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Autore: Danya    13/01/2016    3 recensioni
Scese di corsa le scale, entrando nel laboratorio e trovando Pai che stava tranquillamente seduto con le braccia incrociate.
L’alieno alzò a stento lo sguardo verso di lei: - Cosa vuoi?
-Retasu è…!
-Non credo siano affari tuoi. – la guardò con gli occhi stretti in due fessure, taglienti e ostili –Ti avevo detto di non impicciarti, stupida.
Genere: Angst, Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Pai Ikisatashi, Retasu Midorikawa/Lory, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Gossip Girl

Qualche anno dopo la battaglia contro Deep Blu…Caffè Mew Mew.
 
-Non vi sembra che nee-sama sorrida di più, ultimamente?
Purin sedicenne mandò un’occhiata maliziosa, affinata col tempo, verso Retasu che chiacchierava allegramente con la slanciata figura di Pai, rilassato e con una mano in tasca.
Ichigo le si affacciò oltre la spalla, squadrando male l’alieno. Da quando erano tornati sulla Terra, Pai e Retasu parlavano troppo, insieme: –Non va bene! Non va bene! -  bofonchiò –Quello lì è brutto e antipatico!
Una pacca sulla tesa le fece voltare e videro che Zakuro le squadrava severe: –Non fatevi sentire.  O vedere.
Subito le due si nascosero meglio dentro una colonna del Caffè, ma Ichigo non cambiava opinione: quel Pai doveva evaporare… immediatamente!
 
Le aveva sempre detto sua madre che una donna ha otto sorrisi.
 
Uno semplicemente per educazione .
 
Retasu sorrideva sempre. Aveva quel sorriso tirato, che increspava la pelle del viso. Il sorriso della buona educazione, quello che fin da piccola aveva imitato a sua madre perché, diciamocelo, doveva cercare di non farli vergognare, lei che era sempre troppo alta rispetto ai suoi compagni, lei che era sempre troppo silenziosa, lei che aveva sempre un troppo che non andava mai bene.
 
Uno quando ride ma dentro ha una tristezza infinita.
 
Sorrideva quando era triste, ma chi non è mai capitato? Si dice “buon viso a cattivo gioco”, e faceva parte della facciata di “ragazza per bene”; quindi mentiva quando era con le vecchie compagne di scuola, mentiva quando dopo le battaglie contro gli alieni tornava a casa e chiedeva scusa per il ritardo con un sorriso, sorrideva e mentiva quando parlava con Ryou perché avrebbe solo voluto affrontare la realtà e dirgli quanto gli piacesse, infischiandosene di Ichigo e di ciò che le avrebbe risposto (perché sapeva che non le avrebbe mai ricambiato).
 
Uno quando è imbarazzata.
 
Ricordava con nostalgia i tempi dell’adolescenza del Caffè Mew Mew, di quando stavano tutti insieme e Ryou le passava accanto e poteva avvertire il buon profumo del dopobarba, quando si passava la mano tra i capelli come a scacciare il nervosismo.
Ricordava con un sorriso, un po’ amaro, quando avevano condiviso la loro prima (e unica) fetta di torta, prima di correre a combattere Deep Blu.
 
Uno quando ride davvero.
Uno quando parla con gli amici.
 
Ichigo, Minto, Purin e Zakuro.
E Keiichiro e anche Ryou. Era sempre bello fermarsi a mangiare qualcosa insieme, condividere un segreto, vederli bisticciare amichevolmente fra loro e lei interveniva per mettere pace. Era tutto un copione, mai monotono, sempre colorato e inaspettato. Stare con gli amici, parlare con loro.
Come quando avevano passato la notte a casa di Minto e si erano prese a cuscinate: la pancia doleva tanto da ridere e le si erano pure appannati gli occhiali!
 
Uno quando è nervosa.
 
Non è che li avesse sempre “compatiti”, gli alieni. I primi tempi li aveva detestati. Era a causa loro se il suo corpo era stato mutato, senza il suo permesso, se doveva mentire a casa, a scuola, per possibili ferite che cercava di nascondere sotto gli abiti o se faceva tardi la sera.
Però…
Però il suo era un animo troppo semplice per poter odiare a lungo. E Kisshu in primis aveva dimostrato di provare forti emozioni, esagerate, violente, non sane, ma le provava. Se provava tutto quell’odio verso Ichigo e quello strano amore, allora era sicuramente capace di provare affetto, gioia, tristezza…
La conferma le era arrivata quando avevano visto quel video rubato da Masha dal computer di Pai.
Avevano famiglie, amici da proteggere, come lei.
Aveva provato ad aprire la breccia proprio con l’unico che risultava impenetrabile.
Durante le battaglie gli occhi verdi da mutante cercavano nel cielo la scura figura minacciosa per... per parlare, capirlo, farsi capire.
Era quasi una scommessa personale. All’inizio.
Poi…
Qualcosa in lei non andava, per forza.
Non poteva… non poteva assolutamente sentire quello strano battito fuori tempo nel petto, non poteva sentire le orecchie ronzare infastidite, non poteva sentirsi ancora più di schifo quando le rispondeva con quella carica di odio, l’unica cosa che Pai le mostrava.
 
Uno quando si prende in giro.
 
-Aoyama-kun e Ichigo-chan fan la coppietta felice! - la voce di Purin le fece alzare la testa dal tavolo che stava pulendo e seguì con lo sguardo l’indice della bambina che indicava i due nominati, seduti fuori in giardino a tubare.
Trattenne uno sbuffo divertito quando Minto prese a inveire contro “la scansafatiche popolana” e lo sguardò le saettò su Ryou che fingeva di non essersi accorto di nulla. Provò una stretta al cuore per sapeva come si sentisse Ryou: non ricambiato, invisibile.
Sospirò e continuò a pulire il tavolo, quando Purin le si arpionò letteralmente alla vita, strattonandola: –Retasu nee-sama! Ma a te chi ti piace?
Sentì le guance imporporarsi e balbettò in risposta qualcosa di incomprensibile e l’imbarazzo crebbe quando Minto guardò allusiva Ryou.
No, questo era troppo.
-B…beh…- si aggiustò gli occhiali, cercando di dissimulare –Qua… qualcuno c’è.
Gli occhi di Purin brillarono di malizia e le strinse le mani mentre Minto e Zakuro le lanciarono occhiate, una curiosa, l’altra attenta.
-Emh…- Bene, braaaaava. Continua e spera che non si sentano le unghie sui vetri –E’…alto. – Sorrise nervosamente e Purin si mise in ascolto e quasi le orecchie si mossero, pronte a cogliere i dettagli succosi –Sembra serio e… educato. – si, poteva andare.
-E dove l’hai incontrato, nee-sama?
-Uh. Ad una… mostra?
Purin annuì convinta –Di cosa? Cosa?
La parola le uscì quasi subito dalle labbra –Di farfalle.
-Allora deve essere sensibile! Vero? Minto nee-sama! Zakuro nee-sama, voi che dite?
Le due si scambiarono uno sguardo e Zakuro tentò di togliere Retasu dall’impiccio di Purin –Lasciala stare, Purin. Se vorrà parlarne, un giorno lo farà lei.
Retasu ringraziò l’amica mentalmente ma il subconscio cominciò a farle brutti scherzi per tutta la giornata.
 
… uno che è il più bello di tutti: quando parla dell’uomo che ama
 
“Farfalle.” Come le era venuto in mente delle farfalle?
Poi ebbe un flash…
Rei, la ragazza di Keiichiro… il Chimero farfalla… la prima volta che… (*)
Arrossì da sola nella sua stanza mentre cercava di risolvere una equazione e posò subito la penna.
Non sapeva chi fosse in realtà, cosa gli piacesse… non sapeva niente se non una forte devozione per la sua gente e che fosse coraggioso.
Punto, fine.
Eppure…
Eppure gli sarebbe piaciuto sorridere, al suo pensiero. Aveva un bel taglio di occhi, esotici, magnetici e penetranti. Un viso bello, aggraziato anche se indurito dalla responsabilità del suo ruolo
Ma non avrebbe sorriso.
Perché era una cosa assurda, insensata, sciocca e…
…e lui stava dall’altra parte della Galassia, lontano anni luce.
 
Eppure erano riapparsi dopo anni, con una loro missione e se non li avesse scoperti il sensibile apparecchio di Ryou e Keiichiro, Masha, non li avrebbero mai visti.
Masha non era mai stato disattivato e Ichigo lo portava sempre attaccato alla borsa o al cellulare e quel giorno era come impazzito: -Alieni! Alieni! - aveva detto con la sua vocina metallica.
Ichigo aveva pensato fosse rotto, lo aveva scosso per sentire se qualche circuito fosse uscito fuori posto ma Masha le era letteralmente volato dalle mani e si era ritrovata al giardino botanico del quartiere, trovando un ragazzo chino su un cespuglio di dente di leone.
Era abbassato, le dava le spalle e aveva un cappello in testa
-Alieni! Alieni! - continuava a dire Masha.
E il ragazzo aveva alzato la testa, puntando allarmato un paio di occhi dorati sotto una frangetta castana.
Erano rimasti parecchi secondi ad osservarsi, basiti e il ragazzo aveva aperto la bocca.
No… non poteva essere…
-Baba!- proruppe quello, quasi spaventato e schioccato –C...c….c…cc…Che?!?
Ichigo era arrossita e gli puntò contro l’indice: –Tu! Taruto! Nano!
Il tutta risposta, il “nano” si era alzato, sovrastandola di almeno tutta la testa. Quello assunse un’aria feroce, incrociando le braccia al petto. Aveva i capelli corti a caschetto e il viso era maturato, assomigliando tantissimo a quello di un altro alieno: - Nano? Senti, baba, tu…
-Taruto, cos’è tutta questa confusione?
Una voce scocciata e annoiata anticipò una figura che sbucò da dietro a delle teche e a Ichigo venne un mezzo infarto: -Kisshu!
L’alieno era diventato più alto, coi capelli più lunghi e chiusi in una disordinata coda bassa. Nel vederla alzò tutte e due le sopracciglia e poi sorrise: -Ko-neko-chan!
Le si era letteralmente gettato addosso, abbracciandola per la vita in uno slancio troppo affettuoso per lei.
-La…lasciami! - strillò, mentre sentiva ritornare l’adolescenza d’un colpo.
Kisshu obbedì, con quello strano sorriso che non aveva mai visto, amichevole e malizioso, e le prese a scompigliare i capelli: –Però! Ti sono cresciute le tette e i capelli!
Ichigo si portò istintivamente una mano al petto e una sulla testa, arrossendo tanto da provocare solo ilarità nell’altro: –Brutto pervertito che…! - un leggero bussare alla sua spalla la gelò.
Se c’erano due… il terzo non doveva essere lontano.
Si voltò lentamente e fu costretta ad alzare la testa per incrociare lo sguardo imperscrutabile di Pai, per pensare subito “Sono morta!”.
Al contrario dei due, sembrava quello cambiato meno, forse giusto un indurimento dei lineamenti ma l’espressione non era né omicida né fredda, solo seccato e annoiato: - Mi sembrava di aver sentito miagolare un po’ troppo.
 
Così li aveva rincontrati. Era rimasta basita e ci erano voluti dieci minuti buoni perché la calmassero, spiegandole che non erano lì con intenzioni belliche ma solo per ricerche.
La cosa assurda fu il the offertogli: Taruto era sparito un paio di minuti, tornando con quattro tazze della buona bevanda e porgendogliene una con un borbottio che diceva “Pace.”. bevvero un po’ e Kisshu, troppo esaltato nel vedere spuntare Ichigo dal nulla, le aveva raccontato la loro nuova missione.
Dopo un po’, la rossa domandò:- Perché non ci avete… contattato?
Pai svuotò la sua tazza, gettandola poi in una pattumiera lì vicino: - Non ne vedevamo il motivo.
Taruto assunse un’espressione strana, quasi amara e a Ichigo venne subito in mente Purin. Non seppe esattamente perché lo fece, ma prima che potesse collegare il cervello, disse: - Sono sicura che non dispiacerebbe a nessuno.
Kisshu aveva riso: - Che gentile, la ko-neko!
-Smettila di chiamarmi così!
Battibecchi, chiacchierate, solo Pai si era rimesso al lavoro borbottando quanto “fosse seccante quella intrusione”, Kisshu e Taruto avevano posato i loro attrezzi da lavoro e avevano cominciato a chiacchierare con lei, del loro pianeta, delle loro nuove vite, eccitati come bambini davanti alla maestra.
Ichigo a poco a poco abbassò l’ascia di guerra, dimenticandosi persino di essere in ritardo per il suo appuntamento.
-Porca…! - guardò il cellulare, notando i cinque messaggi ricevuti –Sono in ritardo! - poi le venne una idea –Sentite, voi dovete… fare queste ricerche, giusto? Insomma, piante, animali eccetera, no?
- Hai appena riassunto millenni di evoluzione, ma sì. – rispose Kisshu con un sogghigno.
-Bene! - Ichigo batté un pugno sulla mano aperta –Allora vi posso portare in un posto dove farete prima!
Avevano stranamente accettato tutti e tre (aveva sperato che Pai declinasse, anche senza armi era comunque antipatico e noioso) ma si ritrovarono dopo quasi mezz’ora al posto del suo appuntamento: Università di Biologia.
-Che posto è?- domandò curioso Taruto, guardando in giro i vari studenti che passavano accanto.
-Una università. – spiegò lei –Qui c’è un laboratorio di botanica buono e stanno facendo un sacco di ricerche e…
-Tu studi qui? - la interruppe Pai, un attimo sorpreso.
Ichigo rimase con la bocca aperta e arrossendo un po’ disse: –No, non io.
-Mi sembrava.
Ichigo arrossì ancora di rabbia, puntandogli l’indice al petto –Senti, tu…!
-Ichigo-san! Finalmente!
Retasu le era corsa incontro, leggermente scocciata ma sempre sorridente e quando la vide in compagnia dei tre, sbiancò, rimanendo a un paio di passi di distanza: -Che… che…?
Ichigo si era accorta dell’amica troppo tardi e lo sguardo vagò da lei a i tre e poi, indicandosi con una mano e sorridendo allegramente disse solo: - Sorpresa!
 
Quello fu solo il primo: alla fine, con questa o quella scusa, il team Mew Mew era riuscito a rincontrare gli alieni.
-Ulalà! Ma che bella bambolina!
Kisshu ricevette uno scappellotto da Pai tra capo e collo al commento fatto dal verde verso l’ex mew bird, che, ravvivando i capelli all’indietro con una mano aveva detto: - Cafone e maleducato.
Zakuro li aveva semplicemente salutati con un cenno del capo e quando Kisshu aveva detto: - Ancora più gnocca, lupa. - era stata Minto a colpirlo negli stinchi.
Purin era letteralmente saltata addosso ai tre, abbracciandoli con slancio e sempre Kisshu aveva commentato: - Però, anche qui è andata bene, eh?
Taruto era arrossito e aveva guardato male Kisshu e infine erano andati da Keiichiro e Ryou, uno amichevole, l’altro più sulle sue.
Ed era cominciata la frequentazione.
Erano settimane che uscivano insieme, li portavano da questa parte di Tokyo o da quella, Ryou, Keiichiro e Retasu li aiutavano con le loro ricerche
 
Ichigo si pentì poco dopo della sua infelice scelta di lasciare che Retasu li aiutasse: la verde aveva cominciato a sorridere in modo strano e fra tutti, l’amica sembrava essere l’unica a non stare sul groppone a Pai.
Li si vedeva spesso insieme, a chiacchierare del più del meno, delle ricerche, del pianeta e non le piaceva l’espressione ebete sul viso di Retasu.
Eppure il tizio lì sembrava sempre fin troppo rilassato, tanto che cambiava pure il tono della voce, sempre basso ma con più sfumature, tanto che sembrava quasi umano.
Ichigo aveva deciso di non lasciare l’amica in balia di quella cosa “strana”, chiamarlo flirt non era il caso, anche se di sfuggita aveva notato mani che si sfioravano, gesti affettuosi e ogni tanto le teste si sfioravano mentre lavoravano insieme.
No, non andava bene.
-Retasu?
Stavano ritornando a casa insieme, Retasu e Ichigo, e la rossa aveva deciso di parlare apertamente con Retasu: non voleva che quello lì le spezzasse il cuore –Senti, devo chiederti una cosa e devi essere sincera.
La verde aveva sorriso educatamente e Ichigo le disse senza preamboli: - A te piace Pai, vero?
Retasu arrossì come una ragazzina –Che… che dici!
La rossa incrociò le braccia al petto e dopo molte insistenze, Retasu aveva abbassato la testa, mortificata: - So che non è normale… - aveva cominciato a dire –Ma è così… intelligente e amichevole…
-Amichevole? Pai? - disse sbalordita.
Retasu si portò una mano al petto: –Vedi… non mi sentivo così da… tanto. – si voltò verso di lei, sorridendo e le si illuminarono gli occhi –Non mi voglio illudere, probabilmente la sua opinione su me è diversa, ma…- lasciò la frase in sospeso e Ichigo studiò l’espressione dell’amica: era delicata e rilassata con una sola ruga nel mezzo delle sopracciglia e sorrideva, leggermente. Gli angoli della bocca erano alzati all’insù incurvando dolcemente le labbra e le palpebre leggermente abbassate e l’espressione troppo… contenta.
Ichigo si sentì un mostro. Se Retasu aveva dimostrato tanto… interesse…
Chi era lei per opporsi?
 
Si era lanciata quindi in una missione quasi disperata.
Lasciare Pai e Retasu più soli possibile.
Entrava nel laboratorio, prelevava Kisshu e Taruto con questa e quella scusa, stressava Ryou per uscire insieme, chiedeva a Keiichiro di aiutarla, tutto per farli stare soli.
Inizialmente Pai non ci aveva dato tanto peso: che la rossa fosse strana era risaputo, ma erano troppe le coincidenze.
-Pai, potresti dare questo a Retasu?
-Pai, assaggia questa cosa fatta da Retasu!
-Ma quanto è carina Retasu!
-Retasu…
-Pai!
-Oh, guarda!
 
Pai bloccò Ichigo dopo l’ennesimo assalto: le prese il gomito e la strattonò con forza e inchiodandola con lo sguardo disse: - Esattamente, qual è il tuo intento?
Ichigo sorrise nervosamente: –Intento? Io…
-Sei pregata di non impicciarti in cose che non ti riguardano. – le disse lapidario e per una volta lei non rispose, abbassando lo sguardo come una bambina.
Pai le mollò il braccio: - Sono talmente palesi le tue intenzioni da essere imbarazzanti. – la guardò sprezzante –Non hai il minimo tatto.
Ichigo era rimasta ammutolita dal comportamento di Pai e dal suo tono duro. Si era convinta che l’amica non gli fosse indifferente.
-Pai?
L’alieno la guardò duramente, in attesa che la ragazza parlasse.
-Io… ti chiedo scusa. – mormorò Ichigo, tenendo la testa bassa –Non volevo danneggiarti. Credevo che, beh sì, un po’ lei ti piacesse. - alzò un occhio, sperando di vedere una qualche reazione, che comunque non notò –Perché credo che anche tu l’abbia notato quali siano i suoi sentimenti.
Pai rimase in silenzio, ma si stropicciò la nuca con un secco gesto nervoso: -Non sono cieco, se è questo che pensi.
Ichigo alzò lo sguardo, sentendo la tensione fra sé e Pai sparire: - Se Retasu non ha speranze, non illuderla. Ma se…
Pai la zittì con una mano, mentre con l’altra si coprì il mento e la bocca, palesemente in imbarazzo. Era talmente buffo che a Ichigo venne da ridere, ma si trattenne: - Non l’ho mai vista sorridere così. Non so cosa trovi in te, ma quel qualcosa le piace.
Pai si schiarì la gola: - Impertinente. – borbottò.
Ichigo ridacchiò e fece un piccolo inchino, unendo le mani al grembo: - Io… la smetterò. Scusami. Ma prenditi cura di lei.
Pai incrociò le braccia al petto: - Io non ho mai detto di…
Ichigo rise sopra la frase di Pai, interrompendolo e facendolo solo innervosire di più.
 
In realtà, la rossa aveva sperato di vedere qualche passo avanti, che non ci fu. Anzi, se possibile sembravano regrediti, tanto che Pai teneva una certa distanza dalla ragazza, scoccandole strane occhiate e Retasu pareva incupirsi ogni giorno di più, sorridendo nervosamente e aggiustandosi con fastidiosi tic gli occhiali sul naso.
Si sentì in colpa e decise di smettere di fare qualsiasi cosa per lasciarli soli e non nominò più Pai davanti a Retasu.
Purtroppo per lei, una sera mentre chiudevano il locale e si dirigevano a casa, Retasu chiamò l’amica in disparte: -  Ichigo, senti, devono chiederti una cosa.
“Sono morta.”.
Le due camminarono insieme e quando Retasu fu certa che nessuno potesse sentirle, domandò: - Ho fatto qualcosa di sbagliato, secondo te? - lo disse con una voce talmente bassa che Ichigo faticò a sentirla bene.
-Ma no, perché dici questo? - rispose nervosamente: se avesse avuto una coda, in quel momento sarebbe stata in mezzo alle gambe.
Retasu si stropicciò le mani: - Vedi… Pai-san è diventato… scostante. Mi rivolge a stento la parola.
Ichigo incassò il colpo senza dire nulla, lasciando Retasu sfogarsi e sentendosi male: era solo colpa sua se Retasu aveva quell’espressione triste e gli occhi bassi. Doveva dirle della chiacchierata con Pai? O le avrebbe dato false speranze perché forse aveva frainteso?
“Io non ho mai detto di…”.
Infondo non l’aveva fatto finire. Forse Pai provava per Retasu ammirazione. Solo quello.
-Retasu, senti…
-Penso che gli parlerò. – Ichigo rimase con le parole sulla lingua, interrotta da Retasu che la guardava con la stessa espressione di un condannato a morte –Potrò togliermi questo peso.
Ichigo richiuse la bocca e sospirò “Ti prego, Dio. Fa che non abbia combinato un casino…”.
 
Ichigo era certa che Retasu fosse più nervosa di lei, ma dalla sua aveva in più un carico di sensi di colpa non indifferente.
La mattina presto arrivò prima che il locale fosse aperto, sperando di trovare Pai.
Dirglielo o no?
Si era girata una intera notte nel letto, tormentata e alla fine si era alzata che aveva chiuso occhi per pochissime ore di sonno ed era corsa al Caffè.
Pai lo trovò in cucina, seduto con Keiichiro mentre discutevano di qualcosa e incurante della buona educazione e della presenza del cuoco, sbatté le mani sul tavolo e disse: - Senti, a te piace o no?
Il caffè che Pai stava bevendo gli andò di traverso e Keiichiro li guardò confusi, arretrando nella cucina, pronto a sparire ma Pai lo guardò freddamente: -No, resta.- si voltò verso Ichigo –Credevo avessimo un accordo.
-Sì, ma…
-Avevi detto ti saresti fatta gli affari tuoi.
-Sì, però…
-Gli affari m ieri non sono tuoi. - Ichigo gli tappò la bocca con le mani.
-Lei sta venendo qui, oggi, per dirtelo!
Pai era rimasto impassibile e si era scrollato la ragazza di dosso: - Te lo ripeto, fatti i fatti tuoi. La tua amica può fare ciò che vuole.
Ichigo avrebbe preferito uno schiaffo, ma rimase in silenzio.
Keiichiro (si era dimenticata di lui) la prese dolcemente per una spalla, portandola via dallo sguardo omicida di Pai: - Ichigo cara…
-Oh, Kei!- la rossa lo guardò confusa e mareggiata –Se a Retasu le si spezzerà il cuore sarà solo colpa mia.
Il moro le sorrise un po’ confuso, non capendo bene del perché dovesse essere colpa di Ichigo e soprattutto cosa stesse succedendo, anche se un’idea se l’era fatta: - Pai-san non è una persona cattiva. Sono sicuro che saprà trattare questa cosa come merita.
 
La ex mew focena aveva il turno pomeridiano, quel giorno.
Ichigo aveva osservato Pai per tutto il tempo, ma l’alieno sembrava dannatamente sulle sue, freddo e imperscrutabile che avrebbe desiderato rompergli in testa una sedia. Più di una, in realtà.
Quando Retasu arrivò, Ichigo incassò la testa sulle spalle e la vide andare risoluta a cambiarsi per il lavoro. Retasu si comportò come sempre, un po’ più nervosa e imbarazzata del normale e quando arrivò la chiusura, si diresse nel laboratorio dove sapeva esserci Pai.
Ichigo sbuffò, nervosa.
“Fa che non abbia combinato un guaio!”.
Rimasero lì dentro per un bel po’. Ogni tanto era scesa ad origliare, non sentendo nulla e guardava nervosa l’orologio.
“Quaranta minuti per una dichiarazione.” Pensò afflitta.
Infine Retasu uscì.
Ichigo la vide salire le scale con la testa bassa, il volto rosso e le mani in grembo.
-Retas….- la verde neanche le rispose, andando immediatamente in camerino e Ichigo sentì il cuore sprofondare nello stomaco.
“No…”
Scese di corsa le scale, entrando nel laboratorio e trovando Pai che stava tranquillamente seduto con le braccia incrociate.
L’alieno alzò a stento lo sguardo verso di lei: - Cosa vuoi?
-Retasu è…!
-Non credo siano affari tuoi. – la guardò con gli occhi stretti in due fessure, taglienti e ostili –Ti avevo detto di non impicciarti, stupida.
Ichigo incassò senza ribattere: Pai aveva ragione. Era tutta colpa sua che aveva alimentato delle speranze…
 
Quando tornò di sopra, Retasu non c’era più. La sua uniforme era ripiegata diligentemente nell’armadietto. Sicuramente era andata a farsi una passeggiata per schiarirsi le idee.
Si portò una mano ai capelli, scompigliandosi la frangetta. Aveva fatto intristire una sua cara amica, una ragazza dolce e gentile. 
Sorrideva così tanto, ultimamente...
 “Dannata me.”.
 
Retasu sbirciò oltre la spalla di Pai, tutti e due dietro la finestra dello spogliatoio.
Ichigo era seduta al centro della stanza, lo sguardo basso e afflitto. Non faceva che prendere il cellulare chiamarla (e lei ignorava quegli squilli) e già le aveva mandato cinque o sei sms.
Guardò Pai, sentendosi in colpa –Pai-san… io… non credo sia necessario tutto questo. – pigolò.
L’alieno la scostò dalla finestra, soddisfatto: - Forse la tua amica imparerà un po’ la buona educazione.
Retasu lo guardò piccata: - Non mi piace che una mia amica venga trattata così.
Pai le lanciò un’occhiata obliqua e le aggiustò un ciuffo della frangetta: - Ogni azione ha una reazione uguale a contraria.
Retasu arrossì alla carezza: - Ma questa sera le dico tutto. – mormorò.
Pai tornò un attimo indietro, a quando Retasu era entrata nel laboratorio e con una strana e adorabile goffaggine aveva provato a parlargli. Pensava di essere pronto ad affrontare un simile discorso con lei, visto l’avviso di Ichigo, ma si era trovato impreparato a quella risoluzione della verde. L’aveva fatta parlare e le aveva semplicemente stretto una mano, dicendole un semplice: - Io non sono bravo con le parole. – e le aveva rubato un piccolo bacio che l’aveva quasi fatta svenire per la tachicardia.
Poi le aveva raccontato di Ichigo e Retasu si era sentita in imbarazzo per se stessa e per l’amica e l’alieno le aveva proposto quella cosa: - Non risponderle, ignorala. Sicuramente penserà che io ti abbia trattato male e la prossima volta ci penserà su due volte, prima di impicciarsi.
Pai le passò un bracco intorno alla vita, facendola arrossire:- Domani.- tentò e Retasu lo guardò un attimo. Si mordicchiò il labbro, pensando che infondo era stato imbarazzante sentire come l’amica avesse interagito con Pai senza il suo permesso. Ma lei era troppo buona e scosse il capo: –No. Non è giusto.
Pai alzò un sopracciglio e sbuffò –Che ragazza docile. – e la baciò.
 
 
 
 
 
 
Note:
(*) ok, lo so che è banale. Episodio 14, quando Pai e Taruto attaccato per la prima volta le Mew Mew. L’episodio era quello della ex di Keiichiro e lei diventa un Chimero nel suo laboratorio.
 
Ieri sera ero alle prove di teatro e su facebook ho trovato un posto con il pensiero de “gli otto sorrisi di una donna.” e dovendo aspettare molto per provare la mia parte ho cominciato a sfantasiare un po’ xD.
Lo so, è demenziale, sempre Paitasu ma è più forte di me. E poi mi piace usare Ichigo (come Kisshu) per situazioni imbarazzanti e disastrose. Ichigo è pettegola e credo sia abbastanza IC, così come Pai… ovviamente ditemi la vostra. Vi ho fatto venire un attimo un colpo, eh? XD
Che dire, io la condivido con voi =) grazie per essere arrivati fino alla fine! ^^
Un bacio, Danya
 
   
 
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