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Autore: akane 101    11/01/2016    3 recensioni
a volte si ha bisogno di qualcuno vicino,e spesso quel qualcuno è più vicino di quanto pensi...
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1


La ragazza alzò gli occhi verdi e fissò il cielo. Grossi nuvoloni grigi incombevano e presto sarebbe scoppiato un bel temporale.

Nonostante questo aveva deciso di uscire...per liberare la mente, per svagarsi, per non pensare al domani, per non pensare e basta.

Si era cambiata prima di uscire. Aveva indossato una minigonna arancione e una camicetta bianca. Colori sgargianti, colori appariscenti, ma che stonavano terribilmente con il suo attuale stato d'animo.

Si passò una mano tra i corti capelli castano chiaro. Gettò il capo all'indietro, i capelli che sfioravano la schiena. Chiuse gli occhi.

"Mamma...!" Nabiki sospirò.

-Cosa sono diventata?!- chiese a voce alta, come se potesse avere una risposta, ma con lei non c'era nessuno.

Una persona fredda, cinica, calcolatrice, spietata. Ecco cos'era diventata. Con la morte di sua madre aveva fatto di tutto per mostrarsi forte, una persona che non cercava l'aiuto di nessuno, che non aveva bisogno di nessuno, che sapeva sempre come cavarsela, in ogni situazione, anche la più difficile, da sola.

Ma con questo suo atteggiamento, non aveva mai conosciuto il vero significato della parola amicizia. Cioè...aveva molti 'amici' ma...Non aveva mai avuto un amico vero, uno con cui confidarsi, a cui appoggiarsi nei momenti di tristezza, magari da abbracciare quando si sentiva sola.

E questo nell'ultimo periodo le capitava spesso.

Si sentiva sola, terribilmente sola.

A diciotto anni non aveva mai avuto un ragazzo. Forse erano spaventati da lei, dal suo carattere freddo. "Sono una persona cattiva?!" si chiese ancora, coprendosi il viso con le mani. Un viso affilato e dai linamenti marcati, ma nell'insieme molto belli e comunque molto femminili.

Qualche volta le era capitato di ricevere delle attenzioni da parte di qualche ragazzo, ma lei li aveva sempre respinti. Forse era lei ad avere paura. Forse era paura di non ricevere l'affetto di cui invece aveva un disperato bisogno. Si era sempre ripetuta che non era colpa sua, che erano gli altri a non essere alla sua altezza, ma sapeva che sbagliava a pensarla in quel modo. Era lei che non riusciva a lasciarsi andare, era lei ad avere qualche problema...Dio, che pensieri tristi!Se continuava così rischiava di mettersi a piangere, e non voleva farlo, non doveva, perchè avrebbe significato mostrare la sua debolezza, e lei non era affatto una persona debole!

In quel periodo dell'anno, ogni anno, si chiudeva sempre più in se stessa, diveniva anche più fredda del solito. Ma questo accadeva solo perchè non voleva esprimere ciò che in realtà si agitava nel suo cuore.

L'indomani sarebbe stato un giorno normale, almeno per gli altri, ma per lei e la sua famiglia sarebbe stato diverso. Quel giorno richiamava solo tristezza, ricordi e tanta, tanta nostalgia dei tempi perduti. Sarebbe stato l'aniversario della perdita di una persona che era stata molto importante per lei e che lo sarebbe sempre stata, sarebbe ricorso l'anniversario della morte di sua madre.

Negli ultimi tempi sentiva molto la mancanza della mamma. Nonostante avesse Kasumi, che si era assunta il ruolo di sostituta della figura materna, sapeva che non avrebbe mai potuto confidarsi con lei. Kasumi aveva già tante di quelle cose a cui badare. Per prima cosa il matrimonio col dottor Tofu, che si avvicinava sempre di più, e poi chi poteva mandare avanti la casa, se non lei!

E poi c'era Akane, la sua sorellina. Lei poi doveva affrontare un problema dietro l'altro, a causa di Ranma.

Invidiava un po' le sue sorelle.

Invidiava Kasumi. Era bella, dolce, gentile, una brava futura moglie e madre. Era praticamente perfetta! Ed aveva il dottor Tofu.

Invidiava Akane. Forte, testarda, orgogliosa, sapeva ciò che voleva. Finalmente lei e Ranma si erano decisi a dichiararsi e adesso aveva anche lui accanto.

E lei?Che cosa voleva?Lei che cosa aveva? Niente, nessuno. Solo se stessa e il suo terribile carattere freddo e scostante.

"Mamma..." pensò. Le lacrime le offuscarono la vista. Non voleva piangere, ma non riusciva più a trattenersi.

 

Kuno passeggiava da solo per le vie di Nerima. Sapeva che per Akane il giorno seguente sarebbe stato molto triste. Era l'anniversario della morte della signora Tendo.

Avrebbe voluto andare da lei e consolarla, starle vicino e sostenerla in un giorno così triste, ma sapeva che ormai non aveva più speranze. Ormai lei e Ranma stavano insieme ufficialmente e, anche se gli doleva ammetterlo, formavano proprio una bella coppia.

Però l'amaro della sconfitta restava comunque, e gli bruciava parecchio non essere riuscito a conquistare la bella Akane Tendo. Per quasi tre anni si era illuso che Akane potesse ricambiare il suo amore. Tre anni. Un record...!Nonostante lei lo malmenasse di continuo, lo trattasse sempre male, non lo guardasse come invece lui faceva con lei, l'aveva amata davvero.

Solo adesso si rendeva conto, non c'era posto per lui nel cuore di Akane.

Il suo cuore era occupato e batteva per Ranma, da sempre.

Quando aveva saputo che si erano dichiarati, Kuno aveva sentito distintamente un CRACK, era il suo cuore che andava in frantumi.

Poi però aveva cercato di farsene una ragione. Doveva smettere di pensare a lei, e magari comiciare a cercare una ragazza che lo amasse per davvero, che ricambiasse tutto l'affetto che aveva da donare.

Ma dove? Esisteva una ragazza per lui?

Aveva sempre decantato strofe sull'anima gemella, la metà perduta di ogni essere umano. Ma lui poteva davvero ritrovarla?

Era molto tardi e ancora non si decideva a tornare a casa. Kodachi lo avrebbe ucciso una volta rientrato. Inoltre il tempo stava volgendo al peggio ed era sicuro che da un momento all'altro si sarebbe messo a piovere. Tuttavia non aveva voglia di tornare, così cambiò strada ancora una volta.

Si diresse verso il suo luogo preferito, un laghetto artificiale che si trovava al centro del parco. Gli piaceva molto stare a guardare l'acqua che si increspava sulle sponde, senza pensare a nulla, svuotando la mente.

Girò per un po' senza meta, infine giunse al lago. Lo specchio d'acqua era recintato da uno steccato in legno e numerosi alberi facevano da cornice al posto. Un viale ne costeggiava per intero il perimetro e sul sentiero erano sparse qua e là numerose panchine in legno e ferro battuto. Un luogo piuttosto romantico per un incontro galante. Ma quel giorno non c'era nessuno su quei sedili, forse per colpa del brutto tempo.

Il ragazzo percorse con lentezza il viale. Si fermò per qualche minuto a contemplare la superficie calma del laghetto, che rifletteva le grigie nuvole in cielo, assumendone il colore.

Si guardò intorno, come alla ricerca di qualcosa. Aveva udito uno strano rumore. Il suo sguardo venne catturato da una figura seduta su una panchina. Una ragazza teneva il capo rivolto verso il basso, le spalle ricurve si alzavano e si abbassavano ritmicamente.

Kuno sentì una grande angoscia pervaderlo. Stava piangendo.

Quella ragazza stava piangendo.

Si avvicinò lentamente, quasi ad aver paura di disturbarla. Non vedeva nessuno in giro, doveva essere lì da sola. Sapeva che avrebbe dovuto farsi i fatti suoi, ma era più forte di lui, non sopportava di veder piangere una ragazza.

-Posso aiutarti?- domandò, con tono dolce. La ragazza si fermò, si asciugò alla meglio le lacrime e alzò il viso. Solo allora la riconobbe.

"Nabiki?!"

 

Nabiki vide un'ombra porsi davanti a lei, oscurandole la visuale.

"Ci mancava anche lo scocciatore di turno!" pensò, infastidita. Si asciugò un po' le lacrime e alzò il viso. In controluce e con gli occhi ancora bagnati, non riusciva a vedere bene chi fosse. Strizzò gli occhi un paio di volte per mettere a fuoco l'immagine e rimase sorpresa. Davanti a lei c'era Kuno. Aveva un'espressione di puro sgomento sul viso. Era comprensibile tutto quello stupore, dopotutto nessuno aveva mai visto Nabiki Tendo, la regina di ghiaccio, piangere come una fontana.

-Nabiki?- La ragazza sorrise ironica, cercando di asciugarsi in fretta le restanti lacrime.

-Be', che c'è? Non hai mai visto qualcuno piangere?- sbottò, cercando di usare il solito tono freddo, ma la sua voce tremava leggermente.

Colto in fallo, il ragazzo cercò di mutare espressione anche se era piuttosto difficile.

Kuno sembrava impietrito. Sentire la sua voce aveva confermato che era proprio la sua compagna di classe ma...Nabiki Tendo che piangeva?! Era un evento storico, se non addirittura apocalittico!Nonostante facesse di tutto per nasconderlo, la sua voce risultava incrinata dal pianto.

"Sì, ma non ho mai visto piangere te...!" pensò.

-Posso sedermi?- domandò, indicando con un gesto il posto accanto a quello della ragazza.

-E' un paese libero...- rispose lei. Avrebbe tanto voluto scappare.

Nessuno avrebbe dovuto vederla piangere, meno che mai Kuno, col quale non faceva che litigare. Adesso le parti si sarebbero invertite, l'avrebbe ricattata a vita.

Kuno si sedette. Non sapeva come iniziare il discorso e non è che Nabiki fosse poi tanto loquace da mettersi a raccontare i fatti suoi al primo venuto. Be', lui non era esattamente il primo venuto, anzi...Ma non sarebbe stata lei a cominciare, questo era poco ma sicuro!

Perciò, seppure fosse difficile, fu Kuno a fare la prima mossa.

-Vuoi dirmi che ti è successo?- domandò, col tono più dolce possibile.

Nabiki strabuzzò gli occhi, guardandolo come se avesse tre teste invece che una. Ma era Kuno quello seduto vicino a lei? Perchè si comportava così adesso? Perchè si stava comportando...da amico?

-Pensa agli affari tuoi!- rispose, fredda.

Tipico di Nabiki Tendo, non si arrendeva nemmeno di fronte all'evidenza. Ma Kuno non si lasciò scoraggiare.

-Ci penso sempre, adesso mi piacerebbe conoscere gli affari tuoi invece!- rispose lui, a metà tra il dolce e il divertito.

Nabiki sbuffò e si chiuse in un ostinato silenzio.

Kuno si accomodandò meglio sul sedile. -Come vuoi!- disse, intrecciando le mani dietro la testa. -Non ti dispiace se resto a farti compagnia, vero?!- aggiunse con tono ironico, ma più che una domanda sembrava un'affermazione.

Nabiki sospirò. Sapeva che Kuno era una persona ostinata, ma così era esagerato. E poi, chi glielo faceva fare a rimanere lì con lei.

Lo osservò di sottecchi. Quel giorno era vestito diversamente dal solito.

Indossava un paio di jeans chiari, un maglione bianco a collo alto e della scarpe da ginnastica sempre bianche. Inoltre aveva un cappotto marrone scuro che gli arrivava alle ginocchia. Era abituata a immaginarlo con addosso quella stramba divisa da kendo. Doveva ammettere che stava bene vestito così e scoprì che le faceva uno strano effetto.

Dopo svariati minuti di silenzio, Nabiki non ce la faceva più.

-Ma che vuoi? Si può sapere?- sbottò.

-Aiutarti, se me lo permetti!- fece lui, con un'alzata di spalle. Nabiki rimase di sasso, ma si riprese quasi subito.

-Se davvero vuoi aiutarmi, lasciami in pace!- ringhiò, seccata.

-Non posso!- rispose il ragazzo, con indifferenza.

"Ma che diavolo vuole da me?!" si chiese la ragazza, esasperata. "E poi, perchè non ne vado via?!" si stupì, dopotutto niente le impediva di alzarsi e andare via. Ma sapeva che non era ancora pronta per tornare a casa, non voleva farsi vedere così...debole, dagli altri, non lo avrebbe sopportato!Eppure c'era qualcos'altro che la teneva come inchiodata a quella panchina, seduta vicino a quel ragazzo...ma cosa?

-Perchè non puoi?Se te lo chiedo io...- disse, al limite della pazienza.

-Non posso lasciarti qui a piangere, e poi non è sicuro per una ragazza carina come te andare in giro da sola a quest'ora nel parco deserto!- rispose lui, alzando gli occhi al cielo.

-Ma chi ti ha chiesto niente!?Io...- Nabiki si bloccò. Aveva capito male oppure Kuno le aveva appeno fatto un complimento?

-E' per tua madre?- chiese lui, in un sussurro. Nabiki spalancò gli occhi, sgomenta. Come faceva lui a sapere...?Ma ormai era inutile negare.

Voltò il viso, fissandolo negli occhi. Non aveva mai notato quanto fossero blu. Erano molto belli e profondi.

Kuno riuscì a reggere quello sguardo con non poca fatica. C'era una tristezza infinita in quegli stupendi occhi verdi, e infondo a quegli occhi lesse una muta domanda. Scosse il capo.

-Non ha importanza come faccio a saperlo!Se vuoi...- Fece una pausa. -Se vuoi puoi sforgarti con me!- riuscì a dire, lievemente imbarazzato.

Questo era troppo, lei non poteva sopportare oltre.

-Cosa ne sai tu?- sbottò Nabiki, alzandosi in piedi e fissandolo alterata. Lo sguardo di Kuno si oscurò.

Nabiki si portò una mano sulle labbra, spalancando gli occhi. Oddio, come aveva potuto dire una cosa del genere? Aveva forse dimenticato che anche Kuno aveva perso la madre da piccolo e che aveva anche vissuto senza il padre per diverso tempo? Come aveva potuto essere così cattiva?

-Ti prego, perdonami!Non avevo il diritto di dirti quelle cose!- disse Nabiki, ricominciando a piangere. Si sedette stancamente sulla panchina, coprendosi il viso con le mani.

Quando sentì la pressione di una mano sulla spalla sinistra, alzò il viso di scatto. Kuno la guardava dolcemente, anche se i suoi occhi erano tristi.

-Non preoccuparti!Non è successo nulla!- la rassicurò.

-Sono una persona egoista, ecco la verità!- pianse Nabiki.

-Non è vero, non dire così!- ribattè Kuno.

-No, sono una persona orribile, che non è degna nemmeno di vivere!Forse sarei dovuta morire io e non la mamma!- aggiunse Nabiki, mentre i singhiozzi aumentavano.

Kuno la prese per le spalle e la guardò dritto negli occhi.

-Non dirlo mai più, chiaro?!- gridò, deciso, tanto che Nabiki si spaventò. Kuno la fissò, cambiando espressione e guardandola teneramente. -Forse non sarai dolce e gentile come Kasumi, non sarai determinata e forte come Akane, ma anche tu sei buona e altruista a modo tuo!Ognuno di noi ha un metodo per affrontare il dolore, il tuo è restare distaccata, lo fai per proteggere te stessa...e anche gli altri!- le disse, accarezzandole una guancia. Nabiki lo guardò, incredula. Forse aveva capito più cose Kuno del suo carattere, che non lei stessa.

-Lo pensi veramente?- gli chiese, stupita. Kuno annuì col capo.

-Certo!- rispose, deciso. Sorprendendo entrambi abbracciò la ragazza che si lasciò andare, ancora confusa dalle sue parole.

-Sfogati pure se vuoi!- aggiunse il ragazzo, accarezzandole la schiena con una mano. Nabiki non se lo fece ripetere due volte, si strinse a lui e ricominciò a piangere, sfogando tutte le lacrime che fino ad allora aveva trattenuto a fatica.

-Scusami ancora, per ciò che ti ho detto, non era mia intenzione!- disse la ragazza una volta smesso di piangere.

-Lo so!- rispose Kuno, con un sorriso. Anche Nabiki sorrise, e Kuno fu contento di essere riuscito ad aprire un po' il cuore di quella strana ragazza.

-Mi dispiace lo stesso!- Kuno non rispose.

Nabiki restò tra le braccia del ragazzo ancora qualche minuto.

"Che buon profumo ha!" pensò. Ad un tratto un brivido la percorse e qualcosa di freddo cadde dall'alto sul suo braccio. Acqua.

Stava piovendo!

-Accidenti, s'è messo a piovere!Presto, scappiamo!- urlò Kuno, mentre la pioggia si faceva più forte e lui scattava in piedi, afferrando la mano della ragazza. Ma Nabiki non si mosse.

-No, restiamo qui!- mormorò Nabiki, mentre si alzava e cominciava a camminare sotto la pioggia.

-Ma ci beccheremo un malanno!- protestò Kuno, fissandola incredulo.

Ma Nabiki non l'ascoltava, prendendo a danzare sotto la cascata d'acqua che scendeva sempre più fitta, bagnandola dalla testa ai piedi.

Kuno incredulo, forse per la prima volta in vita sua, la vide ridere con vera gioia, e non udiva incertezza nella sua risata che alle sue orecchie risuonava fresca come la pioggia che stava cadendo dal cielo.

Avvicinandosi a lei, le circondò la vita con un braccio e con l'altro le afferrò la mano, iniziando con lei a ballare sulle note inudibili di un valzer. Nabiki inizialmente restò senza parole, ma poi si lasciò andare e si rilassò, lasciandosi andare completamente e ridendo felice, come non faceva da molto tempo.

Quando il temporale finì, Kuno accompagnò Nabiki a casa.

-Mi dispiace, ti sei bagnato anche tu per colpa mia!- disse Nabiki ormai sulla porta di casa. Kuno scosse il capo in segno di diniego.

-No, mi sono divertito invece!- Sorrise, e Nabiki rispose al sorriso.

-Allora...ciao!- disse lei, facendo per entrare.

-Ciao!- Kuno stava per andarsene, quando Nabiki lo richiamò.

-Kuno, quello che è successo...non lo saprà nessuno, vero?!- chiese, titubante.

-Se mi dai mille yen, forse...!- rispose Kuno, sorridente. Nabiki rispose con un mezzo sorrisetto. -Tranquilla, non mi crederebbero comunque...!-

-Grazie!- Kuno le sorrise dolcemente, si voltò e andò via.

 

Nabiki rientrò in casa, gocciolante.

-Nabiki? Sei tu?- All'ingresso fece la sua comparsa Kasumi. -Oh, guarda come sei bagnata, corri a farti un bagno caldo, tra poco si cena!- Kasumi tornò in cucina."Proprio come una vera mamma!" pensò Nabiki con un mezzo sorriso.

-Nabiki, ma dove sei stata? Mi hai fatto preoccupare!- Akane gli saltò letteralmente addosso, bagnandosi a sua volta.

-Ho fatto un giro!- rispose, noncurante.

-Ok, però la prossima volta avverti!- Akane sorrise, scomparendo in cima alle scale.

Nabiki entrò in bagno, si spogliò ed entrò nella vasca.

Inevitabilmente la mente gli tornò allo strano ragazzo che le aveva fatto compagnia quel pomeriggio e che, a modo suo, l'aveva consolata e, incredibile a dirsi, l'aveva anche fatta sentire meglio, permettendole di affrontare il giorno seguente con maggiore serenità.

"Che giornata, ragazzi!" pensò Nabiki, addormentadosi quasi subito.

 

L'indomani Nabiki si svegliò molto presto. Il cielo era sereno e c'era anche un bel sole. Per fortuna era domenica, quindi niente scuola.

Dopo aver indossato l'abituale vestito nero, si diresse al cimitero assieme alla sua famiglia, che naturalmente ora comprendeva anche quella Saotome e il dottor Tofu. Aprì il portone di casa e rimase sorpresa quando a terra trovò un enorme mazzo di rose bianche. Lo prese tra le mani, c'era anche un bigliettino.

"DA UN AMICO!" Nabiki sorrise leggermente.

-Allora, Nabiki, vieni?- gridò Akane, da lontano. Nabiki si voltò e vide sua sorella minore e Ranma, mano nella mano. Avrebbe voluto anche lei qualcuno a cui appoggiarsi.

-Sì, arrivo!- Li raggiunse con pochi passi veloci.

-Ehi, e quei fiori?- chiese Akane, curiosa come al solito.

Nabiki inspirò a fondo il profumo delle rose.

-Sono da parte di un amico!- rispose con un sorriso.

Akane la guardò interrogativamente.

-E chi è questo amico?Posso saperlo?- Nabiki non rispose e Akane preferì non chiederle più nulla, dato che sua sorella sembrava essere persa in chissà quali pensieri. E poi, se questo qualcuno la faceva stare bene, era contenta per lei!

Più tardi, dopo la visita al cimitero, Nabiki si recò al parco. In poco tempo raggiunse il laghetto, ma non c'era nessuno, o almeno, nessuno che le interessasse. "Perchè, chi doveva esserci?" si chiese, dandosi della sciocca. Si appoggiò alla recinzione in legno e si mise a guardare l'acqua. Non si sentiva tranquilla, tutt'altro. Era molto agitata, come se mancasse qualcosa.

-Ehi!- Nabiki sussultò quando udì una voce chiamarla. Si voltò di scatto, per essere sicura di non esserselo immaginato.

-Ciao!- aggiunse la voce. No, non se lo era immaginato, dietro di lei stava Kuno. Era vestito con una camicia nera e un jeans sempre scuro.

Nabiki sorrise, era contenta di vederlo.

-Ciao!- rispose lei con un sorriso accennato.

-Che ci fai qui?- chiese Kuno, leggermente stupito di trovarsela davanti.

"MA guarda, penso a lei e mi appare davanti!" pensò.

-Ti stavo aspettando!- rispose Nabiki. L'aveva detto come battuta, ma si accorse che forse era proprio così, adesso che c'era Kuno quel posto le sembrava perfetto e il suo animo era calmo.

Kuno le sorrise. Si avvicinò, affiancandola e si mise anche lui a guardare l'acqua. Quel giorno c'era il sole, e la superficie del lago brillava di mille luci.

-Volevo dirti grazie!- Kuno guardò Nabiki, confuso. -Per i fiori!Li ho portati a mia madre, ti dispiace?- aggiunse la ragazza, fissandolo con quei suoi splendenti occhi verdi. Kuno sorrise, imbarazzato.

-Assolutamente, anzi, mi fa piacere!...- rispose il ragazzo.

Seguirono alcuni minuti di silenzio in cui ascoltarono i rumori di quel luogo, lo sciabordìo delle onde, il suono lontano della gente che si divertiva e dei bambini che gridavano felici.

-Questo posto mi rilassa!Riesco a non pensare a nulla!- esordì Kuno, con un leggero sorriso sulle labbra. Nabiki lo guardò un attimo e annuì.

-Devo ammettere che hai ragione, anche a me fa lo stesso effetto!- disse Nabiki, riprendendo a fissare il lago.

-Possiamo tornarci, insieme, se ti va...!- le propose Kuno. Nabiki lo guardò stupefatta. Cos'era?Una richiesta?Un appuntamento?Cosa?

Guardò Kuno, ma lui non sembrava per nulla turbato. Era un invito, sì, ma da parte di un amico. Inaspettatamente questo le dispiacque un po'.

"Ah, ma che diamine vado a pensare!" La ragazza scosse il capo, come a volersi liberare di quegli strani pensieri.

-Certo...che mi va!- rispose con un sorriso mite.

-Bene!- Anche Kuno sorrise. Si rimise dritta e lo guardò negli occhi.

-Devo andare, ci vediamo!- disse Nabiki, prima di correre via. Kuno la seguì con lo sguardo finchè non scomparve dalla sua visuale.

Qualche minuto dopo Kuno vide la ragazza ritornare, correndo a perdifiato verso di lui.

-Ho dimenticato una cosa!- disse al ragazzo.

-Cosa?- le chiese ingenuamente. Kuno si guardò intorno e, non riuscendo a vedere nessun oggetto nei dintorni, fissò Nabiki con sguardo interrogativo.

-Questo!-

Nabiki sorrise e senza dargli il tempo di rispondere si avvicinò velocemente a lui e gli diede un bacio sulla guancia. Si allontanò, mentre Kuno la fissava sbalordito.

-Ma non ti illudere, questo non cambia le cose tra noi!- aggiunse con un mezzo sorriso, prima di correre via di nuovo e sparire infondo al viale.

-Tzè...!-

"Strana ragazza...Nabiki Tendo!" pensò il ragazzo con un sorriso sulle labbra, mentre camminava verso casa.

 

 

 

   
 
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