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Autore: Constant Vigilance    16/03/2005    23 recensioni
(Revisionata) È la festa di fine anno. Il momento per le rivelazioni.
La traduzione di questa FF è di Lori.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti

Salve a tutti! Questa one-shot un po’ lunghina è qualcosa che mi ha fatto sorridere ed intenerire… non potevo non tradurvela! L’autrice è la stessa di “Corruptela Vox”, e per chi di voi l’avesse letta, questa fic ha dei toni un po’ diversi, ma mantiene lo stile inconfondibile dell’autrice, con i suoi spunti umoristici e le sue scene dolci… e i nostri due protagonisti preferiti, ovviamente!

Il rating è dovuto al linguaggio non proprio per signorine di buona famiglia…

 

Titolo: Alleged Inebriation (Presunta Ebrezza)

Autore: Constant Vigilance

Traduttrice: Lori

Rating: R

Pairing: HP/DM

 

 

 

capitolo unico

Alleged Inebriation


 

 

La cosa divertente della salvezza è la capacità che ha di spingere anche le persone più decorose ed ordinate a lasciarsi andare. O a far chiudere un occhio mentre qualcuno si lascia andare, appunto. La situazione era all’incirca questa, mentre i professori della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts ignoravano allegramente il fatto che gli studenti del settimo anno fossero su di giri. Quest’anno la tipica festa di fine anno era tutto fuorché tipica. Voldemort non c’era più e tutti avevano qualcosa da festeggiare.

 

Per il settimo anno di Serpeverde, era la libertà dal giogo delle responsabilità familiari. Difficilmente i loro genitori avrebbero potuto costringerli a diventare dei Mangiamorte quando il loro capo era morto. Ovviamente, e questo valeva per la maggior parte dei Serpeverde, i loro genitori non avrebbero potuto costringerli a fare un bel niente, dal momento che erano a loro volta morti, avevano ricevuto il Bacio, o aspettavano di riceverlo ad Azkaban.

 

Draco Malfoy, come al solito, era al centro dei Serpeverde del settimo anno. Avevano scelto di sistemarsi di fronte al caminetto, spaparanzati su divani e morbide poltrone, mentre sorseggiavano i loro drink e guardavano il resto dei compagni del loro anno celebrare la fine di un’era. I Corvonero stavano per lo più in piedi in piccoli gruppi, discutendo di chissà ché. I pochi che si erano mescolati con gli studenti delle altre Case erano seduti in gruppi altrettanto piccoli, chiacchierando quietamente.

 

I Tassorosso si vedevano passare da un gruppo all’altro, ridendo e gridando e manifestando ogni emozione all’estremo. Si accalcavano uno addosso all'altro, abbracciando e baciando indistintamente amici e nemici, e un paio avevano persino avuto l’audacia di tentare una spedizione nella zona Serpeverde della sala. In ogni caso delle occhiatacce ben piazzate li avevano cacciati via.

 

Anche i Grifondoro erano dappertutto. Li si riconosceva dalle loro risate chiassose. Erano al centro di ogni barzelletta sporca raccontata, ogni gioco fatto, ogni aggiunta d’alcool al punch. E Draco non riusciva distogliere gli occhi da loro. O almeno da uno di loro. Harry Potter. Il salvatore. Il Grifondoro. Il destinatario dell’amore non corrisposto di Draco ormai da più di un anno.

 

Scrollò via quel pensiero e fulminò con lo sguardo Weasley giusto per sentirsi un po’ meglio. Tutto ciò che ottenne furono delle risatine alle sue spalle. Spostò il suo sguardo omicida verso i suoi compagni di Casa.

 

“Che diavolo c’è da ridere?” sbottò.

 

“Tu,” sghignazzò in risposta Blaise. “Tu e i tuoi disperati tentativi di non fissare direttamente Potter per troppo tempo.”

 

“Che cosa stai… Io non…” farfugliò Draco e infine sputò fuori, “Fottiti, Zabini.” Blaise si limitò a ridacchiare sotto i baffi da dietro al suo bicchiere, scambiando occhiate divertite con il resto del settimo anno di Serpeverde. Da un po’ di tempo alla quella parte, Draco Malfoy che sbavava dietro ad Harry Potter era diventato una sorta di spasso nella Casa delle Serpi. Inoltre era stato un catalizzatore perché i Serpeverde scegliessero di stare dalla parte della luce.

 

Draco Malfoy era l’indiscusso leader dei Serpeverde. Dove lui andava, gli altri lo seguivano. Persino a costo di voltare le spalle alle proprie famiglie. Naturalmente, il fatto che le loro famiglie volessero sacrificare il loro futuro per un folle diabolicamente propenso a distruggere metà del Mondo Magico non metteva esattamente in buona luce le loro famiglie. E quindi, quando Draco aveva annunciato che passava all’altro schieramento, loro lo avevano seguito senza fare commenti.

 

In seguito, quando avevano scoperto che ciò che davvero avevano seguito era il suo uccello, Draco era diventato il destinatario di alcune delle peggiori prese in giro che un maschio adolescente avesse mai sperimentato. Solo il fatto che fossero prima di tutto Serpeverde, e solo dopo normali adolescenti, aveva salvato Draco dal vedere il proprio segreto spiattellato per tutta Hogwarts.

 

La risatina sciocca di Pansy distolse Draco dal suo malumore. Le lanciò uno sguardo torvo con cipiglio. “Che c’è?” sbottò.

 

Lei si portò il drink alla bocca e ne prese un piccolo sorso. “Allarme Potter. A ore 9.” Draco dovette usare ogni fibra del suo essere per evitare di fare uno scatto con la testa e fissarlo come un Tassorosso imbambolato. Attentamente, con cautela, fece scorrere lo sguardo sulla stanza. Cominciò dal gruppo di Corvonero che si annidava ad ore 2, passando per la seduta di manicure dei Grifondoro ad ore 12 e dando una rapida scorsa all’abbraccio di gruppo dei Tassorosso ad ore 10.

 

Poi i suoi occhi si posarono su Potter. Potter che per qualche strana ragione era gloriosamente mezzo svestito.

 

Draco guardò l’abbigliamento di Potter e sentì che i pantaloni diventavano stretti. Niente scarpe. Niente calze. Draco si chiese come diavolo si potessero avere dei piedi che ti facevano venire voglia di scoparteli. Piccole dita perfette. Un’allettante arcata che unita a quella dell’altro piede avrebbe fornito un’adorabile curva in cui adagiare un membro. Caviglie che chiamavano a gran voce i denti di Draco, supplicandolo di mordicchiarle.

 

E i jeans. No, Potter non poteva indossare dei normali pantaloni alla festa. Doveva mettersi dei jeans. Dei blue jeans stretti e scoloriti. Jeans che tra l’altro erano sbottonati? Draco diede una seconda occhiata. Cavolo, sì. La cerniera era chiusa, ma erano sbottonati. Questo richiese un lieve spostamento per aggiustare il suo membro improvvisamente duro come roccia. Forse non così lieve, dato che Tiger e Goyle ridacchiarono e si offrirono di versare le loro bevande ghiacciate nel cavallo dei suoi pantaloni.

 

Gli rivolse un’occhiata minacciosa, e poi riportò la sua attenzione su Potter. Potter, che indossava una camicia a maniche lunghe. Una camicia che era sbottonata, e con le maniche arrotolate, e pendeva attorno al suo petto nudo come una fottuta cornice. Addominali scolpiti che facevano bella mostra sotto a bruni capezzoli che facevano aumentare la salivazione di Draco. Discretamente si controllò le labbra per vedere se aveva sbavato. Forse non abbastanza discretamente, visto che Millie lasciò cadere un fazzoletto di seta vicino alla sua mano sinistra.

 

La fulminò con lo sguardo e poi tornò agli addominali scolpiti. Oh, Santo Merlino, la più felice delle tracce felici portava in linea retta verso l’unico posto in cui Draco voleva essere. Distolse lo sguardo, saltando fino alla zona franca sopra la camicia. Il collo. Riuscì a mala pena a non gemere ad alta voce. D’accordo, gemette ad alta voce, ma non così alta. Poi Blaise gli chiese se avesse mal di stomaco, e se fosse quello il motivo per cui si stava lamentando.

 

Gli rivolse uno sguardo torvo e poi ricominciò a studiare il collo di Harry. Proprio… lì. Sì. Sarebbe stato il primo posto in cui avrebbe marchiato Potter. Assaggiato Potter. Reclamato Potter. Poi si sarebbe sollevato verso quell’orecchio fottutamente delicato e ci avrebbe sussurrato le cose più indecenti, guardando Potter che arrossiva per l’imbarazzo. Poi si sarebbe perso in quella bocca tremendamente dolce fino a restare senza fiato.

 

“Draco? Draco, dolcezza, faresti meglio a ricominciare a respirare,” bisbigliò Pansy divertita. “O comincerà a pensare che tu sia morto.”

 

Draco stava nuovamente fulminando con lo sguardo Pansy, quindi non sapeva in cosa diavolo fosse inciampato Potter. Conoscendolo, avrebbe potuto essere aria pura. Qualunque cosa fosse, stese il Grifondoro faccia a terra vicino ai piedi di Draco. Draco praticamente dovette sedersi sulle proprie mani per impedirsi di correre in aiuto del brunetto. Ma alla fine, Potter si alzò, un sorrisetto idiota stampato sul volto.

 

“Ooops,” ridacchiò tra sé e sé. “Hey! Draco!” I suoi occhi si illuminarono quando capì dove era caduto. “Come stai stasera?”

 

“Bene, Potter,” strascicò Draco. “Molto meglio di te. O almeno molto meno sbronzo.”

 

Potter non sembrò preoccuparsi dell’insulto. Si limitò a ridacchiare e strisciò in grembo a Draco centimetro dopo delizioso centimetro. Draco spalancò gli occhi e li fece scorrere da Harry agli altri Serpeverde, e poi di nuovo ad Harry. I Serpeverde sembravano meravigliati quanto lui, ed Harry sembrava semplicemente troppo fottutamente felice per preoccuparsi di essere al momento appollaiato sul grembo del suo peggior nemico nella scuola.

 

Si contorse leggermente per mettersi comodo, rannicchiandosi in modo che la sua testa fosse accoccolata nel collo di Draco, e poi si guardò attorno, un po’ infastidito. Localizzato quello che stava cercando, sventolò la mano e il divano su cui era seduta Hannah Abbot le volò via da sotto il sedere e atterrò contro la sedia di Draco. Harry si abbassò a sollevare le gambe di Draco sul divano e poi si rannicchiò di nuovo.

 

“Meglio,” sospirò. “Stavo scivolando perché le tue gambe erano più in basso del mio sedere.”

 

“Aha,” fu tutto ciò che Draco riuscì a dire.

 

“Allora, che hai fatto tutta la sera, Draco?” chiese Harry allegramente, il suo respiro a riscaldare il collo di Draco, facendo cose cattivecattivecattive ai suoi pantaloni. “Io stavo giocando a strip pocker con i ragazzi. Beh, con Ron, Seamus e Neville almeno.” Ridacchiò e cominciò a tracciare piccoli disegni sul petto di Draco. Draco lo fissò scioccato, incapace di formulare una frase di senso compiuto.

 

Gli altri Serpeverde si ammassarono sui divani vicino alla sedia per avere un posto in prima fila. Non fecero nessuno sforzo per nascondere il loro interesse e nessuno sforzo per tirar fuori Draco da quella difficile situazione. Harry ridacchiò ancora. “Neville ha vinto. È stato esilarante. Ron era sicuro di vincere, ma è finita che si è spogliato per primo. Lo sai?” Guardò velocemente negli occhi di Draco.

 

“Lo so cosa?” riuscì a gracchiare Draco.

 

“Lo sai che perfino l’uccello di Ron è coperto di lentiggini?”

 

Draco si sentì impallidire. “Er, no, non lo sapevo. E avrei preferito continuare a non saperlo, grazie mille.”

 

Un altro trillo di risate. “I suoi peli pubici sono persino più arancione dei suoi capelli. Penso che Seamus stia cercando di scoparselo. Continuava a ripetere di non essere mai stato con un rosso. Ron ha dato di matto quando ha capito che avrebbe dovuto essere il passivo. Seamus è solo attivo,” svelò Harry a Draco a voce non troppo bassa.

 

“E tu come lo sai?” No. Non suonava geloso. Non molto. E la sua mascella non era serrata.

 

“Me lo ha detto lui,” annuì Harry. “Stavamo parlando di perdere finalmente la mia verginità. Mi ha detto di essere stato sottomesso solo la volta in cui ha perso la sua e di averlo odiato. Quindi adesso è solo attivo. Si è offerto di cogliere il mio fiorellino, comunque,” Harry sorrise scioccamente. “Non è stato carino?” Blaise e Pansy erano incollati rispettivamente a Greg e Vince, tentando di non scoppiare a ridere. Millicent si era già buttata contro il bracciolo del divano, ridacchiando.

 

“Sì, Potter,” digrignò Draco. “È fantastico.” Era triste, davvero, che Seamus fosse solo attivo. Perché dopo che Draco si fosse premurato di rimuovere i suoi genitali con le forbicine per le unghie e perforare il suo scroto con un attizzatoio infuocato, sottomettersi sarebbe stata la sola opzione rimasta al vizioso lepricano.

 

“Gli ho detto di no, comunque,” confidò Harry, rannicchiandosi nuovamente contro il collo di Draco. Hmpf. Buon per Finnegan.

 

“Davvero? E perché lo avresti fatto?” No, non c’era una nota di speranza nella sua voce.

 

“Ho immaginato che se mai tu avessi voluto scoparmi, non avresti voluto i suoi germi seminali su di me. Mmmm, profumi di caramello e vaniglia,” soffiò, facendo scorrere un brivido lungo la schiena di Draco.

 

Se mai tu avessi voluto scoparmi? A Draco saltò il cuore nel petto. Voleva che Draco facesse sesso con lui? Che fosse il primo, addirittura?

 

Germi seminali? Gli sillabò Blaise col volto bagnato dalle lacrime per il troppo ridere.

 

“Draco, mi baceresti?” piagnucolò Harry lamentoso.

 

Draco fissò Harry con gli occhi sbarrati. “Er… cosa?” chiese stupidamente. Harry ridacchiò.

 

“Hai gli occhi fuori dalle orbite,” sghignazzò. “Ti ho chiesto di baciarmi,” ripeté.

 

Gli occhi fuori dalle orbite di Draco si spostarono dall’adorabile volto ammaliante di Harry alle facce dei suoi cari amici. Millicent era caduta di nuovo dal divano. Greg, che stava bevendo un drink, adesso aveva del Firewhiskey sputacchiato su tutto il viso. Pansy stava tentando di ripulirlo con un tovagliolo, ma dal momento che aveva gli occhi offuscati dalle lacrime, stava facendo più danni che altro. Vince riuscì a coordinare i movimenti del braccio quel tanto da riuscire a strappare il panno dalla mano di Pansy e cominciare ad asciugare la faccia del suo migliore amico.

 

Blaise si limitò a sporgersi in avanti con un enorme ghigno interessato e fece cenno a Draco di proseguire. Draco riportò lo sguardo su Harry. Harry che era appena diventato Harry, non Potter. Harry che non sarebbe mai mai mai mai più stato di nuovo Potter adesso che aveva guardato Draco negli occhi e gli aveva chiesto così graziosamente di baciarlo.

 

“Io… io non posso,” si sentì dire Draco.

 

Cosa? Ma che diavolo? Perché no? OhPorcaPuttana che diavolo stai dicendo? La voce interiore di Draco non riusciva a credere che Draco avesse rifiutato più di quanto facessero gli altri Serpeverde. Pansy smise di ridere. Greg e Vince si interruppero di colpo e lo fissarono con le bocche spalancate, il Firewhiskey che ancora colava dalla faccia di Greg. La testa di Millie fece capolino da sotto al divano e Blaise lo osservò come se si fosse appena offerto di comprare una coppa di gelato per un Tassorosso del primo anno.

 

“Ti prego?” pigolò Harry addolorato, accoccolandosi ancora di più nel collo di Draco.

 

Draco trasse un respiro profondo, assaporando la sensazione del sedere di Harry sul suo grembo. Guardò risolutamente dentro ai profondi, profondi occhi verdi, adorando il modo in cui scintillavano di desiderio, finalmente per lui. E poi scosse piano la testa. “Mi dispiace, Harry,” disse dolcemente. “Non posso.”

 

Il viso di Harry si rabbuiò. Draco resistette all’impulso di raccogliere quel corpo morbido più vicino e stringere Harry finché non fosse stato nuovamente felice. Resistette all’impulso di pregare i suoi compagni di Casa di aiutarlo. Resistette all’impulso di gridare e prendersi a schiaffi per la sua stupidità.

 

“Perché?” sussurrò a scatti Harry. “È perché sono un ragazzo?” Harry incontrò i suoi occhi, il disperato bisogno di capire vivido nella sua espressione.

 

“No,” sospirò Draco. “Mi fa abbastanza piacere che tu sia un ragazzo.”

 

“È perché sono un Grifondoro?”

 

“No,” Draco scosse la testa. “Non mi importa di che Casa fai parte.”

 

“È perché sono brutto?” Chiese Harry, chinando il capo, gli occhi abbassati.

 

Draco mise un dito sotto il mento di Harry e gli fece sollevare gli occhi. “Assolutamente no,” dichiarò decisamente. “Sei fottutamente stupendo.”

 

“È… è perché sono… il Ragazzo-Sopravvissuto?” La voce di Harry traboccava di scoraggiamento.

 

“No!” replicò Draco con veemenza. “Questo non ha nessuna importanza per me. Niente di tutto ciò. Tu sei solo Harry.”

 

“E allora, perché non vuoi baciarmi?” supplicò Harry.

 

Draco sospirò ancora. Voltò il capo, rifiutando di guardare Harry o l’adunata di Serpeverde. “Perché sarebbe come approfittarmi di te. Sei ubriaco. Non sei nel pieno delle tue facoltà mentali. Sarebbe scorretto nei tuoi confronti.” Praticamente rabbrividì davanti a quanto fosse fottutamente nobile l’ultima dichiarazione. Un piccolo singhiozzo riportò la sua attenzione sul ragazzo dai capelli neri seduto sul suo grembo.

 

Una singola lacrima sfuggì dagli occhi verdi di Harry e tracciò una linea argentata giù per la sua guancia morbida. “Ma io ti amo,” giocò la sua ultima carta. A Draco si mozzò il respiro in gola, fornendogli una buona scusa per giustificare la sensazione di leggerezza alla testa e le dannate stelle sfavillanti che vedeva.

 

“T-tu cosa?” bisbigliò intelligentemente.

 

Harry tirò su col naso e lo fissò desideroso attraverso i quindici centimetri che li separavano. “Ti amo, Draco. Voglio che tu mi baci.” Draco era certo che la dichiarazione di Harry non avesse scioccato soltanto il diretto interessato. Dal divano e dalle sedie non veniva nessun suono, nemmeno un sussurro o un respiro. Tutti i Serpeverde stavano aspettando, col fiato sospeso, di vedere cosa avrebbe fatto Draco con questa nuova informazione.

 

“I-io non so cosa dire,” riuscì finalmente a tirare fuori.

 

Harry sorrise disperato e tirò ancora su col naso. “Baciami e basta allora.”

 

Desiderando con tutta la propria anima di poterlo semplicemente fare, Draco lentamente scosse la testa. Il voltò di Harry si intristì e un’altra lacrima scivolò giù per la sua guancia arrossata. Contro la propria volontà, Draco allungò la mano e catturò quella lacrima con il pollice. La lasciò scorrere lungo il dorso del pollice mentre asciugava premurosamente la traccia che aveva lasciato.

 

“Non piangere, Harry,” supplicò, con la fronte corrugata dal dolore. “Non potrebbe mai funzionare tra noi.”

 

Fu il turno di Harry di scuotere la testa. “Hai appena detto che non t’importa che io sia un Grifondoro, o un ragazzo, o Harry Potter. E hai detto che sono carino.”

 

Draco riuscì a malapena a trattenere lo stridente scoppio di risate che si stava sollevando dal suo petto. “È vero. Sei molto carino. E io ho detto che non m’importa che tu sia il Ragazzo-Sopravvissuto. Non ho mai detto nulla riguardo ad Harry Potter,” puntualizzò.

 

Harry aggrottò le ciglia e tirò ancora su col naso. “M-ma qual è la differenza?”

 

Draco sospirò. “Il Ragazzo-Sopravvissuto è solo una stronzata. Propaganda proposta dal Ministero. Harry Potter è una persona reale. Una persona speciale,” disse arrossendo, sapendo che non avrebbe mai potuto passarci sopra. “È premuroso e gentile. È buono e puro. Non è fatto per quelli come me. Io sono pieno d’odio e sgradevole. Sono una brutta persona.”

 

Harry si alzò così velocemente che, se Draco fosse stato solo qualche centimetro più avanti, il suo naso ne avrebbe sofferto notevolmente. “Stronzate!” sbottò. “Tu sei una brava persona, Draco. Che tu ci creda o meno. Non ti amerei se non lo fossi.”

 

Draco sospirò ancora. “Harry, solo – ”

 

“No!” interruppe Harry. “Tu sei una brava persona. Io ti ho visto.” Stese la mano e strofinò dolcemente le nocche contro la pelle morbida di Draco. “Ti ho visto fare delle cose belle. Anche se tu cerchi di nasconderle, io le vedo comunque.” Draco si accigliò leggermente ed Harry si allungò per lisciare la ruga tra le sue sopracciglia. “Ti ho visto il mese scorso quando hai aiutato Neville durante l’esame di Pozioni. Ti ho visto lo scorso Natale portare Susan Bones da Madama McClan per comprarle qualcosa che facesse sbavare Terry Boot. Ti ho visto mandare delle rose alla McGranitt quando hai saputo che sua figlia era morta.”

 

Gli occhi di Draco dardeggiarono, senza mai davvero incontrare gli sguardi consapevoli dei suoi amici, né soffermarsi su Harry. “L-l’unico motivo per cui ho solo detto a Paciock della zanna di drago è perché stava per far saltare in aria il suo calderone,” protestò. “È stato un caso di salvaguardia personale! E hai visto gli straccetti che indossa la Bones?” Disse stizzito e rovesciò gli occhi, dirigendoli in direzione sicura, visto che sul soffitto non c’era nessuno appollaiato ghignando verso di lui, diversamente che sul divano.

 

“Dr – ” tentò Harry.

 

“No!” Nella voce di Draco c’era un’evidente nota frenetica, se ne accorgeva persino Draco. Specialmente Draco. “Semplicemente non sopportavo di doverla vedere avvolta in un sacco di tela sfilacciato per tutta la serata. Tutto qui! Questa è l’unica ragione,” insistette. “Ed è ovvio che io abbia mandato dei fiori alla McGranitt. Sono un leccaculo, Potter,” disse beffardamente. “È per questo che l’ho fatto. E noi Serpeverde non abbiamo mai la possibilità di corrompere la responsabile dei Grifondoro. Abbiamo bisogno di ogni briciola che riusciamo a raccogliere.” Concluse con uno sbuffo e scuotendo i capelli, fissando finalmente Harry negli occhi con sfida.

 

Harry ghignò, un’espressione che sarebbe stata molto più naturale sul biondo. “Allora perché non hai firmato il biglietto, Draco?” chiese Harry dolcemente, il ghigno che si dissolveva in un sorriso sincero.

 

Draco si guardò attorno, cercando una sorta di sostegno da parte dei suoi compagni di Casa. Tutto quello che trovò furono molti sorrisetti, un paio di cenni col capo e qualcuno che si mordeva le nocche (Pansy stava cercando di trattenersi dallo sghignazzare). Sospirò. “Come ti pare,” fu tutto ciò che riuscì a tirare fuori.

 

“Balla con me allora,” Harry si accoccolò ancora contro il fianco di Draco, “Visto che non vuoi baciarmi, almeno balla con me.”

 

Draco chiuse un momento gli occhi, godendosi la sensazione di un Harry caldo e accondiscendente rannicchiato su di lui. Poi, riaprì gli occhi e scrutò tristemente il suo sogno in carne ed ossa. “Harry, io - ”

 

“Balla con lui, Draco.”

 

Draco sollevò il capo precipitosamente e incatenò gli occhi con quelli di Blaise. Il Serpeverde moro sollevò un angolo della bocca in un sorriso ironico. Fece un incoraggiante cenno col capo verso il piccolo rettangolo di pavimento al momento occupato da diverse coppie che ondeggiavano a tempo di musica.

 

“Che male può fare?” continuò. Il suo sorriso si allargò un po’ mentre il suo sguardo quasi s’inteneriva alla vista di Harry Potter, il golden boy, accoccolato sul grembo di Draco come un micio. “E anche se ne facesse, vuoi veramente lasciarti sfuggire quest’occasione?”

 

Draco volse lo sguardo al resto dei suoi compagni di Casa. Pansy tirava su col naso e sbatteva le ciglia rapidamente, ma sorrise e annuì insieme a Blaise. Greg e Vince gli rivolsero due identici grugniti e ghigni. Millicent sospirò e appoggiò il capo tra le mani, annuendo in approvazione.

 

Guardò Harry, che aveva deciso di sollevare lo sguardo su di lui. “Ti prego?” sussurrò Harry.

 

La determinazione di Draco si perse in quella preghiera sussurrata. Sollevò una mano quasi tremante e scostò una ciocca di capelli neri dagli occhi di Harry. “D’accordo,” rispose dolcemente. Il volto di Harry s’illuminò come un’alba e Draco sentì il calore di quel sorriso penetrare nella sua pelle, viaggiare attraverso le sue ossa ed andare ad accumularsi in una sfera calda e confortevole al centro del suo petto.

 

Harry saltò in piedi, tirando Draco per un braccio, e Draco lo seguì. Si diressero al centro della pista da ballo, le coppie che facevano spazio con sguardi increduli. Quando Draco prese Harry tra le braccia, si meravigliò per la semplicità con cui Harry si sciolse nel suo abbraccio. Harry accoccolò la testa sotto il mento di Draco e sospirò felice. Le sue braccia s’insinuarono attorno alla vita di Draco e lo imprigionarono nella loro stretta.

 

Draco non poté fare a meno di far scorrere a sua volta le braccia attorno al calore offerto da Harry e attirarlo più vicino. Cominciarono ad ondeggiare, lentamente e non molto a ritmo con la musica, ma non importava a nessuno dei due. La musica, il ballo… era tutta una formalità. L’unica cosa importante era essere insieme, l’uno nelle braccia dell’altro… finalmente.

 

Una canzone sfumò in un’altra. Le coppie smisero di fissarli e ricominciarono a ballare. I Serpeverde sul divano li guardavano intensamente, con dei piccoli sorrisi sulle labbra. Ma Harry e Draco non erano imbarazzati. Erano esattamente dove volevano essere.

 

Durante la terza canzone, Harry infine sollevò uno sguardo sognante verso il volto di Draco. Sorrise. Draco trattenne il respiro, ma non si mosse mentre Harry si sollevava quel poco necessario per unire le loro labbra. Le sue palpebre si abbassarono mentre assaporava il gusto, la sensazione delle labbra screpolate di Harry che si muovevano sensualmente contro le sue. Il bacio non fu profondo, ne durò a lungo. Ma espresse tutto quello che non erano capaci di dire. Fu pieno di promesse, pieno di dolcezza.

 

“Che diavolo state facendo?”

 

Draco sobbalzò allo strillo che gli rimbombava nelle orecchie. Abbassò lo sguardo su Harry che rovesciò gli occhi e appoggiò la testa sul petto di Draco, e poi guardò al di là di Harry verso l’urlatore. Weasel stava davanti a loro, col viso rosso quanto i capelli, la camicia sbottonata e gli occhi grandi quanto piatti da portata.

 

“Che stai facendo Harry, sei impazzito?” chiese Weasel nuovamente.

 

“Stiamo solo ballando, Ron,” biascicò Harry. Draco si accigliò. Era la prima volta che Harry biascicava da quando era caduto in grembo a Draco. “Niente di male, solo ballando.” Harry aveva un sorrisetto aperto ed innocente. Totalmente opposto alle fusa da gattino che aveva fatto a Draco o al devastante ‘ti amo’ che gli aveva sussurrato all’orecchio. Totalmente opposto alla stretta che aveva sulla sua vita o al modo in cui continuava ad accoccolarsi nell’incavo del suo collo.

 

Draco mantenne la calma, lasciando che Harry tentasse di tranquillizzare il suo migliore amico nonostante fosse ancora stretto a Draco. Invece, prestò attenzione alla folla che si stava riunendo attorno a loro. Una folla che comprendeva un’accigliata Granger con la bacchetta sollevata e un disperato Paciock che tentava di fermarla.

 

“Sobrius.” La vide pronunciare, facendo un semplice gesto con la bacchetta in direzione di Harry.

 

A quel punto aggrottò le ciglia, riflettendo l’espressione della Granger, e abbassò lo guardo su Harry. Harry che era ancora attaccato a lui. Harry che stava ancora ridacchiando ubriaco. Harry che si aggrappava ancora  a Draco come se fosse la sua ancora.

 

“Uh… Harry?” tentò.

 

“Chiudi il becco, furetto!” muggì Weasel. “Non hai niente da dire che lui abbia voglia di sentire.”

 

Draco sogghignò. “Stavo per fare una domanda ad Harry, Weasley, riguardo al suo stato di ebbrezza.”

 

Ron si accigliò, il suo personale livello di ebbrezza non gli permetteva di capire molto bene la pertinenza dell’affermazione. “Huh?” riuscì a dire.

 

“Credo intenda dire, Ron,” interruppe Hermione, avvicinandosi al terzetto, svincolando il braccio dalla presa di Neville, “che Harry non ha reagito all’incantesimo di sobrietà.”

 

Harry aveva l’aria di un animale in trappola. Neville rovesciò gli occhi e sospirò.

 

Hermione inclinò il capo e fece scorrere lo sguardo su e giù per Harry. “Quindi, Harry,” chiese, mentre un piccolo ghigno si formava sulle sue labbra, “Perché l’incantesimo non ha fatto effetto?”

 

Harry rifiutò di incontrare gli occhi di Draco o quelli di Ron. Si mordicchiò il labbro e sbirciò colpevole l’altra sua migliore amica. “Um… perché non ero ubriaco?” squittì.

 

Ron riuscì solo a spalancare la bocca. Draco avrebbe voluto fare la stessa cosa, ma si sarebbe dannato l’anima prima di assomigliare in qualche modo a Weasel. Invece, stese la mano per afferrare il mento di Harry e gli sollevò il viso per guardarlo. Sondò i profondi occhi verdi in cerca di una risposta.

 

“Perché stavi fingendo di esserlo?” chiese dolcemente, una scintilla di speranza che fioriva nel suo cuore alla vista di Harry che arrossiva.

 

“Non mi avresti mai lasciato avvicinare a te se avessi pensato che ero sobrio,” sussurrò tristemente Harry. “Non avrei mai avuto la possibilità di dirti quello che provo. Alla fine di quest’anno avremmo imboccato strade diverse e tu ti saresti completamente dimenticato di me. Non ti avrei mai più rivisto.”

 

A Draco si mozzò il respiro in gola.

 

“Allora mi stavi dicendo la verità,” asserì. “Tu mi ami davvero.”

 

“Cosa?” strillò Weasel. Fu rapidamente zittito da Hermione e Neville.

 

Harry annuì, gli occhi che luccicavano di lacrime trattenute. “Ti amo davvero,” disse con voce soffocata. “Ti prego, non odiarmi,” supplicò. “Dovevo dirtelo. So che è stato stupido ma non potevo lasciarti andare senza avertelo detto. Senza aver sentito le tue braccia attorno a me almeno una volta. Senza… senza averti baciato.”

 

Sentì che Harry si irrigidiva tra le sue braccia, ma non riusciva a dire nulla. Che cosa avrebbe potuto dire? Non aveva mentito quando aveva detto che non era adatto ad Harry. Che Harry meritava una persona migliore. Lo aveva detto pensando che Harry fosse troppo sbronzo per comprendere le proprie azioni. E adesso che sapeva che Harry intendeva ogni parola che aveva pronunciato… beh, ciò che sentiva non era cambiato. Non poteva fargli questo.

 

“Harry, io - ” cominciò.

 

“Digli che lo ami anche tu, Draco,” si mise nuovamente in mezzo Blaise. Draco alzò lo sguardo per vedere i suoi compagni di Casa tutti insieme in piedi al bordo della pista da ballo, con i volti sorridenti. Blaise ghignò. “Che male può fare, e anche se ne facesse, vuoi veramente lasciarti sfuggire quest’occasione?” ripeté le sue parole di poco prima.

 

E come prima, Draco guardò in basso verso il viso di Harry. Il bellissimo volto di Harry che si era trasformato rapidamente da disperatamente tragico a luminosamente speranzoso. Voleva dirgli ancora quanto fosse sbagliato per lui. Voleva mettere in guardia Harry che una vita con Draco Malfoy non era qualcosa da augurarsi. Voleva prenderlo tra le sue braccia e baciarlo finché Harry non fosse più riuscito a ricordare il suo stesso nome.

 

“Draco?” bisbigliò Harry incoraggiante. “Ti prego?”

 

Ancora una volta Draco fu perduto. Perduto nelle verdi profondità piene di speranza che erano gli occhi di Harry. Perduto nel morbido tocco della mano di Harry sulla sua. Perduto nella vista, nel profumo, nella presenza di Harry. “Io…,” inghiottì pesantemente. “Ti amo, anche io,” sussurrò.

 

Ancora una volta, il sorriso di Harry illuminò la stanza. Illuminò il mondo. Illuminò il fuoco che giaceva nel cuore di Draco. Ricambiò il sorriso. Harry gettò di nuovo le braccia attorno alla vita di Draco e seppellì il volto nel suo collo.

 

“Oh, sìsìsì,” mormorò tra i vestiti di seta. “Ti amo, Draco. Ti amo così tanto.” Sollevò lo sguardo, gli occhi che brillavano… questa volta di felicità. “Ho aspettato così tanto per dirtelo. Per parlare con te. Per sentirti dire quello che provavi per me.”

 

Draco sorrise di rimando alla sincera gioia nella voce di Harry. Spostò lo sguardo cogliendo un movimento con la coda dell’occhio. Weasel veniva trasportato via da Finnegan e Paciock. La Granger li seguiva qualche passo indietro con un sorrisetto compiaciuto sulla faccia. La ragione divenne evidente quando Draco notò che la testarossa stava gridando qualcosa a pieni polmoni, ma non veniva fuori il minimo suono.

 

“Hey Harry,” bisbiglio, un ghigno sul suo volto.

 

“Hmmm?” sospirò Harry tutto contento.

 

“Io ti amo.”

 

Harry fece quasi le fusa.

 

“Ma te la farò pagare per avere impresso nella mia mente l’immagine dell’uccello lentigginoso di Weasel.”

 

  
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