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Autore: CossNiehaus    12/01/2016    2 recensioni
Questa è la storia di una ragazza sopravvissuta al terribile Attacco Atomico Mondiale avvenuto nel 2049.
Ha un'unico obbiettivo: trovare i superstiti dell'attentato e portare giustizia, scoprendo chi ha provocato tale carneficina.
Tra mille peripezie farà conoscenze a lei veramente speciali, e certe completamente sgradevoli. Ma sarà questo a renderla l'eroina che (forse) porterà pace e serenità sulla Terra.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Venni scaraventata conro la parete della mia camera da letto con una forza mai provata prima, come se una fortissima folata di vento trapassò le mura di casa mia per farmi diventare un tutt'uno con la parete.

Sentii la pelle lacerarsi trapassata dai vetri della finestra, i muscoli ledersi, le ossa spezzarsi e poi il sangue che mi bagnava, scaldandomi l'intero corpo come una doccia calda in pieno inverno.

Prima di perdere i sensi caddi a terra e shockata mi guardai attorno vedendo tutti i mobili e le mie cose sparse per terra, rotte. C'era un fumo fittissimo per tutta la stanza che mi face tossiere forte, mi mancava il respiro. Ognuno sembrava l'ultimo. Appena riuscii a calmarmi udii delle urla provenire da fuori, chiedevano aiuto, urlavano nomi, supplicavano di non morire. Provai una forte fitta al petto e un dolore assordante alla testa. Poco dopo calò il silenzio.

Risucii a trascinare il mio corpo fino alla finestra per vedere cosa aveva scatenato quell'inferno in una normale giornata di gennaio.

Vomitai sangue, mi sollevai e guardai al di fuori assistendo allo spettacolo più macabro della natura. La strada sottostante era stata completamente rasa al suolo. Le macchine erano solamente dei cubicoli carbonizzati ed indecifrabili. Le persone al loro interno, polvere.

Fuori non c'era nessun corpo, da dove venivano quindi quella urla? C'era qualche supersite? Decisi di alzarmi per controllare se mio padre e mia madre stavano bene, se così si poteva dire.

Mi sollevai in piedi faticosamente, le gambre mi dolevano molto, avevo una gamba rotta ma non ci badai al momento. Sollevai lo sguardo e rimasi a fissare una finestra del palazzo di fronte al mio che era rimasta intatta per metà. La fissai e la rifissai. Non potevo credere ai miei occhi, era un'allucinazione provocata dallo spavento? Mi stropicciai gli occhi con una mano ed ebbi la risposta. Non era frutto della mia immaginazione; la sagoma di una mano era dipinta sulla finestra. Ci dev'essere stato qualcuno affacciato a quella finestra e le sue ceneri vennero impresse su di essa.

Preferii pensare che non era effettivamente ciò che i miei occhi videro.

Mi diressi verso il salotto, dovre avrei dovuto trovare i miei genitori.

Sul divano trovai due corpi neri adagiati su di esso.

La mia vista si appannò e caddi a terra, priva di sensi.

 

 

 

Tutti abbiamo un nome, ci viene donato alla nascita. Non si sà bene perchè proprio quel nome piuttosto che un altro. Ci viene dato e basta, forse perchè era il preferito di nostra madre, perchè era quello di un nostro parente deceduto inaspettatamente, perchè si accostava bene con il nostro cognome, perchè era quello di una star di Hollywood, perchè lo aveva scelto nostro fratello, perchè andava di moda o perchè in qualche lingua antica aveva un significato speciale.

Ma alla fine cosa sono dei nomi, se non che delle lettere accostate l'una accanto all'altra allo scopo di comporre una parola che ti identificherà fino alla fine della tua vita?

Io avevo un nome, prima dell Attacco Atomico Mondiale avvenuto il 2 gennaio del 2049. Questa data diventò la mia ragione di sopravvivenza. Ero riuscita a sfuggire alla morte che caratterizzò quel giorno. Guarii le mie ferite, grazie anche alle mie conoscenze basilari sulla medicina. Avevo 20 anni, ero una studente della J. Hopkins di Washington ed ero abbastanza preparata su come curare i miei danni.

Ma le mie conoscenze erano ancora limitate, per questo pagai perdendo la vista all'occhio destro. Le ore di oculistica le detestavo con tutta me stessa, infatti venni bocciata all'esame. Lo coprii con una fascia nera, come per nascondere un mio fallimento professionale.

Nella capitale degli Stati Uniti non era rimasto nessuno.

 

Forza: fòr·za/ sostantivo femminile. Qualsiasi causa capace di modificare lo stato di quiete o di moto di un corpo; se applicata a un corpo non rigido ne causa la deformazione.

Fu questa la causa della desertificazione di tutti gli U.S. E pure io ne rimasi vittima; con la differneza che le bombe atomiche non mi polverizzarono l'intero corpo come successe al resto della gente, ma solo il cuore.

Non credo nel destino, nemmeno in un Dio, e giustifico la mia presenza dopo l AAM pura fortuna. Un insieme di circostanze che, mescolate tra di loro, hanno fatto sì che io rimanessi in vita.

Non ero più un persona, l'umanità che avevo era stata portata via col mio cuore. Non piansi mai, non sorrisi mai, non mi impaurii mai. Ero asettica. Ero pietra: fredda, statica, inumana.

Prima di prendermi il privilegio di nominarmi l'unica superstite passarono due mesi, dove passai ogni giorno a cercare qualcuno graziato dalle circostanze, come me.

Di una cosa ero certa, non potevo essere l'unica al mondo. Qualcuno era stato causa di quella carneficina, e doveva pagare.

Forse era questo il compito di noi sopravvissuti; riprendere il mondo nelle nostre mani e portare tutto alla normalità. Anche se non sono ancora sicura di quale sia la normalità.

Capii che la fortuna girava dalla mia parte quando in una delle mie trasferte giornaliere nelle periferie della città trovai un fuoristrada integro e con le chiavi al suo interno.

Ne avevo trovate di automobili funzionabili, ma le chiavi erano sparite con i loro propietari.

Lui, invece, era sopravvissuto a tutta quella devastazione con le chiavi al suo interno. Lo ripulii dalla polvere, era una Range Rover bordeaux targata California. Ruppi il vetro posteriore ed entrai nel veicolo. Si accese ed esultai dalla gioia. Sarei dovuta andare alla ricerca di qualche distributore di benzina integro; pensai a quelli posizionati fuori dalle zone abitate.

Era giunta l'ora di mettermi in viaggio per cercare tutti i sopravvissuti e ritrovare la speranza. Tornai a Washington, alla mia abitazione riarrangiata, e preparai il borsone con i pochi oggetti che mi sarebbero serviti in quell'impresa: una Beretta 92 e una Storm Compact trovate casualmente in una delle mie escursioni, una cartina perchè le reti telefoniche erano saltate ed internet era inaccessibile, acqua, cibo e degli accendini, per accendermi falò la notte.

Partii una mattina di primavera. Non sò in che mese, giorno e nemmeno anno. Avevo perso la cognizione del tempo, e sarebbe stato saggio da parte mia contare i giorni dall' AAM.

Avevo paura, tanta paura, perchè ero solo una ragazza e non mi ero mai trovata ad affrontare un'impresa tale. Avrei trovato dei nemici e degli ostacoli durante il mio percorso, e avevo la sensazione di non potercela fare. Solo in quel momento capii che stavo rinascendo. Perchè provai, dopo tantissimo tempo, una sensazione. Iniziavo a provare sentimenti, e questo riaccese una piccola fiammella nel mio cuore.

Ero tornata, ora sapevo cosa dovevo fare: ricomporre tutti i supersititi e creare un gruppo, con un unico scopo. Scoprire i responsabili e riprendere nelle nostre mani la Terra.

 

 

Il mio nome è FavX, e presto scoprirete il suo significato.

Avrei potuto chiamarmi Hanna, Taylor, Lana o in qualsiasi altro modo. Ma non avrebbero avuto alcun significato per me, e per la persona che ero diventata.









Note dell'autrice:
Spero che questo capitolo vi abbia intrigato e vi sia piaciuto.
Non sono molto esperta nella scrittura, ma un giorno mi è venuta in mente una storyline carina e ho deciso di basarci una storia.
Se volete, lascaitemi pure una recensione. Positiva o negativa che sia, accetto consigli da tutti :)
Buona vita, e al prossimo capitolo :')

-Coss

   
 
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