Dove l'oceano incontra il mare
Ne è passato di tempo, ora che questa ennesima sessione d'esame si avvicina. Molto spesso non ci faccio caso, continuo a parlare del mio anno in Danimarca come fosse appena terminato, come fossi appena scesa dall'aereo. Ne parlo ancora con quel delizioso brivido che mi percorre la schiena, ancora eccitata e sopraffatta da un'esperienza tanto incredibile quanto spaventosa. Ogni volta che ci penso, faccio fatica a decidere di cosa parlare, mai per me un anno era stato così ricco e pieno di scoperte. Eppure, da allora sono passati quasi quattro anni.
Spesso
mi sdraio sul letto e fisso la bandiera danese che ho comprato come
souvenir, rileggo fino allo sfinimento tutte le dediche che mi sono
state lasciate da compagni di scuola e altri studenti che, come me,
hanno deciso di prendere di petto il mondo e vivere di punto in
bianco un anno lontano da tutto ciò che ci era famigliare.
Ma ci
sono due dediche, in particolare, che non riesco a ignorare e a cui
sono legati bellissimi ricordi, uno dei quali che ancora oggi mi fa
scendere una lacrima per la nostalgia.
La
mia famiglia ospitante, una coppia di adorabili e dolcissimi
pensionati, aveva programmato questo viaggio appena mi avevano
accolto nella loro casa. Loro erano tanto emozionati, non vedevano
l'ora di compiere quel viaggio, soprattutto per mostrarmi un altro
splendido aspetto del Paese dei Vichinghi. Si erano organizzati per
filo e per segno, chiedendo a dei loro amici di poter usare la loro
casa al mare. Cielo, quella casa! Era meravigliosa, posizionata alla
base di una piccola collina verdeggiante e vicino ad un'alta parete
rocciosa, il tutto a pochissimi passi dal mare su cui vidi uno dei
tramonti più belli della mia vita, seduta sulle rocce con il
vento
tra i capelli.
Cosa
darei per vedere di nuovo il sole calare sull'Atlantico!
Mi
portarono subito alla meta che tanto agognavo, quella che volevo
vedere dal primo giorno in cui avevo messo piede nel Paese. Ne avevo
tanto sentito parlare, ma non credevo potesse essere vero.
Quel
giorno, dopo aver pranzato con tipico cibo danese, mi portarono a
nord, sulla punta della penisola. Mi ritrovai su un'immensa distesa
di sabbia che non chiamerei spiaggia, pareva tanto di più un
deserto, con altissime dune e cespugli di arbusti e fiori gialli.
Già
solo quello spettacolo mi aveva mozzato il fiato, mentre sentivo il
vento accarezzarmi il viso. Accanto a me, c'era la mia famiglia,
emozionata nel portarmi a vedere uno spettacolo magnifico. Salimmo su
un sabbioso furgoncino con le porte aperte e nessun vetro alle
finestre; aveva le ruote grandi e possenti, forti abbastanza da
superare le alte dune di Skagen. Era meraviglioso, il vento
freddo che proveniva dal mare mi scompigliava i capelli, il sole era
tiepido e rinvigorente, così bello da sentire tutta la
stanchezza
scivolare via come una doccia calda.
Il
furgoncino sfrecciava veloce sulla sabbia, senza mai indugiare o
barcollare, mentre fissavo il paesaggio, le impronte dei gabbiani sul
terreno e le libellule che volavano pigre sopra i denti di leone. E
poi eccolo, immenso e incredibile di fronte ai miei occhi.
Appena
il mezzo si fermò, non ci pensai due volte e balzai
giù, sentendo
la sabbia che si infilava nelle mie vecchie scarpe da ginnastica.
Quella sensazione parve diversa da quella che provo ogni estate qui
in Italia: di solito non sopporto avere la sabbia nelle scarpe, ma
allora non me ne importava nulla. Mi avvicinai al mare e mi lasciai
sfuggire un verso di stupore e meraviglia. Di fronte a me, che stavo
in piedi su una piccola lingua di sabbia, c'era una stupenda distesa
azzurra, calma e immensa; la schiuma delle poche onde si infrangevano
a riva e sui miei piedi, l'acqua scintillava sotto ai raggi del sole,
mentre l'aria fresca mi riempiva i polmoni. Chiusi gli occhi,
inspirando profondamente, ma volevo continuare a fissare quello
spettacolo della natura, poi vidi qualcosa di ancora più
bello e
maestoso. La mano della donna che ci aveva prestato la casa indicava
lontano verso il mare e lì la vidi, una sottile linea di
schiuma che
divideva il mare che avevo davanti.
Il
Mare del Nord e l'Oceano Atlantico erano davanti a me, vicinissimi e
definiti da due tenui toni di azzurro. Mi sentii piena di vita,
estasiata e fuori di me dalla gioia. Uno spettacolo unico, nuovo e
irripetibile. Ancora ci penso, anche a distanza di quattro anni.
Allora
avrei voluto tuffarmi, ignorando l'acqua gelida e i vestiti, avrei
voluto provare sulla mia pelle quell'acqua che da una parte era
oceano e dall'altra mare. Lanciai un grido all'orizzonte e risi,
senza un motivo; mi sembrava di avere il mondo in mano e mi sembrava
di avere la forza necessaria per fare tutto. Una sensazione a dir
poco stupenda, mai provata in Italia.
Ma
qualcosa di più bello accadde dopo pochi istanti. I miei genitori
ospitanti mi invitarono tra loro per immortalare quel momento.
Mi
stringeva entrambi tra le braccia e tutti e tre sorridevamo, mentre
il cuore mi batteva forte a un ritmo che non avevo mai sentito. Non
sembrava nessun tipo di sensazione provata con la mia famiglia o miei
amici, nemmeno con il mio ragazzo. Mi sentivo viva, amata da qualcuno
che non avrei nemmeno dovuto conoscere, amata da qualcuno che si era
ritrovato una ragazzina in casa con la speranza di conoscere molto di
più su di loro.
Infatti,
il mio arrivo nelle loro vite aveva avuto un preavviso talmente breve
da sembrare inatteso, credevo che tra noi ci sarebbe sempre stata una
certa diffidenza e in qualche modo freddezza, come se dovessero
semplicemente darmi un tetto sotto cui vivere. Eppure, in quel momento
avvertii il calore di una famiglia, l'unione che di solito non nasce
tra sconosciuti. Magari continuerò a ripetermi, ma non credo
di
essermi mai sentita tanto viva. Mi sembrava di volare sulle nuvole,
sospinta da quella brezza marina data da quella meraviglia della
natura.
Mi
manca la Danimarca. Tutte le persone che ho conosciuto, che sono
diventati amici e famigliari, i paesaggi che ho visto e le cose che
ho imparato, continuo a pensarci costantemente. Allora ne ho passati
di momenti, belli e brutti, eccitanti e spaventosi; spesso ho avuto
paura, spesso mi sono sentita inadeguata a quel posto, ma non
cambierei nemmeno una cosa, nemmeno la più insignificante.
Se
potessi, vorrei rivivere ogni istante, anche solo per un giorno.