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Autore: Vavi_14    12/01/2016    4 recensioni
Un piccolo sguardo attraverso le righe, per dire ciò che non è stato detto.
Un sentimento che attende solo di poter sbocciare.
Un'Uchiha e un Uzumaki, ancora una volta.
Dal testo (cap.4):
«Ho perso» replicò l'altro, come se quella fosse stata l'unica cosa importante dell'incontro. «Con una ragazza» aggiunse poi, scrutandola con la coda dell'occhio e preparandosi mentalmente alla reazione della compagna.
Lei si incupì, aggrottando entrambe le sopracciglia. «Allora è questo il problema» sbottò, alzandosi in piedi. Non credeva che Boruto potesse farne davvero una questione di genere.
Lui scoppiò a ridere, trovando quel comportamento fin troppo prevedibile.
«Dai, stavo scherzando, Katana no Hime. Ma insomma, cerca anche un po' di metterti nei miei panni, no?» e sfoggiò quella solita espressione da cucciolo che Sarada non sapeva mai se ignorare o assecondare.

[Legata ad "An Explosive Combination"] [BoruSara]
[Dedicata a CalcedonioBlu ]
****
NB. Questa storia si sviluppa indipendentemente dal Gaiden, perciò i due protagonisti potrebbero risultare leggermente diversi dagli originali.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boruto Uzumaki, Sarada Uchiha
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Following a dream'
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Ad ognuno la sua strada










«Tu devi lasciarmi venire!»
Sarada si alzò bruscamente dalla sedia, sbattendo entrambi i palmi sulla tavola apparecchiata. Una bacchetta cadde a terra ed il bicchiere di Sakura rischiò di andare in frantumi a causa dell’impatto con la bottiglia di sakè.
Sasuke sussultò in modo impercettibile, continuando ad assaporare la zuppa come se niente fosse successo.
«Finisci di mangiare» pronunciò atono, senza staccare gli occhi dal piatto.
La ragazza sbuffò rumorosamente, gettando un’occhiata insistente alla madre, nella speranza che giungesse in suo aiuto nel fronteggiare la testardaggine suprema di Sasuke.
Sakura guardò sua figlia con apprensione; non l’aveva mai vista così agitata prima di quel momento. Sarada, a differenza sua, non era mai stata una ragazza impulsiva e le volte in cui aveva alzato la voce in casa potevano contarsi sulle dita di una mano. Eppure le nocche della ragazzina che intrappolavano con veemenza la tovaglia facevano presagire un turbamento interiore che non poteva più essere ignorato.
«Torna seduta, Sarada, e discutiamone con calma» intervenne infine, cercando di mediare tra gli intenti della figlia e l’ostinazione del marito.
«Non c’è niente da discutere!» sbottò subito lei, piombando pesantemente al suo posto. «Ho partecipato in prima persona agli allenamenti di Boruto, l’ho aiutato a realizzare quella maledetta tecnica impegnandomi al massimo delle forze, e quindi ho il diritto di assistere allo scontro con Naruto, è il minimo dopotutto!»

Stavolta Sasuke la guardò di sottecchi, scrutando silenziosamente quelle sopracciglia aggrottate che poco si confacevano ai lineamenti delicati di sua figlia. Quando, la prima volta, le aveva chiesto di poter usufruire delle sue abilità mediche per facilitare Boruto, lei si era mostrata titubante, e non era stato certo a causa del suo ex compagno di Team. Sarada aveva da sempre cercato l’approvazione del padre, uno sguardo o una parola di conforto che le avessero fatto capire che lui c’era, che la stava osservando, che apprezzava i suoi progressi. L’inizio degli allenamenti con Boruto lo aveva inevitabilmente allontanato da casa; si dedicava anima e corpo all’istruzione di quell’Uzumaki, e di certo Sarada non poteva fargliene una colpa, eppure sentiva che qualcosa le mancava, non era più lo stesso senza suo padre a seguirla, ad incoraggiarla. E poi, quando finalmente Sasuke si era di nuovo rivolto a lei personalmente, quando si era complimentato con lei per i progressi raggiunti nel campo medico, era stato solo in funzione di Boruto e della sua nuova tecnica. Allora Sarada aveva strizzato gli occhi e chiuso i pugni, resistendo all’impulso di piangere; non voleva essere solo uno strumento, non era quello il modo in cui sperava di ottenere l’attenzione del padre. Poi però era arrivata quella carezza tra i capelli, un gesto affettuoso che Sasuke raramente le concedeva, e a quel punto aveva capito quanto suo padre credesse in lei e quanto dispiacere provasse nell’averla trascurata per così tanto tempo. Pensava che quello fosse stato il primo passo verso la ricostituzione del legame speciale che un tempo condividevano, ma ecco che un’ennesima pugnalata le era arrivata dritta al cuore, segnando il crescere di un’ulteriore delusione.

«Ne abbiamo già parlato, Sarada. È troppo rischioso per te, devi restarne fuori».
«Non trattarmi come una bambina, lo sai che ormai sono una kunoichi a tutti gli effetti! – replicò lei pronta, indicando il copri fronte di Konoha sotto i ciuffi di capelli corvini – So benissimo a cosa vado incontro, conosco i rischi di un combattimento così impegnativo, ma non è giusto che tu mi escluda dopo tutto il lavoro che abbiamo fatto insieme!»
Sakura poggiò il palmo della mano sulla spalla della figlia e percepì il respiro irregolare che le scuoteva il corpo.
«Tesoro, nessuno di noi pensa che tu sia una bambina, perciò dovresti cercare di comprendere anche  le nostre preoccupazioni. Se tuo padre ha preso questa decisione lo ha fatto solo per il tuo bene». Strinse un poco la presa cercando di tranquillizzarla ma lei si divincolò, decisa a non demordere.
«E allora smettetela per un attimo di fare i genitori e comportatevi come due veri ninja! Mi state impedendo di seguire la mia strada, ma tanto non potrete proteggermi per sempre! Prima o poi dovrete accettare il fatto che sto crescendo e che posso cavarmela da sola».
Sasuke fece cozzare rumorosamente il vetro del bicchiere sul legno della tavola, attirando contemporaneamente l’attenzione di moglie e figlia. Finalmente alzò lo sguardo, trafiggendo quello di Sarada, che però non sembrava volersi piegare neanche dinanzi all’aspetto minaccioso del Rinnegan.
«Ho detto di no, fine della questione. Non ho più voglia di discuterne». Fece per afferrare le proprie stoviglie ed allontanarsi in direzione della cucina, quando un sussurro di Sarada lo bloccò sul posto.
«Boruto è il mio migliore amico» la sentì mormorare con voce rotta, ma straordinariamente determinata. «Non voglio lasciarlo da solo in un momento così importante».

Arrivati a quel punto anche Sasuke aveva compreso le infinitesime sfumature che si nascondevano dietro la parola “amico” e lo aveva fatto da tempo, studiando con zelo i comportamenti del suo allievo e le affermazioni elusive che spesso faceva quando usciva fuori l’argomento “Sarada”. Non aveva la più pallida idea di come affrontare la questione, tanto più in un momento così delicato come quello, quando l’indomani avrebbe dovuto assistere Boruto in uno dei combattimenti più impegnativi che avesse mai affrontato: lo scontro con Naruto.

«Mi dispiace» rispose soltanto, eludendo il discorso per l’ennesima volta. «Parlerò io con lui, non è uno stupido. Vedrai che capirà».
«No, sei tu che non capisci, papà!»
L’ennesimo scatto di rabbia e Sarada non riuscì più a trattenere le lacrime. Sakura si alzò dal suo posto per raggiungere la figlia, nel tentativo di farla ragionare. Un atteggiamento così oppositivo nei confronti di Sasuke non era proprio da lei; lei che lo aveva sempre definito il suo eroe, lei che avrebbe dato tutto pur di ammirare quel rarissimo sorriso sulle labbra di suo padre in seguito ad una sua riuscita. Mentre ora era lì e sembrava disprezzarlo, allontanarlo, additarlo come l’unico responsabile del suo malessere.

Eppure Sasuke capiva. Capiva, ma non sapeva come reagire per evitare di ferire sua figlia. E così aveva scelto il modo più semplice, quello che, a suo avviso, sarebbe stato il più indolore possibile: fingere di essere all’oscuro di tutto.

Chiuse gli occhi per un momento e l’attimo successivo aveva già lasciato la sala da pranzo, dirigendosi verso l’unica via che in quel momento pareva indicare la sua salvezza, ovvero la porta di casa.
«Torno presto» mormorò poco prima di richiudersela alle spalle.
Sakura sospirò, osservando il corpicino di sua figlia scosso da singulti silenziosi. La vide coprirsi il viso con le mani, asciugarsi le lacrime e scuotere la testa a destra e a sinistra. Non doveva essere facile per lei accettare di aver mostrato le sue debolezze davanti al padre, mettendo a nudo se stessa e i suoi sentimenti più di quanto avesse mai fatto con entrambi i genitori.
Si abbassò alla sua altezza sfilandole delicatamente gli occhiali e passandovi sopra un panno asciutto. Quando glieli restituì Sarada tirò su col naso e finalmente alzò lo sguardo per incrociare quello della madre.
«Gli vuoi molto bene, vero?» chiese, avvicinando la propria sedia a quella di Sarada ed accomodandosi accanto a lei.
La ragazzina parve in difficoltà di fronte a quella domanda e forse in un’altra situazione avrebbe di sicuro trovato una scusa per sviare la questione ed andarsene. Ma ormai, che importanza poteva avere.
Sakura socchiuse gli occhi e le riservò uno sguardo dolce che valse più di mille parole. In fondo non le serviva una risposta, da tempo aveva compreso l’entità di quel sentimento che stava nascendo tra i due ragazzi, tuttavia non ne aveva mai fatto parola con nessuno, attendendo il momento in cui Sarada avesse voluto parlargliene di sua spontanea volontà.

Condivideva in tutto e per tutto le preoccupazioni di Sasuke, eppure non riusciva a smettere di pensare quanto l’atteggiamento di sua figlia le ricordasse il suo. Non c’era bisogno di fermarsi a pensare, ricordava vividamente tutte le volte in cui aveva compiuto imprese folli, mandato in subbuglio le missioni o peggio, fatto preoccupare a morte i propri compagni, solo per seguire il richiamo di quella che ormai era divenuta la sua unica ragione di vita: l’amore per Sasuke. Come avrebbe potuto impedire a sua figlia di ascoltare ciò che le diceva il cuore, quando proprio lei era stata la prima a rischiare la vita per lo stesso motivo? Inoltre Boruto sembrava ricambiare l’interesse nei confronti di Sarada ed il pensiero che potesse renderla felice vinceva su qualsiasi altro timore avesse preso il sopravvento.

«Se è così, Sarada, devi fare quello che ritieni giusto» dichiarò infine.
A quelle parole la ragazza spalancò gli occhi, incredula. «I-intendi che… »
«Non sarò io a fermarti» ribadì, accarezzandole il capo.
Vide un debole barlume rischiarare le iridi nere della figlia, che un secondo dopo le aveva buttato le braccia al collo. «Grazie… » aveva mormorato tra le ciocche rosa, beandosi di quella stretta che la madre aveva ricambiato senza esitazione.
«Ma papà si arrabbierà… - aggiunse poi, allontanandosi - a me non importa se devo affrontarlo ancora, ma non voglio che litighi con te!»
Sakura le sorrise di nuovo. Sarada aveva sempre avuto l’attitudine a preoccuparsi per tutti. Ponderava  con estrema cura le conseguenze delle proprie azioni affinché non danneggiassero le persone alle quali teneva.
«Tuo padre capirà presto che cosa desideri davvero e a quel punto non sarà più in grado di ostacolarti, anche se il suo unico intento è sempre stato quello di proteggerti, Sarada».
La ragazza annuì, un po’ più tranquilla.
«La tua gioia è anche la nostra, tesoro. Percorri la strada che hai scelto».


















****
Buonsalve a tutti!
Scusate ma oggi sono di frettissima, ho parecchio da studiare e non posso rifilarvi le mie solite note infinite XD. Mi scuso ancora se gli aggiornamenti sono più lenti del solito, ma non posso fare altrimenti! In ogni caso questa raccolta non durerà ancora moltissimo: ormai siamo giunti al combattimento Boruto vs Naruto, dunque quasi al termine di "An explosive Combination". Se ricordate alla fine Sasuke parte, ma qui ho intenzione di dedicare qualche capitolo anche a "cosa succede in sua assenza"... potete immaginare XD. Detto questo spero che il capitolo vi sia piaciuto! C'è anche un breve momentino SasuSaku, ma preferirei non commentare. Tanto ormai lo sapete come la penso. Ah, siccome stavolta ho fatto un uso spropositato di congiuntivi e condizionali spero che non ci sia nessun refuso! Se così non fosse ovviamente fatemelo notare! ;)
Un bacio grande e alla prossima,


Vavi
  
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