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Autore: pleasehugme    14/01/2016    0 recensioni
Catharine torna dopo un anno a Parigi per uno scambio culturale. Al suo ritorno non è cambiato nulla, se non lei.
Ritrova i vecchi amici e ne incontra di nuovi.
Il rapporto tortuoso con il padre, la scuola superiore, le prime grandi scelte, le inamicizie e gli amori.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Ho scelto di scrivere la mia storia, perché non tutte finiscono con un "saranno per sempre felici e contenti". A volte bisogna abbandonare le cose che ci piacciono, ma che in realtà ci fanno del male, per ritrovare quelle che possono farci del bene, anche se ci piacciono un po' di meno. 
Le scelte che fai quando sei giovane non sono sempre quelle più belle, ma quelle più giuste e ora come ora tornerei indietro per cambiare ogni cosa, o forse no. Quando avevo diciassette anni pensavo solo a divertirmi e a ribellarmi a mio padre; adesso con trenta vorrei solo avere ancora una chance per tornare indietro nel tempo e cambiare tutto. Dire più si a mio padre, più no a tutte quelle persone così sbagliate, cambiare la sorte, non abbandonare le persone che mi hanno sempre amata e che oggi non ci sono più. Ma non si torna più indietro. 


13 anni fa, settembre.
Odio i viaggi di ritorno, ogni volta lascio una piccola parte del mio cuore nel posto in cui sono stata. Già da bambina era così. E più tempo trascorrevo in un luogo, e più l'abbandonarlo mi faceva male. Come mi faceva e mi fa tuttora male abbandonare le persone, le cose, le sensazioni. 
Ho trascorso tutto il terzo anno di liceo a Parigi per uno scambio culturale, secondo mio padre mi avrebbe calmata e l'influenza artistica parigina mi avrebbe portata a fare scelte più sagge e concrete per il futuro, diceva che lettere non sarebbe stata una buona università e che solo legge mi avrebbe portata ad un futuro più propenso. Non era servito a nulla: ero, sono e sarò per sempre una fottuta testa calda!
L'undici settembre ero su una aereo che mi avrebbe riportata a casa per ricominciare il nuovo anno nella Kingsbury High School, la stessa scuola che avevo frequentato nei primi due anni di liceo e che frequentava la mia migliore amica Kimberly. In realtà Kimberly era l'unico motivo reale per il quale ero intenzionata a tornare a Londra e anche perché il mio anno parigino (purtroppo) era finito, per il resto ne avrei anche fatto a meno. 
Da quando è mancata mamma, papà non c'è mai e quando c'è cerca di farmi fare amicizia con la fidanzata ventenne del momento. Di amici non ne ho molti, diciamo che son più per le conoscenze, parlo con molte persone ed esco con molte altre ancora, ma l'unico essere vivente che si può definire amico è Kimberly. Siamo quasi sorelle, siamo sempre assieme e quasi tutti i giorni sono a casa sua, dove addirittura c'è il mio spazzolino e qualche vestito di ricambio. Quando lei non è a casa vado ugualmente da lei anche se poi mi tocca stare con sua madre, che adoro, o suo fratello Liam, la mia cotta segreta delle elementari, e i suoi amici.

Arrivata in aeroporto mi rendo conto che mio padre non c'è, come immaginavo! Mi guardo un po' attorno nella speranza di notare qualche volto famigliare. Nulla. Aspetto ancora venti minuti finché non vedo corrermi incontro Dorothea, la signora che si occupa della nostra casa nonché la mia babysitter fino a pochi anni addietro. 
D:-Signorina Catharine, scusi il ritardo, suo padre ha un cena di lavoro e si è scordato di avvisarmi di venirla a prendere-
C:-Quando mai si ricorda di me quell'uomo?!- sbuffo e prendo una delle mie due valigie, Dorothea prende l'altra e ci avviamo al parcheggio dove c'è già Serge ad aspettarci. Caricano le valige mentre io aspetto di partire seduta sul sedile posteriore. Mando immediatamente un messaggio a Kimberly avvisandola che ero arrivata e che il giorno dopo mi avrebbe dovuta aspettare nel cortile della scuola come sempre.

Arrivata a casa corro per le scale nella speranza di raggiungere al più presto la mia camera, non avevo proprio voglia di nessuno, men che meno della dolcezza di Dorothea. Ero appena arrivata, non avevo ancora visto mio padre e già lo odiavo. Erano quelli i momenti in cui mi mancava immensamente mamma.
Mi lancio sul letto e guardo il soffitto, mi viene da ridere quando penso al giorno in cui ho costretto Liam e Serge ad attaccarmi sul soffitto della camera delle stelline luminose come se fosse un cielo. Un pensiero felice, e mi appare un piccolo sorriso sul volto. Mi guardo intorno e forse la mia camera non è cambiata per nulla. La libreria ha i soliti libri nella solita posizione, la scrivania è ancora disordinata come quando l'ho lasciata 365 giorni fa e la porta della cabina armadio è ancora chiusa. Ci entro e vedo come Dorothea abbia ordinato per la millesima volta tutti i miei vestiti messi da me in maniera disastrosa e sistemato accuratamente borse e scarpe. Mi svesto lentamente e cerco una maglia e un pantalone a caso come pigiama. Mi metto nel letto e chiudo gli occhi, dormire mi avrebbe solo aiutata a calmarmi e a godermi al meglio il mio trionfale ritorno a scuola.



La mattina dopo mi sveglio e stranamente non c'è la sveglia a suonare, ma Dorothea con la colazione. È un vizio che ho sin da quando ero piccolina: colazione a letto ogni giorno o per lo meno quando dormivo a casa.
D:-Buongiorno signorina; succo, croissant caldo, caffè e un bicchiere d'acqua. Come sempre. Ben tornata- e mi sorride, io ricambio e mi ingozzo come se non ci fosse un domani.
È sempre così dolce Dorothea. Forse non è una mamma, ma è come una zia adottiva che mi vizia e mi copre sempre, o meglio: mi copriva. Ribellando mi avevo capito che potevo fare quello che volevo, non mi facevo dare più regole né limiti da mio padre e nonostante la sua disperazione io me me fregavo altamente.
Finito di mangiare mi alzo e vado in bagno dove mi è già stata preparata una vasca calda e tutto il necessario per il bagno. Mentre mi lavo, asciugo e trucco, Dorothea sta seduta su una sedia e parliamo di quanto sia bella Parigi e di quanto io mi sia divertita.

Indosso dei jeans strappati un po' alla svelta e una blusa un po' larga bianca. Prendo la mia Michael Kors e risistemo i capelli. Sembro presentabile o forse è solo il primo giorno. Faccio una coda alta con i capelli e sono pronta.
Esco a piedi come sempre, la scuola dista a soli 15 minuti a piedi e non è poi così pensate farli, tranne quando sono in ritardo. 

Entro nel cortile della scuola e mi pervade quel senso di schifo che provo per il 90% della popolazione umana. Si sopporto poche persone, molte poche e tra queste c'è anche quel cretino di Zayn Malik che stava parlando come se dovesse provarci con la mia migliore amica e Bianca, un'altra nostra compagna con la quale usciamo spesso. 
Abbraccio da dietro Kim, che appena sente il mio:-Buongiorno cara, sempre un piacere essere cagata dalla propria migliore amica!- si mette ad urlare come una pazza e mi stritola quasi. Quando ci stacchiamo scambio due baci sulla guancia con Bianca e fingo che Zayn non ci sia. Mentre noi tre parliamo, l'inutilità fatta persona esclama:-Scusa, ma noi stavamo parlando!-
C:-Anche io adesso stavo parlando e tu mi hai interrotta come puoi notare!-
Z:-Si da il caso che sia stata tu la prima ad interrompermi, perciò è di mio diritto interrompere te!-
C:-Ascolta coso, sto comunicando con te da appena tre secondi e già mi dai fastidio, eliminati, grazie- sorrido falsamente
Z:-Prima le donne- sorride ancora più falso 
C:-Infatti ho invitato prima te ad eliminarti, femminuccia- e gli mando un bacio volante 
Z:-Scaricatrice di porto-
C:-Rogna disumana-
Z:-Se fossi l'unica donna sulla terra diventerei gay pur di non dover stare con te!-
C:-Perché? Non lo sei già?- e gli faccio l'occhiolino 
Z:-Mi pare che la sera prima che te ne andassi in Francia non la pensavi così!- e anche lui mi fa l'occhiolino 
K:-Che è successo quella sera?- strabuzza gli occhi sconvolta.
Z:-La tua amica non te l'ha raccontato?- sorride sghembo. 
No! Non poteva dirlo, era un segreto, nessuno dovevo saperlo. 
K:-No, non lo so..- è confusa e spiazzata
Z:-Beh si dice che la tua amica mi abbia baciato- e mi sorride con strafottenza
C:-Stronzo, sei tu che hai baciato me!-
K:-Che cazzo? No calmi tutti ragazzi non ho capito bene, vi siete baciati?- dice sghignazzando
C:-No! Lui mi ha baciata e io l'ho respinto!-
Z:-Ma cosa! Mi hai messo la lingua in bocca e non ti staccavi più!-
X:-Chi ha messo la lingua in bocca a chi?-
B:-Catharine a Zayn o Zayn a Catharine non si capisce bene!- dice ridendo seguita da Kimberly.
C:-Leeyum- e abbraccio Liam che però non ricambia e resta immobile. Non capisco, quindi mi stacco e in quello stesso istante suona la campanella. 
Kimberly mi prende la mano e mi trascina nel corridoio della scuola mentre io faccio il dito medio a Malik e lui mi manda un bacio con strafottenza. 

Siamo sedute all'ultimo banco laterale come sempre, la prof di storia parla delle sue vacanze alle Canarie e Kim mi distrugge di domande.
K:-Allora Cath, con le buone o con le cattive tu mi dirai tutto! Sennò non ti racconterò le news migliori che ho ricevuto questa mattina- e mi fa l'occhiolino. Sa che la mia curiosità è molto utile per i ricatti e sa anche quanto odi parlare delle mie cose personali. 
C:-Ti ricordi la sera prima della mia partenza? Quando Liam ha organizzato quella mega festa per me? Immagino che ti ricordi anche quanto fossi ubriaca... Beh io e Zayn ballavamo ognuno con il proprio gruppo di amici, poi siamo diventati un gruppo unico ed essendo entrambi sbronzi abbiamo iniziato ad attaccarci solo che non ci sentivamo per insultarci..- mi interrompo e mi si mozza il fiato al ricordare le sue mani sui miei fianchi e la dolcezza con cui mi sfiorava. Kim mi incita a continuare ed io sospiro:-Beh, siamo usciti sul porticato del locale per continuare a discutere e ci siam messi a fumare una siga, prima però..- chiudo gli occhi e mi viene in mente il suo sorrido sghembo mentre mi chiede se volessi una sigaretta e il ricatto da bambino che mi fece dopo. Chiudo gli occhi:-Beh.. Beh.. Beh.. Io avevo finito le sigarette e lui mi ha chiesto se ne volessi una, io ho accettato e lui mi fa che in cambio di una sigaretta voleva un bacio e poi sai come funziona tra noi, un litigio tira un altro e mi son trovata abbracciata a lui e ci stavamo baciando.. Dopo ci siamo promessi di non dirlo a nessuno per la vergogna, ma lui capisce poco della promessa!-
Kim:-Con la lingua?-
C:-No con le orecchie!- ormai ero bordeaux con gli occhi fuori dalle orbite per l'imbarazzo:-Ovvio che ci stessimo baciando con la lingua genio del male!-
K:-Si ma scaldati di meno bulletta!- e scoppia a ridere:-Mi sei mancata!-
C:-Anche tu e non sai quanto!- ci sorridiamo a vicenda e la campanella suona. Cambiamo aula e frequentiamo il resto delle lezioni mattutine. 

Mentre usciamo per tornare finalmente a casa Kim mi guarda come illuminata da non so quale lampo di genio e mi dice:-Comunque sto sabato i miei non ci sono, vanno a Brighton per il weekend, potremmo fare un pigiama party da me, magari chiamiamo anche le altre, tipo Bianca e le solite! Lo so che non ami i sabati a casa ma ci divertiremo!- accetto sconsolata e mi avvio a casa con l'amaro in bocca al sol pensiero di dover rivedere mio padre.


Incontro mio padre solo ad ora di cena. Quando arrivai in sala da pranzo lui era già seduto a tavola e pareva quasi mi stesse aspettando. Mi siedo affianco al suo posto, sulla sinistra, come sempre e mangio in silenzio quello che Dorothea ci ha appena servito. Silenzio tombale, nessuno parla.
-Sono contento tu sia tornata, spero che io tuo soggiorno sia stato piacevole- gli sorrido annoiata
-Hai impegni per il weekend?-
-Da quando ti interessi di cosa faccio?-
-Eddai Catharine, non fare la bambina e rispondi alla mia domanda-
-Come se non mi trattassi come tale! Comunque si, sabato ho da fare-
-E venerdì?-
-No-
-Beh allora potresti venire con me ad una cena a casa di un cliente! Sto tenendo una causa molto importante per lui e per il suo socio, mi ha invitato a cena con la mia famiglia perché vuole che io incontri la sua e mi piacerebbe che tu partecipassi-
-Adesso mi usi per fare bella figura?-
-Catharine ti prego! Sei qui da un giorno e già non mi ascolti!-
-Son stata via un anno, mi avrai mandato 3 email in tutto e non ti sei per nulla preoccupato di chiedermi qualcosa, qualsiasi cosa! Non sai manco come si chiama la famiglia che mi ha ospitato a Parigi! Non sai qual è stata la mia materia preferita! Non sai nulla e la tua unica preoccupazione è la cena che avrai venerdì? Ma senti quello che dici?- sento la rabbia ribollire nello stomaco. Mi alzo in piedi e cammino su e giù nervosamente per la stanza.
-Tesoro calmati! Questa cena è molto importante per il mio lavoro e soprattuto potrai finalmente conoscere Thailila- sorride compiaciuto
-Talichè? Chi è questa cosa? Si mangia?-
-È una signora che sto frequentando, molto simpatica ed intelligente. Anche lei è stata invitata e vorrei la conoscessi-
-Una ragazza di 3/4 anni in più di me non è una donna-
-Infatti ha 6 anni più di te-
-Ma ti senti quando parli? Potresti essere suo padre! Ha 25 anni meno che te!-
-Ascolta: o vieni alla cena e ti comporti bene o ti taglierò i fondi, ti iscriverò in una scuola privata di suore e farò qualsiasi cosa affinché tu possa diventare minimamente più educata-
-Minacciarmi servirà solo per farmi stare buona due ore a cena, ma il fatto che tu sia un grandissimo pezzo di merda non cambierà mai, buona cena-
Salgo le scale di corsa prima che possa sentirmi e chiudo a chiave la porta cosicché nessuno possa minimamente disturbarmi.
  
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