Conobbi lei in uno spasmo,
E fu' possente, tolse il fiato.
M'apparve con le sue spoglie,
Fra le sue parole,
Il dolce oscillar delle foglie.
Era passionale, alle volte selvatica,
Odorava d'erba fumata.
Del viso ovale disse:
Che somigliava al rinoceronte.
Ed io avrei dovuto dirgli - o fargli notare -
Della totale mancanza del corno.
Verità, ricordo il suo viso colto dal sole,
E trasformato, in scaglie d'oro.
Sentivo il suo arrivo,
E pensavo fosse la distruzione,
Che giunge cavalcando il vento.
E mentre gli spasmi su tutto il corpo,
Si ripercuotevano.
Pensavo alla beatitudine che mi regalava.
Affermavo ch'era bella, stupenda, stellare.
Che la definizione di bellezza,
Fù stata cognata dopo la sua nascita.
E ha sentir sua madre, non si poteva non aver ragione.
Cosi colsi per lei,
Note di profumi floreali.
Inventai le piazze, costruii le strade,
Affinché la si potesse vedere camminare.
Associai il panorama stellare,
Al suo viso ovale.
Ne venne fuori una sinfonia,
Senza tempo; astrale.