Al lume spento di una candela
mi permetto di sognarti.

Al lume spento di una candela
mi libero della maschera di ferro
che porto davanti a tutti.

Al lume spento di una candela
rivelo le mie più intime fragilità.
Non sono che un uomo debole.

Pieno di insicurezze,
rancore,
dolore.
Gonfio di rimorsi per non averti protetta e amata abbastanza, 
per non essere morto con te.
Ma cosa dico, io sono morto.

Vivo una vita di sé e di ma.
Vivo una non vita,
solo così si può definire la mia esistenza.

Che delusione che provo verso di me,
mi sfogo con gli altri mentre il vero nemico sono io.
Nelle mie vene non scorre sangue ma rabbia liquida.
Il sangue non c'è,
è già stato versato 
su un terreno arido da cui non crescerà nulla
neanche un fiore, solo erbacce.

È vero.
Purtroppo non è un'illusione.

Le sento crescere dentro me
che intrappolano  il mio cuore. 
Si annidano nella gabbia toracica
l'attraversano infilandosi tra le fessure presenti tra le coste. 
Creano crepe
fratture dolorose per raggiungere ogni organo vitale, 
per nutrirsi come tante piccole larve. 
Parassiti. 
E io sono la portata principale.

Devo avere le allucinazioni perché tra i fumi della candela ti vedo. 
La tua apparizione mi distrae dagli incubi, salvandomi da essi.
Di fronte a me sei il paradiso 
dietro di me l'inferno dettato dalle mie colpe.

Sei bella come lo eri da viva.
Nuda come ti ho sognata in tutte le notti della mia fanciullezza.
Come avrei voluta averti.

Mi dispiace Lily.
E mi addormento con il tuo nome fra le labbra
e le lacrime di sangue negli occhi.



Note:questa è la prima poesia e prima opera che pubblico su efp. Era da tempo che volevo pubblicarla ma per motivi vari non ho potuto. La dedico ad Alan Rickman, una persona meravigliosa che ci abbandonato troppo presto, adesso probabilmente ha incontrato il nostro professore preferito e ci saluta da lassù. Addio. Mi mancherai molto.