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Autore: Kingyo chan    10/01/2016    1 recensioni
“Ero davvero innamorato di lui.
Lui invece amava la ragazza che credeva io fossi.”
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas, Prussia/Gilbert Beilschmidt, Sud Italia/Lovino Vargas, Ungheria/Elizabeta Héderváry
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2

Erano le 7 del mattino.
La stanza era illuminata da una luce tenue proveniente dalla finestra appannata e coperta da un leggero strato di brina. Fuori, la nebbia inghiottiva tutto nel suo monotono bianco. 
Quel silenzio rilassante è stato interrotto dalla sveglia che suonava sul comodino. Ero già sveglio prima che suonasse ma non avevo voglia di alzarmi. Stavo così bene sotto le coperte, perche' avrei dovuto? 
Mi sono concesso altri 5 minuti poi sono sceso a preparare la colazione per me e per mio fratello.
Dopo aver messo la caffettiera sui fornelli sono salito per chiamare Romano. Dormiva ancora. 
Mi sono avvicinato e gli ho scosso il braccio per svegliarlo.
«Romano?»
«Cosa vuoi?» mi ha chiesto mentre stropicciava gli occhi. 
«È ora di fare colazione.»
«No. È presto. Dormo.» e si è buttato tra i cuscini. 
«Ma oggi dobbiamo andare da Austria, ti ricordi?»
«Ah, già...non vengo.»
«Ma Romano-!»
In qualche modo, però, sono riuscito a convincerlo a venire e, dopo colazione, siamo partiti. 
Il viaggio è stato lungo e noioso, soprattutto per me perche' non vedevo l'ora di tornare nella casa in cui ho passato la mia infanzia. 
Quel giorno avrebbero dovuto esserci tutte le nazioni dell'Unione Europea per decidere degli accordi commerciali all'interno dell'Unione. Poi si sarebbe potuto parlare degli accordi coi Paesi esteri. 
La casa di Austria ha una sala convegni davvero enorme ed è adatta a queste occasioni. 
A dire la verità, non mi andava molto di partecipare a quella noiosa riunione, ero solo contento di rivedere alcune nazioni che non vedevo da un po'...come Germania. 
Lui non lo vedevo più o meno dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, quando si è sciolta la nostra alleanza. 
Neanche in quell'occasione ho mantenuto la mia promessa. Gli avevo detto che sarei rimasto con lui fino alla fine, ma l'unica cosa che ho saputo fare è stata scappare quando ho visto arrivare gli americani. Da lì ho sempre avuto paura che lui non avesse più fiducia in me e che fosse ancora arrabbiato. Questo pensiero mi ha tormentato per tutto il viaggio, spazzando via l'allegria che avevo all'inizio. 
Siamo arrivati dopo circa 4 ore di viaggio.
Il portone era aperto e abbiamo percorso, con l'auto, una stradina di ghiaia circondata dal grande giardino, ora ricoperto da un sottile strato di neve.
Era tutto come lo ricordavo. 
C'era ancora la panchina di legno sotto alla quercia, e il gazebo dove, d'estate, facevamo colazione. 
Sono sceso dall'auto senza neanche dare il tempo a Romano di fermarla completamente. Ho iniziato a correre per arrivare all'entrata poi mi sono fermato per guardare indietro. 
«Romano, non vieni?»
«Zitto, non voglio farmi vedere da Spagna.»
Diceva così ma so che in realtà era contento di rivederlo e che lo stava  aspettando. Infatti, l'auto di Spagna, stava entrando dal cancello. Volevo salutare il fratellone Spagna ma ho pensato che forse era meglio lasciarli soli. 
   
 
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