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Autore: Ronnie the Fox    14/01/2016    2 recensioni
Claquesous dormiva e Montparnasse non sembrava riuscire a distogliere lo sguardo dal suo corpo avvolto nel candore delle lenzuola.
Una belva domata.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Montparnasse
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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     Tamed 

Il sole era ormai alto, ma nemmeno un flebile raggio di luce filtrava dalle finestre sprangate, con il preciso scopo di preservare l'oscurità all'interno della stanza. L'unica fonte luminosa era una candela accesa, sul comodino accanto al letto.
Montparnasse rivolse ancora uno sguardo alla figura che giaceva tra le lenzuola, al suo fianco.
Sentiva un brivido lungo la schiena, come se stesse assistendo a qualcosa di sacro, qualcosa che nessuno avrebbe mai dovuto avere il privilegio di vedere con i propri occhi.
In fondo, ben poche persone potevano affermare di aver visto il suo volto, ancora meno di aver udito la sua vera voce, certamente nessuno di averlo potuto osservare mentre era ancora addormentato.
Claquesous dormiva e Montparnasse non sembrava riuscire a distogliere lo sguardo dal suo corpo avvolto nel candore delle lenzuola.
Il paragone più azzeccato, si disse, sarebbe stato quello con un animale selvatico a riposo nella sua tana, che nascosto al resto del mondo si sente talmente al sicuro da poter perfino chiudere gli occhi e mostrare il suo aspetto più vulnerabile.
Una belva domata.
Il viso, solitamente contratto in un'espressione minacciosa o corrucciata, era rilassato.
Sembrava quasi innocente, pensò Montparnasse, concedendosi un sorriso divertito. Cosa che non avrebbe potuto essere più distante dalla verità, dal momento che ben sapeva quale tipo di delitti aveva compiuto con quelle stesse mani che erano ora abbandonate sul cuscino.
Il giovane si riservò ancora qualche minuto per osservare quel piccolo miracolo.
I capelli scuri dell'uomo erano in disordine, così come lo era la camicia leggera da lui indossata, i primi bottoni ancora slacciati a lasciar intravedere la pelle bianca del petto che si alzava e abbassava al ritmo di un respiro lento e tranquillo.
Sì, forse era proprio la tranquillità a stupire Montparnasse. Era qualcosa che non apparteneva a Claquesous, sempre all'erta e in tensione per timore di un attacco alle spalle, e che non apparteneva nemmeno al loro rapporto, fatto di furia e di odio e di violenta soddisfazione.
Certo, sapeva di non dover lasciarsi ingannare dalle apparenze; il suo sonno era molto più leggero di quando sembrasse, il più piccolo rumore sarebbe bastato per farlo scattare.
Proprio per questo il giovane dovette fare estrema attenzione nel districarsi dalle lenzuola, scendere lentamente dal letto e infine recuperare i propri vestiti lasciati sparsi per la stanza la notte precedente, rimossi con foga e passione e abbandonati a terra senza la minima cura.
Con la stessa cautela si rivestì e il processo durò più a lungo di quanto fosse necessario, come se Montparnasse stesso fosse restio a lasciare la stanza, come se fosse insopportabile pensare che ogni sguardo lanciato in direzione dell'altro uomo avrebbe potuto essere l'ultimo. Perché ogni volta che i suoi occhi tornavano a posarsi sulla figura di Claquesous, notavano un dettaglio nuovo; il segno arrossato di un morso alla base del collo, le dita che di tanto in tanto si stringevano appena sulle lenzuola, l'espressione infastidita che per un istante gli increspava i lineamenti ma che subito dopo era già svanita.
In fondo, anche qualcuno come Claquesous doveva sognare anche se, riflettè il giovane, sarebbe stato davvero difficile supporre quale tipo di immagini potessero presentarglisi nel sonno.
Montparnasse non si considerava un romantico, a meno che l'esigenza non lo richiedesse, eppure il gesto che compì in seguito gli venne straordinariamente naturale, senza che nemmeno il più piccolo ripensamento gli sfiorasse la mente.
Si sfilò dal taschino sul petto la rosa rossa che usava tenere come elegante decorazione all'occhiello del cappotto e, dopo averne sfiorato i petali morbidi e miracolosamente ancora freschi con la punta delle dita, la poggiò delicatamente sul comodino, accanto alla fiamma morente della candela.
Si trattenne a stento dal voltarsi un'ultima volta in direzione del proprio amante e, infine, infilò la porta ritrovandosi improvvisamente investito dai caldi e luminosi raggi del sole in così forte contrasto con la buia penombra in cui aveva trascorso le ore precedenti.
Mentre si allontanava dall'edificio fatiscente che aveva appena abbandonato, un sorriso era dipinto sulle sue labbra rosse.


Note dell'autrice: Ok, non ho davvero idea di cosa sia questa cosa, è semplicemente un'idea che mi è venuta un po' (molto) a caso e volevo togliermi lo sfizio di scriverci qualcosa su.
Diciamo che è anche una sorta di regalo di compleanno per Zanny, che è una bellissima persona tra i cui meriti annoveriamo il sopportare sempre i miei vaneggiamenti sulle coppie meno considerate di questo fandom (e di altri) e, anzi, aggiungere anche del suo dandomi a volte idee fantastiche che mi sento poi in colpa a non sviluppare come vorrei. O non sviluppare proprio, perchè chi mi conosce sa quanto io ami procrastinare fino a dimenticarmi quasi quello che doveva faro, perfino nelle cose che mi piacciono, come scrivere o disegnare.
Quindi grazie a lei, grazie a chiunque abbia speso cinque minuti a leggerla e ci vediamo alla prossima!~

-Ronnie
  
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