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Autore: Marra Superwholocked    14/01/2016    1 recensioni
Entriamo, per un momento, nella testa di Steven Moffat, uno dei due sceneggiatori di Sherlock (BBC) e scopriamo - in chiave fanfiction - i suoi piccoli pensieri e segreti! :)
Genere: Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Mark Gatiss
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Io, diabolico sceneggiatore

 

Come se gli episodi mi crescessero in mezzo ai capelli, per non dire altro.
Adoro i fan, sono fan-tastici, AHAHAHAH, no vabbè, è meglio se le battute le lascio agli attori...
Dicevo: adoro i fan, ma alcuni di loro, di voi, sono un po' ...troppo ossessionati! Insomma, io mi alzo, faccio colazione con uno squisito uovo sodo e comincio subito a scrivere. Mi metto comodo sul divano, ancora in pigiama mentre mio figlio – vestito uguale a me per sembrare più diabolico quando invece è una patata – mi tiene d'occhio i social dove voi vi lamentate sempre e scrivo. Non so nemmeno io cosa scrivo, sono troppo assonnato, così esce sempre fuori una cazzata.
Ed ecco che mi tocca cancellare tutto e riprendere di pomeriggio. Davvero, non so nemmeno perché mi ostino ad alzarmi alle 8 in punto quando invece il mio cervello prende a funzionare intorno alle 12... Ma non è questo il punto!
Oggi ho voluto dare una svolta alla mia vita: mi sono alzato alle 10 e sono andato a fare una passeggiata al parco, portandomi dietro appunti e fogli bianchi. Almeno così non ho mio figlio attaccato al culo che “Papà, dicono che devi uscire lo speciale di Doctor Who! Papà, vogliono la quarta di Sherlock! Papà, pensano tu sia morto o peggio: pensano tu sia in realtà George R. R. Martin!”
E fin qui tutto okay.
Poi però, al parco, un bimbo mi riconosce e – cristiddio – ha la maglietta coi Dalek e già lo adoro.
«Mophuat!» Sì, vabbè, è talmente piccolo che non riesce nemmeno a pronunciare bene il mio nome, ma è stupendo.
«Ciao, piccolo» gli rispondo io, sorridendo. Il che mi riesce malissimo – succede sempre quando sono in mezzo alla gente “normale”. Infatti lui si spaventa, ma c'è la madre che lo tiene per mano e lo obbliga a fare una foto con me dopo avermi chiesto se volessi. Ovvio che voglio, non sono mica un mostro, ma DEVO SORRIDERE.
Mi riesce meglio uccidere Jack Harkness o illudervi sui Pond.
Fa la foto e si allontanano. Faccio per cominciare a riordinare i miei pensieri per poi scrivere quando una coppia di amiche mi si avvicina e sorridono come due ebete. «Sì, sono io» dico cordiale. Loro si emozionano – manco fossi un sex symbol – e mi chiedono una foto. L'accento italiano che si sente lontano un miglio, ma sono gentilissime, quindi okay. Una delle due porta una camicetta bianca non molto scollata, ma intravedo lo stesso un ciondolo a forma di chiave e sopra c'è scritto 221b e mi accorgo di aver cambiato una generazione.
Va bene, sì, forse sono troppo ambizioso, ma mi piace pensarlo!
Facciamo anche questa foto e, subito dopo, quella con la camicetta bianca mi chiede a che punto è la sceneggiatura per lo speciale di Natale di Sherlock. Ah, che palle. «La stiamo revisionando» le rispondo con un sorriso. (Non è vero: in questo momento il grande capo la starà già amando perché perfetta, ma vabbè, sono un cattivone!) Ma poi torno ad essere un bastardo e aggiungo: «Preparatevi a ottanta minuti di estrema confusione e lacrime!» Poi prendo la mia roba e me ne vado piantandole in asso.
Altro che le uscite di Gregory House!
Non le guardo neanche mentre vado via, ghigno e basta. Ghigno come un idiota e nel frattempo la gente mi nota e mi crede uno scemo, ma è stato troppo divertente e non riesco a smettere. Per fortuna mi scappa l'occhio sull'orologio e vedo che è l'ora di pranzo. Casa mia è un po' lontana, quindi decido di mangiarmi un panino per strada e di andare dritto in studio. Forse lì sarò più tranquillo e libero di essere me stesso: malvagio.
E qui viene la parte bella: Mark. Quello scassamaroni di Mark Gatiss.
Voi lo vedete calmo, tranquillo e come un gentiluomo... Ha davvero sempre un ombrello con sé, tanto che sembra un Kingsman e talvolta mi fa quasi paura... Ma la verità è che ogni volta che entro in ufficio lui è lì ad aspettarmi con qualche scherzo. Per farvi un esempio, la scorsa settimana si è nascosto dietro la porta del mio studio e appena mi sono voltato lui è spuntato fuori gridando «Ti sono mancato?»
Poi gli ho fatto raccogliere tutti gli appunti della quarta stagione di Sherlock che erano volati per la stanza. Erano più di un centinaio. Tutti sparpagliati in disordine. Ci ha messo circa un'ora a rimetterli a posto!
Quel farabutto...
E dato che amo farmi del male da solo, sto tornando proprio nella tana del lupo. Solo che, questa volta, lui non sospetta nulla... Forse oggi sarà il giorno in cui riuscirò a vendicarmi!
Nel mentre, ho finito di pranzare e sono arrivato al lavoro.
La centralinista è troppo impegnata a rispondere alle telefonate che non mi vede passarle sotto il naso. Meglio: Mark si serve di lei per sapere quando entro in sede e poi fa il calcolo del percorso da lì fino al mio studio. Passo quindi furtivo davanti ai miei colleghi che boh oggi mi evitano e fanno finta di non conoscermi. Probabilmente sono tutti indaffarati con gli speciali tanto attesi dai fan. E poi, ovvio, tutto il restante di cui la BBC si occupa – cioè almeno millemila cose.
Sala d'attesa, corridoio, ascensore. Nessuno accenna un saluto. Tutti zitti e seri. Mai successo... L'ascensore si ferma al mio piano e io lo lascio con qualche dubbio che dietro tutto ci sia Mark, ma non gli do molto peso. Mannaggia a me... Sì, perché so che non mi devo distrarre e invece lo faccio! Ed ecco che, infatti, BOOM mi piomba addosso una cascata di Adipose di peluche. Li aveva nascosti in un secchio legato sopra l'entrata del mio studio, tenuto solo da una cordicella in modo che cadessero quando avessi aperto la porta! Ingegnoso, a dire il vero, ma porca miseria!
«Mark!» urlo e lui esce da sotto la mia scrivania. Ride così forte che non riesce a stare in piedi...
«Avresti dovuto vedere la tua faccia!» sghignazza Mark. «Sembrava... Sembrava...» e poi ride di nuovo.
Evidentemente, sono così imbarazzante che è difficile descrivermi.
«Senti un po', ma che hanno tutti, che sembrano appena usciti dal primo tempo di un film della Disney?» gli chiedo ad un tratto, interrompendo il suo momento gioioso.
Lui si ricompone e si scuote per eliminare anche l'ultima traccia di sorriso. «A Grande Puffo non piace la nostra prima stesura dell'Abominevole Sposa» spara serio.
No. No, dai. «Cosa?» sussurro incredulo; in realtà vorrei urlare e sbraitare finché non mi rinchiudono in manicomio, ma resisto alla tentazione e rimango inglese – nonostante io sia scozzese (mamma, che macello!). Mark fa cenno di sì, poi aggiunge: «Dice che è banale, poco ricca di dettagli e che – se permetti – non girerebbe nemmeno un minuto di quella robaccia...»
«Ma ha voluto lui un episodio ambientato nei veri anni di Holmes! E l'unico caso che si ricollega alla morte ed al ritorno di Moriarty è proprio quello! Solo quello!» dico in un sibilo. O almeno è quello che credo: alle mie spalle, la porta è aperta, ma non sento alcun brusio, poi eccoli tornare a parlare. «Scommetto che non è nemmeno arrivato alla seconda scena!»
Mark sorride. Ormai mi conosce: non vado spesso in collera, ma quando lo faccio, comincio ad ammazzare personaggi a caso. L'ultima volta che mi hanno fatto arrabbiare ho fatto a pezzi i vostri cuori con la famosa caduta dei Pond ed epilogo. Ovviamente c'era una via d'uscita, come sempre, ma mi avevano stressato così tanto l'anima con il fatto che il Dottore di Tennant portava più sfiga di quello di Smith che ho voluto dimostrare che non era affatto così. Però me ne sono pentito subito e, non potendo rimediare, mi sembrava giusto che Amy apparisse un'ultima volta, sebbene fosse solo un'allucinazione tipo la luce infondo al tunnel...
«Ed ecco che Steven si altera e, armato di carta e penna, stermina mezzo cast di Sherlock!» ride lui.
Sì, probabilmente sarà così.
Ma poi ci ripenso.
«Mhm» grugnisco e lui si fa stranamente serio. «Ho un'idea migliore. Fin'ora abbiamo scritto di Holmes e compagnia bella in epoca vittoriana, senza alcun collegamento con l'Holmes di oggi. E se invece l'intero speciale fosse solo un sogno fatto da Holmes stesso nei cinque minuti di esilio sull'aereo per cercare di capire cosa sia successo effettivamente a Moriarty con l'aggiunta di qualche scena particolare per denunciare la condizione della donna in quegli anni?»
Mark rimane con gli occhi spalancati e mi fissa. La testa un po' all'indietro come spaventato, infatti gli si vede un doppio mento fantastico e questo mi fa dedurre che dobbiamo assolutamente far ingrassare il suo personaggio ai limiti dell'impossibile. «Innanzitutto: prendi fiato, per la miseria!» esclama, ma io sono troppo in estasi e non lo ascolto, come sempre quando ho qualche idea geniale.
Scappo verso la scrivania, rubo a me stesso dei fogli destinati alla stampante e la penna e mi siedo per terra, accanto ai modellini di Amy e del Dottore. Ahehm, sì: quei modellini sono davvero miei... Meglio non fare domande...
E comincio a scrivere, a scrivere, a scrivere.
Dopo dieci minuti noto che è passata un'ora e mezza. Un'ora e mezza durante la quale Mark è rimasto tutto il tempo a guardarmi scrivere, seduto alla mia sedia. «Questa stesura farà impazzire tutti quanti!» Gliela porgo e lui se la legge tutta in pochi minuti. Poi alza lo sguardo, mezzo sbiancato, perfino gli occhi sembrano voler svenire, ed esclama: «Che diamine ti sei fumato?!»


Angolo dell'autrice:
Lo so benissimo che non c'entra nulla, ma ho appena saputo che Alan Rickman ci ha lasciati...
Alan, attore magnifico e uomo straordinario, ci mancherai...

   
 
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