Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: Francilla    11/01/2016    0 recensioni
Il nostro mondo è misterioso e pieno di pericoli. Lo sanno bene le famiglie che consapevoli hanno deciso di proteggerci dal male, i Cacciatori di mostri sono tra noi.
In un mondo dove il male è pronto a sterminarci tutti, dove i Cacciatori si battono ogni notte per la nostra salvezza, una ragazza adolescente vedrà quanto fragile possano essere le sue certezze.
Caccia, amore e pericoli, tristezza e allegria. Legami eterni e catene facili da spezzare.
A volte basta un “Ciao” per cambiarti la vita.
Genere: Avventura, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

I'm Miko

 

Ciao a tutti, io sono Miko, ho 16 anni - e anche se conduco una vita al quanto “straordinaria”- mi ritengo una ragazza come le altre.

Anche se forse non è proprio così.

Ho una famiglia stupenda: mia madre, mio padre e i miei due fratelli; sono i membri che la compongono, poi ci sono io.

All'esterno possiamo sembrare una “tipica” famiglia nippo-americana, ma a dirla tutta e senza troppi giri di parole, siamo cacciatori di mostri. Da generazioni le famiglie di mio padre e di mia madre, si fanno carico di un gravoso fardello: proteggere le persone dai mali che si annidano e impestano queste terre.

Demoni, vampiri, diavoli, fantasmi, lupi mannari, zombie e tanto altro. Tutto ciò che può impedire alle persone “ignare”, di avere una vita tranquilla e longeva, viene letteralmente seppellito da queste persone che si chiamano Cacciatori.

Ci sono cacciatori in ogni dove, dal Giappone, nonché terra natia di mia madre, all'America e ancora Italia, India, Africa, ecc. Ovunque ci siano ignari ci sono anche mostri e Cacciatori.

 

E così nella minuscola cittadina di Salt Road, in California, che può vantare un discreto numero di abitanti ( 1.340 ) ci sono ben cinque persone ben armate contro i maligni.

 

La mia famiglia nonostante questo è abbastanza normale, mio padre Loris ad esempio è lo sceriffo del posto, tutti lo adorano e gli portano grande rispetto o quasi, inoltre ha istruito alcuni degli agenti al suo comando. Per istruire intendo dire che gli ha rivelato la verità sulla nostra famiglia e sui mostri, sui pericoli arcani che si nascondono in ogni angolo del pianeta. Istruendo una persona ignara la si rende consapevole, questi sono termini che potremmo definire tecnici e di uso comune tra i cacciatori.

Mia madre Yuki invece, prima della mia nascita era insegnate di storia nella mia attuale scuola, adesso si dedica completamente alle faccende da casalinga.

I miei due fratelli infine sono i famigerati gemelli Nicolas e Tommen, diversi come il sole e la luna all'interno ma uguali come gocce d'acqua all'esterno. Tom e Nic, come li chiamano i loro amici ed io, hanno iniziato da poco a lavorare part-time come fattorini delle pizze, ma investono la maggior parte del loro tempo ad allenarsi, studiare suoi libri segreti di famiglia e andare a caccia. Che sia una caccia per rimorchiare qualche bella ragazza o qualche famelico mostro, poco importa sono molto capaci in entrambi i casi.

I gemelli hanno ben quattro anni in più di me e oltre alla differenza d'età, l'altezza è l'unica altra cosa che ci distingue. Insomma io sono alta soltanto un metro e sessantaciunque mentre loro sembrano superare il metro e novanta, tutta colpa dei geni.

E bene si, io ho ereditato tutto da mia madre che è solo pochi centimetri più alta di me, mentre i miei fratelli sono poco più alti di papà. Io e la mamma ci somigliamo molto, entrambe abbiamo lisci capelli neri, occhi a mandorla, nasi minuscoli, l'unica cosa che ho ereditato da mio padre è il colore degli occhi. I miei occhi infatti sono di un bel colore azzurro, che per ora è mio unico vanto in capo estetico. Sono minuta, magrolina e non arrivo mai agli scaffali più alti, sono pessima negli sport e odio i film horror, che invece riscuotono grande successo nella mia famiglia.

 

Escludendo le notti passate a caccia di mostri nei boschi, conduciamo una vita abbastanza abitudinaria.

Ogni mattina ci svegliamo, facciamo colazione insieme e poi io vado a scuola, mio padre a lavoro, mentre i miei fratelli e mia madre si dedicano alla ricerca di possibili nuove o vecchie minacce.

Proteggere una città dal male non è semplice, monitoriamo costantemente il territorio in cerca di tracce, indizi e quant'altro che possa portarci al covo o tana di un mostro.

Mostri, è così che mio padre vuole che chiamiamo ciò a cui diamo la caccia, sin da piccoli io e i gemelli, e così i nostri genitori prima di noi, siamo stati addestrati per stanare e sterminare le minacce.

Una volta suonata l'ultima ora di lezione torno a casa, dove studio materie come: storia dei clan, anatomia dei maligni, tecniche di sopravvivenza e ancora tanto altro.

Non c'è sosta, non c'è un giorno in cui mio padre non mi insegni qualcosa che possa essermi utile per il mio futuro da cacciatrice di mostri.

 

Salt Road è una piccola città e ha bisogno di essere protetta” mio padre me lo ripete da quando ho dieci anni, il mio futuro sarà proprio questo: proteggere la città.

 

Almeno questo è quello che tutti si aspettano da me.

 

I miei fratelli devo dirlo, sono decisamente più bravi di me, quando andiamo a caccia sui loro volti non si scorge la benché minima emozione o sentimento, i loro volti sono fissi in un'espressione seria. Sono loro la maggior parte delle volte a stanare i maligni, non perdono mai le tracce ne la calma. In breve sono divenuti i miei modelli, degli esempi, degli eroi che vorrei poter emulare.

 

Ricordi di una notte”

 

Si, ricordo la mia prima volta, la prima caccia.

Erano ormai le tre di una notte buia, nuvolosa e gelida. L'inverno era alle porte e mancavano pochi giorni ad Halloween. Io dormivo sonni tranquilli cullata dal canto della mia defunta nonna paterna.

 

Ah! Giusto forse ancora non vi ho detto che mi capita spesso di vedere, soprattutto sognare, persone morte. Si potrebbe più semplicemente dire che, a causa di alcune persone dotate di tali poteri nonché parenti da parte di mia madre, anche io abbia acquisito ben presto la capacità di vedere cose come i fantasmi, altrimenti invisibili.

Ma tornando a noi. Tenevo stretto il mio cuscino mentre la testa era interamente coperta dal piumone, che manco a dirlo mi teneva al calduccio. Sognavo come spesso capita, mia nonna paterna, lei mi parlava delle sue avventure da cacciatrice, di come aveva incontrato durante un raduno quello che sarebbe diventato suo marito.

Eravamo lì sedute sul divano di una vecchia casa che urgeva di una ristrutturazione, dalle pareti ammuffite con ragnatele ovunque, la nonna mi parlava mentre in sottofondo c'era il suo canticchiare allegro.

-Miko, spero tu sia pronta-

Mi disse poi cambiando completamente discorso.

-Pronta per cosa?-

Le chiesi curiosa.

Lei mi si avvicino e prese una ciocca dei miei lunghi capelli neri tra le mani, iniziando a pettinarmi quella ciocca corvina con l'ausilio delle sue dita affusolate e ossute dalla pelle piena di rughe, una pelle tanto sottile da far intravedere le vene verdognole che si ramificavano subito sotto.

Le mani dei vecchi mi hanno sempre inquietata lo devo ammettere.

Continuando a pettinarmi la nonnina sorridente e apparentemente orgogliosa mi disse:

-Questa notte tu parteciperai alla tua prima caccia. Su svegliati piccola mia, tuo padre busserà alla porta tra qualche minuto-

 

Mi svegliai subito dopo. Scostai le calde coperte, mi stiracchiai allungando le braccia al cielo, strofinai gli occhi con le mani e gettai i piedi giù dal letto. Andai all'armadio e scostando tutti gli altri abiti appesi sulle stampelle, presi quelli che mio padre chiama “tuta da lavoro”. Pantalone nero fatto principalmente in tessuto elastico e cotone, ideale per la caccia dato che non intralcia i movimenti. Abiti traspiranti, tutti neri, la felpa dal cappuccio largo ha impresso su un lato uno stemma ben preciso, quello della mia famiglia.

Ogni famiglia di cacciatori ha il proprio stemma. Il nostro, come tutti gli altri ha un significato e ci differenzia dalle altre famiglie. Un mezzo scudo con sopra il sole e la luna accostati l'uno all'altra. Lo scudo spezzato significa che la mia famiglia è solo una parte di una famiglia più grande, come un ramo cadetto, mentre il sole rappresenta mia madre che viene dalle terre ove il sole nasce, mentre la luna è mio padre, che appunto è nativo delle terra dove il sole tramonta.

Indossai in fretta il tutto, allacciai stretti gli anfibi di pelle nera e lucida e agguantai il mio borsone.

 

Il borsone è un altra cosa di cui nessun cacciatore può far a meno. Armi, torce, munizioni,bestiari portatili, veleni e antidoti, abiti di ricambio, bombe incendiarie, accecanti o lacrimogeni. Tutto ciò di cui abbiamo bisogno quando ne abbiamo bisogno. Ma a guardarlo sembra un qualunque borsone a tracolla che all'evenienza può essere portato in spalla come uno zaino.

In particolare nel mio a quei tempi, quando giunse il momento della prima caccia, dentro vi era una pistola nove millimetri con proiettili d'argento, una torcia, un paio di lacrimogeni e una piccola lista dei mostri tipici della zona.

 

Una volta pronta aspettai che, come mia nonna mi aveva detto in sogno, mio padre venisse a bussare alla porta della mia stanza. Aspettai ferma con gli occhi fissi in direzione della porta e finalmente mio padre venne. Lo sentì battere forte un pugno sulla porta.

-Miko svegliati e preparati-

Urlò lui.

Ricordo ancora oggi quanto emozionata fossi, finalmente mio padre mi riteneva pronta per partecipare alla caccia, eppure provavo emozioni contrastanti. Ero felice per la fiducia che la famiglia riponeva in me e allo stesso tempo avevo paura.

 

Avrei avuto paura nell'affrontare un mostro? Le mie mani avrebbero tremato? Avrei esitato a porre fine alla vita di un altro essere vivente per quanto mostruoso fosse?

 

Tante domande mi facevano esitare, tremare e sospirare. Ma alla fine con il coraggio ritrovato uscì dalla mia stanza e raggiunsi il resto del gruppo.

Intorno al tavolo in cucina, mia madre, i miei fratelli e mio padre controllavano che le proprie pistole fossero cariche e pronte a sparare.

-Miko ti senti pronta?-

Mi chiese mia madre avvicinandosi a me per prendermi le mani e stringerle tra le sue. Io annui cercando di mascherare la mia esitazione e le mie paura.

-Andiamo!-

Esclamò quindi il capofamiglia.

Scendemmo in fretta di casa ed entrammo in auto. Ricordo ben poco del viaggio che parve breve quanto un battito di ciglia, ma rammento le parole dei miei fratelli che spiegavano cosa stavamo per affrontare.

 

-E' stato avvistato la prima volta quattro giorni fa, sembra che non abbia mietuto vittime umane. Per ora le sue prede sono state una decina di conigli del fattore che noi tutti conosciamo come il nostro macellaio di fiducia. L'uomo che l'ha visto l'ha descritto... e cito testualmente, un cane grosso quanto un orso, con zanne orribili e lunghi artigli-

Esordì Nic prima che Tom lo zittisse e prendesse parola.

-Abbiamo cercato tracce lungo il recinto dove sono stati trovati i conigli morti, sono state rinvenute numerose tracce. Cammina principalmente su due zampe e potrebbe pesare dai cento ai cento venti, cento trenta chili. Sicuramente non è un mannaro, molto probabilmente era un uomo che è stato morso da un mannaro non alfa-

Rimasi zitta ad ascoltare tutto quello che gli altri avevano da dire, finché l'auto non si fermò proprio vicino ad una recinzione di legno, bassa e accompagnata da una rete di ferro di quelle usate per impedire a piccoli animali di scappare. Scendemmo dall'auto tutti insieme e nostro padre, nonché capofamiglia, ci fece cenno di dividerci. Io, mia madre e Tom avremmo controllato il perimetro lungo la recinzione, mentre Nic e mio padre si addentravano nel boschetto vicino.

Ricordo il silenzio rotto solo raramente dai versi degli uccelli notturni accovacciati sugli alberi e dal frusciare delle poche foglie rimaste sugli alberi. Tenevamo tutti gli occhi e orecchie ben aperti, in mano ognuno la propria torcia e la pistola, mia madre in particolare lanciava sempre uno sguardo verso il boschetto non lontano, lì dove suo marito e uno dei suoi figli si erano addentrati già da un po'.

Ma finalmente dopo una trentina di minuti, che sembravano non passare mai, il telefonino di mia madre vibrò per una chiamata in arrivo. La vidi portarsi il telefono all'orecchio e subito dopo ci fece cenno di seguirla all'interno del boschetto. Iniziammo a camminare a passo spedito all'interno di quella selva buia, in ogni ombra o piccolo rumore potevo scorgere minacce inenarrabili, frutto però solo della mia fervida immaginazione.

Raggiungemmo mio padre e Nic e lì, quatti quatti, attenti a non far rumore, ci nascondemmo pronti ad aprire il fuoco. Poco più avanti, troppo impegnato a nutrirsi per accorgersi di noi vi era il mostro, che con ferocia si accaniva sulla sua preda ormai priva di vita.

Una mucca o un cavallo, non era facile capire l'identità della povera vittima. Così come non mi era chiara la natura del carnefice. La sagoma nera si stagliava sulla carcassa che pian piano veniva fatta a pezzi e scarnificata, il rumore delle carni e delle ossa che venivano rotte, masticate e ingerite, mi faceva venir voglia di diventare vegana a vita. Le mani del carnivoro erano simili a quelle umane ma ben più grandi e provviste di polpastrelli come quelli di cani e gatti, le unghie che terminavano quegli inumani arti erano lunghe, spesse e affilate. Dalla mia posizione mi era impossibile scorgere il “volto” di quell'essere, tutto ciò che vidi oltre alle sue zampacce fu una lunga coda priva di pelo, simile a quella di un topo, e poi la folta pelliccia che lo ricopriva interamente. Il pelo sembrava essere di un grigio scurissimo con poche macchie sparse qua e la di colore più scuro, quasi nero. Ricordo il fetore di morte che sembrava pervadere, come a costituire un aura mefitica quel mostro. Feci attenzione ad ogni dettaglio, ogni odore, rumore, tutto quello che i miei sensi potevano carpire. Volevo imparare, sapevo che quella sarebbe stata solo la prima di una lunga serie di cacce, dovevo essere forte.

Ma.

Mi accorsi ben presto che sia le mie gambe che le mani iniziavano a tremare, non per il freddo, bensì per la paura. Quella bestia alta più di due metri non ci avrebbe messo molto a voltarsi nella nostra direzione, attaccarci e perchè no!? Sbranare uno di noi.

Temevo per la mia vita, il coraggio mi aveva abbandonata e probabilmente mi aspettava in auto pronto a tornare a casa, ma io proprio non sapevo come fare o cosa fare. Così alzai lo sguardo e presi a guardare mio padre.

Lontano solo pochi metri da me, il mio papà se ne stava nascosto dietro un cespuglio vicinissimo alla bestiaccia. Vidi papà con gli occhi puntati sulla belva, respirava così piano che pareva essere perfettamente immobile. Poi alzò una mano guardò nella direzione di tutti noi e rapidamente serrò la mano a formare un pugno. A tale comando, in sincrono i miei fratelli e mia madre fecero fuoco colpendo il bersaglio senza mai sbagliare, alle gambe alle braccia e alla schiena. In quella tempesta di proiettili io non ne sparai neanche uno. Tenni gli occhi chiusi, ero veramente spaventata.

Quando li riaprii mio padre era accanto a me e mi guardava impassibile.

-Vieni Miko-

Mi disse prendendomi per un braccio e costringendomi a camminare. Ma più passi facevo più avrei voluto puntare i piedi a terra, oppure urlare “no, non voglio, lasciami stare. Voglio tornare a casa”. Ci fermammo solo quando ormai eravamo già arrivati a destinazione, ovvero, proprio al capezzale di quella bestia che pur essendo ancora viva sembra voler spirare da un momento all'altro. Troppo debole per reagire, tanto dolorante da non emettere neanche un flebile rantolo. Illuminata dalla luce delle torce di tutti noi la moritura belva respirava annaspando nel suo stesso sangue, gli occhi sbarrati, il corpo traviato dai proiettili. A guardarlo meglio sembrava un gigantesco ratto, più che un lupo mannaro o un orso. I denti aguzzi, il volto dal muso a punta completamente sporco di sangue, gli occhi dalle iridi gialle e verdi erano iniettati di sangue.

-Miko dagli il colpo di grazia, dimostra di essere una degna figlia della famiglia Collins-

Io guardai mio padre, poi strinsi forte la pistola con entrambe le mani, mi feci forza e mi costrinsi a dare un'ultima occhiata all'essere.

Se pur tremante, impaurita e senza la minima idea di cosa fare o il minimo controllo sulle mie azioni, puntai la pistola, presi la mira alla bene in meglio e poi.

BANG!” un suono così forte che risuonò tutt'intorno e nelle mie orecchie.

Fu quella la prima caccia a cui feci parte.

 

END

 

Ciao a tutti, o almeno ai pochi che avranno la sconsiderata idea di leggere questo primo capitolo. Grazie per aver letto e spero vi sia piaciuto. Questo primo capitolo come i prossimi che seguiranno saranno noiosi e li userò per farvi conoscere un po' i personaggi e le loro peculiarità, se ne hanno. In particolare vi dico che nel PROSSIMO capitolo comparirà la più cara amica di Miko, così giusto per darvi uno spolier.

Bhè che dire, spero tanto che qualcuno decida di seguire questa mia storia, mi costringerò a pubblicare ogni Lunedì, giusto per iniziare bene la settimana.

Detto ciò ho detto tutto, grazie e se volete recensire mi rendete tanto felice.

Alla prossima.

 

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: Francilla