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Autore: Flox_H    17/01/2016    0 recensioni
"Sono troppo convinta che la vita sia bella anche quando è brutta, che nascere sia il miracolo dei miracoli, vivere: il regalo dei regali. Anche se si tratta d’un regalo molto complicato, molto faticoso, a volte doloroso."
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Nella direzione in cui sto andando c'è una fermata dell'autobus e ci sono delle persone che lo aspettano.

"Mi scusi, a che ora è l'autobus che sta aspettando?" chiedo alla prima signora che mi viene davanti.

"E'... eccolo!" si abbassa a prendere la borsa che aveva appoggiato ai suoi piedi e poi si avvicina all'autobus che nel frattempo si è fermato.

Mi avvicino anche io e quando si apre la portiera salgo. L'autista non mi chiede il biglietto così mi vado a sedere in fondo all'ultimo posto, lato finestrino. Il paesaggio comincia a muoversi lentamente davanti ai miei occhi e la mia mente inizia a viaggiare. Forse sono stata un po' troppo esagerata prima. Non ciò visto più quando mi ha detto in quel modo ma mi rendo conto solo adesso che non è la fine del mondo se ha un segreto con me, infondo non può dirmi sempre tutto anche se sono la sua migliore amica. Sono più che altro gelosa, gelosa di mio fratello. Ha sempre detto tutto a me, con mio fratello parla solo di cose come il calcio, cibo, fa commenti poco carini su ragazze che... RAGAZZE! Sicuramente qualche ragazza e scommetto pure che parlavano della commessa del Roxy's bar. Ma perché non dovrebbe parlarne con me? Potrei dargli anche io dei consigli. Generalmente chiede a me il parere su qualche ragazza, perché questa volta dovrebbe essere diverso? Ecco perché ieri era strano, forse aveva un appuntamento e oggi lo voleva raccontare a mio fratello. 'Troppi film mentali' mi rimprovera il mio subconscio.

Dopo un paio di minuti mi accorgo che mi sto allontanando un po' troppo, così chiedo una fermata e scendo. Se dopo non riesco a prendere l'autobus dovrei andare a scuola a piedi e potrei non arrivare in tempo se vado troppo lontana. Scendo in un quartiere che si trova subito dopo il mio. Poco più avanti dovrebbe esserci un parco che adoro. Quando eravamo piccoli io e Louis amavamo andarci. Si trova sulla strada, è comodissimo arrivarci, ci passavamo ore e ore e qualche domenica facevamo anche i pic nic.

Dopo tanto tempo mi ritrovo di nuovo davanti a quell'immensa distesa di verde con al centro un piccolissimo laghetto e tante tante giostre. Portavamo due barchette telecomandate e facevamo la gara a quale delle due barche, arrivava prima dall'altra parte. Rido al ricordo di me e Louis mentre litighiamo su chi debba scivolare prima sullo scivolo o salire sull'altalena più comoda.

La mia è stata un'infanzia felice e devo tutto alla mia famiglia che non mi ha mai fatto mancare niente e oggigiorno non è semplice, per questo non riuscirò mai a ringraziarli abbastanza. Cammino un po' intorno al laghetto mentre scene del passato si ripercorrono davanti ai miei occhi e ripensando a quei giorni, un sorriso compare sulle mie labbra. Mi siedo su una delle due altalene mentre lentamente mi spingo verso dietro e comincio a dondolare, canticchiando. Mi piace cantare, ma non permetto a nessuno di sentirmi. Non credo che sia particolarmente intonata e me ne vergogno. Il resto della mia famiglia, a partire da mia madre, ha una splendida voce per non parlare di quella di Louis.

Quando sono partita da casa erano circa le otto e mezza, di preciso non so che ora sia perché ovviamente non ho l'orologio ma penso che dovrei ritornare indietro. Mi costa molto dovermi alzare dall'altalena perché mi stavo veramente rilassando. Comincio a ripercorrere la strada fatta poco fa per evitare di arrivare in ritardo a scuola, ma come ciliegina sulla torta inizia anche a piovigginare ed io non ho l'ombrello. La giornata non potrebbe andare peggio. Solo ora mi accorgo che la strada è già bagnata, segno che aveva piovuto e ai lati c'è anche qualche pozzanghera. Accelero il passo man mano che la pioggia comincia ad aumentare. In pochi minuti mi ritrovo a correre provando a ripararmi alla meno peggio con il giubbotto e cercando disperatamente con lo sguardo un riparo. Visto che la fortuna è dalla mia parte, nel raggio di venti metri non c'è neanche un maledetto balcone.

Per avere la conferma che qualcuno lassù mi vuole veramente bene, un motore ad alta velocità prende una pozzanghera che mi lava letteralmente dalla testa ai piedi. Arresto di scatto la mia corsa con la bocca aperta, non capendo più nulla di ciò che avviene intorno a me. Abbasso lo sguardo sui miei pantaloni diventati ormai un tutt'uno con le mie gambe, la maglietta è completamente attaccata al mio ventre, i capelli gocciolano mentre dentro le scarpe i miei piedi navigano nell'acqua. Dire che sono nera di rabbia è poco. Nel frattempo il motore si è fermato poco più avanti di dove mi sono fermata io e quello che sembra un ragazzo scende dal motore. Mi avvicino minacciosamente mentre la pioggia continua imperterrita a scendere ancora più forte di prima.

"Ma secondo te è modo di camminare quello? Guardami! Sono completamente inzuppata!" dico isterica. Il ragazzo mi guarda mortificato, ha un viso familiare ma sono troppo accecata dalla rabbia in questo momento per ricordare chi sia o dove l'ho già visto.

"Scusami non ho visto la pozzanghera... io... sono mortificato." Cerca di avvicinarsi a me e immediatamente indietreggio.

"Stai lontano da me!" urlo come una dissennata e con gli occhi fuori dalle orbite. Ricomincio a camminare con passo felpato spingendo via il ragazzo quando mi viene davanti. In questo momento se mi vedesse qualcuno penserebbe che sono una pazza.

"Aspetta!... Io... scusami veramente non ho visto la pozzanghera." Velocemente viene dietro di me e mi afferra un polso per farmi girare. Lo sguardo che gli rivolgo è talmente omicida che immediatamente lascia la presa. Chiudo gli occhi e prendo un respiro profondo. "Senti mi dispiace tantissimo per averti bagnata m-"

"Bagnata?!?! Solo bagnata?!" faccio una risata isterica prima di diventare di nuovo seria e rivolgergli lo stesso sguardo di prima "Ti rendi conto che mi hai letteralmente lavata dalla testa ai piedi?"

"Si me ne rendo conto e ti chiedo infinitamente scusa ma punto primo non ho visto la pozzanghera altrimenti non l'avrei presa e secondo, quando ho visto che era troppo tardi, mai avrei pensato che ti avrei bagnata e combinata in questo modo" lo sguardo che mi rivolge mi fa calmare per un attimo. Lo nota anche lui e dopo un lungo respiro riprende a parlare " Se c'è qualcosa che posso fare per cercare di riparare il danno io-"

"Che ore sono?" aggrotta le sopracciglia preso alla sprovvista dalla mia inaspettata domanda, poi mette una mano in tasca ed esce il suo telefonino, non riesco a distinguere che modello sia ma poco importa al momento. Schiaccia qualcosa nella parte laterale del telefonino e lo schermo si illumina.

"Le nove meno dieci" spalanco gli occhi e lui mi guarda preoccupato. Comincio a camminare avanti e indietro portandomi le mani ai capelli, mi blocco di colpo e dallo sguardo che ha quel povero ragazzo deduco non stia capendo più nulla.

"Ehm.... potresti prestarmi il telefono?..... Devo chiamare mio fratello" indico i vestiti bagnati, il suo sguardo improvvisamente mi mette in soggezione e abbasso il mio sulle mie scarpe.

"Certamente!" lo vedo maneggiare con l'aggeggio per poi passarmelo dove noto che è già impostata la tastiera con i numeri. Digito il numero di mio fratello che per fortuna ho imparato a memoria e me lo porto all'orecchio. Il telefono squilla e di mio fratello nessuna traccia. Quando serve non c'è mai! Dopo un altro paio di squilli fermo la chiamata.

"Non risponde" dico tra i denti. "Posso chiamare un amico?" chiedo guardandolo questa volta negli occhi. Solo ora mi accorgo che ha dei bellissimi occhi verdi e di nuovo mi vengono in mente quelli di qualcuno che ho già incontrato.

"Sisi" mi sorride e si avvicina al suo motorino. Mi accorgo che ha smesso di piovere anche se le nuvole coprono ancora il cielo. Sposto lo sguardo sul telefonino guardando l'ora. Le nove meno otto minuti. Devo assolutamente muovermi. Digito velocemente il numero di Zayn sul telefono e poi lo porto nuovamente all'orecchio aspettando e sperando che mi risponda. Dopo i primi tre squilli sento la voce del mio amico.

"Pronto?"

"Pronto? Zayn!" dico sollevata.

"Sophy?"

"Si sono io, e-"

"Dove diavolo sei finita?"

"Non sono affari tuoi. Ora abbiamo chimica insieme giusto? Bene, dì al professore che ho avuto un contrattempo e che sto arrivando" dico fredda.

"Perché dove sei?.... Sop-" riattacco prima che possa dire altro. Mi avvicino al motorino e restituisco il telefono al ragazzo. "Grazie" gli rivolgo un flebile sorriso prima di ricominciare a camminare.

"Dove vai?" mi giro aggrottando le sopracciglia.

"A casa" dico con fare ovvio al ragazzo che è ora seduto sul suo motorino.

"A piedi?" Spalanca gli occhi per poi riprendersi subito, cercando di apparire disinvolto. "Vuoi un passaggio?"

"No, grazie" cerco di camuffare una risata. Gli faccio un cenno con la mano in segno di saluto e mi rigiro riprendendo a camminare più velocemente rispetto a prima, quasi corro. Dietro di me lui sta mettendo in moto e quando parte mi affianca con il motore.

"Dai sali, ho capito che devi andare a scuola. Non ci arriverai mai con questo passo." Nonostante la voce sicura vedo del rossore sulle sue guance.

"Grazie, ma no." Non ho intenzione di salire su un motorino, per di più con un ragazzo che neanche conosco, anche se sono sicura di averlo già visto da qualche parte.

"Sicura?" ritenta.

"Si sicurissima" mi giro per un attimo solo per sorridergli, mentre continuo la mia camminata/corsa con lui a fianco. Nel frattempo ricomincia a piovere. 'Ero poco bagnata vero?' dico tra me e me.

"Allora facciamo così" imperterrito cerca ancora di convincermi "fallo almeno per me, per riparare il danno. Ti prego sali, non posso vederti così. Ti stai bagnando ancora di più." Non lo sento parlare per un po', poi quando riparla mi blocco. "Sono le nove meno due minuti"  Cavolo come passa in fretta il tempo quando ci si diverte.

"Ok. Salgo ma ad una condizione" sorride vittorioso prima di annuire. "Vai piano. Non importa quanto in ritardo arriverò a scuola ma almeno voglio arrivarci viva." Sorride ancora di più prima di annuire di nuovo. Mi passa il casco e lo metto in testa. Al momento di stringerlo vede che ho serie difficoltà e si avvicina a me per aiutarmi. Le sue dita sfiorano il mio mento, le mie guance sono andate a fuoco e non ho il coraggio di alzare lo sguardo e vedere se lui se ne accorto. Agganciato il casco mi posiziono dietro di lui.

"Pronta?"

"Non ne sono sicura" ridacchia per poi raggiungere lei mie mani e farle appoggiare sui suoi fianchi. L'aria si è fatta improvvisamente più pesante e per un attimo cala il silenzio tra di noi.

"Ok tieniti a me" la voce gli esce bassa un po' roca.

"Ok" sussurro, non fidandomi della mia voce poiché so che in questo momento uscirebbe tremolante.

"Dove si trova la tua scuola?" mi chiede dopo aver percorso i primi metri. Devo dire che non sta andando tanto veloce ma neanche tanto piano.

"Ehm... no portami a casa, devo prima cambiarmi" Non posso di certo andare in queste condizioni a scuola, non sopporterei di essere guardata da tutti. Per non parlare delle infinite domande che mio fratello e Zayn comincerebbero a farmi. Si, devo assolutamente cambiarmi.

Dopo avergli dato le giuste indicazioni, il ragazzo di cui non so neanche il nome, mi lascia davanti casa.

"Grazie per avermi accompagnato e scusa se prima mi sono comportata in quel modo ma non ci ho visto più quando mi è arrivata l'acqua addosso."

"No scusami tu per averti bagnata, anzi inzuppata" ridiamo insieme e sembra che l'atmosfera non sia tesa come prima.

"Scusami ma adesso devo andare o non arriverò neanche per l'ultima ora a scuola." Gli rivolgo un ultimo debole sorriso prima di prendere le chiavi dal mio zaino ed avvicinarmi alla porta.

"Sicura di non voler essere accompagnata a scuola?"

"Si, grazie lo stesso" già durante 'il giro in motorino' mi aveva fatto questa domanda ed io gentilmente avevo rifiutato. Apro la porta e un'ondata di calore mi invade. Tanta è la differenza di temperatura tra quella del mio corpo e quella dentro casa, che rabbrividisco.

Velocemente salgo al piano di sopra ed in meno di un secondo sono dentro l'armadio immersa dai vestiti. Indosso la tuta e le scarpe da tennis per poi andare in bagno e prendere il phono. Asciugo i capelli nel miglior modo possibile prima di legarli in una coda alta. Rifaccio lo stesso percorso di quando sono entrata, questa volta ricordandomi di prendere il telefono notando venticinque messaggi e quattordici chiamate perse, tra Zayn e mio fratello. Prima di uscire prendo anche un ombrello, e mi ritrovo di nuovo fuori casa. Sceso l'ultimo dei quattro scalini che ci sono subito dopo il portone, noto che fuori dal piccolo cancello che divide il giardino dalla strada, c'è ancora il ragazzo di prima che mi fissa.


Note:
Eccomi di nuovo quiiiii. Scusate il mostruoso ritardo ma  in questo periodo sono piena di interrogazioni e compiti in classe. Questo capitolo è abbastanza importante... chi sarà il misterioso ragazzo? se avete capito chi è scrivetelo nei commenti.

Un bacio e alla prossima!
Flox_H

  
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