riconosci, lo tieni a mente e lo superi.Se ti fidi di me possiamo riuscirci insieme, Regina-
Regina era senza parole, non sapeva cosa fare, cosa pensare o dire.
Voleva prendere la mano di Emma e lo fece, voleva essere stretta forte tra le sue braccia ed era stata accontentata, forse voleva baciarla ma era titubante temendo che Emma non volesse lo stesso.
-Chiudi gli occhi e pensa alla Regina che ho conosciuto all’inizio.Pensa a lei e pensa a me.Voglio vedere quel sorriso sempre su queste labbra, voglio le lacrime, certo, di felicità e di dolore ma con la consapevolezza di essere asciugate e ricordate ma superate.Regina, a volte il nostro lieto fine non è quello che tutti si aspettano e nemmeno quello che crediamo noi.E’ incredibile, imprevedibile.E’ destino.E’amore-
-Emma io...-
Emma la zittì dolcemente accarezzandole una guancia.
Regina chiuse gli occhi e sorrise ed Emma non aspettò altro.
L’avvicinò a sè e posò le sue labbra morbide su quelle di Regina assaporando ogni centimetro di quella donna.
La baciò semplicemente togliendole il fiato e facendo scomparire il tempo e lo spazio intorno a loro.
-Una sola mela rossa non fa di te un mostro, Regina- disse staccandosi.
-Swan e Mills.Un vulcano e una stronza-
Regina prese la mano di Emma e se la poggiò sulla sua come se fosse uno specchio.
-Piacere sono Emma-
-Pacere, sono Regina-
I suoi occhi tornarono per un momento neri come la notte più scura e il suo sorriso sostituito da un ghigno furbo.
Fu solo un attimo ma Emma l’aveva vista tornare a casa.
Regina c’era e non se ne sarebbe più dimenticata.
Non avrebbe più dimenticato neanche il vulcano che le stava attorno.


Note dell'autrice:
Buona sera gente:)
Questa è la prima fanfiction che scrivo nel fandom di OUAT ma le idee ronzavano in testa già da un po'.
Spero che la storia vi piaccia!
Se vi va fatemi sapere che ne pensate scrivendomi una recensione.Le critiche e i consigli sono ben accetti.
alla prossima:)
Ce!
  
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