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Autore: David_Jake_B    12/01/2016    0 recensioni
Il detective Noah è alla ricerca della propria felicità. Ma del resto non la può raggiungere dato il lavoro sporco che fa. Uccidere per Noah è come prendere un caffè. Riuscirà a catturare il famoso Assassino enigmatico? Saprà salvare Lucy da una morte certa?Un racconto breve di genere giallo, con un'impronta di introspezione.
Genere: Introspettivo, Poesia, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non posso credere di trovarmi di nuovo qui. Sono completamente abbandonato a sognare. Che stupido. Che sciocco. Che ingenuo. Eppure, nonostante sappia come sono, la seguo lo stesso. E’ possibile che ci speri tutt’ora? Non avrò mai una vita normale. Non sono nato per vivere. Sospiro. Vedo il fumo uscire dalle mia labbra. C’è un po’ di freddo. Tiro su il colletto del mio capotto di color beige. Fuori ci si ghiaccia ma in macchina quel poco di calore è sufficiente per non tremare, anche se i brividi mi vengono lo stesso. Prendo il mio pacchetto di sigarette e ne sfilo una. La accendo immediatamente ispirandolo subito nei polmoni il fumo bianco o nero o rosso. Nemmeno io lo ricordo ormai. Guardo l’orologio sulla parabrezza. Dov’è cavolo è finita Lucy? Non doveva uscire con quel tipo? Jason non mi avrebbe mai dato delle informazioni sbagliate. E se fosse stato preso pure lui? No. Sa come cancellare le sue tracce. E poi, è sempre stato leale. Ma se mi tradisce, sarà ucciso entro stanotte. La rabbia mi sale in gola. Cerco di placarlo. Respiro profondamente. Mi tremano le mani. Di frustrazione ne ho accumulato anche di troppo, ma per almeno, entro stanotte sarò fuoco vivo su una goccia di benzina. Un mostro senza limiti prenderà controllo di questo corpo di due metri e … farà strage. Mi volto verso a sinistra. Sono parcheggiato dietro un vicolo nascosto nel buio. Qui posso vedere perfettamente il ristorante senza alcuni intoppi. E se mi scoprissero ho già una serie di scuse pronte. Che vita da vagabondi: mentire, nascondere, uccidere e torturare. Tutto pur di ottenere una sola verità. Sono mesi che percorro queste vie sanguinose e stanotte, stanotte accadrà la magia. Ogni sforzo sarà ricompensato. Non ci saranno più dolori, morti e desideri. Ma soltanto ricordi di un passato mediocre. Improvvisamente mi viene in mente uno dei tanti di quei flashback che rimembrano nella testa. Quella famosa frase scritta in un codice segreto “Dentro la casa di mio padre ci sono tanti palazzi”. E’ l’unico caso che non riesco risolvere da quando sono un’detective. Perché questo tipo uccide le donne coi capelli rossi? E cosa la spinge a lasciare sempre questa frase per ogni omicidio? Il padre c’entra qualcosa in questa storia?Dubito. Cerco nelle tasche del mio capotto le prove che avevo chiuso con cura dentro una busta di plastica. Prendo il foglio piegato e lo sfilo. Osservo la scrittura di color nero sopra la pagina grigiastra. Ripenso a tutto quelle informazioni ottenute nelle vie meno eleganti. A come Ryan mi dice” A volte devi uccidere una vita per salvarne un’altra. E’ la regola del buon poliziotto” Si Ryan, tu sì che lo sai alla lunga. Forse però ti sei dimenticato di dirmi che uccidere è come una droga di cui è impossibile disintossicarsi. Che forse, uccidere è come un bicchiere di whisky invecchiato cinquant’anni…cosi dolce e terribile. Si, terribile. Ho messo in fila amori, delusioni, speranze, sogni e segreti e sono giunto laddove il destino mi attendeva. Ripasso a mente le mosse tipiche dell’assassino. Luoghi pubblici. Stesse tipi di vittime. Stessa frase. E soprattutto: uso di armi bianche. Non gli permetterò di sopravvivere. Anche se sto fallendo. Anzi, ormai sono mesi che lo faccio. E’ un cerchio che non ha inizio. Ma stavolta tutto andrà come da programma. Io entro dal retro. Sparo al tipo. Prendo Lucy e la riporto a casa. E’ cosi bello fantasticare su come salvarla. Ma so già che niente andrà come programmato. Niente andrà come dovrebbe andare. Questo è il punto zero. So bene che Lucy è una poliziotta in gamba. I suoi capelli rossi e mossi sono un chiaro invito alla pace. Alla mia di pace. Un luogo in cui posso immergere senza più risvegliarmi. E finalmente dormire. Mi sembrano anni che non sogno, tutte le notti sulla scrivania a dargli la caccia. So che quella donna è innamorata di me. Settimane fa ho trovato un mio ritratto nel suo cassetto d’ufficio con le tipiche frasi da ragazzine scritte sopra. Allora non mi resi conto di amarla. Solo ora che è nella terra del nemico so di saperlo. Io la amo,cazzo. Mi rendo conto di essermi impensierito anche troppo. Osservo al di fuori del finestrino e vedo che è iniziato a piovere. Merda. Questo non era previsto nei piani. Sarà meglio che mi dia da fare prima che sia tutto stravolto. Cerco con lo sguardo una donna con i capelli rossi. Non dovrebbe essere difficile. Le finestre mi mostrano tutto. Ed infatti, eccola. Com’è piccola. Una rosa che sboccia per poi chiudersi durante la notte. Bella, pigra e letale. Seguo ogni sua mossa e finalmente lo vedo. L’Assassino è finalmente qui. Non ho mai visto il suo viso, e mi rendo conto che non gli ho mai voluto dargli uno. Per me è solo un altro uomo anonimo da uccidere. Lucy non sa di essere in pericolo. Crede di essere uscita con editore interessato ai suoi romanzi. In questa notte oscura e brillante vedrà la mia vera natura. L’animale ingabbiato che e dentro di me è pronto ad uccidere. E’ giunto il momento. Sputo la sigaretta. Apro la porta della macchina e la sbatto con forza. Metto una mano nel capotto tirando fuori il mio fucile ad una mano. Pronto a correre, inizio a procedere sotto la pioggia verso la mia libertà. E soprattutto: verso l’inizio della fine. Giro tutto il ristorante. Entro dalla porta che io considero principale. Mi becco qualche insulto e indignazione. Ma vedendo la mia faccia piena di cicatrici le parole si disperdono nel vuoto. Così mi piace. Avanzo fino ad arrivare alla loro tavola. Lui la guarda privo di emozioni. Attraverso i suoi occhiali mezzaluna non vedo altro che occhi grigi. Vuoti e muti. Ha un coltello nascosto sotto la tavola puntato verso le gambe di Lucy. Gli intima di alzarsi. Vedo invece gli occhi di lei ingrandirsi dalla paura. Quei occhi d’oceano. E ora sono io a non vedere più. Parto come un leone feroce consapevole della propria forze ed agilità. Gli sferro un’pugno nello stomaco e dalla sorpresa cade all’indietro. Lucy mi fissa senza guardarmi. Come se non mi conoscesse nemmeno.E’ il Mostro in persona finalmente di fronte a sé. L’Assassino si riprende a sfila una spada da dietro la giacca. Inarco una sopracciglia. Il tipo ha stile. Gli punto il mio caro e vecchio fucile. Abbozza un’sorriso. << Detective. Quale onore. >> mormora privo di personalità. << Ciao>> annuncio mentre arriccio le bocca schifato. << A cosa devo la sua visita?>> domanda mentre con gli occhi cerca le possibili uscite. << Niente di che. Stavo giusto pulendo la zona >> gli intimo mentre accarezzo con la mano la schiena della mia arma. << Ah? Da cosa?>> domanda fingendo interessato. << Sporco>> è la mia risposta. E sparo verso di lui con decisione. Ma quel figlio di puttana è agile e veloce come un ghepardo e mi si scaglia contro. Lo prendo alla gola e lo lancio sopra il muro e cade in mezzo ai tavoli. Numerosi cercano di correre via ma sono bloccati dalla nostra presenza dinanzi alla loro unica uscita. Ricarico il fucile nel tumulto generale, ma non faccio in tempo che egli con una doppia capriola mi si scaglia contro, ferendomi la mano destra. Che male. << Fallo un’altra volta e non ti rialzi più. Con questa mano sfilo la sigaretta>> ormai gli urlo letteralmente contro. Sparo un altro colpo che stavolta va a segno. Il suo sangue schizza ovunque colorando come vernice rosso il mio viso. << Lascia che ti dia sollievo >> gli sussurro avvicinandomi mentre si abbandona per terra travolta dalla forza del mio proiettile. La sua voce addolorata è musica per le mie orecchie. Prendo la sua spada dimenticata per terra e senza aspettare un inizio e una fine glie l’ho sferro dentro lo stomaco. Mentre la feccia esala il suo ultimo respiro, io guardo verso Lucy. << Stai bene, piccola?>> gli chiedo mentre mi avvicino e prendo uno spumante aperto da uno dei tavoli abbandonati. Mando giù un paio di sorsi. << Chi era quello? ... >> domanda con un’misto di paura e sorpresa. << Il mio assassino. Era >> dico puntualizzando l’imperfetto. Ed è una immensa soddisfazione. << Quel assassino?>> urla lei. Io annuisco. E per tutta risposta inizia a menarmi con le sue piccole mani con tutta la forza che ha. Mi colpisce il viso, stomaco e pacco. << Donna, che ti prende?>> rammento sorpreso. << Tu! Lurido... verme… schifoso… ubriacone...scarafaggio >> ulula a più riprese per ogni parola e colpendomi a più non posso. << Eh no il pacco no!>> protesto indignato. << Guarda cos’hai combinato! Potevi morire! Venire qui senza nemmeno una scorta! >> grida girando su stessa ed osservando il casino creato. Per tutta risposta faccio le spallucce. Le guardo gli occhi senza distogliere lo sguardo. Ecco la mia speranza. Il mio sogno. La mia delusione. E la mia peggiore distrazione. E ora anche, la mia preoccupazione. Occhi d’Oceano incontrano gli Occhi del Prato. Allungo le mie mani per togliere il sangue schizzato di quel verme dalle sue labbra. << Vuoi baciarmi, Noah?>> chiede dolcemente fissandomi, senza distogliere lo sguardo, senza cedere nel guardare le cicatrici, senza mentirmi. La situazione è non è dei migliori. Ho appena ucciso un uomo e ci guardano tutti. Ma la rabbia di Lucy si è trasformato in gratitudine. Prima che possa solo ricordare della merda in cui ci troviamo, colgo l’occasione. << Non ho aspettato altro >> gli rispondo e avvicino la mie labbra sulla sue. Dolci come la fragola con zucchero vellutato. Sono umide, delicate e carnose. Mi trasmettono un immediato possesso. Adesso lei è mia. Assorbo attraverso un bacio tutto quello che ho supposto possa aver mai fatto parte della sua vita: amore, passione, farfalle, risate, musica, vernice, caffè, cioccolata, tanti libri e odore di lavanda. Sento un’insostenibile leggerezza. Tutto si chiude e schiude, lasciandoci solamente noi due nel buio, liberi di sognare. Il cerchio si spezza e la voragine si riempie di luce e di calore. E per la prima volta nella mia vita, non sono un’mostro. Sono un uomo.
   
 
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