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Autore: _f r a n c y_    12/01/2016    3 recensioni
Al momento non ci sarà un "Oltre la neve-parte II". Vorrei provare a trasformare questa fanfic in un'originale e per farlo dovrò mettere tutto in discussione, dal primo capitolo. Grazie a chiunque mi abbia seguito fino a qui. Spero di ritrovarvi in un futuro non troppo lontano.
*Riassunti della storia all'inizio dei capp. 18 e 37*
Un'amazzone residente nelle Terre del Nord ed un ninja proveniente dalla Terra del Fuoco. Due mondi distanti e diversi che si scontrano inaspettatamente. Due persone che non si cercavano, ma che iniziano a rincorrersi, finendo per divenire indispensabili l'una per l'altra.
Il suo odore era diverso. Depurato dalle fragranze dell'incendio, della fuga, dei pasti divorati davanti ad un fuoco mai abbastanza caldo, delle notti mute trascorse al buio con nient'altro che il respiro dell'altra a colmare ogni timore.
Neji emanava un odore nuovo per Tenten, eppure quello, proprio quello, era il suo autentico. Aveva familiarizzato con Neji Hyuuga in circostanze straordinarie; soltanto adesso lo vedeva nel suo ambiente. Un ambiente a cui lei non era mai appartenuta.
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hanabi Hyuuga, Neji Hyuuga, Nuovo Personaggio, Tenten | Coppie: Neji/TenTen
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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(Fiamme sulla terra rossa - II parte)






- E quella dove l'hai presa? - Neji fissava la fiala con il liquido prodigioso quasi fosse una reliquia trafugata. - Sai che è illegale in almeno venti villaggi? E parlo solo della Terra del Fuoco! 
- Sul serio ti pare il momento per sfoderare la tua saccenza?
Il fumo serpeggiava tronfio nel corridoio. Tenten scrutava i riflessi color ciclamino attraverso il vetro e, oltre di essi, scorgeva la grigia marea. Il suo nervosismo divenne tangibile.
- Non sai come usarla, vero? - indovinò Neji.
- Perché, tu sì? - ribatté scettica. Svitò il tappo e fece roteare la fiala davanti agli occhi.
Neji la bloccò con entrambe le mani.
- Tu decisamente non sai usarla. Quindi lasciami sfoderare la mia saccenza.
Si chiamava Acqua di Kuzneck e aveva la proprietà di solidificarsi a contatto con la pelle. Tenten dovette versarla nel buco della serratura con una cautela tutt'altro che conciliata dall'aria ruvida. Ingoiò l'impulso di tossire: una sola sbavatura oltre il bordo e la chiave, una volta induritasi, sarebbe rimasta bloccata.
- Quando raggiungerai l'orlo della serratura, dovrai afferrare il flusso tra due dita. Allontana subito la fiala, altrimenti si solidificherà anche l'Acqua lì dentro. Devi essere rapida ma precisa. L'ultima fase è quella in cui generalmente si fallisce.
Tenten si concesse una pausa. Dentro di lei, la tensione era una corda che si annodava su se stessa, premendo contro le pareti degli organi. I suoi nervi erano esausti.
- Sei una Maestra d'armi, Tenten. - disse Neji, - Considera questa un'altra arma del tuo arsenale. 
La neve nei suoi occhi, una terra conosciuta. Mentre il respiro del fuoco ardeva contro il volto di Tenten, sembrava impossibile rievocare la sensazione dei fiocchi di ghiaccio. Eppure pizzicava sulle sue palpebre.
Pochi istanti dopo, l'Acqua di Kuzneck si era compattata in una chiave viola lucente che aprì entrambe le manette. Neji le cacciò nella sacca di Tenten ed insieme si lanciarono giù per la stretta rampa di scale. Corsero con tale affanno che lei quasi slittò sulla polvere di roccia.
Quando però atterrarono nella saletta delle guardie, Neji si fermò: non aveva alcuna intenzione di conquistare la libertà. I capillari intorno alle orbite si gonfiarono e le pareti rosse divennero vetri trasparenti sotto la sua Vista.
- Ti farò uscire da qui senza essere notata. Io mi riconsegnerò alle guardie. 
- Che cosa? - Tenten avrebbe voluto schiantargli un pugno sulla testa, - E' la tua occasione per salvarti, non ce ne sarà un'altra!
- Non scapperò davanti al processo, te l'ho già spiegato.
Si estraniò dalle proteste di Tenten e Vide cosa stava accadendo fuori dalla prigione. I carcerati erano flutti di un maremoto mentre scappavano dall'incubo delle fiamme. La risposta delle guardie non tardò ad abbattersi su di loro. A nulla valevano i segnali di resa: Konoha si era svegliata nel panico e ogni reazione ne era amplificata.
Tenten gli afferrò due ciocche come fossero redini e lo costrinse a guardarla.
- C'è una persona che ha bisogno di te! Dobbiamo andare nella sala principale!
Ritrasse le braccia in un brivido quando le iridi la trapassarono e percorsero il corridoio dell'ingresso.
- Che cosa ci fa lui qui?



Nobuto stava morendo. Neppure la visione di Neji ridonò luce al suo sguardo opaco.
Tenten si mantenne in disparte mentre i due Hyuuga parlavano sommessamente. Fu allora che notò un biglietto ripiegato nella tasca della guardia morta. L'inchiostro era ridotto ad un enigma sulla carta intrisa di sangue.
La voce di Neji si levò sopra il ruggito del fuoco.
- Non puoi chiedermi questo, Nobuto.
- In missione... lo faresti. Se sarà... per mano tua, non avrò paura.
Neji chinò il capo, la mano più stretta intorno alla spalla del cugino.
Nobuto ne approfittò per cercare Tenten. I suoi occhi le sorrisero riconoscenti, poi accennarono alla sacca. Non vi erano dubbi che quel ragazzo fosse uno Hyuuga: i suoi silenzi comunicavano più limpidamente di qualsiasi frase.
Le manette tintinnarono mentre Tenten la faceva scivolare lungo il braccio. Nobuto era molto alto per la sua età, quasi quanto Neji. Il volto era sfigurato dalle ustioni, il corpo devastato dal crollo delle travi. Con polsi e caviglie legati forse lo avrebbero scambiato per il prigioniero della 507.
Tenten accennò un passo, ma lui la raggelò: Neji non avrebbe mai approvato. Doveva agire di nascosto.
Alcune urla si affacciarono all'entrata della prigione. I secchi con l'acqua stavano finalmente arrivando.
- Neji, dobbiamo...
Non trattenne un urlo quando l'indice e il medio di lui premettero contro il petto di Nobuto, lì dove il cuore sussultava. Un sorriso, un fremito, un singulto e il suo corpo si fermò per sempre.
Il vociare delle guardie profanò la disperazione. Neji era un evaso e c'erano due cadaveri ai suoi piedi. Se lo avessero trovato lì, lo avrebbero giustiziato. Forse persino sul posto.
Poi Vide la prima stanza sulla sinistra,
la mensa delle guardie. Una tenda sulla parete di fronte alla porta. Dietro di essa una piccola dispensa addentrata nella montagna.
Le guardie crearono un cordone tra l'ingresso e la scala di servizio e cominciarono a passarsi i secchi traboccanti. Il fumo al piano terra era abbastanza rado da tradire le ombre che lo attraversavano. Tenten e Neji si mossero separatamente, nei brevi istanti in cui le divise davano loro la schiena.
Quando lei lo raggiunse oltre la tenda, Neji stava staccando delle assi che sigillavano un varco nel muro.
Il corridoio però si stava animando.
- C'è qualcuno!
- Dove?
- Qualcosa si è mosso là in fondo!
Il varco era letteralmente uno squarcio sul buio. Neji vi immerse metà corpo, poi avvertì l'esitazione di Tenten.
- Il fiume ha scavato delle gallerie dentro la montagna, nel corso dei secoli. - le spiegò, - Usciremo dalla parte opposta rispetto al Villaggio.
- Non... Non c'è nemmeno una lanterna.
Il pavimento vibrò all'avvicinarsi di una guardia. Poterono udire il suo respiro concitato affacciarsi sulla soglia.
- Perché nessuno le ha mai usate. - sussurrò Neji con urgenza, - Metterle in sicurezza costerebbe più di quanto la Foglia produca in un anno. 
Tenten scosse leggermente la testa e arretrò. Gli fece cenno di proseguire da solo e sfoderò il pugnale: avrebbe fatto da diversivo.
La mano di Neji circondò la sua.
- I miei Occhi saranno la tua luce.
Le dita di lei risposero istintivamente.
Tenten si aggrappò ad essi fino all'ultimo istante. Fino a quando il nero, freddo e umido, non li risucchiò.
Con l'altra mano, Neji la aiutò a trovare il muro di roccia. Accompagnatore rassicurante.
A pochi centimetri dai loro piedi, invece, si apriva il baratro. Persino al buio la sua profondità stordiva l'equilibrio.
La guardia scoprì i corpi nella sala accanto e corse via. Almeno su un versante la fortuna aveva deciso di essere compiacente.
Camminarono per più di due ore. Ogni volta che Tenten credeva di essersi abituata al percorso, Neji la avvertiva di un dislivello o di un vuoto. In alcuni tratti si riusciva a udire la risata argentina del fiume, decine di metri in profondità.
Finalmente la libertà si manifestò, nella forma di una crepa di luce. Strisciarono attraverso una fenditura nella roccia, come lucertole.
Neji lasciò che fosse Tenten la prima ad assaporarla. Dischiuse braccia e gambe sull'erba e parve voler inspirare tutta l'aria della Terra del Fuoco.
Stoffa, sudore e sangue: di questo erano vestiti. Il sangue, però, non apparteneva a loro.
Alla luce del sole, Neji non poteva più sfuggire il richiamo del rosso.
- Adesso le tue mani sono sporche del tuo stesso sangue. Qualche dio ti perseguiterà... Ti punirà certamente, Neji Hyuga.
Crollò sulle ginocchia in una nuvola di rugiada. Le mani tanto affondate nei capelli che sembrava volesse strapparseli.
Mentre Tenten lo osservava da lontano, il senso di colpa era uno spillo nel petto.

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Avrei voluto descrivere ogni singolo passo nelle gallerie della montagna. La voce di Neji guidava Tenten, ma non sempre poteva bastare. A volte deve averla presa in braccio, per evitare che cadesse.
Non potevo perdermi in troppi particolari però. Lascio alla vostra immaginazione :)

Vi avevo detto che in questo capitolo i due si sarebbero parlati (riguardo le motivazioni "egoistiche" di Tenten), ma preferisco rimandare al prossimo. Con questo chiudiamo la lunga sequenza viaggio-salvataggio.

La frase in corsivo che Neji ricorda viene dal capitolo 13. Gliel'ha detta un certo Heiji Hyuuga, se ricordate :)

Ringrazio di cuore Dryas, che mi segue sempre, e la nuova recensora (?) Aretha, che ha lasciato una delle recensioni più ricche, gratificanti e commoventi che abbia mai ricevuto. Grazie a entrambe!

Alla prossima, carissimi lettori.
Che il nuovo anno possa portarvi sfide accattivanti e altrettante soddisfazioni!

francy
  
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