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Autore: CelestialCurse    12/01/2016    0 recensioni
Perla rimase immobile sulla sedia, era confusa, aveva come la sensazione che Victor stesse scappando dalla polizia, ma perché?
Pagò la colazione e tornò a casa, cercando di dimenticare quel maledetto ragazzo.
Voleva solamente tornare a essere la solita Perla, casa scuola, scuola casa.
Prese il pullman che l’avrebbe portata vicino a casa.
Appena scese dal pullman, iniziò a sentire la paura attanagliargli lo stomaco, si avviò lentamente verso l’immensa casa color indaco.
Più si avvicinava e più notava qualcosa di strano, la casa era spenta, la macchina della madre non c’era, le finestre erano chiuse, Perla iniziò a preoccuparsi davvero, quello che l’attendeva forse era anche peggio di una ramanzina che sarebbe durata una vita.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Lo senti questo suono?

No.

Diventa sempre più forte, veloce , ripetitivo. Sto forse impazzendo?

Non lo so.

Finì tutto così, gli occhi di Perla si chiusero, il suo petto smise di alzarsi e abbassarsi, non respirava più, era un piccolo corpo accasciato sull'erba umida.

Victor rimase impassibile alla situazione, nel suo corpo stavano ancora circolando la vodka e la coca.

Dopo una mezzora buona Victor riprese conoscenza grazie alla luci rosse e blu dell'ambulanza, che in quell'istante, stava caricando il corpo della sua giovane amica.

Il suo primo pensiero, fu quello di cercare di ricordarsi ciò che era accaduto, senza successo.

Salì sull'ambulanza, non poteva abbandonare Perla, le voleva bene, e , se sarebbe servito, considerò l'idea di passare le ultime ore notturne in ospedale, con lei.

I ricordi della serata, iniziarono a riaffiorare nella mente di Victor.

Vide delle luci, poi si ricordò la musica Industrial, ricordò persino la ragazza che gli stava intorno all'inizio della serata, e Perla? Perchè non si ricordava di lei? Eppure ci erano andati insieme al locale. Ne era sicuro? No, e questo lo faceva impazzire.

Si alzo in piedi e uscì sul balcone del piano, presa una sigaretta e l'accese. Si sentiva meglio, come ogni volta, la nicotina gli saliva fino al cervello e poi raggiungeva l'apparato nervoso.

Era tranquillo, ma i pensieri e i dubbi erano ancora li. Si sedette a gambe incrociate sul pavimento, la sigaretta a metà, e gli occhi rivolti alle luci dei lampioni.

Mancava un'ora alle sei, il cielo si stava schiarendo, di li a poco sarebbe sorta l'alba e per essere una notte estiva, faceva piuttosto freddo. Si strinse nelle spalle, si accese un'altra sigaretta, mentre il ricordo finale gli venne in mente, come per salvarlo, Perla era la ragazza che aveva conosciuto al locale, non si conoscevano prima, ma una nuova domanda gli affiorò nella mente, non riusciva a capire il motivo della sua convinzione al fatto che ella fosse sua amica da sempre.

Sentiva la tensione scorrergli nelle vene, la paura attanagliargli lo stomaco, così si alzò in modo deciso ed entrò nel reparto dove Perla era ricoverata.

Camminava a passi lenti, ma decisi e si trovò davanti alla sua camera.

“Sicuramente starà dormendo, chissà se sta bene” pensò.

Altre domande, altra confusione, non lo sopportava più, non sopportava più quello stato di agitazione.

Ormai Victor era in preda al panico, si accasciò lungo la parete e scivolò piano piano, sedendosi per terra, mentre un terribile magone scoppiò in un pianto silenzioso ma disperato.

Dopo qualche ora, si ritrovò su un letto duro e in una stanza troppo bianca, ovviamente da solo, non aveva contatti con la sua famiglia, scappò di casa quando aveva diciasette anni e non lo cercarono nè tentarono di riportarlo a casa.

Ora di anni ne aveva ventuno e si manteneva grazie ai suoi romanzi, non troppo famosi, ma tanto quanto basta per pagare l'affitto di un monolocale e tutto quello che c'era dietro.

Non ha la macchina, per lui è un lusso troppo grande, si accontenta delle metropolitane e della sua bicicletta.

Il suo cellulare prese a vibrare sul tavolino accanto al letto, chi poteva essere? In quel momento voleva solo buttarlo fuori dalla finestra, alzarsi e fumare, ma chiaramente non poteva come non riusciva a stare li dentro, in quella stanza così deprimente.

Si alzò, si vestì e senza farsi vedere, corse fuori dall'edificio nascondendosi sotto ad una vecchia quercia, merda pensò, aveva lasciato le sigarette su, oppure gliele avevano prese.

Non aveva soldi con se, non aveva nulla, non sapeva nemmeno come tornarci a casa sua, ma questo non era un grosso problema, il problema grave era Perla.

In quell’istante vide una ragazzina che camminava spedita verso il bar, avrà una quindicina di anni pensò, teneva la sigaretta con una posa da gran donna, e lui aveva così disperatamente bisogno di fumare che corse verso la ragazza e se ne fece offrire una, poi dopo la prima boccata si sentiva già meglio, tornò alla quercia e si sedette.

Una serie di immagini si configurò nei suoi pensieri, erano troppo sfocate, malediceva il momento in cui accettò quella bustina, lasciatogli a caso da un uomo troppo ubriaco per capire quello che stava facendo. Ormai era troppo tardi per tornare indietro.

Cercò di calmarsi, dopo tutto lui adorava lo sballo, amava la sensazione di gioia che gli regalava per qualche ora, ma adesso con quella ragazza di mezzo, cambiò idea.

Si distolse dai suoi pensieri quando il grande orologio della chiesa schioccò le nove della mattina, così, pervaso da una calma quasi mortale, si alzò e con passo lento si avviò verso l’entrata dell’ospedale, stava andando da Perla, quella ragazza tanto magra quanto forte.

Rientrò nell’ospedale e dopo aver aspettato dieci minuti per prendere l’ascensore, finalmente arrivò sul piano, non appena girò l’angolo per recarsi alla stanza di Perla, vide una figura in vestaglia bianca affacciata dalla finestra del corridoio, il cuore di Victor smise di battere, “ eccola, finalmente, è lei, è sveglia, sta bene” pensò.

Sul viso di Victor si disegnò un sorriso, così spontaneo, che quasi ne fu spaventato, ma quando Perla lo vide corse in camera e chiuse la porta con talmente tanta forza che i vetri vibrarono.

Quel piccolo sorriso si trasformò in una smorfia di tristezza, perché mai quella ragazza lo odiava così tanto? Il silenzio fu rotto da un tuono fortissimo, il cielo era un’unica macchia nera, stava per arrivare il classico temporale estivo che Victor amava tanto.

Meditò qualche istante sul da farsi e fu colto da uno spasmo di elettricità nervosa, il suo corpo non gli rispondeva più, iniziò a bussare alla porta di Perla, poi a tirare pugni e calci fino a quando le mani non furono ricoperte di lividi. Il temporale era scoppiato, l’unico suono ora erano le gocce di pioggia accompagnate dal pianto di Perla, così triste che Victor sentì un nodo alla gola tremendo e per scacciarlo dovette correre a casa, l’unico posto dove poteva piangere.


 


 

  
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