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Autore: MrsJeon    17/01/2016    1 recensioni
Lo guardavi, come non avevi mai guardato nessun'altro.
Gli sorridevi, come non avevi mai sorriso a nessun'altro.
Lo stringevi a te, come non avevi mai stretto nessun'altro.
E ti sembrava strano, perché dopo tutto, ti consideravi solo una cazzo di filofobica.

— JungKook x You.
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A fucking philophobic, or not?
                                                     JungKook x You.
 
Ammettiamolo.
Non sei mai stata come gli altri.
Bastava soltanto guardarti attorno, per far sì che sul tuo volto, si disegnasse una - seppur leggera - smorfia di disgusto.
Non sei mai stata come le altre ragazze.
Basta anche fare un tuffo nel tuo passato: mentre le altre iniziavano già a usare il trucco, ad assumere un'etichetta, per te, la parola "etichetta" doveva far pensare solo alle etichette dei vestiti.
Sei sempre stata un vero e proprio maschiaccio, ti vestivi ogni giorno con felpe e jeans maschili, non indossavi mai fermagli eleganti, collane di perle, né fiocchi tra i capelli.
Non discutevi degli ultimi pettegolezzi scolastici, o facevi domande come "One Direction o Justin Bieber", perché sceglievi sempre i Nirvana.
La tua comitiva era formata unicamente da ragazzi, con i quali ridevi, scherzavi e passeggiavi per le vie della città, disseminando caos ovunque.
Non esitavi due volte, a tirare una ginocchiata nei genitali di chiunque ti dasse fastidio, così forte da fargli perdere la sensibilità.
Eri una tosta, fredda, sfacciata. Un vero vocabolario di parolacce ed imprecazioni, a dirla tutta.
Non provavi pietà quasi per nessuno, e tanto meno era raro, se non unico, per te, innamorarsi.
Insomma, per farla breve, avresti voluto nascere in forma di ragazzo.
Non eri la classica ragazza che "possedeva" una migliore amica, con cui condividere segreti, vestiti, pettegolezzi e "cazzate varie", come dicevi tu.
Ma bensì, avevi un migliore amico.
Il suo nome era Jeongguk.
Jeon Jeongguk.
Con lui condividevi tutto: felpe maschili, videogiochi, fumetti, libri, spuntini per la scuola.
Fin da piccoli.
Hai fatto un sacco di cazzate, con Jeongguk.
Sei persino finita in caserma, assieme a lui, per aver fatto un graffito sui muri di un tribunale.
Vi ubriacavate tutti i sabato sera, fino allo sfinimento.
Poi arrivava la nausea.
Hai condiviso ogni momento, con lui.
E forse, Jeongguk, è stato l'unico ragazzo che è riuscito a rubarti il cuore.
Tu negavi in continuazione ciò, ma era evidente.
Lo guardavi, come non avevi mai guardato nessun'altro.
Gli sorridevi, come non avevi mai sorriso a nessun'altro.
Lo stringevi a te, come non avevi mai stretto nessun'altro.
E ti sembrava strano, perché dopo tutto, ti consideravi solo una cazzo di filofobica.
Cercavi in ogni modo di nascondere i tuoi sentimenti per lui, un po' per paura che non ricambiasse, un po' perché dichiarandosi a lui, avresti potuto rovinare un'amicizia di oltre dieci anni.
Tutto ciò, era strano, per te.
Come mai un maschiaccio come te, è finita per innamorarsi del proprio migliore amico? Beh, l'amore è l'unica malattia che prima o poi, colpisce tutti. Come l'influenza.
Ogni minimo particolare di quel ragazzo, riusciva a mandarti fuori di testa, a farti scollegare il cervello.
I suoi occhi scuri a mandorla, in cui vi ci trovavi il mare, così dannatamente ipnotici e penetranti, in cui potevi anche navigarci.
Il suo sorriso così indescrivibile, che a sua volta, faceva sorridere anche te.
Le sue mani così calde, sempre disponibili a riscaldare le tue, perennemente gelide.
Non c'era cosa che non amavi, di Jeongguk.
Ricordi quando un giorno, all'ora di pranzo, stavi tornando a casa?
Tenevi il solito zaino scolastico, imbrattato di scritte con pennarello e bianchetto, da una spallina.
Camminavi, questa volta da sola, con lo sguardo basso, rivolto verso l'asfalto a te sottostante.
Lui ti vide, e dopo aver notato che eri da sola, non esitò a raggiungerti, mentre anche lui teneva il proprio zaino.
Ti rivolse un piccolo sguardo, delineando le labbra in un sorriso leggero, poi fece un cenno del capo.
"Ehi, ____."
Posai lo sguardo sulle iridi scure del ragazzo, dopo che la sua voce arrivò alle tue orecchie.
Incurvasti istintivamente le labbra in un sorriso lieve, quasi dolce, a labbra dischiuse.
"Kookie, ciao."
"Senti, bimba... avrei bisogno di un consiglio" disse di nuovo, voltando leggermente lo sguardo di lato, mentre si passò una mano sulla nuca, quasi imbarazzato.
Appena sentisti quel nomignolo, che lui usava molto spesso con te, per via della tua piccola stazza, rispetto a lui, ti si scaldò il cuore, come ogni volta che ti chiamava così.
Adoravi i suoi nomignoli, ma non lo ammettevi quasi mai, ordinandogli ogni volta di non chiamarti così.
Questa volta, decidesti di lasciar perdere, e rimasi con lo sguardo rivolto verso il ragazzo. 
Incarnasti poi un sopracciglio, annuendo appena.
"Uh, una ragazza, giusto? Chi vuoi farti, questa volta, Jeon?" accennasti una risata leggera, ancora con il sopracciglio incarnato, in attesa di una risposta da parte del ragazzo.
Lui si voltò, accennando una risata, come hai fatto tu, ma in lui vi era un cambiamento lieve: era arrossito, anche se di poco.
"Esatto, una ragazza. Ma non è una semplice ragazza. Vedi..." il ragazzo asiatico si fermò, facendo fermare anche te, ed iniziò a dondolarsi sui talloni, mantenendo lo sguardo basso. Si zittì per un breve istante, dopodiché riprese a parlare "lei è diversa, dalle altre. E mi piace fin troppo, proprio perché non è come le altre. La conosco bene, da molto tempo, e andiamo anche d'accordo. Solo che ne sono innamorato da un sacco di tempo. Non ho mai avuto il coraggio di dichiararmi a lei, per paura di rovinare la nostra amicizia o di essere rifiutato."
Stetti in silenzio, ascoltando ogni parola del ragazzo.
Deglutisti senza fare il minimo rumore, stringendo la spallina del tuo zaino.
Ti si formò un nodo alla gola, perché la paura che quella ragazza non saresti mai potuta essere tu, ti lacerava lo stomaco.
Poi lui alzò nuovamente lo sguardo, alzando appena una spalla, e ti guardò. 
"Potrei provare a confessarmi? Fare una prova con te?"
"U-Uhm..." esitasti un attimo, voltando appena lo sguardo di lato, ma infondo, lui era il tuo migliore amico, e se era felice lui, lo eri anche tu.
Poi annuisti, ed il ragazzo ti dedicò un leggero sorriso dolce, poi iniziò a parlare, avvicinandosi a te di qualche passo.
"C'è una cosa, che voglio dirti, che ho tenuto dentro di me anche per troppo tempo.
Da quando le tue iridi hanno incrociato le mie, sappi che non ci ho capito più nulla.
Sei arrivata, e mi hai reso la persona più felice del mondo.
Tu, con la tua diversità, il tuo essere semplice, il tuo odiare il trucco, le collane, le gonne ed ogni cosa che potrebbe rendere femminile una ragazza, sei riuscita a rubarmi il cuore.
Sei stata l'unica persona in grado di capire come stavo, soltanto con uno sguardo.
Sei stata l'unica persona che con un semplice sorriso, era in grado di farmi rabbrividire.
È vero, sei una stronza di livelli fin troppo alti, ma sei stata l'unica stronza, a farmi perdere del tutto la testa."
Le sue parole, furono in grado di farti rimanere in silenzio, per la prima volta.
In quel momento, avresti voluto che tutto ciò che è stato detto da Jeongguk, fosse stato rivolto a te.
Ma invece no.
Il tuo era un pensiero fisso: lui non sarebbe mai stato tuo.
E tu non saresti mai stata sua.
Deglutisti nuovamente, in completo silenzio, poi sforzasti un sorriso amaro, mentre le tue iridi si coprirono di un sottile velo di lucidità, per via di tutti quei pensieri che ti sovrastavano la mente.
"B-Beh, di sicuro, se le dirai tutto questo, non esiterà un attimo a stare con te."
Lui sorrise, quando gli dicesti ciò.
Si avvicinò di qualche passo a te, e nel frattempo, il tuo cuore prese a battere così velocemente, che sembrava voler schizzare fuori dalla gabbia toracica.
Si avvicinò lentamente al tuo viso, e tu, istintivamente, ti alzasti in punte di piedi, chiudendo con altrettanta lentezza i tuoi occhi lucidi.
Posò una mano sulla tua guancia, e premette le sue sottili e morbide labbra sulle tue, ormai consumate e piene di minuscoli taglietti, causati dalla quantità di morsi che vi hai dato.
Dopo pochi brevi istanti, per te interminabili, il ragazzo si staccò appena dalle tue labbra, e tu iniziasti già a sentire la mancanza di quel sapore così dolce e intenso di quelle fottute labbra, che aspettavi solo di baciare, per anni.
Mormorasti, sulle sue labbra, delineando le tue in un leggerissimo sorriso, e così dischiudendole.
“E quindi, sarei una stronza?”
Il ragazzo accennò una risata leggera, annuendo poi, e prese a darti un altro bacio a fior di labbra, breve, ma pur sempre intenso, almeno per te.
"La mia stronza" aggiunse lui, facendo fuoriuscire la voce come un mormorio dolce, quasi profondo, prima di tornare a baciarti, lasciando cadere lo zaino sull'asfalto a voi due sottostante.
   
 
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