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Autore: Arwen297    11/01/2016    2 recensioni
Una ragazza dell'alta società alle prese con un ambiente soffocante e di cui non si sente parte. Un ragazzo come tanti che per guadagnarsi da vivere corre in corse clandestine e non.
Cosa riserverà loro il destino? Niente...o forse tutto.
Presente coppia Seiya/Michiru
Avevo iniziato a pubblicare questa storia tempo fa, sotto altro titolo. Ora l'ho ripresa in mano, modificato alcuni capitoli nel loro contenuto e ne ho uniti altri.
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yuri, Crack Pairing | Personaggi: Haruka/Heles, Mamoru/Marzio, Michiru/Milena, Seiya, Usagi/Bunny | Coppie: Haruka/Michiru, Mamoru/Usagi
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
Capitoli:
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Note dell'autrice: Dopo non so quanto sono riuscita ad aggiornare, eccovi il 17^ capitolo, la prima pubblicazione per questo nuovo 2016 ( colgo l'occasione per farvi gli auguri). Spero che vi piaccia, e come sempre i commenti anche in privato sono ben accetti. Vi aguro buona lettura e vi  segnalo la mia pagina FB:  Arwen297 EFP e il gruppo su FB non ufficiale di questo fandom su EFP:  ~ Noi, del Fandom Sailor Moon su EFP ~

17^Capitolo: Amare verità e pesanti silenzi.


"Mamma stai tranquilla sto bene, l'incidente è stato piuttosto grave ma non ho niente di serio" esclamò con tono esasperato. Sua madre aveva saputo dell'incidente dai telegiornali. I quali avevano omesso il nome della seconda persona presente nell'abitacolo, sicuramente dopo grosso compenso da parte di chi era interessato a mantenere il silenzio stampa. Poteva aspettarselo, stava parlando di una giovane esponente dell'alta società mica dell'ultimo clochard di periferia. Il non sapere più notizie di lei, però, era qualcosa di insopportabile. Stava andando fuori di testa.

"Chi c'era con te in macchina? Hanno parlato di due persone, ma hanno detto che la seconda non è stata identificata ancora" il tono della donna era preoccupato.

"Sta bene, ma se i giornali non hanno divulgato il suo nome è meglio che non lo faccia nemmeno io perché potrebbe non essere gradito da alcune persone questo mio gesto" rispose cercando di apparire tranquillo, quando in realtà non lo era.

"Chi non potrebbe gradire? Haruka, se hai pestato i piedi a un membro della Yakuza ... santo cielo! Ti ho sempre raccomandato di stare all'occhio..." la voce femminile nella cornetta sembrava una mitragliatrice in preda ad un attacco di isterismo acuto. E i pensieri che componeva il cervello della donna erano totalmente fuori strada.

"Mamma d'accordo che sono una testa di cazzo, ma non lo sono fino a quei punti, loro non c'entrano. Non ci ho mai avuto a che fare e mai lo farò. Sei totalmente fuori strada, solo queste persone si possono permettere di comprare i giornalisti per tenere il segreto stampa tutto qua, ed è frustrante per me questo. Perchè non riesco a mettermi in contatto con lei, e non ho idea di come stia. Se non ti dispiace ora vorrei un pò riposare non riesco a chiudere occhio da tanto" omise il fatto che gli occhi li chiudeva, ma i suoi sonni erano tormantati dai peggiori incubi che avesse mai avuto. E tutti avevano come protagonisti due persone: suo fratello e Michiru. Nel sogno si sovrapponevano quasi. Ma se voleva riuscire a reagire e a trovare una soluzione, doveva rimanere il più lucido possibile. Doveva capire come agire per far uscire la verità, difficilmente il suo sesto senso sbagliava.

"Aggiornami su come si evolvono le cose, ti saluta Usagi, poi scrivile che è preoccupata" si congedò la donna.

Grazie al cielo ha riattaccato. Non ne potevo proprio più delle sue cazzate. A Usagi scriverò più tardi.

L'unica cosa che gli importava davvero era ricevere notizie dalla violinista, e nel tardo pomeriggio avrebbe fatto in modo di trovare l'escamotage adatto alla situazione.


***


Le sue condizioni si erano stabilizzate velocemente e successivamente avevano iniziato a migliorare iniziando la corsa per la guarigione. Dopo che Haruka era andato via si era addormentata profondamente anche grazie alla sonnolenza provococata da alcuni farmaci che le erano stati somministrati. Al suo risveglio non aveva più trovato lo smartphone che fino a poche ore prima era sul suo comodino. Impossibilitata ad alzarsi per via delle flebo a cui ancora era collegata, si era rassegnata a farselo dare da chiunque fosse entrato nella sua stanza in seguito. Qualcuno le aveva portato anche dei libri, sicuramente era stato Seiya. Era troppo presto per il rientro dei suoi genitori, sempre che fossero stati avvisati. Lei, ovviamente, sperava di no.

Qualcuno bussò all'ingresso della stanza, strappandola brutalmente alle elecubrazioni mentali. Sperava fosse l'infermiera, o al massimo sperava fosse il motociclista. Attese che furono immediatamente rese vane non appena la porta fosse abbastanza aperta da permetterle di vedere una figura maschile dai lunghi capelli neri.

Di tutte le persone che avrei voluto vedere, proprio l'unica che poteva starsene a casa sua.

Gli occhi cobalto si fermarono sulla cartellina arancione che il ragazzo stringeva accuratamente al petto. Il suo contenuto sembrava molto prezioso, e sopratutto consistente visto lo spessore.

"Come stai?" furono le prime parole di lui mentre si accomodava sulla poltrona accanto al suo letto.

"Bene" Se non arrivavi tu probabilmente molto meglio. Si trattenne appena dal dare voce ai suoi pensieri. Dopotutto le era stata impartita un certo tipo di educazione.

"Son contento di questo" rispose il moro " devo parlarti a proposito di quell' Haruka per il quale hai perso la testa a tal punto da scappare di casa alla notte, tenendo un profilo che non si addice a una giovane con il tuo stato sociale"

"Seiya mi bastano già i miei genitori che mi fanno le prediche, non ti ci mettere anche tu per cortesia. Qualsiasi cosa mi dirai sul suo conto a me non cambia, anzi!" esclamò innervosita. Se intendeva metterle i bastoni nelle ruote non aveva proprio capito nulla. Non glielo avrebbe permesso.

"Aspetta per dirlo bellezza, che qui dentro ci sono informazioni che scottano, di cui i tuoi genitori ovviamente sono già a conoscenza. Sono arrivati in città qualche ora fa, e posso dirti che non hanno preso bene questa faccenda. E hanno deciso di rinnovare i servi della villa. Come avrai notato si sono presi anche il tuo telefono. Tra circa un'ora mi hanno detto che verranno a farti visita per parlarti" spiegò lui "Tuttavia ho fatto qualche ricerca sul tuo Haruka" si sentì rispondere.

"Che genere di ricerche?" mormorò lei, non sapeva se fidarsi o meno di ciò che il suo interlocutore le stava per dire.

"Ho chiesto a mio papà di informarsi su questo tizio, di mia iniziativa" le spiegò.

"Come scusa? Ma come ti sei permesso!! E chi te lo ha chiesto???" le infermiere le avevano detto di stare il più tranquilla possibile. Ma come avrebbe potuto rimanere tranquilla davanti a quel pallone gonfiato.

"Nessuno figurati, mia semplice curiosità, giusto per capire che cosa poteva avere un individuo simile a differenza mia, e sai è bastato fare qualche ricerca e tutto mi è stato più chiaro"

Alla violinista non sfuggì il ghigno che si dipinse sulle labbra di lui, come se godesse della rivelazione che stava per farle. Come se sperasse di arrivare a certe scoperte con le ricerche non autorizzate compiute.

"Cosa intendi per chiaro?" mormorò lei, cercando di capire meglio.

"Il tuo Haruka, è in realtà una donna, per essere più precisi ha preso il posto del fratello Harumoto dopo che questi è morto improvvisamente per un incidente stradale. Hanno fatto credere a tutti, probabilmente con la complicità dei medici che non fosse Harumoto il defunto. Ma probabilmente la stessa Haruka" spiegò lui. A quelle parole il suo cuore perse un battito.

"Ma sarà senz'altro un errore, avrete sbagliato persona sicuramente" cercò di far ragionare lui, convinta che la ragazza di cui parlava il moro non era il giovane uomo che aveva fatto breccia nella corazza in brevissimo tempo.

"Esiste solamente un Haruka con quel cognome e nata nel medesimo giorno del medesimo anno, le altre da questo punto di vista sono incompatibili, e caso vuole che lei avesse un fratello gemello. Che correva nelle corse esattamente come lei" spiegò lui "Comunque qui ci sono tutti i documenti raccolti su di lei, se vuoi dare loro un'occhiata. Mi spiace ti abbia ingannata" commentò in fine. Prima di porgerle la cartellina che aveva stretto tra le braccia fino a quel momento. E lei ebbe l'impressione che mai dispiacere fu più falso.

Si limitò ad annuire, senza sapere come comportarsi a quella rivelazione, si sentiva totalmente smarrita. Aveva solo bisogno di stare da sola, a riflettere. Il comportamento del biondo era stato innaccettabile nei suoi confronti.

"Puoi lasciarmi da sola fino a quando non arrivano i miei genitori per favore? Ho bisogno di pensare, scusami Seiya ma la voglia di stare in compagnia mi è totalmente sciamata" mormorò lei.

"Nessun problema, capisco benissimo che venire a sapere queste cose così improvvisamente sia un vero e proprio trauma. Vado a farmi un giro torno coi tuoi così hai modo di pensare alla faccenda quanto vuoi, anche se non meriterebbe nemmeno più la tua attenzione quell'essere. Se posso permettermi" si azzardò a commentare lui, ottenendo come unica risposta un'occhiata fulminante che gli fece capire che ciò che aveva detto era fuori luogo, almeno in quel momento. I suoi occhi blu lo seguirono fino a quando egli non sparì chiudendo la porta alle proprie spalle. Non appena fu lontano dalla sua visuale le lacrime salirono copiose agli occhi. Sgorgarono poi sulle guance come se fossero una cascata nata da una diga artificiale appena aperta.

Non riusciva a credere che Haruka fosse in realtà una donna, non riusciva a realizzare come fosse possibile che non se ne fosse accorta. Forse per colpa del fisico androgino dell'altra. Non si era accorta nemmeno del reale sesso dell'altra quando erano andate a letto insieme. Era riuscita a prendersi gioco di lei, era riuscita a ingannarla nel peggiore dei modi pur di riuscire a conquistarla.

Ecco perchè mi ha bendata prima di iniziare a farlo. Ora quel particolare a cui inzialmente non aveva dato peso aveva acquistato importanza. Si sentì ulteriormente ferita da quel dettaglio. Ferità da una persona in cui aveva riposto parte della sua fiducia, perchè le sembrava sincera. E invece si era rivelata la regina della falsità.

Eppure quella sera, a letto con lei si era sentita esplodere di desiderio e sopratutto si era sentita felice e libera. Al pensiero di ciò che era stato tra loro una punta dolorosa si fece sentire nel basso ventre.

È una donna Michi, levati dalla testa che può esserci qualcosa tra di voi. Pensò mentalmente. Era consapevole però che quel divieto esisteva solo nella sua mente, e sopratutto in quella dei suoi genitori. In fin dei conti il pensiero di essere andata con una donna non la disgustava, si sentiva solamente ferita per aver creduto alla sincerità della bionda che in realtà l'aveva ingannata. E nemmeno su una cosa di poco conto.

Aveva ingannato lei.

Aveva ingannato la sua sessualità.

Cercò di asciugarsi le lacrime che non era riuscita a fermare, e che stavano trascinando via tutta la delusione di quella scoperta. Piccole gocce d'acqua che lavavano le ferite che sentiva dentro.

Quella felicità che aveva assaporato i giorni precedenti era stata spazzata via da un'onda improvvisa di maremoto.


***


"Sono sicura che quel Seiya c'entra qualcosa con l'incidente" esclamò innervosita verso Setsuna e Rei. Le due brune la fissavano dubbiose.

"Ma come fai a dirlo? Prima hai detto che era Takeshi, ora tiri fuori quel Seiya... non ti sembra di esagerare un secondo?" ribattè Rei, tutto ciò era semplicemente assurdo.

"No non esagero!! In ospedale lui già sapeva cosa fosse successo, e non l'avevano ancora comunicato ai telegiornali l'incidente. È matematicamente impossibile che lui potesse sapere già qualcosa!!" si arrabbiò la motociclista "Loro due c'entrano qualcosa, devo solo capire come posso arrivare al nocciolo della questione il prima possibile. Prima che mi sia addebitata la colpa solamente a me" esclamò.

" E come hai intenzione di fare? Sei già abbastanza nei guai fino al collo, non puoi di certo permetterti di andare contro ai Kaioh. Sicuramente c'entrano anche loro allora in questa storia, non ha agito sicuramente da solo quel Seiya che c'era in ospedale. Forse era un avvertimento per avvisarti di stare lontana dalla figlia" intervenne Setsuna con l'estrema calma che la caratterizzava da sempre. Se lei era la tempesa, la bruna era la calma piatta. Per quello si erano subito trovate ad andare d'accordo.

"No secondo me loro non c'entrano, inizieranno sicuramente a farmi guerra da adesso in poi, fino ad ora loro non sapevano nemmeno che esistessi.. " disse all'amica "Devo solo trovare un avvocato il prima possibile perché sicuramente servirà più avanti" aveva già un'idea di chi chiamare per farsene consigliare uno. Mamoru, il fidanzato di sua sorella sicuramente sapeva chi poteva essere il migliore per la situazione che andava delineandosi.

"Ora però devo assolutamente andare in ospedale e cercare di riuscire a vedere Michiru, devo sapere come sta. Il silenzio stampa sul nome dell'altra vittima dell'incidente mi preoccupa. Non mi convince, non stanno dando nemmeno informazioni sul suo stato di salute pur non dicendo il nome" aggiunse senza cercare di nascondere il turbamento.

"Probabile che siano i genitori stessi a voler mantenere il riserbo su questa faccenda" ipotizzò Rei.

"Sicuramente sono loro, ma questa mancanza di notizie mi sta uccidendo, se dovesse suggederle qualcosa di grave io non potrei mai perdonarmelo...non anche con lei" mormorò. Deglutì nel tentativo di ricacciare indietro il nodo alla gola "Anzi se non vi dispiace provo ad andare in ospedale" si alzò e prese la giacca in pelle appesa sullo schienale della sedia.

"Non ti illudere troppo Ruka, se non vogliono far sapere l'identità dell'altro passeggero è probabile che non vogliano nemmeno che riceva visite" le disse Rei.

"Provo, nel caso escogiterò qualcosa per riuscire a mettermi in comunicazione con lei" era ben decisa a far chiarezza nella faccenda. Costi quel che costi.

Uscì dal locale, e si diresse verso la sua moto, unico mezzo di locomozione rimastogli dopo l'incidente, anche se in cuor suo sperava che chi di dovere concludesse i rilievi necessari sulla sua macchina in modo da poterla portare a farla mettere a posto. A vedere il danno, sicuramente la spesa sarebbe stata tutt'altro che irrisoria, ma non poteva rimanere senza la sua bambina.


***


"Michiru, io e tuo padre siamo molto delusi, pensavamo di averti impartito un certo tipo di educazione. E pensavamo anche che a sedici anni sapessi distinguere cosa è sbagliato e cosa non per una ragazza del tuo rango" la voce dura e severa di sua madre riempì la stanza a seguito dei saluti seguiti da un gelido silenzio in cui erano caduti.

Avrebbe voluto solamente rimanere sola con i suoi pensieri, senza dover ascoltare il lavaggio di cervello che i suoi genitori le avrebbero fatto per l'ennesima volta. Incuranti del suo stato emotivo in quelle ore, e incuranti della sua felicità in generale. Che si era sentita felice in quei giorni a loro poco importava, come sempre.

"Sappi che abbiamo licenziato tutta la servitù, e assunto un'altra. Non possiamo più fidarci nemmeno di loro, visto che ti davano così tanta libertà. Senza nemmeno controllare cosa facevi." irruppe suo padre. A sentire quelle parole si girò di scatto. Il magone che le attanagliava le viscere.
"Cosa? Loro non c'entrano nulla, non dovevate licenziarli, erano l'unica famiglia che avevo!!!!" gridò contro l'uomo. Sentire quelle cose le fece odiare ancor di più i due adulti davanti a lei.

"Non credo che tu sei nella posizione di dare ordini e opporti alle nostre decisioni Michiru, da questo momento in poi hai divieto assoluto di uscire dalla nostra residenza e di utilizzare il tuo cellulare. Hai anche divieto assoluto di frequentare quella pervertita lesbica con cui sei uscita fino a questo momento" la punizione si abbattè su di lei.

"Non è una pervertita lesbica!!! E' la persona con cui sono stata meglio in sedici anni della mia vita, voi cosa ne sapete di come mi sento quando sono a casa? Mi sento uno schifo!! Ne amici ne nulla non potete vietarmi di vedere lei" gridò con le lacrime agli occhi " Non è ne peggiore ne migliore di voi, è esattamente uguale" fece appena in tempo a finire la frase che un sonoro schiaffo la colpì in pieno viso. Era stata sua madre a perdere la pazienza, ne aveva abbastanza dei capricci della figlia, e ne aveva abbastanza di tutta la storia che si era palesata ai loro occhi grazie a Seiya.

"Non ti permettere di paragonare quella sporca lesbica plebea ai membri della nostra famiglia, che se non portavi il cognome che avevi quella pervertita manco ti avrebbe rivolto la parola. Punta solo ai nostri soldi, e per farlo svende il suo sesso a uomini e donne" rispose gelida la donna " Ad ogni modo le nostre disposizioni non cambiano, abbiamo dato ordine all'infermiera che ti seguirà personalmente di non far entrare nessuna ragazza con il nome Haruka.

"Non potete farmi questo, per favore!!" le lacrime le scorrevano copiose, per l'ennesima volta in quel pomeriggio le segnavano le guance. Il senso d'impotenza la prevalse.

"Il discorso è chiuso Michiru, non appena ti sarai rimessa completamente tornerai a casa" furono le ultime parole di suo padre prima di uscire dalla stanza. Sua madre invece si limitò a salutarla con un flebile cenno del capo.

Non appena i due furono usciti dalla sua stanza, si sentì più sola che mai. Non avrebbe più visto Haruka, non avrebbe più potuto chiederle la verità e le ragioni per cui le aveva tenuto nascosto una cosa così grande. Non avrebbe più potuto avere contatti con il mondo esterno, e anche quelli che erano la sua famiglia, i membri del personale della villa non ci sarebbero più stati a darle il benvenuto a casa una volta tornata dall'ospedale. Dopo sedici anni sarebbe stata realmente sola in quella casa.


***


Guardò nervosamente l'orologio, aveva sentito Mamoru quel pomeriggio stesso. Subito dopo aver seguito alla televisione l'ennesimo servizio sull'incidente in cui era rimasta coinvolta sua sorella. Era rimasta colpita da un particolare inquadrato sull'asfalto dalla telecamera. Un particolare che forse ai più sarebbe stato insignificante ma che per lei che seguiva il suo idolo fin dagli esordi grazie a suo padre, significava tanto.

E se la persona che era in macchina con sua sorella era quella che pensava, Haruka avrebbe avuto bisogno di un legale che sapesse fare il suo lavoro nel migliore dei modi. Senza aver paura di andare contro alle famiglie potenti, la cui missione di vita fosse esclusivamente far giustizia.

E chi poteva aiutarla nella ricerca se non il suo fidanzato? Ecco il motivo per cui gli aveva chiesto se potevano vedersi con urgenza.

"Usagi!" la voce profonda del moro le piombò alle spalle e fece si che si voltasse immediatamente. Lo vide in macchina accostato al marciapiede e gli corse incontro. Non si vedevano dalla sera prima, ma per lei era un'eternità. Fin dal primo momento che lo aveva visto sapeva che sarebbero stati perfetti l'uno per l'altra. Come se loro stessi fossero le reincarnazioni di amanti sperduti nei secoli appartenenti a chissà quale regno.

"Ciao amore" lo salutò prima di appoggiare le proprie labbra sulle sue mentre chiudeva lo sportello dell'automobile.

"Ciao piccola, che succede? Come mai eri così preoccupata al telefono" chiese lui mentre entrava nel traffico.

"Ho sentito mia sorella, sai che ha avuto un incidente se hai visto la televisione. Non mi ha detto chi è l'altro passeggero, ne a me ne a mia mamma. Ma a quanto ho capito si tratta di qualcuno di rilievo in città. E io ho paura che non gliela facciano passare liscia, e se fosse così devi aiutarmi, le serve un buon avvocato che sappia proteggerla senza farsi intimidire dalle famiglie benestanti" mormorò.

"Potrei chiedere a un paio di conoscenze in famiglia se sarebbero disposte a prendere in carico il caso, conosco anche un agente privato, che potrebbe aiutarvi forse, ma devo fare un paio di telefonate. In ogni caso stai tranquilla che qualcuno lo trovo, cerca di non preoccuparti troppo, tua sorella è tutt'altro che stupida e sono sicuro che ne verrà fuori" le rispose il ragazzo nel tentativo di rincuorarla. Anche se sapeva che le famiglie benestanti erano in grado di comprarsi qualsiasi cosa, mettendo sul tavolo il denaro. E chiunque fosse la famiglia in questione difficilmente sarebbe stata migliore delle altre, ma non era il momento di pensarci quello.

"Speriamo bene, sono preoccupata Mamo-chan" lo sconforto l'aveva assalita già da qualche ora. Se avessero arrestato anche la sorella per lei sarebbe stato insopportabile dopo le mancanze che già avevano colpito la loro famiglia, sperava solo che i genitori dell'altra vittima dell'incidente fossero persone di buon cuore.

"E' normale, ma è inutile fasciarsi la testa prima di rompersela, aspetta prima di vedere come evolveranno le cose eppoi ci si penserà" la rassicurò " Dai ti porto in pasticceria così prendi quello che vuoi" le propose accarezzandola sulla testa.


***


L'ospedale in confronto all'ultima volta che aveva varcato la porta d'ingresso era molto più popolato, e le attività di dottori e infermiere erano frenetiche all'interno del prontosoccorso separato dalla sala d'ingresso da una grossa e luminosa vetrata.

Il cuore le batteva a mille, di li a poco avrebbe potuto vedere nuovamente la violinista e sincerarsi del suo stato di salute di cui non aveva più avuto notizia alcune. Era sicura che stesse bene, altrimenti al telegiornale lo avrebbero detto. Tuttavia non sarebbe riuscita a stare tranquilla. Vederla era ormai una necessità.

Entrò in ascensore e schiacciò il tasto corrispondente al piano in cui avrebbe dovuto stare in degenza la ragazza. La risalita occupò solamente pochi minuti.

Uscì sul piano e imboccò il corridoio di fronte.

"Mi scusi!!!" una voce femminile giunse alle orecchie della bionda, era un'infermiera del reparto.

"Mi dica pure" rispose lei, incuriosita dall'atto della donna.

"Abbiamo ricevuto ordine di non farla passare, i genitori della paziente hanno vietato il suo accesso." esclamò l'altra. A quelle parole sentì il la rabbia salire in corpo, ma cercò di trattenersi. In fondo l'infermiera non aveva colpe, ambasciator non porta pena.

Ricchi e sfondati di cattiveria. Ora iniziava a capire perchè Michiru li aveva descritti così, e perchè aveva così timore di loro. Sono solamente dei luridi bastardi.

"Posso almeno sapere come sta Michiru?" chiese, anche se intuiva già la risposta.

"Mi dispiace ma abbiamo avuto ordine di non far sapere a nessuno le condizioni di salute della ragazza" mormorò lei visibilmente dispiaciuta per ciò che le stava dicendo.

Fanculo snob di merda. Era nervosa, eccome se lo era. Doveva trovare una soluzione per mettersi in contatto, e forse aveva già un'idea su come fare. Avrebbe dovuto solamente parlarne con sua sorella per riuscire a coinvolgerla.


***


"Come è andata?" quando i suoi genitori se ne erano andati, erano stati sostituiti da Seiya. Aveva avuto l'impressione che non volessero lasciarla sola per paura che si vedesse ancora con lui, o meglio lei, doveva ancora metabolizzare bene cosa le era stato rivelato. Per poterlo fare al meglio aveva solamente bisogno di essere lasciata sola, ma sembrava che le persone intorno a lei non se ne accorgessero.

"Sai benissimo come, se non ti dispiace puoi togliere il disturbo, non ho voglia di avere gente intorno. Se devi farmi la guardia siediti fuori dalla mia stanza" rispose gelida. Convinta forse che quel tono avrebbe fatto allontanare il ragazzo.

"Michiru non c'è bisogno di essere arrabbiata anche con me" rispose lui senza toglierle lo sguardo di dosso.

"A no? Non c'è bisogno? Potevi tenerti per te la scoperta che Haruka era una donna, potevi non dirlo ai miei...e nemmeno a me se per questo, e invece cosa hai fatto? Hai pensato bene di rovinare tutto!!! DI ROVINARE LA MIA ESISTENZA IN QUELLA MALEDETTA CASA, COME SE NON FOSSE GIA' UNA PRIGIONE" i tentativi iniziali di mantenere la calma erano andati in fumo. Nonostante avesse una grandissima voglia di piangere cercò di mandare indietro le lacrime, promettendo loro di lasciarle libere di uscire una volta rimasta da sola in camera.

"Stai esagerando, l'ho fatto per il tuo bene e lo sai, quell'essere spregievole chissà per quanto ancora ti avrebbe presa in giro raccontandoti falsità sul suo conto" rispose lui, per nulla turbato dalla scenata della sua interlocutrice.

"NON STO ESAGERANDO!!! HANNO LICENZIATO LA SERVITU' ANCHE!!" continuò. Avvertì lui avvicinarsi forse nel tentativo di consolarla. Supposizione che fu confermata dalle dita che le sfiorarono il viso.

"Non mi toccare! Lasciami sola. Non voglio vedere nessuno, nessuno hai capito?? Dormi per terra in corridoio stanotte se devi farmi la guardia come il peggiore dei criminali!! odio i miei genitori, ma sappi che odio ancora di più te. Hai rovinato tutto!!" a quel punto vari singhiozzi le mosserò le spalle. La diga stava per crollare. "Esci... esci per favore" mormorò senza guardarlo negli occhi. Non sarebbe riuscita a trattenerle, le lacrime, se avesse alzato lo sguardo verso di lui. E Seiya era l'ultima persona da cui avrebbe voluto essere consolata.

La prima, era lei. Per chiedere chiarimenti sopratutto.

Si rifiutava di credere che era tutto un inganno.

Non da parte di Haruka.



   
 
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