16/01/2016
0 recensioniL' eco delle sue grida è ancora nelle sue orecchie e la visione delle sue lacrime è chiara, cristallina. Un minuto che si protrae all'infinito. Un ricordo che non smette di prendere e riprendere vita nella sua mente. Sembra che non se ne sia mia andato, che non abbia mai sbattuto la porta portando con se un borsone riempito con delle magliette sbiadite qualche camicia sgualcita. Sembra che sia ancora lì con gli occhi grandi, verdi e profondamente acquosi a guardarlo, a scalfirlo. Sente ancora quella sensazione di sporcizia addosso, Louis si sente sporco. Terribilmente.
Un fusillanime, un codardo . Non ha il coraggio di alzarsi dal pavimento, non ha il coraggio di guardarsi allo specchio.
Vorrebbe urlare, singhiozzare, picchiarsi ma non ha forza, la sua forza si è dissolta nell'aria con la scomparsa del profumo della sua pelle, della sua voce.
Non gli importa del sale che sta sporcando il suo viso, non gli importa delle due grande borse che avrá domani mattina. Lascia che quel dolore si delinii indisturbato sulle sue gote, che ne tracci i contorni. Forse qualcuno potrebbe scorgere una punta di verde in quella scia. Avrebbe bisogno di una sigaretta ma alla fine si rende conto che neanche tutto il fumo del mondo sarebbe in grado di tranquillizzarlo, di annebbiargli la mente, di far tacere la coscienza.
Le sue mani tremano come foglie baciate dal vento fresco primaverile. Vorrebbe che smettessero. Vorrebbe che quelle urla smettessero di aleggiare nell'aria. Il respiro sembra quasi mancargli come se qualcuno lo stesse soffocando. Annaspa in cerca di qualcosa che non sia sofferenza. Stringe le dite prima fra di loro e poi le infila tra i capelli in disordine.
Improvvisamente sente un conato di vomito sopraffarlo.
Si alza leggermente per raggiungere il lavabo e riversare tutto ciò che ha mangiato qualche ora prima. La gola è arsa. Brucia come se fosse vicina a mille soli.. Si pulisce poco dopo con la manica di una sua felpa. Lascia che l'acqua scorra nel lavandino. Gli va terribilmente grande, sembra che scompaglia tra tutto quel tessuto di cotone. Si lascia cadere nuovamente a terra. L'impatto è quasi violento ma non se ne cura.
Avrebbe preferito essere torturato, preso a sassate che vedere Harry fuggire da lui..
Avrebbe preferito essere insultato che sentire la parola " è finita " emessa da quella bocca che ha baciato, succhiato, sognato per cinque anni.
Si porta le gambe al petto per sentire meno freddo. Non c'è più nessuno pronto a stringerlo fra le proprie braccia.
Non c'è più nessuno ad accarezzargli la cute, a soffiargli " ti amo" zuccherosi all'orecchio. Vuoto. Non può che sentirsi vuoto, svuotato completamente. Un corpo senza anima, a cui è stato strappato il cuore.
Un ammasso di ossa e pelle giacente. Un angelo a cui sono state tolte le ali. C'è solo quella sensazione di smarrimento, di devastazione a pungolargli il petto.
Solo quella sensazione a ricordargli ciò che ha perso e che, probabilmente, non tornerá più mentre nel frattempo tutto intorno a se perde forma, profumo, colore.
Bianco. Bianca come la sua pelle prima di incontrarlo, bianco come un foglio che aspetta di essere sporcato, di raccontare una storia, bianco come la pagina successiva alla parola epilogo.
Vorrebbe urlare, singhiozzare, picchiarsi ma non ha forza, la sua forza si è dissolta nell'aria con la scomparsa del profumo della sua pelle, della sua voce.
Non gli importa del sale che sta sporcando il suo viso, non gli importa delle due grande borse che avrá domani mattina. Lascia che quel dolore si delinii indisturbato sulle sue gote, che ne tracci i contorni. Forse qualcuno potrebbe scorgere una punta di verde in quella scia. Avrebbe bisogno di una sigaretta ma alla fine si rende conto che neanche tutto il fumo del mondo sarebbe in grado di tranquillizzarlo, di annebbiargli la mente, di far tacere la coscienza.
Le sue mani tremano come foglie baciate dal vento fresco primaverile. Vorrebbe che smettessero. Vorrebbe che quelle urla smettessero di aleggiare nell'aria. Il respiro sembra quasi mancargli come se qualcuno lo stesse soffocando. Annaspa in cerca di qualcosa che non sia sofferenza. Stringe le dite prima fra di loro e poi le infila tra i capelli in disordine.
Improvvisamente sente un conato di vomito sopraffarlo.
Si alza leggermente per raggiungere il lavabo e riversare tutto ciò che ha mangiato qualche ora prima. La gola è arsa. Brucia come se fosse vicina a mille soli.. Si pulisce poco dopo con la manica di una sua felpa. Lascia che l'acqua scorra nel lavandino. Gli va terribilmente grande, sembra che scompaglia tra tutto quel tessuto di cotone. Si lascia cadere nuovamente a terra. L'impatto è quasi violento ma non se ne cura.
Avrebbe preferito essere torturato, preso a sassate che vedere Harry fuggire da lui..
Avrebbe preferito essere insultato che sentire la parola " è finita " emessa da quella bocca che ha baciato, succhiato, sognato per cinque anni.
Si porta le gambe al petto per sentire meno freddo. Non c'è più nessuno pronto a stringerlo fra le proprie braccia.
Non c'è più nessuno ad accarezzargli la cute, a soffiargli " ti amo" zuccherosi all'orecchio. Vuoto. Non può che sentirsi vuoto, svuotato completamente. Un corpo senza anima, a cui è stato strappato il cuore.
Un ammasso di ossa e pelle giacente. Un angelo a cui sono state tolte le ali. C'è solo quella sensazione di smarrimento, di devastazione a pungolargli il petto.
Solo quella sensazione a ricordargli ciò che ha perso e che, probabilmente, non tornerá più mentre nel frattempo tutto intorno a se perde forma, profumo, colore.
Bianco. Bianca come la sua pelle prima di incontrarlo, bianco come un foglio che aspetta di essere sporcato, di raccontare una storia, bianco come la pagina successiva alla parola epilogo.