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Autore: akane 101    11/01/2016    2 recensioni
un sogno che si realizza,una realtà dubbiosa.Tutto dipenderà da Akane.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 12
INSIEME



Kamen varcò l’uscio di quella stanza, raggiunse Ranma e prese il suo viso tra le proprie mani. Ora si doveva concentrare. Lei stessa stava oscillando nelle sue forme alternamente. Faceva parte del suo sortilegio, purtroppo. Doveva assolutamente rimanere nella forma solida almeno per un po’.
-Oh Ranma, amore…-
-FERMATI!!! LASCIALO STARE!!!-
La nemica sentì i passi sempre più vicini e la voce di quell’intrusa che osava intromettersi tra loro due alimentò il suo nervosismo oltre che alla propria collera. Girò la testa e trovò ciò che fece al caso suo: un pezzo di legno. Nel giro di pochi secondi, lo afferrò e lo lanciò con violenza esattamente quando vide Akane valicare la soglia. Ella venne colpita sul ginocchio, proprio come calcolato velocemente.
-Aaaaah!!!- la ragazza si piegò dal dolore, mettendosi le mani sulla parte colpita. Guardò con astio Kamen. –Non credere… che mi arrenda…!!!-
-Ranma sarà solamente mio!!!- tuonò la nemica e rincarò la dose con una mossa che ad Akane non sarebbe affatto piaciuta. La guardò con aria fiera e spavalda, prese nuovamente tra le mani il viso di Ranma lo girò in un certo modo apposta e lo baciò.

Inizialmente un amaro stupore si dipinse nel volto di Akane. Ranma che veniva baciato… da Ranma! Dal suo doppio!
Kamen si stacco dolcemente da lui.
-Finalmente… Avevo aspettato tanto questo momento!- commentò lanciando un sorrisetto soddisfatto all’altra.
Il viso della Tendo passò dallo stupore iniziale alla rabbia carica della gelosia che era solita sfoderare davanti all’ennesima ragazza che allungava troppo le mani verso il suo fidanzato. Il dolore al ginocchio era messo in secondo piano, quasi dimenticato. Un altro tipo di dolore si faceva sentire, quello che fa impazzire quando qualcuno ruba qualcosa di estremamente caro agli altri.
La nemica decise di rincarare la dose e lo fece nonostante il suo respiro sempre dispnoico.
-E vuoi sapere una cosa…anf? È giusto che tu lo sappia! Anf… È vero, sono stata io… anf… a dire a Ranma di comportarsi male… anf… con te! Ma… anf… essendo il suo doppio, di… anf… conseguenza so cosa pensa di te… anf! Lui era stufo di te e di quel… anf… fidanzamento imposto! Se ne sarebbe andato…anf… via da casa tua appena… anf…. avrebbe avuto tutti i mezzi necessari per farlo!- Naturalmente era tutta una bugia atta a scoraggiare l’altra ed un’inutile rivincita nei suoi confronti.
Akane però non si lasciò abbindolare dalle parole di quella Kamen. Ovvero, potevano essere anche vere, ma sarebbe stato certamente meglio se le avesse sentito dal diretto interessato piuttosto da un’altra bocca maligna. Aveva già dubitato di lui una volta ed almeno così presto non voleva cascarci di nuovo come un’allocca. Non era quello il problema.
-Tu… Hai baciato il mio fidanzato…- mormorò a denti stretti. –Hai osato baciare il mio Ranma! Come ti sei permessa di fare una cosa del genere!!! La pagherai per questo!!!- ed alzò la voce per sottolineare il suo disprezzo.

Kamen sentiva che le sue forze la stavano abbandonando sempre di più. Non doveva permettere tutto questo. Le bastava una decina di secondi, una sola azione prima di sparire. Doveva concentrarsi di nuovo. Quell’Akane era ferita, poteva colpirla per farla rendere inerme giusto per il tempo che la metamorfosi dei Saotome si completasse, specie quella di Ranma!
-La pagherai tu per l’affronto dell’ultima volta! Mi vendicherò per la sorte che mi avevi inflitto!- La fretta aveva il rumore dei ticchettii della lancetta dei secondi di un orologio, vi si aggiungeva l’angoscia del non riuscire a farcela! Quei ora pochi secondi che rimanevano che la intimavano categoricamente di non fallire quel tentativo… Un grido di rabbia, la furia in corpo e l’attacco.

Akane vide Kamen precipitarsi verso di lei con il fuoco negli occhi come un tornado che in procinto ad abbattersi su una casa. Lasciò la mano con cui si era sorretta all’uscio della porta dopo il colpo al ginocchio e si mise un po’ goffamente in posizione eretta. Se non fosse stato per il dolore di quella ferita… Accidenti che fastidio! Ma che importava adesso? Doveva rispondere al suo attacco oppure schivarlo. Non avendo che un paio di secondi da decidere seguì l’istinto. Alla cieca sferrò un pugno davanti a sé ma sentì solo aria venirle incontro, d’altro canto non sentì niente che la colpiva. Nessun rumore di passi, solo un silenzio improvviso. Aprendo gli occhi dopo qualche secondo, vide una figura lentamente finire dissolversi nell’aria e il suono di un piccolo oggetto cadere per terra, la famosa boccetta per l’appunto.

E così in quel modo Akane aveva vinto. Una vittoria inaspettata, comoda vista la situazione ma in un certo verso anche amara e deludente perché fin troppo facile. Anzi, no. Era vero che Kamen aveva perso ma i vinti erano invece due, Akane compresa. Il vero vincitore di quella sfida era bensì il caso che ne ha deciso le sorti, era lui che poteva tesserne le lodi. Alla ragazza rimase solo un leggero rimpianto per non aver messo lei la parola fine. E a proposito di fine…

Akane si destò da quella specie di incanto ed afferrò la boccetta di plastica velocemente. Una volta in mano si rese conto di quanto fosse leggera. Un sospetto automaticamente la assalì: svitò il tappo e vide che all’interno non c’era proprio niente! La ragazza capì che anche quello faceva parte dei piani di Kamen, ovverosia la boccetta era stata solo un espediente per allontanarla da Ranma e farle perdere tempo!
“Ma allora non c’è proprio niente da fare?” pensò sgomentata Akane. “Possibile che non ci sia un altro modo per spegnere l’incenso?” poi ebbe un’improvvisa illuminazione. “Acqua! Ma certo! Chi lo dice che non potrebbe funzionare?”. Se l’acqua avesse funzionato veramente si sarebbe data doppiamente della stupida: era una cosa così ovvia se ci avesse pensato bene, la fretta è sempre una cattiva consigliera.
Certo, ora doveva solo cercare l’acqua ma trovarla dentro una fabbrica abbandonata era se, non impossibile, assurdo! Le conveniva andare alla ricerca di un secchio o qualche altro contenitore, uscire e tornare indietro in qualche modo carica d’acqua… E tutto in tempi ridottissimi! A questo punto solo Flash o Superman avrebbero una fortunata possibilità di riuscita, lei nemmeno parlarne, complice anche nelle sue condizioni! Doveva almeno provarci… Un secchio! Un secchio!

Andando in cerca con la testa i suoi occhi si posarono sopra quel tavolo dove c’erano… quelle bottigliette! Akane si augurò che almeno una di loro fossero piene di qualcosa di liquido… qualunque esso sia!
Tra una zoppicata e l’altra raggiunse il tavolo ed afferrò uno di quei contenitori poi un altro. Le si accese una fiammella di speranza quando si accorse che c’era qualcosa dentro di uno, un liquido chiaro che vedendo all’interno pareva fosse proprio acqua! Raggiunse l’incensiere di Ranma, lo aprì e ci versò un po’ di contenuto. Come altra misura precauzionale aprì anche la finestra, fortunatamente senza ulteriori sforzi, facendo in modo che tutto quel fumo si liberasse in aria verso l’esterno dell’edificio. Tirava un po’ di vento lì fuori e le nuvole preannunciavano presto la pioggia.
Akane sorrise forzatamente: forse ora le cose erano veramente a posto. Come avrebbe voluto che Ranma si svegliasse proprio in quel momento e le avrebbe dato prova che il peggio era passato! Non le rimaneva altro che attendere e sperare, a parte giustamente liberarlo da quelle corde…

-I signori Saotome!!!- disse improvvisamente di getto. Si stava quasi dimenticando di loro, meno male che se ne era ricordata. Anche loro avevano bisogno del suo aiuto!
Con altri sforzi si avviò verso la tenda che separava l’ingresso tra le due stanze, tenendo saldamente la bottiglietta cui rappresentava il responso del suo piano con una mano e con l’altra appoggiata alla parete per sorreggersi. Una volta dentro a quell’altra stanza, ripeté lo stesso procedimento fatto con Ranma: acqua, o qualsiasi cosa fosse stato, dentro l’incensiere e poi finestra aperta. Lentamente s’inginocchiò e cominciò a slegare la corda che teneva legati i due coniugi. Una volta fatto questo fece in modo che le loro schiene si appoggiassero al muro.

Akane poi tornò da Ranma per fare l’unica cosa che le rimaneva ancora. S’inginocchio davanti a lui e cominciò a liberargli dalla corda una mano, il cui braccio cadde di peso lungo il suo corpo. La ragazza procedette con l’altra mano. Quando anche quella corda fu sciolta, il ragazzo ancora incosciente, cadde in avanti e lei si ritrovò a sorreggerlo. Akane tutto ciò non aveva calcolato. In quel momento si trovava lì, con la testa di lui sulla sua spalla, le sue proprie mani che tenevano le braccia del fidanzato. Tante sensazioni avvolsero la ragazza. Si sentiva un po’ a disagio per l’inconveniente, ma in quello strano abbraccio si sentì sciogliere dentro, come se qualcosa di misterioso avesse costretto a rivelarle una verità che ostinatamente rifiutava di ammettere. Ranma le era mancato davvero tanto, non voleva e non poteva assolutamente perderlo. Delle timide lacrime scesero lentamente dagli occhi, liberate dopo quel giorno che le aveva trattenute. Ranma doveva… doveva tornare da lei ad ogni costo. Perché tra loro non poteva finire così.
Non gli aveva mai detto “Ti amo”, non sapeva se nemmeno ricambiasse i suoi sentimenti. Forse lei un giorno avrebbe trovato il coraggio di dichiararsi ma fino allora sperò che il destino fosse magnanimo da concederle quel tempo!
-Tu devi restare con me… Con me… Ranma…!- sussurrò fievolmente.
Akane volle poi rimanere così, per un po’, da sola col ragazzo che amava.


Akane e Ranma che dormivano fianco a fianco. Fu così che il Signore degli incensi li trovò. Entrò lentamente e silenziosamente per non svegliare lei e soprattutto per non farsi scoprire. Era lì per uno scopo ben preciso ma nulla a che fare con vendetta o alcuna azione malevole. Certo, era stato proprio lui a dar inizio a quel parapiglia ma in fondo non era cattivo, perlomeno non voleva apparire così. Lo aveva fatto per scacciare la noia e si era divertito ad essere il padrone degli eventi e spettatore. Non gli piacevano le vittorie facili, per questo aveva fatto in modo che anche le avversarie di Kamen avessero un aiuto, collocando ad esempio il secchio d’acqua trovato da Shampoo. Una sua colpa che poteva avere era stata quella di aiutare la persona forse sbagliata, ma lo aveva fatto perché lei potesse usufruire almeno un’altra chance. Chi non vorrebbe avere una rivincita dopo un torto subìto?
Lentamente posò per terra vicino ai ragazzi uno spillone per capelli simile a quello precedente ma spezzato dal significato inequivocabile: Kamen non sarebbe più ritornata. Fatto questo, il Signore degli incensi, unica persona che se ne andò via portando con sé l’alone di mistero che l’avvolgeva, fece marcia indietro e uscì silenziosamente, pensando alla prossima anima tormentata da aiutare… meno problematica della sua ultima cliente!


Nel dormiveglia Akane sentì muoversi, percepì del calore umano contro di sé e sentì la propria testa appoggiata a quella di un’altra persona. Volendo quindi dare una risposta alle sue domande, lentamente aprì gli occhi.
-Ranma…!-
La ragazza fece un rapido punto della situazione: era in groppa al suo fidanzato, fuori dall’edificio abbandonato e camminavano per chissà dove. Ma questo era un buon segnale per farla sospettare che il peggio era stato scongiurato.
-Ah, ben svegliata Akane!- disse Ranma.
-Dove sono i tuoi genitori?-
-Ci hanno preceduti, sono proprio laggiù.-
Akane guardò davanti a sé. Eccoli lì, infatti, a qualche metro di distanza con tutti i bagagli.
-Dove stiamo andando?-
-Che domande, a casa naturalmente!-
-A casa mia?-
-Beh… io non abito da nessun’altra parte!-
A casa! Sì! Per Akane era una bellissima notizia! Finalmente avrebbero potuto convivere di nuovo tutti sotto lo stesso tetto!
-Dimmi una cosa.- il ragazzo le fece distogliere l’attenzione. –Come mai noi ci siamo ritrovati lì dentro? I miei mi hanno detto che me ne ero andato di casa ma sinceramente non me lo ricordo. E nemmeno loro sanno spiegarsi perché eravamo tutti lì.-
-È una lunga storia, ve la racconterò con calma una volta a casa.-
Poi scese un minuto di silenzio tra loro. La ragazza era consapevole che poteva approfittare di quell’occasione, sola con lui, per dirgli qualche parola affettuosa. Aveva rischiato di grosso di perderlo, finché era in tempo doveva farlo, finché qualche altra calamità rischiasse di dividerli ancora e magari definitivamente. Era timida in queste cose, forse più orgogliosa per ammetterlo. Non era obbligata a dirgli che lo amava, dopotutto. Cos’altro poteva dirgli?
Ma un altro pensiero finì col farle interruzione in testa che sovrastò il precedente: la parte femminile di Ranma era ritornata dentro al fidanzato? Doveva assolutamente togliersi quel pensiero.
Come se forze sconosciute avessero ascoltato le sue parole silenziose, cominciò a piovere. Prima qualche goccia e poi aumentare d’intensità, come le tipiche piogge estive.
Akane sentì il fidanzato fermarsi e lo vide stare a testa china. Il suo corpo aveva preso forma femminile, i suoi capelli erano tornati ad essere rossi. La maledizione delle sorgenti cinesi era tornata ad incombere su di lui. Ma la storia di Kamen era ormai un capitolo chiuso.
-In fondo io lo sapevo.- mormorò con una punta di tristezza Ranma ragazza, più a se stesso che all’altra. –Sapevo che tutto questo non sarebbe durato a lungo, ma volevo assolutamente crederci. Riuscirò mai a sbarazzarmi di questa maledizione?-
-Forse, un giorno…-
Nessuno lo poteva sapere, eppure il ragazzo le aveva sperimentate tante, talvolta sfiorando la vittoria. Di certo esistevano altri tentativi ma pareva che la sfortuna gli andasse sempre a braccetto. Akane voleva sinceramente che Ranma guarisse e che potesse realizzare il suo sogno, anche se un pochino temeva un cambiamento dei fatti. Le cose dovevano rimanere com’erano, con o senza Ranma ragazzo al cento per cento.
La situazione stava diventando decisamente malinconica, la ragazza volle perciò alleggerirla, dopo tutto quello che era passato. Basta con i musi lunghi!
-Hey tu!- disse tirandogli un orecchio. –Se resti ancora in mezzo alla strada a pensare, arriveremo a casa inzuppati fradici e magari mi prenderò anche un malanno! Muoviti!-
Ranma perciò alzò la testa.
-Non fare così però! Smettila!-
-Avanti!-
-Certo che hai la sensibilità di un sasso! Anche tu sei un’altra mia maledizione, sappilo!- borbottò col suo tono solito da presa in giro.
-Cretino!- gli disse. Poi senza farsi vedere dal fidanzato sorrise dolcemente. “Sì, anch’io sono una tua maledizione e non ti sarà facile sbarazzarti di me!”

E Akane fu felice a pensarlo. Di nuovo a litigare come era sempre di consuetudine, ma sempre insieme! Sì, ecco che proprio tutto era tornato alla normalità.
Un giorno gli avrebbe aperto il suo cuore, di sicuro, ma intanto… Tutti a casa! Insieme!


 

FINE

   
 
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