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Autore: berlinene    15/03/2009    5 recensioni
Una etero con Genzo, semplicemente... con una sorpresina finale... I capitoli saranno solo due, poteva anche essere una one shot ma così c'è più "saspanz" XD...
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Appena scese dall’aereo, un bel sorriso gli si dipinse sul volto. Home sweet home: non c’era niente da fare, per quanto ormai da anni vivesse in Germania, tornare in Giappone era sempre tornare a casa. Sbrigò rapidamente le questioni burocratiche, recuperò il bagaglio e, di buon passo, si avviò verso l’uscita.
Capire d’improvviso e senza sforzo tutto quello che le persone intorno dicevano gli dette un attimo di capogiro, come se non riuscisse a schermarsi da tutti i discorsi pronunciati intorno a lui. Ma era un piacere sentire di nuovo la propria lingua. Tanto che si trovò a formulare ad alta voce i suoi programmi: “Adesso vado alla stazione e prendo un treno per Nankatsu. È ora di togliere un po’ di polvere da Villa Wakabayashi e salutare….” Il soliloquio fu interrotto da un rumore inquietante, una specie di ruggito: ma non c’erano animali feroci al Narita, era solo il suo stomaco che gli ricordava di avere al proprio attivo solo il misero pasto plastificato servito sull’aereo. Deciso a dare la precedenza ai suoi istinti, Genzo si avviò verso un ristorantino delizioso, già pregustando una pantagruelica ingozzata di onigiri. Veri Onigiri Giapponesi. Gli venne l’acquolina in bocca e il suo stomaco ruggì di nuovo come un grizzly.
Non sapeva che, dentro quel ristorante, avrebbe sì sedato un istinto ma che ben altri si sarebbero risvegliati.
Si sedette e attirò l’attenzione della cameriera. Anche se sarebbe meglio dire che la cameriera attirò la sua attenzione.
Quando la chiamò, la ragazza si voltò in un turbine di capelli lunghissimi, neri e lisci come seta, tanto lucidi da splendere di riflessi bluastri. Nessuno ha capelli così in Germania. Veri Capelli Giapponesi. Della serie mogli e buoi…
La chioma corvina si aprì come un sipario a svelare un bel visetto fatto a cuore, occhi a mandorla neri come polle di buio, pelle diafana - a Genzo parve di sentirla sotto le dita serica, morbida come un’albicocca matura – e labbra sottili, di un rosa tenue, da cui sbocciò un sorriso gentile quando, con un leggero inchino, gli chiese cosa volesse.
Nonostante la visione lo avesse turbato come non mai, Genzo non perse il suo aplomb e disse: “Tripla porzione di onigiri e del buon tè verde”.
La ragazza ridacchiò, schermandosi le labbra con le dita. “Però, affamato…”.
Riflettendoci su assai meno di quanto facesse di solito, Genzo afferrò l’occasione al volo: inarcò un sopracciglio e mantenendosi serio disse: “Non credo che fare commenti sulle ordinazioni rientri nelle sue mansioni, signorina Na… - cercò di leggere la targhetta appuntata sul petto ma i cappelli coprivano il resto del nome.
“Nanà” disse lei, arrossendo violentemente poi proseguì: “Le chiedo scusa… non volevo… non dica niente al titolare, la prego…”. E così dicendo fece un profondo inchino, non prima di avergli puntato addosso due occhi tristi e acquosi che gli fecero rimescolare tutto dentro. Si sentì uno stronzo per averla fatta star male ma, in realtà, il suo piano stava procedendo alla perfezione.
“Su, su” disse sollevandole il viso con una mano e guardandola negli occhi. “Stavo scherzando. Hai ragione tu, ho una fame da lupi. Questi onigiri servono giusto per fermarmi lo stomaco ma fra un po’, temo, avrò di nuovo fame…”
Nanà lo guardò, cominciando ad intuire dove quello volesse andare a parare. Non che ci volesse tanta fantasia: non era di certo il primo a notarla e a provarci. Ma stavolta c’era qualcosa di diverso. Anche lei era rimasta colpita: quel ragazzo non era soltanto bellissimo e affascinante, sembrava anche molto arguto, educato e in certo qual modo gli ispirava estrema fiducia, come se lo conoscesse già da tempo. Insomma, lei non era tipo da farsi rimorchiare in cinque minuti. Beh, non da tutti, ecco.
“Fra quanto?” chiese allora lei, continuando a guardarlo fisso.
“Dipende… tu quando stacchi?”
“Alle sei”.
“Sì, credo che per le sei avrò di nuovo fame. Tu hai fame quando stacchi?”
Nanà aveva mangiato la foglia e ora stava apertamente flirtando. Il sorriso sghembo® che il ragazzo gli stava riservando in quel momento l’aveva definitivamente vinta e convinta:
“Dipende…” cinguettò.
“Da cosa?”
“Da qual è il menù”.
Genzo sentì risvegliarsi i suoi istinti più bassi ma, seppur con notevole sforzo stavolta, mantenne la sua espressione impassibile e il suo sorriso sicuro.
“Del tipo?” chiese con nonchalance.
“Sai, portare piatti giapponesi in giro per tutto il giorno te li fa uscire dagli occhi… però, vicino a casa mia c’è un bel ristorante italiano…”
A Genzo venne da vomitare al pensiero di mangiare cibo occidentale nel suo Paese ma per quella bambolina questo e altro… e poi quel “vicino a casa mia” prometteva un dessert anche meglio del tiramisù.

Quando uscì dal ristorante col numero di Nanà scritto sullo scontrino e un sorriso da conquistadores stampato sul volto, si rese conto che avrebbe dovuto aspettarla per tre ore. Rifletté che a quel punto non sarebbe partito per Nankatsu prima del mattino seguente ma era anche sicuro di aver trovato alloggio per la notte, quindi niente albergo. Una macchina e un bagno caldo, però, gli ci volevano proprio.
Onde evitare l’effetto “The Terminal”(1) decise che avrebbe fatto un giro in città. Così prese un auto a noleggio e andò a cercarsi dei bagni pubblici.

Quando alle sei si ripresentò davanti al ristorante era pulito, massaggiato, sbarbato, pettinato e cosparso di costosissimo dopobarba. Un gran figo – pensò davanti a una vetrina aggiustandosi il pantalone kaki di taglio classico affinché piombasse alla perfezione sulla scarpa di Gucci e il colletto della camicia nera che metteva in risalto il colore della sua pelle.
“Wow” disse Nanà uscendo dal ristorante.
“Ho fatto quel che potevo per essere all’altezza di una super girl(2)” disse Genzo porgendole il braccio e scortandola verso la spider che aveva noleggiato in mancanza della sua cara Volkswagen Eos(3): quando si trattava di far colpo su una pollastrella i soldi facevano decisamente la felicità.
“Senti dovrei darmi una sistemata, ti dispiace se salgo un attimo in casa mentre tu ti avvii al ristorante? Ci metto pochissimo…”
Mentre pensava che il “pochissimo” sarebbe stato un’eternità, Genzo rispose che non c’era alcun problema… a proposito, dove doveva andare?”
“Sai dov’è l’istituto Toho?”
Genzo trasalì. Ci mancava solo d’incontrare qualche faccia di cazzo del Toho: decisamente non erano loro i primi volti familiari che avrebbe voluto vedere in Giappone. Ma rispose solo:
“Certo”.
Per quella bambolina questo e altro.


(1)The Terminal è un film del 2004 diretto da Steven Spielberg ed interpretato da Tom Hanks, Catherine Zeta-Jones e Stanley Tucci.
(2)Cavolata, non so neanche se in giapponese è così… comunque mi riferisco, o meglio, Genzo si riferisce ovviamente all’anime Nanà Supergirl.
(3) Beh… un nome un destino *blink*… giudicate voi stessi QUI
se non è la macchina di Genzo...



Avete capito chi è lei? Mmm forse vi ho già dato troppi indizi... Ma non vi preoccupate... il secondo capitolo vi divertirà comunque (almeno spero@_@)...

Ah! Quasi dimenticavo! I personaggi sono TUTTI di Yoichi Takahashi mentre il titolo vuole rimandare a Mai con uno sconosciuto (Never talk to strangers).

Questa storia insieme ogni gesto, sorriso sghembo, capo di vestiario e frase ammiccante di Genzo è dedicata a Eos e Kara, le mie GoalKepeerLovers-Genziane preferite... e a tutte quelle come loro!

   
 
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