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Autore: Bec Hale    14/03/2009    12 recensioni
Vorrei che questo momento durasse per sempre, che si protraesse all’infinito. Vorrei restare qui, fra le sue braccia, la mia guancia a pochi centimetri dalla sua.
Vorrei poter avvertire sempre il suo calore, la sua vicinanza, la sua presenza tangibile.
Ma non è possibile e il tempo continua a scorrere, inesorabile, ricordandomi che questo momento perfetto sta per finire.
Genere: Romantico, Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rose Weasley, Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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»Make this go on forever ~



Nevica. Mi pare ovvio: è Natale. E’ giusto che nevichi, anche se a grossi fiocchi che sembrano forfora fra i miei capelli ricci e avvolgono tutto sotto una calda e soffice coperta.
Ma è alquanto strano che una sedicenne imbacuccata sfidi la tormenta, per consegnare una stupida lettera di auguri a un altrettanto idiota gufo, che per di più è scappato nel parco di Hogwarts.
E tutto questo solo per augurare buone feste alla sua famiglia.
Nel caso non vi fosse chiaro, questa sono io. Mi trascino nella tormenta - o meglio, per me è una tormenta, dato che sono di costituzione non proprio robusta - e che quasi mi fa volare via, la sciarpa lunghissima che mi aveva regalato Victoire che striscia per terra inzuppandosi e gli occhi arrossati dal freddo.
In questo momento, quasi desidererei provare freddo, sentire il vento sferzarmi la faccia come mille coltelli. Sarebbe un dolore fisico, meno doloroso.
Perché la rosa è ghiacciata all’interno, i petali si sono congelati dentro, nella corolla, nel cuore del fiore. E fuori il calore scoppia, arde come un fuoco - lo stesso fuoco che anima loro due.
Scuoto la testa, quasi con rabbia, e sospiro appena vedo che Leo II è appollaiato su un ramo piuttosto basso e dorme, pacifico e tranquillo, irritandomi.
E’tutta colpa sua se adesso non sono al caldo e sto prendendo solo freddo - oltre che un raffreddore, probabilmente.
«Rosie!»
Mi mordo la lingua, lanciando bestemmie in tutte le lingue che conosco nella mia mente, dove nessuno può sentirmi. Sospiro, rilassando le spalle e imponendomi un sorrisino sarcastico sulle labbra.
Ok, direi che sono pronta.
«Ma che piacere vederti, Scorpius.», mormoro sarcastica, incrociando le braccia sul petto. Se ora Leo è scappato per colpa sua, dovrà fare i conti con me. Fisso un punto oltre la sua spalla, imprecisato, per non dover fissare il suo viso.
«Cosa ci fai qui al freddo, Rose?», domanda preoccupato, avvicinandosi. Non lo sento neanche. I suoi passi sono vellutati e veloci, silenziosi, al contrario dei miei che sono goffi e rumorosi per via di tutti gli scivoloni o le storte che prendo.
«Stessa domanda che potrei fare a te, sai?», replico voltandomi e sondando il grosso tronco con gli occhi. Il caro Leo, a sentire il rumore, è svolazzato via e ora è più in alto. Non riesco a raggiungerlo e mi tocca arrampicarmi - tanto i rami sono forti e robusti, reggeranno il mio peso.
Mi devo rassegnare ad arrampicarmi, anche se non sono molto atletica - seppur snella - e di sicuro mi spiaccicherò al suolo.
«Io sono qui per un motivo preciso.», mormora Scorpius, avvicinandosi.
«Sarebbe?» Mi fingo interessata, mentre con le braccia provo a circondare il tronco dell’albero. Ovviamente è impossibile, ma riesco ad avere una buona presa.
«Sareb- … Rose, che diavolo stai facendo?»
«Mi arrampico, Mister Vista Perfetta 2020. », borbotto sarcastica, girandomi e fulminandolo con i miei occhi cerulei. Lui mi fissa con gli occhi spalancati, mentre mi indica con un pollice.
Mi volto immediatamente. La vista dei capelli biondi che gli ricadono sugli occhi, del suo viso, di tutto ciò che gli appartiene, è dolorosa. Perché è famigliare, perché so che forse tutto ciò sarebbe potuto appartenere a me, se solo mi fossi sbrigata prima.
Ma, come al solito, è tardi. Troppo.
«No, ma dico, stai bene?», domanda preoccupato mentre circondo il tronco anche con le gambe. Presa non male.
Mi tiro su, facendo leva sulle braccia e cercando di far funzionare come si deve le gambe. Ora sta andando bene, ma sono sicura che presto cadrò.
Maledizione.
«Sto tentando di recuperare Leo, idiota che non sei altro. Mi puoi lasciare sola?» chiedo dopo un po’, affannata. Forza e resistenza non sono mie rinomate qualità.
Scoppia a ridere e l’aria si riempe della sua risata. Le mie labbra si incurvano a quel suono e sento la vista annebbiarsi, ma sbatto velocemente le palpebre e faccio entrare l’aria fredda nelle narici inspirando profondamente.
«Grazie per l’aiuto, Scorpius.» sussurro.
«Oh, non fare la melodrammatica, Rosie, e parlami sinceramente. Che sta succedendo?»
E’ serio, ora. Troppo. Io continuo la mia salita e finalmente arrivo al grosso, frondoso e umido ramo, sulla quale con molta fatica riesco a sedermi. Scorpius mi guarda dal basso, cupo, e io gli rivolgo un’occhiata indifferente.
«Non so a cosa ti riferisci.», dico infine, scandendo accuratamente le parole. Intanto Leo si è nuovamente svegliato, ma per fortuna mi vola in grembo, da bravo gufo addomesticato, e copre di nuovo gli occhi dorati con le palpebre grigie.
«Mi eviti. Quando parliamo, mi tratti male. Appena puoi mi fulmini con lo sguardo. »
Fingo interesse verso Leo e lo interrompo immediatamente, sempre senza guardarlo.
«Ora non ti sto fulminando con lo sguardo», commento, accarezzando lievemente la testolina del gufo.
Scorpius sbuffa, esasperato.
«Avevi detto che eravamo migliori amici, Rose. L’avevamo giurato al primo anno: insieme per sempre, sempre uniti, sempre insieme. Dov’è finito tutto questo?»
Sento una pugnalata all’altezza del cuore. O ancora peggio, tanti frammenti, schegge di vetro che lo trafiggono e lo fanno sanguinare, senza mai finirlo davvero. E il sangue pulsa, forte, dolorosamente. Pompa quel cuore che vorrebbe riposare e dimenticare tutto quel dolore … ma semplicemente non può.
«Le cose cambiano, Scorpius. Le persone cambiano.»
Respiro profondamente, per la centesima volta oggi, e trattengo le lacrime.
«E noi siamo cambiati, Scorpius. Io per prima. Evidentemente, il nostro rapporto non era destinato a durare.», concludo utilizzando un tono freddo e distaccato che mal mi si addice.
Intanto la neve continua a scendere, imperterrita, e continua a ricoprire tutto, lentamente e dolcemente.
Il silenzio regna per qualche secondo e io spero che Scorpius se ne sia andato. Alzo finalmente lo sguardo e invece incontro i suoi occhi grigi che mi trafiggono come lame.
«Capisco.» Tenta di essere comprensivo, ma sembra non capisca affatto. Come fa a non capire, maledizione?
Come fa a non capire nulla, a stare con mia cugina e non sentire il mio dolore che in questo momento potrebbe spaccare il mondo?
Perché devo soffrire solo io? Che ha fatto di male Rose Weasley per meritarsi tutto questo?
Nulla.
Assolutamente nulla.
Eppure soffro lo stesso.
«Ne sono sollevata. Ci vediamo.», dico tentando di scendere.
«Rose. Aspetta. Mi devi dire qualcosa?», farfuglia Scorpius velocemente, nel tentativo di farmi rimanere.
«Certo.», mormoro, aggrottando la fronte. Forse può sembrare che io stia per fare la mia grande rivelazione, che stia per dire, finalmente, che lo amo. Può sembrarlo, sì.
Ma è solo un’apparenza.
«Anche se non siamo così uniti come prima … sappi che ti voglio bene.»
La mia voce si incrina sulle ultime tre parole e sorrido, un sorriso che sa di posticcio e che dovrebbe nascondere una smorfia di dolore e disgusto.
Dolore, perché quelle parole sono false e fanno male. Fanno male almeno quanto vedere loro che si baciano, che si abbracciano, che si stringono. Fanno male come i ‘ti amo’che si sussurrano anche se io sono nelle vicinanze e che insensibilmente, crudelmente, si imprimono nella mia mente [e nel mio cuore] per non cancellarsi più.
Fanno male e basta.
Disgusto, perché sto mentendo. Palesemente, forse, ma a quanto pare la cosa è palese solo a me stessa, perché lui non se ne accorge. E io grido, sbatto i pugni contro i muri della mia prigionia, ma Scorpius non mi sente. Non mi vuole sentire.
«Ti voglio bene anch’io, Rosie», dice affettuosamente Scorpius sorridendomi. Gli sorrido di rimando, incurvando appena le labbra secche e screpolate dal freddo, e poi crack.
Il ramo si spezza.
Precipito sul cumulo di neve, compatta, fredda e ormai dura come ghiaccio per tutti i giorni in cui è stata lì, mentre Leo svolazza via prima dell’impatto, terrorizzato.
Atterro di sedere e spalanco gli occhi, ancora sorpresa. Il ramo non sembrava così cedevole …
«Ahi», esclamo appena mi accorgo di essere atterrata sul mio polso destro - probabilmente era stato istintivo tentare di mettere le braccia dietro.
Scorpius mi viene subito incontro, sedendosi accanto a me e prendendomi il braccio.
«Sei una pasticciona, Rose. Ti avevo detto di stare attenta», mormora preoccupato, esaminando la mia pelle candida con occhio attento.
«Non ho due anni. Me la so cavare»
«Già, ho visto. Ti sei rotta un polso, Rosie»
Lo guardo storto e poi mi alzo in piedi, con fatica, divincolandomi dalla sua presa poco ferrea.
«Vado da Madama Bones. Ci vediamo, Scorpius», dico categorica, voltandomi e camminando spedita. Sento la neve scricchiolare dietro di me e poi i piedi non avvertono più la terra.
Scorpius mi ha presa in braccio e a grandi falcate - molto più veloci delle mie - si dirige verso il castello. Faccio per ribattere qualcosa, ma subito chiudo la bocca.
Vorrei che questo momento durasse per sempre, che si protraesse all’infinito. Vorrei restare qui, fra le sue braccia, la mia guancia a pochi centimetri dalla sua.
Vorrei poter avvertire sempre il suo calore, la sua vicinanza, la sua presenza tangibile.
Ma non è possibile e il tempo continua a scorrere, inesorabile, ricordandomi che questo momento perfetto sta per finire.
Ma ora me lo godo, nonostante il dolore lancinante al polso e il freddo che penetra nelle mie ossa. Me lo godo perché so che probabilmente non si ripeterà più.
Continuo a guardarlo e lui, sentendo il mio sguardo su di sé, si gira e sorride. Non sembra spaventato dalla nostra vicinanza. Di certo, lo sono molto di più io.
«Sei più simpatica quando ti fai male, sai?»
«Molto gentile da parte tua. Grazie.»
«Prego.»
Finalmente siamo quasi vicini all’Infermeria, con mio grande sollievo. Intravedo la grossa porta e Scorpius si dà da fare, arrivando il più in fretta possibile.
Mi sporgo con la mano libera e apro la porta, mentre lui si fa indietro per non riceverla in faccia.
«Non c’era bisogno che mi portassi in braccio, Scorpius. Non ho una gamba rotta», dico mentre mi fa sdraiare su un letto candido e immacolato. Mi siedo incrociando le gambe e tenendo il braccio ben disteso, sperando che Madama Bones si dia una mossa.
«Lo so», replica Scorpius impassibile, sedendosi accanto a me. Gli faccio spazio, attenta a non sfiorarlo, e il silenzio regna di nuovo, opprimendomi.
Scorpius alza lo sguardo verso un grande orologio appeso alla parete e sospira.
«Devo andare, Rosie. Lily mi aspetta. Stammi bene», dice stringendomi piano la mano. Tento di non fare una faccia delusa o depressa e sorrido.
«C-certo. Vai pure»
Lui sorride a sua volta e gira le spalle, facendo per andarsene, e io lo guardo tristemente, afflitta.
Sarà sempre così.Non cambierà mai nulla, perché io sarò sempre la seconda, lo scarto, l’amica secchiona.
E’ questa la realtà e dovrò farci i conti. Sempre.
Quando mi ritrovo Scorpius nuovamente davanti, però, aggrotto la fronte confusa. Lui si china su di me, prendendomi il viso fra le mani, mentre sento il sangue fluirmi al volto - segno che sto arrossendo.
Cosa ha intenzione di fare? Farmi star male ancora, ancora e ancora, con tutta questa vicinanza?
Sento il suo respiro caldo sul mio viso e istintivamente mi divincolo. Lui avvicina le sue labbra alla mia fronte e posa un bacio leggero sulla mia pelle, mentre io trattengo il respiro.
«So che non ci vedremo, per Natale, Rosie. Immagino sarai occupata con gli altri. Quindi, buon Natale», dice, sorridendo e scompigliandomi i capelli ricci.
E infine se ne va, lasciandomi sola con il vuoto.
A malapena sento Madama Bones che arriva e subito mi chiede cosa succede, carezzandomi i capelli dolcemente e facendomi sdraiare.
A malapena sento la ruvida stoffa del fazzoletto che raccoglie le lacrime che trasbordano dai miei occhi.
A malapena mi accorgo di essere seduta in Infermeria.
«Signorina Weasley, che è successo?» L’eco affannato delle parole di Madama Bones mi risuona nelle orecchie, arrivando al cervello che le memorizza lentamente e con difficoltà.
C’è spazio solo per l’immagine di Scorpius, ora. Per nient’altro.
«Ho il polso rotto», mormoro piano.Temo perfino che non mi abbia sentito.

Ho il polso rotto e il cuore infranto.
Ma sono sicura che per il secondo non può fare nulla.





Angolo Autrice
In attesa che mi tornasse l'ispirazione per le mie long, ho scritto questa cosa.
So che fa pena, ma mi piacerebbe sapere che ne pensate lo stesso.
(pomodori in faccia consentiti, anche se di taglia piccola)
  
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