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Autore: Bec77    14/03/2009    7 recensioni
E' passato un po' di tempo dall'inizio della vera e propria convivenza fra Howl e Sophie, ma tutto scorre esattamente come prima nel castello errante di Howl... Ma Howl e Markl (e naturalmente anche Calcifer) hanno una sorpresa per la cara Sophie: quale sarà?
Genere: Generale, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: questa fanfiction è stata scritta ispirandosi al prompt “Howl's Moving Castle, Howell Jenkins/Sophie Hatter, stanza segreta”, per lo SfigaFandom Fest di Fanworld

Note: questa fanfiction è stata scritta ispirandosi al prompt “Howl's Moving Castle, Howell Jenkins/Sophie Hatter, stanza segreta”, per lo SfigaFandom Fest di Fanworld.it. Si ringrazia Defender X per la creazione dei prompt dedicati a questo fandom; non detengo nessun tipo di diritto né sulla versione cinematografica né su quella cartacea di questo capolavoro, ci scrivo per puro divertimento. Tutti i personaggi utilizzati sono proprietà di Diana Wynne Jones.

 

SOPHIE DAL NASO FINO

 

 

 

« Sophie! »

Il richiamo, dovuto sicuramente a qualcosa che la ragazza non avrebbe dovuto assolutamente fare, era di Howl. Sophie sbuffò, posò il secchio e lo spazzolone vicino all’entrata, e dopo aver attraversato la stanza salì su per le scale. Man mano che si avvicinava sentiva la voce del Mago aumentare di volume, e i suoi lamenti farsi sempre più lagnosi.

« Howl… »

« Come sei riuscita ad entrare qui dentro? » le chiese sconvolto il Mago.

Erano in una piccola stanza quadrata, arredata da arazzi dalle tonalità calde come l’arancio del sole al tramonto, tappeti che riprendevano particolari forme geometriche nel loro intarsio e sprovvista della maggior parte della mobilia che si dovrebbe trovare in una camera da letto; d’altra parte non poteva essere altro che una stanza del genere, altrimenti non avrebbe avuto il suo perché la presenza di un letto a baldacchino vicino alla grande finestra davanti all’uscio.

« Come riesco a entrare in ogni altra stanza di questo castello, Howl: attraversando la porta. » rispose scettica Sophie, indicandogli la soglia che aveva appena varcato. « C’è qualcosa che non va? »

« Sì! » borbottò lui. « Questa stanza non l’avresti dovuta vedere, Sophie! »

« Perché?! Se non sbaglio sei tu che mi ha detto “fai pulizia dove vuoi, quando vuoi; l’unica stanza che non dovrai mai toccare è la mia”. » scimmiottò lei, cercando di imitare la voce del Mago. Lui la guardò storto, ma non la interruppe. « Non mi sembra di aver violato la suddetta regola. »

« No, ma hai appena rovinato una sorpresa che stavo preparando da settimane. » volle puntualizzare Howl, sempre più cupo.

Sophie non capì. Dovette notarlo anche Howl, perché sbuffò a metà fra l’incollerito e l’infastidito, prima di spiegarle quello che aveva voluto fare preparando quella stanza.

« Questa stanza era un regalo per te, Sophie. » affermò mentre la osservava. Sophie diventò di mille colori prima di tornare a un più salutare rosso mela, ma rimase zitta al suo posto. « Io e Calcifer ne abbiamo parlato molto; ci sembrava che la stanzetta al piano di sotto non fosse più adatta a te, ora, dato che non sei più solo la donna delle pulizie, in questo castello! » Howl aspettò che l’espressione di meraviglia dipinta sulla faccia di Sophie si attenuasse, prima di continuare. « Così abbiamo deciso di comune accordo di creare una stanza tutta per te qui, al piano superiore. E’ stato Markl, che voleva fare la sua parte, a scegliere i colori per la tua nuova stanza. Tutto doveva essere assolutamente segreto… » Ad Howl scappò un’occhiataccia. « Ovviamente il tuo naso fino ha fiutato subito la sua presenza, e soprattutto la polvere che si andava ad ammassare al suo interno, vero? » la prese in giro, atteggiandosi al maestro che sta rimproverando l’alunna.

« Mi dispiace. » Sophie sembrava davvero mortificata. Ma subito si illuminò, e si soffermò più tempo ad analizzare la stanza: era grande, decisamente più grande della sua camera attuale, che era sviluppata solo in lunghezza piuttosto che in larghezza. Gli arazzi e i tappeti erano investiti dalla luce proveniente dall’esterno, che li illuminava e li faceva risplendere, donando loro, quasi, un calore tangibile. Osservò incuriosita il baldacchino. Si avvicinò piano piano, come temendo che potesse sparire da un momento all’altro, come fosse una bellissima visione: era bello, ma soprattutto lussuoso. Ma da Howl bisognava aspettarselo, era maniaco del lusso e di certo non avrebbe permesso che anche uno solo degli abitanti di quella casa vivesse nella miseria; come le aveva già detto tempo prima, lui voleva solo la loro felicità. Passò una mano sul copriletto, scoprendo che era di pregiato velluto. Ritrasse di scatto la mano e si girò, pensando stupidamente che anche solo una carezza o uno sguardo avrebbero potuto rovinarlo.

Il gesto fu mal interpretato da Howl, che assunse un’espressione cupa. « Non ti piace? » le chiese con tono malinconico.

Sophie lo guardò a bocca aperta, stupita. « Certo che sì! Ovviamente mi piace, è… è una stanza stupenda, dico davvero Howl! Solo che… ecco, è così lussuosa che… quasi… mi mette in imbarazzo. » mormorò accoratamente, arrossendo. Effettivamente lei era sempre stata abituata ad una vita semplice e modesta, nulla di tanto sfarzoso era mai entrato nella sua visuale, o almeno fino a che non aveva incontrato il Mago davanti a lei.

Proprio lui, in quel momento, si era illuminato. Gli occhi azzurri sembravano sfavillare alla luce del giorno, appariva davvero compiaciuto dal suo commento. Le corse incontro e, cosa che mise ancor più in imbarazzo Sophie, la abbracciò. Da che ricordava non lo aveva mai fatto di sua spontanea volontà; se avevano avuto un contatto fisico del genere era sempre stato per necessità o a causa degli eventi. Arrossì di botto, e si trovò a spingere indietro il giovane.

« Howl, non respiro. » mentì. Ovviamente non le riuscì molto bene. Howl la guardò incuriosito, ma la lasciò andare.

« Scusa Sophie. Non volevo metterti in imbarazzo. » chiarì. Poi s’illuminò nuovamente, e Sophie temette qualche altra mossa inconsueta. Invece il Mago si limitò a farle cenno di aspettare, ferma immobile al suo posto. « Non muoverti! » le disse.

« Non lo farò… » mormorò flebilmente Sophie, vedendolo andare verso una parete della stanza, completamente coperta di arazzi.

Il Mago le fece un gran sorriso, furbesco quasi. Arrivato davanti alla parete, esso si allargò, mentre Howl faceva un elegante inchino al suo indirizzo. “Quanta scena!” pensò divertita lei.

« La sorpresa non è finita qui, Sophie. In realtà doveva rimanere tale anche questa fino alla fine ma, poiché la stanza è completa e tu ti sei già data da fare con le pulizie, non vedo perché anche questa aggiunta non debba essere svelata! Osserva! »

Howl afferrò qualcosa nell’aria, che probabilmente solo lui era in grado di vedere. Poi, tirando con forza, qualcosa si mosse: gli arazzi sulla parete parvero spostarsi, flettersi, e infine staccarsi. Come se la parete fosse stata fino ad allora coperta da un lenzuolo, esso cadde fra le mani del Mago, che con un sogghigno di soddisfazione osservava l’incredulità dipinta sul volto di Sophie. Davanti a lei, ora, incassi gli uni fra gli altri e perfettamente sistemati, vi erano tantissimi mobili: comodini, abatjour dai manici lunghi, poltroncine, un armadio – Sophie rabbrividì pensando che, probabilmente, fosse anche zeppo di vestiti nuovi e sfarzosi quanto la stanza!, – una piccola scrivania e una libreria. Dietro di essi c’erano ancora gli arazzi dai colori caldi che Howl sembrava aver staccato assieme al lenzuolo; molto probabilmente la parete che c’era stata sino a un momento prima era solo un’illusione, atta al non farle scoprire la sorpresa finale. Sorrise all’indirizzo di Howl, stupita.

« Potrai sistemarli nel modo che vorrai. Io e Markl ti daremo volentieri un aiuto, se vorrai! » esclamò entusiasta il Mago, vedendo il suo sorriso.

Sophie si sentì commossa. Congiunse le mani al petto ed emise un unico singhiozzo, accompagnato da qualche lacrima di felicità.

« Grazie Howl! » esclamò, correndo ad abbracciarlo. Questa volta fu il turno del Mago, di arrossire.

 

   
 
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