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Autore: BabyLolita    10/01/2016    1 recensioni
Vorrei dirti quello che penso di te, ma non posso farlo. Vorrei poter esprimere liberamente i miei sentimenti, ma la nostra attuale situazione mi impedisce di confessarti tutto. Vorrei gridare al mondo quanto ti trovo stupenda, ma se lo facessi rovinerei tutto quanto.
La nostra relazione si basa su un accordo che non posso infrangere, perché se ti confessassi ciò che provo davvero, perderei tutto quello che sono riuscito ad ottenere. Perché tu hai bisogno di me, ed io ti amo più di chiunque altro al mondo.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nathaniel, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rientriamo in hotel il più silenziosamente possibile. Sappiamo che, se ci scoprissero nessuna scusa, avrebbe davvero un senso, anche se a dirla sarebbe il delegato scolastico. Ci avviciniamo alle scale e le saliamo in punta di piedi. Non appena arriviamo al primo piano lascio, a malincuore, la mano di Celeste. Lei mi osserva per un istante.
   «Baciami ancora una volta.»
   «Perché?»
   «Fallo e basta.»
La tiro e me e la bacio. Lei resta immobile, non mi abbraccia, però contraccambia quel bacio. Quando ci separiamo vedo i suoi occhi osservarmi dalla testa ai piedi, e poi mi accorgo che sta pensando a qualcosa.
   «Che c’è?»
   «Nulla, rievocavo ciò che è successo ieri. Ho bisogno di ricordare le cose per poterle scrivere. A dopo.»
Così dicendo si allontana uscendo dal mio campo visivo.
Mi lascerai mai capire a cosa pensi?
Salgo al secondo piano ed entro in camera mia. Ho giusto il tempo di farmi una doccia e cambiarmi i vestiti che sento il professore Faraize bussare alla mia porta chiedendomi una mano per controllare che tutti gli studenti siano presenti all’appello del mattino. Scendo al piano di sotto lasciando la mia carta elettronica alla reception ed iniziando a fare l’appello. Durante quella giornata, le cose sarebbero state leggermente diverse rispetto al giorno precedente. Siccome le visite guidate che dovevamo affrontare durante la giornata imponevano un numero massimo di partecipanti, e noi superavamo quel tetto, le classi sarebbero state divise in due gruppi, in base alle sezioni, ed ogni classe avrebbe fatto le visite separatamente, e ad orari diversi, in modo tale da poter vedere tutto. La cosa mi demoralizza parecchio, visto che io e Celeste siamo in due sezioni diverse, ma una parte di me si sente sollevata.
Dato che Castiel è in sezione con me, sono sicuro che non importunerà la mia ragazza.
Un brivido mi percorre la schiena.
La mia ragazza? Siamo davvero tornati a quel punto?
Inizio a sorridere come un’idiota.
Certo che sì.
Non appena tutti gli studenti rispondono all’appello ci dirigiamo verso i due autobus. Riesco ad intravedere Celeste un secondo prima che salga sul suo e, muovendo semplicemente le labbra, le dico “ci vediamo dopo”. Lei fa cenno di sì con la testa e sale. Ci mettiamo circa mezz’ora per arrivare a destinazione e, durante il viaggio, il fatto che tutti restino in silenzio mi inquieta abbastanza. Non appena scendo dall’autobus controllo che ci siano tutti, e lì mi accorgo del disastro. Castiel non c’è, non è qui con noi. Eppure all’appello c’era. Non ci metto molto a capire dove sia finito. Corro da Faraize e gli faccio notare che Castiel non è presente nel gruppo. Lui si agita ma subito chiama la dirigente. Io lo osservo nervoso e, quando lui termina la chiamata, mi dice di non preoccuparmi perché Castiel è nell’altro gruppo, deve aver fatto un errore mentre saliva sugli autobus.
Non preoccuparmi un cavolo, lo ha fatto di proposito. Lo ha fatto per stare addosso a Celeste!
Afferro il cellulare dalla mia tasca.
Devo avvisarla che… merda.
Mi rendo conto di non avere il suo numero.
Perché diavolo non ci ho fatto caso prima?!
Durante tutta la mattinata sudo freddo. Sono agitato. So cos’ha in mente Castiel, e so che è fin troppo bravo ad ottenere quello che vuole. Sono nervoso, impaziente di rientrare. Ma ho tutta la giornata davanti, e prima di questa sera non potrò far nulla. Non potrò sapere se è successo qualcosa, e se Celeste è caduta nella sua trappola, sebbene anche lei sia a conoscenza dei suoi intenti.
 
Quando finalmente è ora di rientrare sono le 19 passate. Non appena arriviamo in hotel la maggior parte dei miei compagni va a mangiare, ma io resto nella hall. Ho bisogno di trovare Celeste, e subito. Passano i minuti, ma degli altri non c’è traccia. Comincio a spazientirmi, ed il mio tic nervoso mi sta distruggendo il labbro.
   «Oh buonasera! Siete già rientrati?»
   «Si, alle 18 la nostra visita era già finita e così siamo rientrati.»
Mi volto verso quelle voci e vedo il professor Faraize parlare con la dirigente.
Sono già rientrati?
Li osservo dirigersi verso l’area bar, so che stanno andando a prendere un caffè per discutere delle loro impressioni inerenti alle visite. Non appena sono abbastanza lontani vado alla reception.
Faraize ha in camera sua l’elenco delle camere, così potrò scoprire qual è quella di Celeste.
   «Salve, vorrei la chiave della stanza numero---»
   «Buonasera, la chiave di camera sua l’ha presa una sua compagna di classe! Mi ha detto che doveva urgentemente lasciare delle cose in camera sua e quindi è salita prima di lei.»
La receptionist non mi lascia nemmeno finire la frase, ma quando capisco quello che mi sta dicendo inizio a correre su per le scale.
Celeste.
Arrivo in camera mia, la porta è socchiusa, una scarpa impedisce alla porta di chiudersi. Entro e tolgo la scarpa, lasciando che la porta si chiuda dietro di me.
   «Celeste?»
   «Ce ne hai messo di tempo.»
Sento la sua voce e mi calmo quasi subito. È seduta sul mio letto, con gambe e braccia incrociate. Mi sta fissando, e so che se è venuta da me ha bisogno di qualcosa.
   «Sai già perché sono qui vero?»
   «Diciamo che lo immagino. Ho passato tutta la giornata ad immaginarlo non appena mi sono accorto che Castiel non era con noi. Allora?» Celeste si alza e si avvicina a me. I suoi occhi non abbandonano i miei. Sono magnetici, ma per un istante vorrei non guardarla, perché ho quasi paura di quello che sta per dirmi. «Allora?»
   «Mi ha baciata.»
   «COSA?»
Sono furioso. Non sono mai stato così arrabbiato prima. Mi giro di scatto, ho bisogno di prenderlo a botte. Non avrei mai pensato di desiderare di pestare qualcuno, eppure è successo. Sto per uscire di camera mia, quando la voce di Celeste mi blocca.
   «Non vuoi sapere il resto?»
Il resto? C’è dell’altro?
   «Cosa intendi?»
   «Devi ascoltare prima tutto quello che è successo, poi reagirai di conseguenza.»
Non fa una piega.
Torno da lei. Vedo che mi fissa, allunga la sua mano verso di me e mi accarezza la fronte.
   «Non c’è motivo di alterarsi così tanto.»
   «Non sono alterato.» voglio solo ucciderlo.
   «Ah no? Allora la vena pulsante sulla tua testa cos’è? Eccitazione?»
Faccio un respiro profondo e cerco di calmarmi.
   «Raccontami cos’è successo.»
   «Quando sono salita sull’autobus e ho preso posto, lui si è subito seduto vicino a me. Ha passato tutto il viaggio cercando di rendersi interessante, ma più parlava più desideravo lanciarlo fuori dall’autobus e farlo precipitare in un burrone. Durante le visite non mi ha mollata per un solo istante fino a quando non gli ho detto chiaramente di lasciar perdere, poiché tanto non lo avrei minimamente considerato. Lui si è messo a ridere, dicendomi che non era io a decidere in questo “gioco”. Non riuscendo a capire le sue parole mi sono deconcentrata un attimo e lui mi ha preso e mi ha baciata.»
   «Tipico di lui.» se prima volevo ammazzarlo sul colpo, ora desidero torturarlo e farmi implorare di porre fine alla sua vita.
   «Si certo, peccato che quando mi sono resa conto di quello che stava succedendo gli ho tirato un pugno nello stomaco e mentre si allontanava gli ho assestato un colpo dove non batte il sole.»
Rimango allibito per un istante. Celeste continua a guardami, imperturbabile come d’abitudine.
   «Lo hai… picchiato?»
   «Penso che sia più corretto dire che mi sono difesa. Beh, questo è quanto. Hai ancora intenzione di far qualcosa a riguardo? Anche se volessi infierire ulteriormente su di lui, dubito che sarebbe in grado di difendersi visto come l’ho ridotto.»
Abbasso lo sguardo per un istante cercando di immaginarmi la scena. Mi scappa da ridere e mi porto una mano sulle labbra, non voglio che mi veda ridere per le disgrazie altrui anche se, cavolo, pensare che Celeste le abbia suonate per bene a Castiel è davvero divertente.
   «Comunque mi sorprendi sai?»
   «A cosa alludi?» chiedo ricacciando indietro le risate e tornando a guardarla.
   «Beh, ti stai impegnando. Nel tuo ruolo dico. Hai avuto la classica reazione da fidanzato. Non pensavo fossi un così bravo attore.»
   «Eh… eh già. Quando mi impegno riesco a fare bene parecchie cose.»
Ridacchio cercando di distogliere la sua attenzione da questa sua osservazione.
Se la lascio focalizzare troppo su certe cose, ho paura che riesca a capire che la mia non è una semplice finzione.
   «Comunque, c’è una cosa che vorrei chiederti.»
   «Dimmi.»
Celeste si avvicina alla mia valigia svuotata quasi del tutto. La guardo mentre osserva il suo interno per poi chinarsi ed afferrare qualcosa portandolo alla mia attenzione. La mia faccia diventa paonazza in un secondo.
   «A cosa ti servono questi?»
Mi chiede, indicando il pacchetto di preservativi che tiene in mano.
Oh, merda.
   «È colpa di Ambra. Prima di partire me li ha gettati nella valigia alludendo al fatto che non è suo interesse diventare zia così presto, poi mi ha preso in giro dicendo che, non avendo nemmeno una vita sociale, è impensabile che io li utilizzi. Devono essere finiti in fondo alla valigia e mi sono dimenticato di toglierli.»
Cerco di ridere per farle capire che non sono opera mia.
Una mezza verità anche questa volta…beh, di solito se faccio così non capisce che sto raccontando balle.
Celeste mi osserva, e poi osserva il pacco di preservativi che ancora tiene in mano e li rigetta nella valigia.
   «Tua sorella dovrebbe fare attenzione a quello che dice o a quello che ti dà. Potrebbe restare sorpresa se le sue “previsioni” non si rivelassero corrette. Ora vado, se resto qui ancora un po’ rischio di farmi beccare, e ho già vissuto l’ansia da “essere scoperti” questa mattina, non ho proprio voglia di rivivere il tutto da capo.»
Così dicendo mi saluta ed esce dalla mia camera. Io resto imbambolato a fissare la porta dalla quale l’ho appena vista uscire, mentre nella mia testa risuona ancora la sua ultima frase inerenti alle previsioni di mia sorella.
 
La mattina dopo mi sveglio di malumore. Siamo già al terzo giorno di gita e, sebbene Celeste si sia vendicata del gesto di Castiel, io sono parecchio irritato e non riesco a ritenermi soddisfatto di come si sia conclusa la faccenda.
Devo fare qualcosa.
Sono le otto di mattina quando siamo tutti radunati nella hall dell’hotel. Il programma della giornata è un’incognita anche per me ma, nonostante la curiosità del non sapere cosa faremo oggi, sono troppo nervoso per godermi qualsiasi comunicazione stiamo per ricevere. Passo in rassegna la folla e noto Castiel poco distante da me. Sta parlando con Lysandro e sembra che si sia ripreso totalmente da ieri. Mi sento decisamente irritato dalla cosa, ma non posso sbroccare proprio adesso davanti a tutti.
   «Hemm, ragazzi, potete ascoltarmi per un minuto?»
Il professor Faraize cerca di attirare la nostra attenzione. Il silenzio cala e tutti tendiamo le orecchie per ascoltare quello che ha da dirci, ma io continuo a tenere d’occhio Castiel.
   «Purtroppo il programma di oggi è saltato, poiché c’è stato un problema della struttura che dovevamo visitare. Non avendo organizzato un piano B, e dato che voi vi siete comportati bene durante questi primi due giorni, abbiamo deciso di darvi la giornata libera ma vi chiediamo gentilmente di non sparire o far danni a cose e/o persone. Vi chiediamo di presentarvi tutti durante i pasti. Se sarete corretti e puntuali sia a pranzo che a cena, noi vi lasceremo carta bianca per la giornata. Tutto chiaro?»
   «Si!!!»
Rispondiamo all’unisono e tutti iniziano ad agitarsi felici di avere la giornata libera.
Bene, direi che è l’occasione giusta per affrontare Castiel.
Cerco di raggiungerlo per dirgliene quattro, ma lui è già sparito.
Merda. Dove sei finito?
Lo cerco ovunque, ma di lui non c’è già più traccia. Irritato decido di tornare in camera mia ma, prima di farlo, ho una cosa da chiedere a Celeste. La cerco in mezzo alla gente e la vedo ferma al bar, intenta a sorseggiare un cappuccino.
   «Devo chiederti una cosa.» le dico non appena la raggiungo.
   «Sei già qui a fare richieste di prima mattina? Non potresti essere felice per il fatto che abbiamo la giornata libera?»
   «Certo che sono felice, ma ho bisogno di un favore. Dammi il tuo numero di telefono, voglio essere in grado di contattarti in qualsiasi momento.»
   «Ehy ehy, frena. Chi sei? Il mio stalker?»
   «Fino a prova contraria sono il tuo ragazzo. Quindi dammi il tuo numero.»
Non ho il tempo di rendermi conto che sto riversando su di lei l’ira che sto provando nei confronti di Castiel che ormai l’ho già trattata in modo arrogante. Lei mi fissa con aria seccata. Finisce il cappuccino e poi mi fulmina con lo sguardo.
   «Datti una calmata. Tu, tecnicamente, non sei il mio ragazzo, non sempre almeno. Vedi di toglierti dalle scatole, perché questo tuo modo di fare mi scoccia parecchio. Vattene. Non ho nessuna intenzione di darti il mio numero, non se me lo chiedi in questo modo. Quando avrai deciso di tornare quello di sempre fammi un fischio, fino ad allora, gira a largo»
Mi morsico la lingua.
Questa storia mi sta rovinando la giornata.
Celeste continua a guardarmi in cagnesco ma io non mi muovo. Restiamo a fissarci per qualche istante fino a quando è lei che, stufa di quella situazione di stallo, se ne va.
Ora si che sono davvero incazzato! Non sono il tuo ragazzo eh?! Questa situazione comincia a starmi stretta!
Mi fermo un secondo. Prendo fiato e cerco di rilassarmi.
Dio… quando sono diventato così?
Mi porto le mani sulle tempie e cerco di rilassarmi davvero. Non posso andare avanti così. Salgo in camera mia e mi infilo il costume, ho bisogno di farmi una nuotata.
 
Non appena arrivo in spiaggia mi accorgo che la maggior parte dei miei compagni ha avuto la mia stessa idea. Butto la sacca sulla spiaggia ed apro il telo da mare, distendendolo per bene. Non appena ho sistemato tutto mi butto in acqua. Passo tutta la mattinata a nuotare e questo, grazie al cielo, basta a far sfogare tutta la mia rabbia. Quando esco dall’acqua sono circa le 11:30. È quasi l’ora dell’incontro con i professori per la pausa pranzo, ed io mi dirigo verso il mio asciugamano per asciugarmi. Mentre cammino noto in lontananza Celeste. Mi rendo conto che anche lei indossa un costume da bagno. Un due pezzi bianco. Arrossisco violentemente, è la prima volta che la vedo così. Non appena mi riprendo noto che sta camminando a passo svelto e sembra molto arrabbiata. La seguo con lo sguardo e noto che, dietro di lei, Castiel la sta seguendo. Il sangue mi va al cervello e mi metto a seguirli. Quando li raggiungo, vedo che si sono nascosti dietro il bar della spiaggia. Inizio ad origliare la conversazione.
Ho bisogno di prove prima di agire.
Controllo la situazione. Celeste è quella più vicina a me, mi dà le spalle, mentre Castiel le sta di fronte. Mi nascondo subito, non voglio che scoprano che sono li.
   «Allora? Che vuoi ancora? Non sono stata sufficientemente chiara con te? Vuoi forse prenderle di nuovo?»
   «Calmati, sono solo venuto qui per mettere in chiaro le cose. Siamo partiti con il piede sbagliato e vorrei rimediare ok? Niente rancori.»
   «Non me ne frega niente di te e della tua malsana idea di appianare un rapporto che nemmeno esiste. Tu sei qui per via di Nath vero? Si può sapere che hai contro di lui?»
   «Nulla in particolare, ho solo voglia di soffiargli la ragazza che gli piace.»
   «La ragazza che gli piace? Frena badboy, tu perdi i pezzi per strada. Non abbiamo quel genere di rapporto io e lui.»
   «Oh ma guarda, la ragazzina è meno sveglia del previsto. Davvero non ti sei accorta di come ti guarda?»
Merda. Se continua così la verità salterà fuori. Devo intervenire adesso.
Sto per uscire allo scoperto quando Celeste riprende a parlare.
   «E anche se fosse? Non sono affari che ti riguardano. In ogni caso, quello che c’è tra me e lui sono cose nostre, e tu non hai nessun motivo di impicciarti. Prova a rifarlo, e la prossima volta ti colpirò così forte che azzererò tutte le tue possibilità di riprodurti.»
Mi porto una mano davanti alla bocca. Questa sua ultima frase è stata davvero d’effetto, è riuscita a zittire Castiel ed io mi sto trattenendo al massimo per non ridere.
   «Scommetto che questa volta non avrai il tempo di ribellarti.»
Non appena sento queste parole capisco che Castiel vuole prendersi la sua rivincita. Esco da dove sono nascosto ed afferro Celeste tirandola fra le mie braccia proprio un istante prima che sia Castiel ad afferrarla.
   «Basta così.»
Dico gelido, freddando Castiel con lo sguardo. Lui mi osserva, e poi un ghigno compare sulla sua faccia.
   «Ma guarda, il fidanzatino è arrivato. Che ti avevo detto?»
   «Castiel, vattene.»
Lui mi fissa in cagnesco e poi si allontana. Lo seguo con lo sguardo e, quando è abbastanza lontano, decido di prendermi la mia rivincita.
   «Ehy Castiel!» urlo abbastanza forte da farmi sentire.
Lui si gira e, non appena il suo sguardo si posa su di noi, prendo Celeste e la bacio proprio davanti ai suoi occhi. Mentre la sto baciando continuo a fissarlo.
“LEI.È.MIA.”
Castiel mi guarda male e poi si allontana. Non appena mi separo da Celeste tiro un sospiro di sollievo.
Spero che le parole di Celeste e il nostro bacio siano sufficienti, almeno per il momento.
Quando i miei occhi si posano su Celeste lei ha le braccia incrociate, e dal suo viso traspare una nota di disappunto.
   «Che ci fai qui? Mi stavi seguendo forse?»
   «No… stavo facendo una nuotata e ti ho vista camminare spedita nel tentativo di seminare quello. Per cui ti ho raggiunta. Pensavo ti servisse una mano.»
   «Non mi serviva, potevo cavarmela benissimo da sola.»
   «Oh, certo, se non ti avessi afferrata in tempo ora sulle tue labbra avresti il suo sapore, non il mio!»
Perché stiamo di nuovo litigando?!
Lei si porta una mano sulle labbra e se le accarezza. Osservo il suo gesto, e questo scatena in me la voglia di baciarla di nuovo. Mi avvicino e lei indietreggia fino a quando la sua schiena non tocca la parete del bar. Si guarda in torno, sa che è in trappola.
   «Vattene, sono ancora arrabbiata con te. Anzi, sono ancora più arrabbiata di prima.»
   «Se non mi dai modo di farmi perdonare non potrò mai recuperare. E poi non ho fatto niente di male!»
   «Niente di male?! Sei venuto da me stamattina con aria strafottente imponendomi di darti il mio numero di telefono! Non sono una bambina! So badare a me stessa! Non ho bisogno di una balia! Non ti ho chiesto di essere il mio ragazzo per farmi da tutore! Né tanto meno per farmi da stalker!»
   «Non sono né la tua balia né i tuo stalker! Devo prendermi cura di te no?! Devo farti capire cosa si prova quando si è amati da qualcuno no?! Non è questo quello che ti serve?! Non è per questo che ci baciamo e tutto il resto?!» lei mi guarda, sembra quasi spaesata. «Che poi, ora sono di nuovo il tuo ragazzo?! Stamattina mi hai detto di no, quando ne parlavi con Castiel non hai negato esplicitamente che lo fossi, ora dici che lo sono, ma ti decidi?! Io non so più che cosa devo fare con te!»
Inizio ad ansimare dalla rabbia.
Non voglio litigare con te! E allora perché non riesco a far altro?
Lei mi guarda, è confusa. Io ripenso alle mie parole, e mi sembra quasi di essermi dichiarato. Cerco di calmarmi. Devo raffreddare la situazione.
   «Scusa, è che tutto questo mi stressa. Io e Castiel… non lo so, abbiamo sempre avuto questo rapporto, ci odiamo, e più stiamo lontani e meglio è. Io ci tengo a te, te l’ho già detto. Sei l’unica persona ad avermi accettato per quello che sono, e per questo non voglio perderti.»
Lei mi guarda, ancora, e questa volta mi sembra di riuscire ad andare oltre alla sua corazza.
   «Tu…sei cambiato.»
   «Anche tu lo sei.»
   «No, non è vero.»
   «Si che è vero. All’inizio eri imperturbabile, nulla sembrava toccarti davvero. Ora invece spesso riesco ad intravedere le tue emozioni, ti stai aprendo, e forse è questo che ti spaventa.»
   «No, non è così. Sei tu quello cambiato. Prima eri sempre passivo, ora reagisci, ti arrabbi, mi tratti come se fossi una cosa di tua proprietà ed è… strano. Non… sembri più tu.»
   «E quindi? Non vado più bene?»
Queste frasi mi feriscono, ma se bisogna darci un taglio, meglio farlo prima che io giunga al punto di non ritorno. Non sei stata tu a dirmi di fissare un obbiettivo e fare di tutto per raggiungerlo?
   «Non è questo è che…. Sono arrabbiata. Tanto arrabbiata. Sono furiosa. E non sono mai stata una persona che si arrabbia facilmente ma tu… ultimamente mi fai davvero saltare i nervi.»
   «Beh, non credi sia un ottimo modo per avere del materiale su cui scrivere?»
   «Non era questo che mi interessava ottenere. Odio essere arrabbiata.»
Odi essere arrabbiata, o odi essere arrabbiata con me? Ho troppa paura per chiederglielo.
   «E adesso? Sei ancora tanto arrabbiata?»
   «Furiosa. Potrei colpirti nello stesso modo in cui ieri ho colpito Castiel. Anzi, probabilmente potrei farti ancora più male.»
La sua espressione si addolcisce, non sembra davvero così tanto furiosa. Mi avvicino ancora di più a lei.
   «Fermo lì.»
   «Sai che non mi fermerò.»
   «Oh, sì che lo farai! Se ti avvicini ancora, giuro che ti colpisco.»
   «Fallo allora.»
Mi avvicino ancora, ormai le sono davanti, le sto addosso. La sua espressione torna furiosa. Osservo le sue mani chiudersi a pugno. Sferra un gancio, ma io lo blocco. Cerca di colpirmi con l’altro pugno, ma io fermo anche quello.
   «E adesso?»
   «Nath, lasciami andare.»
   «No, non lo farò.»
Abbasso le sue braccia, annullando le sue difese. Lei cerca di divincolarsi me è troppo tardi, la sto già baciando. Sento il suo corpo agitarsi e dimenarsi sotto di me ma io non mollo la presa, continuo a baciarla. Sento che si sta arrabbiando ancora di più, ma non mi importa. Ad un certo punto sento un dolore atroce alle labbra. Mi allontano da lei. Sto sanguinando, mi ha morsicato. Sulle sue labbra, vedo tracce del mio sangue.
   «T-ti… ti avevo detto di lasciarmi andare!»
Lei si sfrega il labbro, sembra scossa da questo mio modo di fare.
   «Non importa, non sarà questo a fermarmi.»
Torno nella sua direzione e le afferro il viso tirandolo verso di me e baciandola ancora. Le labbra mi fanno male, sento il gusto del sangue, ma non mi importa. Non voglio che vada da nessuna parte. Lei è mia, e se per farglielo capire dovrò espormi totalmente, lo farò. Lei si agita ancora ma, questa volta, sembra meno convinta di quello che sta facendo. Lentamente si calma, e si lascia baciare. Quando ci separiamo lei si appoggia completamente al muro dietro alle sue spalle.
   «Sono ancora… arrabbiata con te.»
   «Si, lo so…» dico avvicinandomi un’ultima volta e baciandola ancora, mentre questo bacio sembra tornato dolce come un tempo e le sue braccia, finalmente, mi avvolgono.




Commento dell'autrice: Salve a tutti =D Come promesso, i capitoli vengono pubblicati circa 1 volta al mese (finalmente sono tornata regolare ahaha xD). Personalmente, ho adorato questo capitolo. Adoro la trasformazione che sta affrontando Nath, adoro come si stanno mettendo le cose, insomma, sto adorando scrivere questa storia (e io odio Nath! Non lo avrei mai detto! A furia di scrivere, sto rivalutando il suo personaggio xD anche se preferisco il mio a quello del gioco xD)
Beh, detto questo, spero che questo capitolo vi sia piaciuto tanto quanto è piaciuto a me! Detto questo, ci vediamo tra un mese e (anche se in ritardo) BUON ANNO A TUTTI =D
   
 
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