15/01/2016
1 recensioniIl sangue di un sayan
Il rumore di uno scoppio in lontananza. Urla, lamenti, gridi di disperazione e paura.
Il Sayan guardò il volto di sua madre; teneva tra le braccia la piccola neonata dallo sguardo vispo, che spaventata dal tremito del soffitto, aveva ripreso a piangere.
Le tazzine sopra il tavolo in cui sedevano, si erano messe a tintinnare rumorosamente, scatenando l’ansia della donna.
<< Trunks>> lo chiamò la madre, mentre il ragazzo si agitava sulla sedia ,incerto sul da farsi.
Lo sguardo del giovane setacciò il malandato bunker nel quale si erano rifugiati. Un'altra scossa e sarebbe crollato tutto.
Trunks si alzò dalla sedia ,e non avendo calcolato molto bene le distanze, si ritrovò a sbattere la testa nel basso soffitto.
Non c’è la faceva più a vivere in quel modo. Nascondendosi come topi nei sotterranei della città, pregando ogni giorno di riuscire a sopravvivere a quell’inferno.
La piccola Bra, sentendo le imprecazioni del fratello maggiore, pianse ancora più forte.
<< Avete tutto quello che vi occorre?>> chiese alla madre, mentre un altro boato fece tremare le pareti già crepate.
<< Vai. Noi staremo bene qui>> tagliò corto la donna, maledicendosi per il leggero tremolio della sua voce.
Era vero, loro erano al sicuro. Ma sapere di avere un figlio la fuori, che rischiava la vita solo per salvarne qualcun'altra, era lo stesso devastante per una madre.
D’altro canto, Trunks aveva il sangue di un sayan.
Era impensabile per lui starsene li ad aspettare la fine, mentre quei dannati cyborg fuori facevano piazza pulita. E Bulma non poteva di certo trattenerlo.
In fondo, lui aveva già preso la sua decisione.
<< Tornerò presto>> disse rivolgendosi più a se stesso che alla donna.
Sapeva che non c’erano parole di consolazione da proferire in quel momento. Non poteva dire che sarebbe andato tutto bene, perché sapevano entrambi che non era così.
Bulma era una donna forte, ma con il tempo stava lentamente perdendo ogni sua forza vitale, ogni singola speranza di riuscire a sopravvivere. Ed ogni volta che riprendevano gli attacchi, l’energia che brillava nei suoi occhi si spegneva sempre di più.
Sua madre gli fece un segno di assenso con la testa, sentendo gli occhi che pizzicavano e le lacrime che premevano per uscire.
<< Stai attento>>
Il giovane, già voltato di spalle, inserì la spada nel suo fodero e rassicurò la madre con un veloce gesto della mano. Non era una promessa che poteva rispettare. Ma ci avrebbe provato.
E poi aveva una voglia matta di andare a prendere a calci in culo quei cyborg;
Oh si, quella era davvero una promessa che avrebbe mantenuto.