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Autore: Colli58    10/01/2016    4 recensioni
“In passato cedevo spesso per quieto vivere.”
Kate strinse gli occhi. “Tipo quando non sei riuscito a rifiutare l’ospitalità a Meredith nei nostri primi mesi insieme?”
Castle boccheggiò. Se lo ricordava ancora troppo bene quel suo piccolo errore.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Richard Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Achab Story'
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Castle si aggirava pigramente tra gli stand leggendo con attenzione i vari titolo dei libri esposti.
Aveva finito da poco il suo terzo giorno di fiera, il venerdì era ormai in chiusura e non era riuscito a trovare l’idea giusta per rispettare l’impegno che aveva preso con Kate. Doveva trovare qualcosa di interessante, aveva detto che l’avrebbe sorpresa quindi si doveva muovere.
Si sentiva un po’ frustrato per non averci dedicato il tempo necessario. Era il ninja dei regali, il fallimento non era contemplato. A suo favore poteva dire che si erano succedute giornate di relazioni pubbliche intense, pranzi e cene con organizzatori, sponsor, fans che avevano pagato cifre esorbitanti per sedere al tavolo con lui. Si era anche divertito ovviamente, distratto da fotografie e battute, chiacchiere con persone interessanti, autografi sui suoi libri con dediche divertenti ma niente sul seno, anche se qualcuna aveva richiesto tale performance.
Alcune situazioni erano arrivate al limite dell’imbarazzo soprattutto dopo qualche bicchiere di un buon vino rosso. Non per sé, la sua regola ormai era quella di non deragliare e non c’era nessun binario su cui valesse la pena di farlo più della donna che lo attendeva a casa.
La Black Pown sfruttava ogni possibilità sulla sua immagine visto quante cosa organizzava Paula senza informarlo! Erano state giornate piene alla faccia di quella stronza di Gina che sosteneva che i suoi fans lo stavano dimenticando.
Fare public relations gli si confaceva, era un ottimo affabulatore e sapeva vendersi bene, come si sentiva a suo agio a stare in mezzo a persone che lo idolatravano. Chi non amava essere circondato dalla propria fama? Però c’era sempre qualcosa di spiacevole se pensava alle burattinaie dietro a tutto quello.
Infelice da pensare perché ovviamente per lui era stato comodo lasciare che Paula e Gina si occupassero di tutto. Il suo cervello era stato occupato a fare tutt’altro che curare i propri interessi, ma non era più così sicuro che fosse il caso di perseverare. Paula aveva sempre avuto molta pazienza con le sue follie, doveva dargli merito, adesso però era meno coinvolto in quei giochini.
Non era un problema lasciare che fossero le donne della sua vita a dettare regole: la sua cerchia ristretta era praticamente perfetta e le amava incondizionatamente.
Il ruolo delle donne della Black Pown era stato relegato alla semplice attività lavorativa ed era più che giusto.
Così per quella sera aveva deciso di stare solo a cena, facendo saltare le trame che Paula aveva tessuto nella giornata. Aveva annullato gli appuntamenti asserendo che voleva stare per conto proprio perché non stava bene, scusa efficace fin dai tempi dell’asilo. Non desiderava facezie per ingraziare qualcuno quella sera, solo sé stesso ed il suo smodato desiderio di tornare a casa.
Doveva anche portare a termine la missione di trovare un regalo speciale per Kate.
Non c’era molto tra cui scegliere. Aveva dato un bello sguardo alla gioielleria dell’albergo ed era stato un errore, idea troppo banale e pure sgradevole: gli uomini d’affari acquistavano in quegli shop pensierini per amanti occasionali e qualcosa da portare alle mogli pensando così di mettersi la coscienza in pace.
Non c’era nulla per lei.
Aveva deciso di regalarle un solitario il giorno in cui avrebbe messo al mondo il loro primo figlio. Lo aveva pensato fin dal principio, lo aveva cercato e persino già acquistato tanta era la promessa che aveva fatto a sé stesso, nascondendolo accuratamente. Si trattava comunque di un’occasione differente.
C’era bisogno di qualcosa di accattivante, divertente e non certo tirarsi addosso i sospetti della sua detective. Ovviamente il posto era sprovvisto di uno shop per neonati. Se solo fosse stata una convention di fumetti, allora poteva trovare tutine per i bimbi disegnate a mini divise di star trek, dei minions e una serie di cosine adorabili.
Guardò l’orologio e si accorse dell’ora. Gli stand del suo padiglione stavano chiudendo e lui si diresse pensieroso verso il transetto che collegava il centro congressi all’albergo in cui risiedeva. Voleva bere qualcosa e rilassarsi. Poi cenare, magari in camera al telefono con Kate.
Si erano sentiti molto. Lei aveva lavorato fino a tardi quasi tutte le sere riuscendo a ritagliarsi momenti per loro, guardandosi a vicenda nello smartphone, giocando con selfie e con inquadrature… piccanti.
Si erano comportati come due ragazzini, eccitabili e troppo distanti per poter concludere un unione che entrambi sembravano bramare in modo sconsiderato. Sognava di accarezzarla in ogni modo possibile, dal più casto a quello più proibito e poi… c’era tutto il resto. Lei era stata troppo brava a provocarlo. Gli sovvenne che quella sera doveva limitarsi, Kate aveva invitato Lanie a casa, un evento che ormai accadeva di rado se si escludeva la cena di sabato sera. Per qualche inspiegabile ragione Lanie e Kate avevano diradato le loro serate a due, non credeva fosse colpa sua, non era mai stato contrario. Lasciarle sole le avrebbe fatte chiarire, sempre che ci fosse qualcosa da chiarire, in fondo sembravano comunque in sintonia. Donne: creature complicate.
Si fermò e si girò verso uno degli specchi appesi alle pareti del passaggio. Si sistemò i capelli e si fece serio. Osservò la propria espressione allo specchio. Chiuse gli occhi e penso a Kate, se la immaginò davanti con i capelli sulle spalle e sorriso nervoso di chi si aspetta un discorso importante ma teme le parole che sta per sentire. La proposta di matrimonio e il suo stupore. Adorabile, dio quanto era stata assurda e sconnessa la sua reazione. Riaprì gli occhi e si guardò. Rimase a bocca aperta per la sua stessa espressione. Il ragazzo che aveva sempre visto nello specchio era scomparso e c’erano un paio di occhi che lo guardavano con intensità, quelli di un uomo affascinante senza dubbio, ma con qualcosa in più. Kate gli faceva quell’effetto ed era per lui una conferma di quanto già aveva detto a Kate il martedì prima.
Si passò la mano sul viso, spostandosi i capelli dalla fronte. Un inserviente gli chiese se stesse bene. Annuì e sorrise senza aggiungere altro. Stava bene, voleva solo tornare a casa.
Arrivò perso nei propri pensieri al bar della hall, si appoggiò con i gomiti al bancone salutando il barman.
“Un bourbon” ordinò. Diede il numero di camera in cambio del bicchiere e poi si diresse verso la saletta dove sprofondò in una comoda poltrona buttando l’occhio su alcune riviste.
Sorseggiò con calma il suo alcolico pensando al da farsi: salire in camera, doccia, sms a Kate, poi cena.
La rivista che aveva preso non conteneva articoli interessanti, molto gossip su starlette della musica e dei reality show. Lesse del nuovo romanzo di Connely, senza impressionarsi ma provando un po’ di gelosia, era sempre molto produttivo.
Le Jimmy Choo color oliva di Paula comparvero nel suo campo visivo.
“Paula, sono di un colore strano!” Esclamò additando le scarpe con un sorriso teso, alzò la testa verso di lei. Le fece cenno con il suo bicchiere di bourbon e le indicò di sedere.
“Ricky non è che cambieresti idea? Gina non ha gradito la tua defiance.” Sedette di fronte a lui e lo guardò con il solito atteggiamento superficiale.
“Ricky ha bisogno di staccare.” Esclamò con sarcasmo. “Può andare bene per il pranzo di chiusura, prima di prendere il volo per New York?” Posò il bicchiere e si sporse verso di lei.
Paula fece una smorfia. “Perché la fai tanto difficile? Rick… è il tuo lavoro.”
“Non so se l’hai notato ma lo sto facendo, voglio qualche ora per me.”
“Sei da troppo fuori dal giro, ti stanchi presto!” Valutò. Il sarcasmo stava prendendo il sopravvento.
Richiamò l’attenzione del cameriere e si fece portare un drink. Castle rise.
“Paula, perché non dici quello che, con molta probabilità, sei venuta a dirmi controvoglia ma su preciso ordine di Gina?” Gli fece l’occhiolino. “Ci conosciamo da troppo perché tu mi sorprenda con un discorso sulla professionalità.”
“L’ultima volta ci ho rinunciato perché eri troppo ubriaco. Las Vegas… 9 anni fa.”
“E’ passato così tanto?” Fece un ghigno. “In ogni modo non mi sono forse comportato bene in questi giorni? Non ho forse sorriso e sono stato disponibile con tutti?” Castle la fissò e Paula si sentì vagamente a disagio.
“Ho la mascella da portare in riabilitazione.” Castle mosse il mento facendo scrocchiare la mandibola.
“Hai fatto tutto da manuale, devo ammetterlo.” Rispose sorseggiando il suo drink. “Non so cosa hai fatto a Gina ma lei è un tantino alterata con te. Lo hai notato?”
“Oh!” Replicò Castle divertito. “Non te lo ha detto…” Gongolò sfacciatamente. “Forse era uno smacco per il suo ego?”
Paula scosse il capo. “Sei sempre stato il suo giocattolino preferito, cosa è cambiato?”
“Ho rubato il telecomando e ho imparato a dirle di no.” Sorrise sornione e poi tornò ad appoggiarsi alla sua poltrona.
“E non fingere con me Paula, lei ti ha mandato qui a controllarmi perché vuole sapere se io sono corruttibile una volta lontano da mia moglie.” Si passò una mano tra i capelli.
“Le due gemelle prosperose, Milla e Asia, erano al mio tavolo per essere un’esca?
“Rick, il tuo ego sta straripando.” Esclamò Paula con un sorriso schifato.
“Lo dice spesso anche mia moglie.” Paula lo fulminò con lo sguardo. “Ecco, reagisce così anche lei… Solo che poi le faccio il solletico e se la posso baciare passa tutta la sua irascibilità.”
Castle posò il bicchiere e scosse il capo. Alzò gli occhi su di lei e li strabuzzò. “Hai fatto di tutto per sbattermi addosso donnette in questi ultimi due giorni e non negare che più di metà di quelle telefonate che hai fatto erano con Gina. Non sono più un pivello, so quando stai facendo rapporto e riesco a capire se state cercando di manipolarmi.”
Paula lo squadrò. “Tu?”
“Ti faccio presente che ho un nuovo, meraviglioso insegnante di difesa contro le arti oscure che mi aiuta ad aprire gli occhi su certe faccende che mi riguardano.” Occhieggiò divertito e lei sbuffò.
“Senti Gina vuole che per le undici tu vada a cena con alcune persone. Non è niente di nuovo, che cosa ti costa?” Sbottò.
“Qual è l’obbiettivo di Gina?” La prese in contropiede. Paula non si pronunciò ma rimase fossilizzata ad osservare l’andirivieni nel bar con espressione dubbiosa.
“Allora te lo dico io. Non farò il cretino con nessuna donnicciola di facili costumi. Non mi farò fotografare in atteggiamenti discutibili per fare il gioco di Gina e mettere in discussione il mio matrimonio.” 
Paula espirò tesa.
“Un punto per me!” Esclamò Castle prima di adombrarsi.
“Questi mezzucci sono vecchi come il mondo e non ho alcuna intenzione di cascarci. Anzi, se Gina non la pianta, e qui entri in gioco tu, vado direttamente con il mio legale dal direttore. Dillo a Gina, deve cercare di lasciarmi in pace e tenere il naso fuori dalla mia vita privata perché il prossimo passo sarà una denuncia per molestie e tentata estorsione.” Lo sguardo dello scrittore aveva perso ogni sfumatura di ironia. Non avrebbe tollerato altro. Aveva avuto solo un sentore di quello che stava accadendo e tendendogli una banale trappola, Paula c’era caduta con tutte e due le sue Jimmy Choo dal colore andato a male.
La donna rimase in silenzio per alcuni minuti. “Si può sapere cosa vuole veramente da te?” Chiese infine eliminando qualche strato di fedeltà incondizionata alla sua datrice di lavoro.
Castle si prese un sorso di bourbon. “Lo chiedi a me?” Disse facendo una smorfia.
Paula sbuffò.
“Non tornerò mai da lei. Paula. So che Kate non vi piace e che non ha bisogno di voi e delle vostre promesse di fama, quindi non la potete gestire a vostro piacimento. Vi sconsiglio di farvela nemica, vi farebbe nere.” Paula deglutì.   
“Allo stesso modo vi sconsiglio di fare incazzare me. In questo momento sono solo vagamente alterato.” Strinse gli occhi e fischiò a tono basso. “Questo è il momento di fermarvi.”
“Ok Ricky. Ho capito.” Paula si alzò sistemandosi la gonna stretta con calma.
“Stanne fuori almeno tu.” Sottolineò Castle guardandola. La donna si volse verso di lui con un sorriso.
Annuì espirando. “Ho sempre pensato che Gina sbagliasse con te, già da quando vi siete sposati. Sicuramente tua moglie è una donna molto interessante, più di qualsiasi altra tu abbia mai frequentato. E ti sbagli, a me lei piace.” Castle sorrise, stupefatto. Paula era sempre stata la spalla di Gina quindi non immaginava che avesse un opinione così discordante di Kate.
“Ne hai viste molte…”
“Io avrei lavorato sulla coppia, sulla immagine di te e la detective. Credo possa funzionare molto bene.” Aggiunse Paula incrociando le braccia.
“Sono d’accordo. Kate non può mettersi in mostra, ma è la mia musa e non hai idea di quante persone mi hanno chiesto di lei in questi giorni! Per molte di loro è una storia interessante quanto quelle che scrivo, è romantica e ha il fascino di qualcosa di proibito.” Valutò Castle seriamente.
“Comunque è vero che sei cambiato.” La sorpresa animò nuovamente il viso dello scrittore.
“Credo in meglio, sì.” Aggiunse Paula. “Mi devi un favore.” Si voltò, raccolse la sua borsa ed estrasse il cellulare. Fece un cenno di saluto e se ne andò lungo il corridoio che portava alla sala ristorante. Probabilmente avrebbe chiamato Gina e forse avrebbe parlato in sua difesa.
Sbuffò. Guardò il telefono reprimendo il desiderio di chiamare Kate. Che cosa poteva raccontare quella sera? Non voleva darle preoccupazioni. Era meglio lasciarla in pace a godersi la sua cena con Lanie.
Lui avrebbe bevuto un altro drink, si sarebbe semplicemente rilassato. 
“Buonasera.” La voce a lui nota lo fece trasalire. Si voltò per incrociare il volto dell’uomo che lo aveva salutato. Sorrise ad un’espressione sincera che già in passato gli era stata amica.


Lanie sorseggiava il suo bicchiere di vino rosso camminando lentamente nel soggiorno del loft. Si stava godendo quel luogo come ogni volta che vi metteva piede. Era di indubbia classe e con la personalità dello scrittore impressa un po’ ovunque nelle cose. Kate aveva aggiunto parti di sé stessa con oggetti, quadri, tappeti e colori. Secondo il suo parere la quota di Kate sembrava minore, ma il suo tocco c’era e lei probabilmente amava così tanto la vita che il marito gli aveva donato tanto da non farne un problema.
L’ambiente l’aveva accolta come propria componente.
Avevano chiacchierato un po’ di tutto appena l’aveva raggiunta, l’aveva inondata di domande sul suo stato, la sua salute e le nausee. Si erano date appuntamento lì perché Kate aveva evidente bisogno di calma, al distretto era stata iperattiva, nel pieno della sua attenzione, ma il pallore tradiva il malessere del suo stato. Non se ne curava ovviamente, inutile organizzare qualcosa fuori perché era bene che dopo la loro cena la sig.ra Castle andasse a riposare tranquilla nel suo letto.
Kate posò sulla tavola alcune pietanze.
“Quante cose sane dolcezza.” Disse osservando le insalate a base di frutta e verdura di contorno a carne ben cotta. Aveva portato le salse a suo uso e consumo, evidentemente certi aromi infastidivano il suo olfatto. In gravidanza era un fatto risaputo e Lanie sentì ancora quel piccolo moto di gelosia.
Kate si asciugò le mani con un canovaccio. “Vedermi vomitare non è un bello spettacolo.”
Lanie rise. “Non sarebbe la prima volta.”  Allungò una mano e roteò il dito minacciosa. Kate rise guardando il soffitto. “Erano altre serate Lanie. Non provocare.”
“Sono qui per questo.” Si scambiarono un’occhiata d’intesa.
Sedettero a tavola una volta che tutto fu pronto.
“Allora come vanno le cose tesoro?” La incalzò Lanie. “Ti vedo così poco ultimamente.”
Kate annuì. “Vero, sto passando un periodo difficile al lavoro. Ho… scelto di provare a fare il concorso per ufficiali e la Gates mi ha appoggiato. Così sono stata un po’ sotto pressione nell’ultimo caso.”
Lanie sgranò i suoi occhi scuri. “E’ una grande notizia questa! Tu sei fatta per far strada.” Le disse sorpresa e felice per lei. “Quando aspettavi a dirmelo?”
Kate deglutì. “Ma come, la lingua più veloce del distretto non ti ha informato?”
“Javier lo sa?
“Dovrebbero ormai saperlo tutti al dodicesimo. Qualcuno sta perdendo colpi.”
Lanie si mosse sulla sedia. “Lo sai che non ci frequentiamo più.” Rispose mordicchiando un grissino. “Sono passata oltre da un bel pezzo ormai.”
“A modo tuo. Come si chiamava l’ultimo?” Fece finta di pensare e Lanie le gettò addosso il tovagliolo.
“Piantala, non sono tutte fortunate come te.” Rispose.
La guardò con aria stizzita per alcuni secondi e poi scoppiò a ridere. Kate le rese il tovagliolo allo stesso modo dell’andata e scosse il capo.
“Tu sì che sei comprensiva…”
Le risate delle due donne risuonarono nel loft. Spettegolarono di Lanie e delle sue conquiste ricordando i tempi passati.
Era stata sempre vivace, amava gli uomini focosi. A modo suo era delusa dal non aver trovato quello giusto, ma non stava drammatizzando. In alcune frasi Kate percepì la sua ansia, avrebbe voluto che le cose con Javier potessero funzionare ma entrambi avevano scelto vie diverse e meno impegnative. Spaventava pensare di dedicarsi in esclusiva ad una sola persona, ma come poteva essere gratificante se ci si imbatteva nella persona giusta.
Lanie era stata una sognatrice, aveva desiderato un futuro e un uomo che le potesse dare una famiglia. Il tempo aveva invertito le loro posizioni con un bel po’ di ironia.
“Lo sai che non ci sto veramente male vero tesoro?”  Lanie tranquillizzò Kate la guardava con tenerezza.
“So che non è così che volevi che andasse.” Replicò Kate. Fece un cenno con la testa e Lanie alzò una mano minimizzando.
“E’ vero, però tu ne avevi più bisogno di me. Eri un soggetto a rischio…”
Kate strinse gli occhi. “Ho vinto la medaglietta per essere fuori da guai da due anni?”
“Non sono io a vivere in un loft a Soho con uno scrittore milionario, quindi non ti lagnare ora.”
“Ti piace farmelo notare vero?” Sottolineò basita.
Lanie espirò guardandosi intorno. “Da morire. Quando sono qui non ne posso farne a meno perché sono innamorata di quel caminetto.”
Kate gli mostrò una linguaccia sbarazzina. “Rick non te lo farà portare via.”
“E poi sono sempre stata una tua sostenitrice.” Lanie la punzecchiò.
Kate le spinse davanti la pirofila con l’insalata. “Sapevi anche mettermi addosso dei gran dubbi.”
Lanie sbuffò. Scambiò con l’amica uno sguardo di comprensione. “Niente di personale.” Si scusò.
“Chissà cosa aveva immaginato la tua mente contorta per me… Bada che con Castle ho sentito di tutto devi essere brava, molto brava.” Le puntò addosso il dito.
“Taglio a pezzi cadaveri per vivere, forse l’immaginazione non è il mio forte.”
Kate le regalò un’occhiataccia. “Non stai rispondendo.”
“Perché lo vuoi sapere?”
Kate ci pensò. “Per sapere quanto mi consideri fortunata nella tua scala personale?”
“Cavolo, Kate, mi hai spiazzato.”
“Puttanate Lanie. Sputa il rospo.”
Le due donne risero di nuovo.
“Mi avrebbe sorpreso persino un flirt.”
“Lanie...” Cantilenò Kate impaziente.
Era un’amica onesta quindi era interessante conoscere il suo pensiero.
“Avevo scommesso contro di voi ai tempi di Montgomery. Pensavo che non avresti mai preso la palla al balzo, ti ho visto buttare occasioni a raffica.”
Kate annuì. “Pensavi avrei rovinato tutto.” Era stato un momento così difficile, lui c’era già nella sua vita e lei non lo voleva ammettere. Ricordare quei tempi la faceva sentire strana ma aveva detto sì alla vita alla fine. A Rick, alla vita, ad un’occasione di essere felice che finalmente aveva accettato.
“Pensavo che non saresti riuscita ad avere qualcosa da rovinare…” Rimarcò Lanie con decisione.
“Oddio, so di essere stata un vero disastro, ma così…” Risero di gusto e brindarono all’ironia del destino.
Lanie ondeggiò il capo come suo solito. “Poi all’improvviso siete diventati inseparabili.”
Kate posò la forchetta che aveva in mano. “Cosa?” La guardò con serietà.
“Eccoti qui, sposata da ormai quasi due anni e incinta di un principino.” Ammise con dolcezza.
“In un palazzo… pieno di romanzi gialli.” Aggiunse Kate con fare drammatico.
“Ehi, signora Castle dacci un taglio…” Sottolineò Lanie e Kate sorrise.
Seguirono molte risate divertite e gesti scaramantici.
Lanie si pulì la bocca e si prese un nuovo sorso di vino.
“E Castle? E’ ad una di quelle fiere dove tante donne cercano di…” Mosse la mano in modo vezzoso.
Kate espirò. “Sotto controllo. Il problema non è lui.”
Lanie sgranò gli occhi. “La signora Botox?” Kate annuì semplicemente socchiudendo gli occhi.
“Incastrala, mettila in galera e butta via la chiave.”
“Mi piacerebbe tanto.”
Le dava così fastidio Gina? Dopo la partenza di Rick si era sincerata che lei fosse al lavoro in ufficio. Non si sentiva a suo agio a controllarla, se Rick l’avesse sorpresa a farlo ne avrebbe riso o si sarebbe adirato?
Covava un sordo rancore per lei.
“Ho fatto una stupidaggine l’altra mattina…” Ammise vergognandosi, ma a qualcuno doveva dirlo.
“Avanti, racconta…” Lanie sembrò anche più curiosa.
Kate sospirò in imbarazzo. “Ho chiesto a Karposky di controllare che Gina fosse in ufficio mentre Castle partiva.”
Lanie la fissò divertita. “Cos’hai fatto? Spiona!” La prese in giro.
“Martedì è tornato così snervato dalla casa editrice per colpa di quell’arpia… Lo tormenta e non lo sopporto. Ha ancora qualche mira espansionistica su di lui.”
“Stai scherzando?” Kate negò.
“Non so perché si è fissata di rivolerlo…” Kate sbuffò “Non ti sembra assurdo insomma… lo ha tradito!”
Non era una cosa che poteva ignorare, ci poteva convivere se Castle tornava a casa sereno da un incontro di lavoro e non come era successo martedì sera.
Lanie scosse il capo. “Non può essere vero! La seconda volta però è stato lui…”
Kate si mosse sulla sedia, aggiustando la sua posizione per sentirsi meno infastidita. “Continua col ricordarmi gli errori che ho commesso! Mi aiuta.”
La gravidanza la rendeva più permalosa, almeno questo parve a Lanie che sbuffò. “L’errore è stato di Castle, non tuo. Poi si è ripreso bene.” Le fece l’occhiolino.
“Dice che è cambiato e che è diventato l’uomo che voleva. Castle non è cambiato…” Valutò Kate pensierosa.
Lanie mise una mano su quella di Kate. “Tu forse non lo vedi.”
Basita Kate scosse il capo. Allungò una mano. “Cosa intenti? Insomma è il solito Castle, ama giocare a videogames, continua a credere negli alieni, adora la fantascienza, è un vero geek e va matto per le spade laser…”
“Parliamo di sabato sera tesoro, vuoi?” Lanie la fermò con un sorriso.
Kate attese che lei continuasse annuendo con il capo.
“Castle è stato divertente, folle come suo solito e le vostre feste sono sempre grandiose, ma con te… Non aveva occhi che per te! Ti teneva per la vita, ti sfiorava le spalle, la testa. Ti abbracciava continuamente. E come ti guardava… Ogni donna avrebbe voluto quello sguardo su di sé dal proprio uomo. La cosa che ci ha un po’ sorpreso tutti è la naturalezza con cui glielo lasciavi fare.”
“Tutti?”
“Ah ha…”
Kate espirò sorpresa e cercò di ripercorrere i momenti di quella serata.
Lanie aveva ragione, lui era stato adorabile, avvolgente e premuroso come sempre. Una splendida serata che chiudeva una settimana sicuramente meno felice.
Poi Castle l’aveva portata al mare, amata e coccolata. Avevano discusso ed aveva trovato non solo un punto di incontro ma anche due nomi meravigliosi per il loro bambino. Avevano fatto sesso in modo straordinario ed erano tornati a casa più sereni e più innamorati che mai.
“Avendolo accanto ogni giorno non riesci a vederlo, ma si nota eccome il cambiamento.” Lanie strinse dolcemente la mano dell’amica, commossa da quelle parole.
“Fin dal primo momento in cui gli ho detto di volere un bambino lui… ah…” La voce gli si ruppe in gola. Lui l’aveva letteralmente venerata. Le sue cure, le sue premure gli erano sembrate una cosa normale ed invece quella notizia l’aveva cambiato. Lui stava prendendosi tutte le responsabilità di marito e padre. Non ne era sorpresa, lo conosceva, ma non aveva immaginato che il suo modo di essere fosse così diverso agli occhi dei più. Ne era anche più orgogliosa.
Aveva visto la sua fragilità davanti alle ombre del suo passato, la sua determinazione nel difenderla e proteggerla.
“State vivendo un momento magico. Deve essere splendido.”
Kate inspirò. “E’ sempre molto coinvolgente. Mi inonda di attenzioni…” Fece una smorfia ma non trattenne il sorriso.
Lanie attese e Kate afferrò il suo bicchiere di acqua tonica.
Quante avventure avevano vissuto insieme, lui era stato la sua ancora di salvezza e continuava ad esserlo.
“Lui ha sempre detto che la nostra è una grane storia d’amore, grazie al fatto che abbiamo passato ogni genere di sfida.”
“Ci credo.”
“Non è sereno al cento per cento e lo capisco. Premuroso e… fragile in alcuni casi.” Sospirò.
Guardò Lanie arrossendo di nuovo.
“Anche per lui è una bella sfida, sono passati anni dalla nascita di Alexis.” Mormorò l’amica.
“Già...” Si girò verso la cucina, si alzò e si diresse al bancone cercando qualcosa. Dissimulò il suo imbarazzo spostandosi i capelli dal volto senza guardare Lanie in faccia.
“Voglio essere in grado di renderlo orgoglioso. ”
“Tesoro non dire stronzate ok? Sarai stupenda. Un po’ dura ma stupenda.” Le intimò di mettere da parte i dubbi. “Piuttosto avete iniziato a scegliere i nomi? Comprato quelle adorabili tutine da neonato?”
Kate rise spiazzata. Lanie si stava facendo in quattro per farla sorridere e l’ultima cosa di cui voleva parlare era Gina ed i suoi atteggiamenti fuori luogo.
“Gli ho chiesto di portarmi qualcosa al suo ritorno, chi lo sa… Comunque niente acquisti per ora, aspettiamo di conoscere se sarà maschio o femmina. Castle punta su maschio, ne è convintissimo.” Pensare ai loro discorsi in camera da letto la fecero desiderare che il suo uomo potesse essere lì in quella notte per perpetuare la tradizione dei sussurri nel buio.
“Abbiamo trovato due nomi papabili. Ma è ancora tutto in forse…” Aggiunse Kate. Lanie fece una smorfia.
“Quindi non intendi farmi delle anticipazioni.”
Kate annuì decisa. Guardò l’amica con aria divertita.
“Ed io che volevo soffocare in tonnellate di zucchero e peperoncino.” Le sgranò gli occhi. “Proprio così, zucchero rosa shock e peperoncino rosso sangue.”
Kate rise di gusto.
“E’ un casino. Ci sono giorni che fluttuo tra le attenzioni di Rick e quelle di tutta la famiglia, altre in cui non so se sarò in grado di fare tutto e annaspo in ufficio buttandomi a capofitto in ogni cosa possibile. Lavoro a testa bassa per evitare di pensare a quello che mi aspetta…” Disse trovando il modo di sfogarsi.
Lanie la invitò a continuare.
“Amo Rick come non mai. So che lui sarà sempre accanto a me e mi sento così fortunata. E poi giochiamo, stiamo meravigliosamente… anche in quel senso.” Kate si morse le labbra. “Mi ha regalato due e-book. Il primo è una guida ai nomi. Il secondo…” Occhieggiò facendo capire all’amica che cosa intendesse dire.
“Wow, siete così caldi? Non sono diventati due gemelli vero?”
“Guarda tu stessa…”  Andò fino alla scrivania di Rick e prese dal cassetto le immagini dell’ecografia.
Le mostrò orgogliosa quelle piccola creaturina che cresceva dentro di lei.
Lanie le guardò attentamente. “No, hai ragione, è uno solo.” Valutò.
Kate aveva gli occhi lucidi, emozionata. “Contavo sulla professionalità del mio ginecologo.” Aggiunse con un velo di sarcasmo.
“E il nostro fagiolino…” Kate passò dolcemente le dita sopra quella piccola sagoma.
Lanie accarezzò la spalla dell’amica con gentilezza. “Sarà un bambino stupendo.”
“Siamo stati negli Hempton’s domenica. Una piccola fuga per noi soli. Abbiamo parlato di tante cose sdraiati su una montagna di cuscini e coperte in soggiorno, davanti al camino…” Mugolò al piacere che quel ricordo le procurava.
“Da film.” Suggerì Lanie. “Questo è zucchero!”
Ok, come la invidiava ora. La casa al mare era un altro optional che il suo lato venale non riusciva a ignorare, ma quel genere di romanticismo era impareggiabile.
“Lo so è patetico vero? Rientrando lunedì mattina all’alba abbiamo cantato canzoni di Mika per tutto il viaggio.” Strizzò gli occhi vergognandosi di averlo ammesso.
Lanie sorrise. “Non lo è affatto. Goditelo ogni giorno.” Si abbracciarono.
“E poi dovrai permettermi di giocare un po’ con il principino ed essere una brava zia!”

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Buona piovosa domenica!
Rieccomi con un nuovo capitolo. Sono sempre in ritardo, ma cerco di recuperare.
Grazie a tutti voi che mi seguite!
Anna

  
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