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Autore: HachiXHikaru    14/01/2016    0 recensioni
"L'uomo dai capelli castani fece cenno a qualcuno di entrare e la nuova arrivata varcò la porta della classe sotto lo sguardo curioso di tutti; Naruto sobbalzò nel lanciarle una breve occhiata. Quella...
-Piacere, io sono Haruno Sakura-" -Preso dal sesto capitolo-
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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Le sorelle Haruno non si potevano certo considerare delle bambine tranquille e ubbidienti. Erano vivaci e estroverse, inoltre adoravano uscire fuori a giocare o arrampicarsi sugli alberi e non si preoccupavano di tornare a casa tutte sporche di terra e coi vestiti mezzi strappati a causa dei rami. Quando la madre Chiyo le sgridava severamente loro mettevano il muso brontolando qualcosa e chiudendosi nella propria stanza a confabulare. Col passare degli anni, però, la maggiore delle due, Konan, si distaccò dalla sorellina non facendole più molta compagnia quando usciva fuori a giocare, cominciando anche a sgridarla se esagerava nei modi di fare. Decise che, finito il terzo anno delle medie, sarebbe andata a lavorare nel negozio gestito dalla madre che conteneva marionette e articoli per ogni sorta di arte. Nei suoi momenti di tranquillità, Konan prendeva da parte qualche foglio di carta o cartoncino cimentandosi nell'arte degli origami e creando fiori e animali di ogni genere. Amava creare figure sempre più complesse e ciò la portò a distaccarsi maggiormente da Yoko, la quale non sopportava i lavori della madre e della sorella. A lei, dopotutto, non riusciva niente. Non era brava nell'arte e sembrava non le importasse nemmeno tanto esserlo; inoltre non aveva grandi aspettative, le piaceva giocare e sentirsi libera da tutto e da tutti avendo come unico scopo nella vita quello di voler vedere il mondo intero. Era sicura di poter trovare qualcosa, fuori dalla sua città natale, che lì non aveva ancora trovato e poter colmare quello strano vuoto che la accompagnava da quando ne aveva memoria. Konan, invece, era sicura di tutto, aveva persino delineato perfettamente il suo futuro.
Yoko adorava la sua famiglia, anche se si divertiva a far preoccupare inutilmente la madre cercando di scalare alberi sempre più alti, ed era molto legata a sua sorella maggiore e credeva che avrebbero percorso la stessa strada per sempre. Non aveva mai pensato che Konan decidesse lavorare nel negozio della madre, sperava che cominciasse a girare il mondo insieme a lei finita la scuola. Si sentiva gelosa e questo non le piaceva, d'altronde voleva bene a sua sorella.
Il distacco da parte di Konan portò Yoko a passare più tempo da sola - tempo che prima spendeva a giocare in compagnia della sorella. Sapeva che lei stava crescendo, lasciandola indietro e facendo crescere il vuoto che aveva dentro da anni. Ciò la portò a rispondere male quando si parlava di un qualche tipo di arte o semplicemente quando Konan mostrava il proprio lavoro. Quella stupida arte aveva fatto allontanare sua sorella da lei.

Quando Yoko cominciò a frequentare la seconda media Konan non entrò in nessun liceo, decisa più che mai a lavorare assieme alla madre nel negozio di famiglia. Invitò più volte la sorellina a trovarla quando usciva da scuola, facendole sapere che poteva fermarsi a parlare con lei se voleva, ma quella non si presentò mai, almeno non ufficialmente. Rimaneva fuori stando nascosta a osservare e tornando a casa sempre prima della madre e della sorella sicura di non poter essere scoperta; Konan, però, la notò quasi subito, ma rimase in silenzio astenendosi dal commentare questo suo comportamento. In fondo sapeva che Yoko non avrebbe mai espresso veramente quello che provava e quello che voleva, volendo mostrarsi ribelle e vivace come era stata da bambina; eppure sapeva che stava crescendo anche lei, pur senza volerlo.
Verso la fine del secondo anno delle medie Akira Sogo si trasferì a casa Haruno. Era l'unico figlio di un conoscente di Chiyo che possedeva una famosa ditta di oggettistica elettronica. La donna non aveva mai avuto buone considerazioni sul signor Sogo, ma provava una grande simpatia per Akira, un bel ragazzo beneducato e tranquillo che pareva proprio tutto l'opposto di Yoko. Il giovane venne cacciato di casa dal padre all'età di quattordici anni, poiché considerato poco idoneo come successore della ditta familiare; inoltre Akira non sembrava minimamente interessato al lavoro del padre che non aveva fatto altro che prepararlo per farlo divenire suo successore. Alla fine la scelta ricadde su un giovane collaboratore assunto da poco che dimostrò di avere tutte le qualità che il signor Sogo pretendeva avesse il suo unico figlio. Chiyo, quindi, si prese la responsibilità di badare al ragazzo, poiché il padre aveva ormai perso interesse per lui, e lo sistemò in una stanza inutilizzata. Yoko, che aveva fin troppi problemi per la testa per andare a preoccuparsi di quella specie di orfanello, non vide di buon occhio la decisione della madre. Akira era fin troppo socievole e devoto per i suoi gusti, inoltre era sicura che quel suo comportamento gentile era dovuto solamente al fatto che anche se era stato buttato fuori di casa aveva trovato qualcuno tanto stupido da occuparsi di lui, pagandogli la retta scolastica e tutto il resto. Alla fin fine Yoko vedeva il ragazzo solo come un approfittatore che si sarebbe sicuramente rivoltato contro di loro quando ne avrebbe avuto occasione senza nemmeno ripagare la vecchia Chiyo di tutto ciò che gli aveva dato.
La più giovane della famiglia Haruno, quindi, fu l'unica a trattare più freddamente il nuovo arrivato, ma questi parve non farci troppo caso continuando a mantenere quella falsa maschera che gli aveva assegnato Yoko. L'astio che provava la ragazza peggiorò quando, alla fine della terza media, Akira decise di proseguire gli studi in uno dei migliori licei, mentre lei lasciò definitivamente la scuola decisa più che mai a intraprendere il suo viaggio per il mondo.

Il progetto di Yoko incappò, però, in diversi ostacoli. Innanzitutto lei non aveva soldi sufficienti nemmeno per un viaggio dalla sua piccola cittadina alla capitale, Tokyo, poi non aveva la minima intenzione di andare da sola e per concludere Chiyo non era affatto d'accordo con tutto ciò. La piccola Haruno non riuscì a trovare un'alleata nemmeno nella sorella, che si astenne semplicemente dal commentare questo suo desiderio, mentre Akira sembrava guardarla dall'alto in basso. Yoko non disse niente, lasciando semplicemente la stanza diretta in camera sua e rifiutandosi di cenare; si sentiva così sola e impotente, ed il suo vuoto interiore crebbe ulteriormente. Quando Konan andò a controllare come stava non sapeva se essere arrabbiata con lei perchè non l'aveva in qualche modo difesa o essere felice che fosse venuta nella sua stanza; alla fine optò col sembrare indifferente, cosa che faceva fin troppo spesso non riuscendo ad affrontare mai nulla, avendo sempre paura di quello che poteva anche solo provare e delle conseguenze che avrebbe causato. La sorella maggiore si sedette sul letto vicino a lei, come facevano quando erano più piccole e chiacchieravano e ridevano di ciò che avevano fatto nel pomeriggio e di quello che avrebbero potuto fare il giorno dopo. Konan iniziò a parlarle dolcemente, senza infastidirsi se Yoko le rispondeva a monosillabi o si limitava a fare smorfie; la conosceva da quindici anni ormai e sapeva che non era affatto una menefreghista, semplicemente non voleva creare problemi esprimendosi. Sapeva bene del viaggio che voleva intraprendere, ne avevano parlato a lungo tempo prima. Era una cosa che Yoko sentiva di dover fare assolutamente e lei non voleva certo impedirglielo. Solo che pensava che la sorellina volesse cercare qualcosa che probabilmente aveva sotto gli occhi da sempre, ma di questo Konan non era pienamente sicura, in fondo su questo punto Yoko non si era mai espressa chiaramente, e forse era anche dovuto al fatto che non sapeva nemmeno lei cosa volesse cercare. La maggiore, comunque, sentiva di doverla aiutare in qualche modo.
-Perchè non vieni a lavorare con me e la mamma al negozio? In questo modo potrai mettere da parte i soldi per il tuo viaggio-
Yoko rimase spiazzata. Lei, negata per qualsiasi cosa concernesse l'arte, lavorare in un negozio che vendeva solo articoli di quel genere? Che ridere! Non rispose immediatamente, rimanendo a riflettere su quella strana proposta e alla fine accettò, ricominciando a passare le giornate con Konan - al negozio - e rendendo contenta la madre - che era seriamente preoccupata per il futuro di sua figlia minore, la quale non sembrava interessata a niente. Tutto ciò ricoprì quel vuoto che si era creato pian piano quando la sorella maggiore aveva cominciato a distaccarsi da lei lasciando, tuttavia, quella parte che Yoko sperava di colmare partendo da quella città che pareva soffocarla e vedendo il resto del mondo.

La piccola Haruno cominciò a lavorare nel negozio di famiglia con diligenza, cercando di non commettere il minimo errore e aspettando sempre con trepidazione il giorno di paga. A Chiyo faceva uno strano effetto dare i soldi dello stipendio alla propria figlia, Konan non glieli aveva mai chiesti e prima dell'arrivo di Yoko trattavano il ricavato come se fossero state un'unica persona dato che abitavano entrambe sotto lo stesso tetto e amministravano le spese assieme, senza bisogno di spartire ogni volta un qualche stipendio. Eppure Yoko aveva insistito così tanto - e Konan con lei - che alla fine Chiyo aveva ceduto. In effetti se lo meritava, però a lei continuava a fare uno strano effetto, come se sua figlia fosse divenuta una sua dipendente. Ma lei era felice così, quindi la madre non si mise mai contro il suo volere. Yoko, comunque, con i soldi che riceveva ogni mese contribuiva a pagare la spesa, l'elettricità e tutto il resto, come se abitasse in un condominio o avesse affittato la propria camera. D'altronde non le sembrava giusto continuare a abitare con sua madre senza pagarle niente, ma aspettandosi di venir pagata. Questo, però, le rese ancora più difficile poter accumulare abbastanza denaro per il suo scopo in poco tempo e rimase per anni a lavorare assieme alla madre e la sorella cercando di risparmiare il più possibile, senza ottenere mai abbastanza.
A diciotto anni Yoko era ancora nel negozio di famiglia, a lavorare diligentemente senza lamentarsi - o almeno provandoci. Ciò la infastidiva, ma non osava dire niente. Sperava di essere in America o in Europa a visitare nuove città, imparare nuove culture e provare la cucina etnica, magari riuscendo a trovare quel qualcosa che la facesse sentire piena. Eppure, anche se viaggiava ogni giorno con la mente, il corpo era sempre lì, in quello stupido paesino che sembrava tenerla prigioniera, non volendola lasciare andare per qualche strano motivo. Yoko non aveva ragioni per restare lì, dopotutto. Non aveva mai stretto relazioni con nessuna ragazzina - o ragazzino - della sua età, quindi non aveva amici, non aveva mai sentito di volerne veramente, le piaceva stare solo in compagnia di Konan. La piccola Haruno posò i gomiti sul bancone del negozio - in uno di quei pochi momenti di pace - prendendosi la testa tra le mani e abbassando leggermente gli occhi. Konan... Sua sorella, l'unica persona a cui voleva davvero bene - dopo sua madre ovvio - e l'unica che non voleva perdere, per questo sperava che la accompagnasse nel suo giro del mondo, nella sua ricerca. Però Konan aspira a una vita diversa e io non posso obbligarla a seguirmi, sarebbe un desiderio egoista. Sospirò facendo cadere le braccia sul banco e sprofondandoci poi sopra la testa. Che palle!
-Ehi, tutto bene?-
Yoko alzò la testa ancora leggermente immersa nei propri pensieri e per un momento parve non guardare realmente il cliente che le stava davanti. Quando questo cercò ancora una volta di attirare l'attenzione della ragazza lei parve risvegliarsi e si scusò immediatamente facendolo sorridere divertito; evidentemente doveva aver fatto un'espressione alquanto buffa. Mentre la ragazza chiedeva cortesemente cosa desiderasse non poteva fare a meno di fissarlo. Aveva dei capelli rossi non tanto lunghi e gli occhi castani. Non era niente di che come ragazzo, carino certo, ma niente di più. Eppure Yoko non riusciva a smettere di fissarlo affascinata. Iniziò a cercare ciò che il cliente le chiedeva, non senza una certa confusione in testa, come se fosse intontita e - un po' era dovuto anche alla sua inettitudine verso l'arte - molte volte non riusciva a capire cosa lui stesse chiedendo usando nomi fin troppo tecnici per i suoi gusti. Fortunatamente per lei poco dopo le arrivò in soccorso la sorella che aveva appena finito di sistemare delle cose in magazzino; nel vedere il ragazzo sussultò leggermente.
-Ciao Konan! Quindi ora lavori qui, eh?-
Chiese sorridendo mentre Yoko passava lo sguardo da lui a lei, che sembrava quasi trattenere la sua felicità.
-Sì, ormai è da quando ho lasciato le medie-
-In effetti non ti ho più vista dopo l'ultimo anno... Speravo in qualche modo di trovarti in classe con me anche al liceo-
Konan non rispose più niente, chiedendo, dopo un po' di silenzio, che cosa desiderasse il suo vecchio compagno di classe. Lui rifece l'elenco che inizialmente aveva detto alla piccola Haruno, ma, diversamente da questa, Konan trovò praticamente subito ciò che il ragazzo aveva richiesto. Poi lui pagò, ed uscì salutando sorridente e ringraziando. Yoko fissò il punto dove era sparito per alcuni minuti desiderosa di sapere di più sull'amico della sorella.

Il ragazzo si chiamava Yahiko e, a quanto aveva capito Yoko dai discorsi tra i due, era stato nella stessa classe di Konan dalle elementari. Eppure lei non ne aveva mai saputo niente e non l'aveva mai incontrato dato che le due sorelle passavo il tempo solo tra di loro. Dopo quel primo incontro ne seguirono altri. Yahiko andava a intervalli precisi al negozio della famiglia Haruno per comprare materiale che, diceva, gli serviva per l'università. La minore delle due sorelle cominciò, già dal secondo incontro, a fantasticare su di lui. Quando si presentava per comprare qualcosa non trovava quasi mai Konan e, quando lei non c'era, sembrava che volesse prendere tempo chiacchierando amichevolmente con Yoko che, dal canto suo, rispondeva imbarazzata e a monosillabi finchè non arrivava finalmente la sorella maggiore; nei momenti, invece, in cui era presente anche Konan fin da subito, Yahiko rivolgeva l'attenzione su di lei, parlandole del più e del meno, raccontandole stupidi aneddoti sulla sua giornata e facendola quasi sempre ridere mentre Yoko li fissava in silenzio. Appena si ritrovava da sola sul ramo di uno dei suoi alberi preferiti a fissare il cielo ripensava al ragazzo rivivendo quel pezzo di giornata che aveva trascorso assieme a lui; poi pensava anche a Konan e cercava di capire come mai Yahiko si comportasse a quel modo con lei. Con sua sorella parlava e scherzava, mentre con lei domandava e basta. Che volesse sapere di più su... Pensarlo le faceva male, perchè in fondo il ragazzo le piaceva. Le si infiammavano le gote ogni volta che lo intravedeva; però ancora quel vuoto interiore non era sparito. Magari girando il mondo assieme a Yahiko-kun... Ma lui avrebbe davvero voluto stare con lei? Forse... Forse doveva chiederglielo, eppure sentiva di non averne il permesso oltre che il coraggio.
Per un periodo non tanto lungo l'ex compagno di classe di Konan si fece vedere regolarmente in negozio. Yoko, però, riuscì a scorgere la sua figura anche altri giorni, come se stesse spiando qualcuno, come se stesse aspettando che una delle due sorelle uscisse. La cosa sembrò inizialmente troppo assurda alla ragazza che cercò di scacciarla dalla mente la quale, sfortunatamente, aveva ormai cominciato a viaggiare. Stava guardando Konan o lei? Stava aspettando Konan o lei? A chi è che pensava di più tra di loro? Chiedersi queste cose, però, non le piaceva affatto, poiché nel vedere i comportamenti del ragazzo nei confronti della sorella le dava sufficienti risposte.
Eppure, le poche volte che lei e Yahiko si ritrovavano da soli sentiva come una qualche speranza nascerle da dentro. Già, Yoko sperava davvero che lui, un giorno, la invitasse a uscire fuori da quel paesino, magari per Tokyo. Loro due, da soli, ad esplorare l'esterno era un sogno ricorrente nelle fantasie della ragazza e, quando un pomeriggio lui si presentò da lei più serio del solito e con urgente bisogno di parlarle le parve che le fantasie della sua mente potessero trovare luogo.
-Yoko... Potresti chiamarmi Konan, per favore?-
Questa semplice domanda bastò a frantumare tutto ciò che la ragazza sentiva dentro di sé. Annuì, cercando di sorridergli e andò dalla sorella, facendole sapere che Yahiko aveva bisogno di lei, in seguito li fissò uscire dal negozio allontanandosi sul retro. Si morse il labbro, potendo immaginare cosa lui le stesse dicendo e, dopo poco che i due se n'erano andati, uscì velocemente dal negozio diretta a casa sua, dal suo immenso giardino, dal suo albero preferito dove si arrampicava quando voleva stare da sola a pensare senza sapere, però, che qualcuno la osservava da dentro casa.
Sapeva benissimo che sarebbe finito tutto a quel modo. Yahiko e Konan erano fatti per stare insieme, lo aveva appurato da tempo ed era anche felice della cosa. Però... Si strinse una mano al petto cominciando a piangere silenziosamente seduta sul ramo e con lo sguardo basso. Sperava che Yahiko le avrebbe aiutato a colmare quello strano vuoto, ma evidentemente per lei non poteva esserci nessuno in quel maledetto paesino. Doveva sbrigarsi ad andarsene.
-Va tutto bene Haruno?-
Sussultò nel sentire quella voce e girò di scatto la testa alla sua sinistra, per poi fissare in malo modo il ragazzo che le teneva gli occhi puntati contro.
-Fatti gli affari tuoi!-
Rispose malamente ad Akira convinta che l'avrebbe lasciata in pace, poiché Yoko sapeva che a lui non importava realmente di come lei si sentisse, il suo leggero interesse era dovuto semplicemente alla formalità. Eppure, diversamente da quello che aveva pensato e previsto la ragazza, lui rimase fermo immobile con gli occhi verdi ancora puntati contro di lei. Ciò la infastidiva tremendamente.
-Hai pianto?-
Sobbalzò, passandosi il braccio destro sugli occhi; evidentemente doveva averli ancora lucidi.
-Non vedo come la cosa possa interessarti! Lasciami in pace adesso, non ho certo bisogno di qualcuno che fa finta di essere gentile! La tua figura l'hai fatta, no? Adesso puoi anche andartene!-
Urlò mentre il ragazzo abbassava gli occhi mordendosi il labbro. Sapeva che Yoko non lo vedeva di buon grado, però non gliene era mai importato. Tutto quello che lui voleva era la felicità di quella fragile ragazzina che lo aveva affascinato. Non le aveva mai tolto gli occhi di dosso e - anche se forse lei non se n'era accorta - la trattava sempre bene, cercando in qualche modo di alleviare quello strano peso che aveva sul cuore. Questo perchè Akira aveva intuito che nella piccola Haruno c'era qualcosa che non andava, qualcosa che lei sentiva, ma che non riusciva a dire, probabilmente perchè non sentiva di meritare niente. Lui voleva aiutarla, voleva fare qualcosa per lei e questo solo perchè, pian piano, si era innamorato perdutamente.
Il ragazzo fece finta di niente e, poco prima che Yoko finisse di urlargli contro, aveva cominciato a salire sull'albero dove si trovava lei che, nel vederlo cimentarsi in quell'impresa, sgranò gli occhi confusa e sorpresa. In fondo Akira era una frana nel salire sugli alberi.
-Che fai, scemo? Smettila subito!-
Ma quello parve non ascoltarla e la cosa la infastidì ancora di più. Maledetto idiota... Continuò a urlargli contro, mentre il ragazzo cercava goffamente di raggiungerla sull'albero. Cadeva, si rialzava e riprovava, ma non si dava per vinto e a lei questo parve stupido. Si stava facendo male e basta, aveva bisogno che qualcuno lo aiutasse. Si morse il labbro, per poi protendersi in basso, allungando il braccio destro verso di lui, cercando di tenersi fermamente al ramo e Akira la guardò sorpreso, sgranando un poco i suoi occhi verdi. Lei lo spronò, con un tono che doveva uscirle stizzito, ma che le venne prevalentemente cordiale e gentile e il ragazzo le prese la mano, riprovando a salire con l'aiuto di Yoko. Ma il braccio sinistro della piccola Haruno non resse la presa sul ramo e, pian piano, lo lasciò andare, cadendo rovinosamente a terra, poiché anche Akira aveva contribuito tirandola verso di sé. Fortunatamente la ragazza non era così in alto rispetto al terreno ed il prato era ricoperto di fiori e erba soffice.
Akira cadde picchiando la schiena, ma non si fece granchè. L'unica cosa, però, che gli impediva di alzarsi era la ragazza sopra di lui. Non che fosse pesante, al contrario. Avvampò nel notare il proprio viso vicinissimo a quello di Yoko e spostò lo sguardo e la testa a destra, cercando di non starle troppo appiccicato col volto. Non sapeva che dire o fare, si sentiva come paralizzato mentre il cuore gli batteva all'impazzata. La risata cristallina della ragazza spezzò il silenzio e nello stesso momento lei si voltò, spostandosi spostandosi da sopra il ragazzo e finendo con la schiena sull'erba. Akira, giratosi verso di lei, sorrise dolcemente.
-Finalmente ridi-
Yoko si bloccò, lanciandogli un'occhiata per poi sbuffare mettendosi a sedere sul prato con uno scatto veloce; lui rimase sdraiato a fissarla mentre lei cercava di deviare lo sguardo, per non incrociare quegli occhi verdi così simili ai suoi. Perchè? Perchè faceva questo? Lei lo aveva sempre ignorato e le poche volte che gli rivolgeva la parola era tutt'altro che carina, però lui continuava a rivolgerle quel sorriso. Credeva che lo facesse perchè era obbligato in qualche modo, d'altro canto, l'idea che si era fatta su di lui stava avendo il sopravvento sul resto. Funziona così, no? Eppure, in quel momento, tutte le sue convinzioni andarono in frantumi, mostrandole un lato nuovo di Akira che lei non credeva di poter mai vedere. Così, Yoko, raccontò tutto d'un fiato cosa aveva passato, come mai si trovasse sul ramo del suo albero preferito a piangere ed il ragazzo non proferì parola, rimanendo in silenzio ad ascoltarla senza smettere di fissarla serio. Sussultò leggermente quando vide la sua bocca storcersi in un mezzo sorriso.
-Però io non odio mia sorella, anzi sono felice per lei e per Yahiko-
Ammise alzando lo sguardo al cielo, per poi socchiudere gli occhi.
-Solo che speravo davvero di poter andarmene da qui...-
A quel punto Akira sorrise, alzandosi a sedere sull'erba e dicendole che per quello poteva pensarci lui; Yoko lo guardò dubbiosa.
-Potremmo andare a Tokyo, anche se non è poi così lontano da qui... Però con i soldi ricavati dal mio lavoretto part-time è il massimo che posso offrirti-
Lei sgranò gli occhi. Ecco spiegato come mai tornasse così tardi a casa. Si morse il labbro; e lei che credeva che andasse a divertirsi con i suoi amichetti snob.
-Sai, avevo intenzione di ripagare la vecchia Chiyo, cominciando a pagarmi la scuola autonomamente... In fondo vi ho creato fin troppo disturbo...-
Lei sbuffò, assicurandogli che poteva farci cosa voleva senza dover pensare a lei e ai suoi stupidi capricci.
-I tuoi non sono stupidi capricci, Yoko... E io voglio davvero usare ciò che ho per te, perchè... Vedi... Io...-
Lo fissò, in attesa che continuasse, mentre Akira cercava in tutti i modi di non arrossire più del dovuto, ma, alla fine, lasciò perdere quella frase, alzandosi completamente in piedi e offrendo una mano alla piccola Haruno, che l'accettò come costretta a farlo, abbassando i suoi occhi e smettendo di guardarlo.
-Ti prometto che domani ti porterò via da qui, Yoko-
E dopo che lei ebbe annuito leggermente imbarazzata con la testa si separarono, andando ognuno per la propria strada.

Il giorno seguente, quando Akira e Yoko fecero la loro piccola gita nella capitale, Konan e Yahiko ebbero il loro primo appuntamento ufficiale. La piccola Haruno sbirciò la sorella che, indecisa su ciò che si doveva mettere e sulla pettinatura che doveva avere, arrossiva imbarazzata ad ogni piccolo pensiero che le balenava in testa, sorridendo praticamente sempre. Yoko non potè fare a meno di essere contenta per lei, rendendosi conto che non provava la minima gelosia nei suoi confronti.
I due ragazzi presero la metro per dirigersi a Tokyo e per tutto il tragitto nessuno dei due aprì bocca. Entrambi provavano uno strano sentimento nello stare uno di fianco a l'altro e di tanto in tanto si lanciavano brevi occhiate, per poi imbarazzarsi del loro stesso gesto. Agli occhi della piccola Haruno, però, Akira sembrava quello più calmo e rilassato come se fosse cosa da nulla fare un giretto a Tokyo con una ragazza. Strinse i pugni cominciando a viaggiare con la mente e sentendo una fitta poco piacevole al cuore. Lei non lo sopportava, ma allora perchè non le piaceva l'idea che lui fosse uscito con altre ragazze oltre a lei? Perchè?
Arrivati lui spezzò finalmente il silenzio creatosi dalla partenza, chiedendole cosa volesse fare e Yoko tirò fuori un foglietto, dove aveva annotato tutti i negozi che voleva visitare. Aveva studiato perfettamente la pianta della città ed aveva creato un percorso a dir poco perfetto secondo lei. Così la giornata dei due ragazzi ebbe finalmente inizio. Andarono alla Torre di Tokyo, fecero una sosta in un grande parco e pranzarono mangiando le specialità del posto; tutto fu gentilmente offerto da Akira senza che lei potesse controbattere. Si divertirono davvero tanto assieme e iniziarono a conversare quasi come se si conoscessero da anni; Yoko poteva finalmente affermare di sentirsi bene, in pace con se stessa ed il vuoto che l'aveva accompagnata finora - vuoto che nemmeno Yahiko sembrava poter colmare - scomparve del tutto.
Quando arrivò il momento di tornare a casa i due ripresero la metro, sedendosi, ancora una volta, uno di fianco all'altro. Erano entrambi stanchi e posarono le buste piene di souvenir per Chiyo e Konan vicino ai loro piedi. Sorridevano e Yoko non la finiva di parlare, ricordando tutte le cose belle e divertenti che avevano fatto quel giorno, quasi come se, dicendole, potesse riviverle ancora ed ancora. Fu in quel momento che Akira si avvicinò ancora di più col volto alla ragazza, che potè sentire chiaramente il profumo di lui. Si bloccò, smettendo di parlare e chiedendosi cosa stesse facendo ma, prima che lei potesse formulare la più piccola ipotesi, lui la baciò dolcemente confessandole, in seguito, il suo amore per lei.

Dopo quel giorno Yoko fece i salti mortali per evitare - più di quanto cercava di fare in precedenza - il ragazzo che si era stabilito a casa loro. Non sapeva come doversi comportare dopo quello che era successo ed era anche parecchio confusa nel profondo. Perchè? Perchè proprio a lei? Se non fosse stato per Konan forse i due non si sarebbero mai più parlati. La maggiore delle sorelle Haruno, infatti, dopo esser venuta a conoscenza della situazione discusse con Yahiko sul da farsi; di sicuro doveva aiutare la sua sorellina così imbranata. La prese in disparte e parlarono a lungo mentre Akira veniva in qualche modo rassicurato da Yahiko. Le due sorelle parlarono a lungo, discutendo sui sentimenti che provavano e che avevano provato. A Yoko sembrava tutto così maledettamente strano, eppure Konan parlava in tutta leggerezza. Probabilmente perchè finalmente era felice. Anche lei si era sentita felice quando aveva passato quella giornata in compagnia di Akira e forse quello poteva considerarsi come il loro primo appuntamento. Si erano sentiti subito in sintonia nonostante non si fossero mai parlati...
Tutto si concluse nel migliore dei modi e, quando Yoko aveva vent'anni e Konan ormai ventidue, si sposarono con i rispettivi compagni. Non andarono a vivere lontane dalla propria casa natale, anzi, fecero solo delle modifiche alla pianta originale della casa in modo da poter ospitare tutti quanti; questo sotto richiesta della piccola Haruno. Pochi mesi dopo i matrimoni i due coniugi Akame ebbero il loro primogenito, Deidara, e un anno dopo Sasori. Yoko viziò sin dalla tenera età i due nipotini e tutti quanti vissero la vita tranquillamente. Yahiko aveva il proprio lavoro, anche se doveva dirigersi ogni giorno a Tokyo con la metropolitana, Konan e Yoko avevano il negozio della madre, che le aiutava per le piccole cose, dato che per la maggior parte del tempo stava a casa coi nipoti, e Akira stava cominciando la sua carriera in una piccola azienda. Non mantenne il suo cognome, poiché non ci si riconosceva più, ma decise di tenere quello di Yoko. In fondo doveva molto alla famiglia Haruno e tutto quello che faceva era per ripagare Chiyo e per fare felice sua moglie; Akira non desiderava altro.
Quando Deidara compì sei anni alla sua cuginetta mancavano poche settimane per venire alla luce. Finalmente dopo tanti tentativi finiti male Yoko e Akira stavano per avere una bambina. La donna, ormai ventottenne, si era indebolita non poco durante la gravidanza e il marito lavorava come un matto per poterle permettere sempre il meglio. A lei e alla piccola creatura che stava arrivando.
Il 30 Maggio la bambina nacque senza alcun problema e le venne dato il nome Sakura, fiore di ciliegio, poiché il ciliegio era proprio l'albero preferito di Yoko, quello da cui, un tempo, erano caduti lei e Akira. I due cugini osservavano la piccola curiosi e contenti, dato che avevano sempre desiderato una sorellina - ma Konan si era rifiutata di avere altri figli - e progettavano già i giochi da fare in sua compagnia. Intanto la salute della minore delle sorelle Haruno sembrò migliorare e dopo un po' riprese perfino a lavorare assieme alla sorella; quando, però, sentiva dolori di vario genere, cercava di sopportare in silenzio, sicura che fossero solo passeggeri.
La carriera di Akira procedeva lenta, e l'uomo credeva di non fare abbastanza per la propria famiglia e per coloro che lo aveva aiutato nel momento del bisogno. Passava poco tempo a casa a causa del lavoro e quando la sera tornava a casa era talmente sfinito che si coricava appena dopo la cena. I giorni di festa erano gli unici che passava completamente a casa, così come il compleanno della moglie e della figlia; quelli non poteva certo permettersi di perderli per alcuna ragione. Yoko avrebbe preferito qualcosa di diverso, ma conosceva fin troppo bene cosa provasse il marito e mai una volta aveva provato a lamentarsi della loro situazione. Quando, però, la piccola Sakura iniziò le scuole elementari le cose iniziarono a peggiorare sempre di più.

Il primo giorno di scuola Sakura non aveva ancora compiuto sei anni. Era contenta e sperava di fare amicizia con più bambini possibili per poter giocare con loro finite le lezioni. Non che non le piacesse stare con Deidara e Sasori - li adorava quasi quanto loro adoravano lei - ma non le dispiaceva l'idea di poter avere qualcuno al proprio fianco su cui poter contare e passare le giornate scolastiche. Chi, in fondo, non desiderava avere un amico? E la piccola Sakura non chiedeva che questo, qualcuno che fosse gentile con lei, che condividesse le sue stesse passioni...
La bambina sembrò riuscire nell'intento, ed il primo giorno di scuola fece amicizia con tutti i compagni di classe fermandosi a giocare ancora con loro finite le lezioni. Tornata a casa trovò la madre distesa sul divano in salotto e si informò immediatamente sul suo stato di salute; aveva notato che pareva più debole del solito, ma le veniva sempre rassicurato che non era niente di grave quindi non si era preoccupata più di tanto. E così le venne detto anche quella volta.
Passarono diversi giorni dall'inizio delle elementari della piccola Sakura e la bambina notava peggioramenti nello stato di salute della madre. Smise di rimanere troppo tempo fuori di casa, dopo la scuola, precipitandosi a vedere come stesse Yoko; ed ogni volta si rincresceva di arrivare tardi. Un giorno trovò persino il medico - che era andato a visitarla - accerchiato da Chiyo e Konan che avevano un'espressione tutt'altro che rassicurante. Nel notare la bambina cercarono di distrarla, balbettando frasi e provando a sorriderle chiedendole della giornata scolastica. In quel preciso momento Sakura capì che c'era qualcosa che non andava in sua madre, qualcosa di molto brutto.
Nessuno le disse mai niente con precisione, ma la rosa riuscì ad ascoltare le conversazioni degli adulti senza farsi notare, fingendo di andarsene nella propria stanza.
Yoko si era sentita male al lavoro, disse Konan ad Akira e agli altri quella sera stessa, aveva tossito sputando addirittura del sangue sulla mano, così l'aveva subito portata a casa per poi far chiamare un medico. Poco prima che l'uomo finisse di visitarla ed esponesse alle due donne il problema di Yoko, Sakura era tornata da scuola, quindi Chiyo si era dovuta allontanare per non far allarmare anche la bambina, ma prima o poi - ripeteva Konan ad Akira - avrebbero dovuto confessarle cosa stava succedendo. Il medico avvertì che la donna era malata di leucemia, non nella sua forma peggiore, ma neppure in quella migliore. Era in bilico e l'unica cosa che poteva prescriverle erano alcuni medicinali che avrebbero potuto solamente farla migliorare e le speranze di tutta la famiglia erano riposte lì. Probabilmente fu anche per quel motivo che inizialmente non dissero niente alla piccola Sakura cercando di comportarsi come al solito, mentre Yoko, piano piano, andava cambiando.
La bambina non si fermò più a giocare con gli amici dopo la scuola e quando tornava a casa non faceva altro che guardare la madre, starle vicino talvolta senza nemmeno conversare. Provava a passare più tempo possibile con lei e molte volte aveva persino paura a lasciarla da sola per qualche minuto. Deidara e Sasori, intanto, provavano a far svagare la cuginetta, regalandole marionette e statuette di argilla create da loro; speravano di rivederla sorridere come una volta. Akira lavorava come un matto, cercando di mettere da parte qualcosa per la moglie, casomai servisse farla operare prima o poi ed anche Konan e Yahiko cercavano di dare il loro contributo. Yoko, dal canto suo, stava cominciando a sentirsi un peso per tutti quanti. Gli occhi verdi della figlia erano sempre tristi e gli altri componenti della famiglia provavano a fare di tutto pur di alimentare la speranza che qualcosa sarebbe potuto cambiare in meglio, che lei avrebbe potuto recuperare a pieno la salute. Ma Yoko sapeva meglio di tutti che ciò non era possibile. Certo, qualche operazione e il continuo uso di medicinali le avrebbero allungato la vita per un paio di anni, ma nulla di più, solo maggiore sofferenza e patimento per tutti. Così, una sera, confessò ad Akira che voleva smetterla, era decisa più che mai ad accogliere la malattia e ad aspettare che facesse il suo corso. Ovviamente queste sue parole non furono accettate e Sakura, dal buio della sua cameretta, potè sentire le voci della madre e del padre. Lui parlava a voce più alta e si tratteneva dal piangere, mentre lei pareva calma e risoluta; in quel momento la bambina pregò che tutto finisse il più presto possibile.

Tutto continuava a cambiare e Sakura cercava di sopportare a modo suo. A scuola, coi compagni, cercava di non sembrare triste, provando a sopprimere ciò che sentiva veramente. Gli altri bambini, intanto, non le facevano domande, ma la trattavano in modo gentile, poiché i loro genitori gli avevano fatto sapere cosa stava succedendo in quel periodo in casa Haruno. Eppure nessuno di loro provava veramente ad avvicinarsi a lei, ma questa era l'ultima preoccupazione della bambina. Non si fermava più a giocare con nessuno il pomeriggio - ormai aveva smesso da tempo - e appena sentiva suonare la campanella si fiondava fuori dalla scuola cercando di arrivare il più presto possibile a casa. Eppure, appena raggiungeva la porta, si bloccava, incerta se entrare o meno, spaventata da quello che avrebbe potuto trovare, ma alla fine apriva la porta e, cercando di sorridere, chiamava a gran voce la madre e rimaneva con lei per la maggior parte del tempo finchè, la sera, non era costretta ad addormentarsi, chiudendo a forza le palpebre che la mattina seguente avrebbe aperto di scatto, sempre con l'angoscia di trovare qualcosa di diverso, di non ritrovare più sua madre che le sorrideva gentilmente augurandole il buongiorno.
I mesi che seguirono Yoko parve rimanere in condizioni stabili, non peggiorava né migliorava, ma era ancora troppo debole per permettersi di lavorare. Una sera, mentre la donna riposava sul divano, la piccola Sakura, che stava aiutando la nonna a sistemare la cucina, si permise di dire la propria. Non si era mai sfogata con nessuno veramente, aveva paura di farlo, perchè non sapeva cosa le avrebbero risposto, ma non poteva più tenersi tutto dentro. Gli occhi le diventarono umidi e cominciò a chiedere come mai sua madre doveva fare quella brutta fine. Invidiava gli altri bambini, poiché le loro madri erano in perfetta salute tanto da permettersi di andarli a prendere a scuola. Perchè anche lei non poteva avere questo? La vecchia Chiyo, dispiaciuta per la nipotina, provò a spiegarle nel modo più delicato possibile la situazione di Yoko, del fatto che non poteva essere curata e che aveva scelto di seguire il suo destino perchè sapeva che l'altra soluzione possibile era solo aumentare le sofferenze di tutti. E nessuno voleva questo. La bambina singhiozzò per un po', ma parve capire e comprendere i sentimenti della madre. Dopo poco cominciò, invece, a chiedere del padre. Pochi giorni prima si era completamente trasferito a Kyoto a causa del lavoro, ma se ormai non serviva mettere da parte soldi per l'operazione di Yoko, perchè continuava a stare via da lei? Perchè non erano come le altre famiglie? Non è che, forse, non la volesse? La nonna scosse velocemente la testa assicurandole che non era affatto così. Akira voleva davvero bene a lei e Yoko, e stare separati era una tortura anche per lui. Il problema era che il negozio delle Haruno aveva subito un calo nelle entrate fino a fallire del tutto e questo comportava meno soldi in una famiglia fin troppo numerosa. Yahiko e Akira erano gli unici con un lavoro stabile e se lo tenevano ben stretto per poter sfamare tutti quanti mentre Konan cercava qualcos'altro da fare. Purtroppo era un periodo sfortunato per la famiglia Haruno.

In seguito alla conversazione con la nonna Sakura non disse più niente al riguardo. Non si lamentò mai più e cercò di essere il più solare possibile anche se dentro si sentiva morire. Non voleva essere un peso per nessuno e creare altre noie con le sue richieste, quindi si limitava ad aiutare se ce n'era bisogno e ad accudire il più possibile la madre che, quando la bambina aveva già cominciato a frequentare la seconda elementare, peggiorò drasticamente. Cominciò a mangiare sempre meno e, quel poco che ingurgitava, veniva rigettato quasi sempre; divenne più magra, tanto che Sakura tentennava ad abbracciarla per paura di poterle fare male. Le uniche occupazioni di Yoko - che prima almeno riusciva a mettere un po' in ordine - divennero lo svegliarsi e l'andare a dormire; ormai non si alzava neanche più dal suo letto. Sakura, che si premeva ad aiutarla e a starle vicino il più possibile, avvertiva ogni giorno il presagio che da un momento all'altro tutto sarebbe potuto finire e ciò faceva male, tremendamente male.
-Mi dispiace, Sakura... Non era questo il tipo di famiglia che io e tuo padre volevamo darti...-
Si scusò una volta la donna, mentre la bambina faceva i compiti vicino al suo letto. La rosa alzò la testa, ma Yoko non la guardava, intenta a fissare il suo adorato albero di ciliegio fuori dalla finestra.
-Non devi scusarti mamma a me...-
-Non mentire-
Disse secca facendola sussultare; le ricordava un po' se stessa, ma in fondo era sua figlia. In quel momento, Sakura si sfogò un'altra volta, non potendo quasi resistere e scoppiò in lacrime mentre la madre le carezzava i capelli.
-Mi spiace tanto Sakura, ma vedrai che un giorno troverai qualcosa di meglio per te...-
La bambina la guardò, non riuscendo a capire, ma la madre non si espresse oltre. Quella fu la loro ultima conversazione.

Yoko Haruno morì all'età di trentasette anni, quando sua figlia ancora non aveva finito la seconda elementare. Lasciò una lettera destinata alla famiglia, dove ringraziava tutti quanti e si scusava per quello che aveva fatto passare, chiedeva ad Akira di trattare al meglio Sakura; inoltre, alla bambina venne consegnato il diario della madre dove era scritta tutta la sua vita. La piccola Haruno rifiutò inizialmente di leggerlo, chiudendosi in se stessa e passando intere giornate sotto l'albero di ciliegio tanto amato dalla madre. Nessuno sapeva cosa fare, neppure Akira. Deidara e Sasori provarono a parlare con lei in mille modi, ma era come se si fosse creata uno scudo invalicabile. Sotto l'albero la vedevano stringere il diario e parlare alla madre, come se lei potesse davvero sentirla e risponderle.
Mentre la bambina reagiva in questo modo, Konan aveva finalmente trovato un lavoro a Tokyo. L'unico problema era che era fin troppo lontano dal loro paese natale ed era doveroso doversi trasferire in una nuova cittadina, una certa Konoha. Quando fece sapere questo anche a Sakura lei non disse niente, non si espresse, ma rimase sotto l'albero di ciliegio della madre decidendosi, finalmente, ad aprire il diario e a leggerne il contenuto. Lesse i pensieri della piccola Yoko, della sua infatuazione per lo zio Yahiko e del disprezzo che inizialmente provava per Akira fino alla sua visita a Tokyo. Le parve di comprendere un po' meglio ciò che avevano provato e stavano provando tutti e capì che, come la madre non sentiva di appartenere a quel posto, lei lì era decisamente fuori luogo. Doveva andarsene per trovare la sua felicità e così, quando le scuole finirono, si trasferì con gli zii a Konoha, mentre il padre rimaneva lontano, a Kyoto, assicurandole che, una volta trovato una casa per entrambi, si sarebbero potuti ricongiungere. Sakura si trattenne dall'esprimere qualsiasi pensiero egoista, convincendosi che le cose dovevano andare in quel modo.

  
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