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Autore: LadyRoran    17/01/2016    0 recensioni
Prima che entrassimo c’era un’enorme caciara, ma poi tutti si placarono e puntarono lo sguardo verso di me, in religioso silenzio.
“Capitano, sei arrivato al momento giusto, è finito il ghiaccio.” disse Tony Stark, agitando quello che sembrava whisky all’interno del bicchiere che teneva in mano.

Il Soldato d'Inverno non è più una minaccia per lo SHIELD, ma sarà il caso di farlo entrare negli Avengers?
Steve Rogers pensa di sì, ma dovrà convincere gli altri non proprio favorevoli.
[Dove gli eventi di Civil War non esistono]
Genere: Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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“Allora, cosa ti ho detto?”
“Di stare zitto e di parlare solo se interpellato”
Steve annuisce compiaciuto per la centesima volta; è da tutta la settimana che non fa altro che ripetermi che “penserà a tutto lui” e che “risolverà le cose”. Io ho i miei dubbi, ma mi fingo fiducioso.
La porta dell’ascensore si apre davanti a noi, e Steve entra immediatamente. Mi fa cenno di salire, e dopo averlo fatto, preme il pulsante per il venticinquesimo piano.
Siamo alla Avengers Tower, dove, dopo settimane di discussioni, tutti gli Avengers si erano decisi a presenziare ad una riunione riguardante… beh, me.
Sono Bucky Barnes, o il soldato d’inverno, o idiota, per Steve, e sono stato riabilitato dal mio passato di agente dell’Hydra. Non che fossi proprio io a compiere quelle azioni, però.
Sono stato come un’arma, per loro, incapace di oppormi, risvegliato solo per uccidere qualche personaggio scomodo e aiutarli nei loro sporchi scopi.
Mi hanno fatto più volte il lavaggio del cervello, quindi non ricordavo assolutamente nulla del mio passato, sapevo solo come combattere e chi combattere, e, dal mio punto di vista, lo S.H.I.E.L.D. e gli Avengers erano il male.
Da quando mi venne assegnato di uccidere Captain America, tutto cambiò, e pian piano mi resi conto di cosa fossero davvero il bene e il male, di chi potermi fidare, chi combattere.
Anche se ancora oggi ho parecchi vuoti di memoria, e molta gente, inclusi miei colleghi, non mi vedano di buon occhio, posso utilizzare il mio addestramento e le mie capacità per il bene, come agente Barnes.
Ma Steve, il mio caro e vecchio amico Steve, ha deciso che era per me il momento di un upgrade, che me l’ero meritato e che serviva il mio aiuto: entrare a far parte degli Avengers.
Vennero chiamati in causa tutti, dai nuovi ai vecchi vendicatori, sia gli umani che le divinità, tutti riuniti alla base per decidere se farmi entrare o meno nel gruppo.
“Finalmente siete arrivati! Non ne potevo più di sentire Stark vantarsi delle sue nuovissime e scintillanti armature”, disse Maria Hill, accogliendoci all’interno della sala.
Prima che entrassimo c’era un’enorme caciara, ma poi tutti si placarono e puntarono lo sguardo verso di me, in religioso silenzio.
“Capitano, sei arrivato al momento giusto, è finito il ghiaccio.” Disse Tony Stark, agitando quello che sembrava whisky all’interno del bicchiere che teneva in mano.
“Sempre spiritoso, Tony. Siamo tutti?” rispose Steve guardandosi intorno. Io evitavo di fissare la gente, anche conoscendo più o meno tutti, così optai per fissarmi le scarpe, alzando lo sguardo ogni tanto per osservare la città attraverso la grande vetrata.
“No, ne manca ancora uno”, rispose Maria. D’un tratto, il cielo si riempì di fulmini per qualche secondo e, tramite la porta-finestra lasciata aperta, con un tempismo allucinante, si presentò Thor, accompagnato da una luce accecante ed un frastuono che fece sobbalzare tutti.
“Scusate il ritardo”, disse, piantando il martello dove era atterrato e raggiungendo gli altri.
“Hai trovato traffico, biondina?” Tony si credeva davvero simpatico, ma Thor lo ignorò.
“Bene, visto che siamo tutti, iniziamo?” Steve mi fece cenno di allontanarmi, così mi andai a sedere sul divano vicino alla vetrata, osservandoli discutere.
Secondo Rhodes c’erano già troppi vendicatori, difficili da controllare e da mettere d’accordo, quindi un membro in più avrebbe solo peggiorato le cose, e Tony lo appoggiava, perché ancora non si fidava di me, affermando che ero capace di qualunque cosa.
Avevo spiegato più volte che, quando la tua mente è sotto il controllo di qualcun altro, sei in uno stato così confuso che non riesci nemmeno a capire chi sei, figuriamoci chi sono gli altri, e sia Clint che Wanda mi davano ragione, considerando entrambi i volti della medaglia.
Natasha pensava semplicemente che non fossi ancora pronto, perché il passaggio da agente a “supereroe” non era così breve come poteva sembrare, ed essendo io ancora ricercato in alcuni paesi, non credeva fosse il momento giusto. Secondo me, invece, ce l’aveva ancora per quella volta in cui le ho procurato una ferita sulla pancia, e adesso, ad ogni cena del venerdì, mi accusa di non poter più indossare dei bikini.
Steve, sempre dalla mia parte, era convinto che il mio aiuto fosse davvero necessario, e non faceva altro che ricordare quanto fossimo forti insieme sul campo di battaglia, ma Bruce Banner ci ricordò una cosa, qualcosa che mi terrorizzava, a dire il vero: l’Hydra mi stava cercando, e tutti erano convinti che in qualche modo mi avrebbero voltato contro i miei amici, attraverso una parola d’ordine o qualcosa di strano.
Dopotutto, nessuno sapeva esattamente cosa mi avessero fatto, cosa ci fosse nel mio cervello, nemmeno io.
Pensieri e ricordi così sotterrati che solo con una determinata associazione avrei potuto riportarli alla luce.
Mentre continuavano a discutere, decisi di sgranchirmi le gambe facendo avanti e indietro per la stanza, finendo davanti al Mjolnir.
“Chissà come ci si sente ad essere il dio dei fulmini”, pensai, mentre avvolgevo la mano destra attorno al manico del martello, per poi sollevarlo in aria, mettendomi in posa.
Anch’io avevo i capelli lunghi e, se solo ci fosse stata una corrente d’aria, sicuramente mi sarei sentito ancora più come Thor.
Sentii un furioso “INSOMMA, FATE SILENZIO”, che quietò l’infinita lite, mentre io continuavo a fare l’idiota e ad osservare il Mjolnir; ma dopo qualche minuto di silenzio, mi accorsi che nessuno aveva ripreso a parlare. Nessuno stava fiatando, così mi voltai verso il gruppo, che mi guardava con gli occhi sbarrati ed un’espressione impaurita, tranne Thor e Steve che sembravano compiaciuti.
“Ora ho capito perché sembrava avessi un tic”, disse Tony, rivolto a Thor che, probabilmente, mi aveva indicato con la testa, facendo posare l’attenzione su di me.
Mi fissavano e non parlavano, ed io ricambiavo con uno sguardo confuso.
“Come… come hai fatto a sollevarlo?” mi chiese Scott, ed io continuavo a non capire.
“Il mew-mew, come ci sei riuscito?” chiese Clint, e non vedevo dove fosse il problema. Stringevo il Mjolnir come un qualunque oggetto.
“Perché? E’ complicato?” replicai, domandandomi in che gabbia di matti fossi finito.
Steve annuì con la testa, rivolgendomi uno sguardo soddisfatto.
Anche Thor lo teneva così, eppure non ne avevano fatto una questione di stato, ma probabilmente c’erano ancora tante cose che non mi avevano detto.
Passai il martello da una mano all’altra con un lancio, ma venni trascinato per terra con un tonfo e la mano metallica restò bloccata sotto di esso.
Thor venne subito in mio aiuto, sollevando il Mjolnir e allacciandoselo alla cintura, per poi aiutarmi a rimettermi in piedi.
“Ma che diavolo è successo?”, chiesi ancora esterrefatto.
“Direi…” iniziò lui, mettendomi una mano sulla spalla, “che sei un Avenger”.

**********
Oggi su instagram ho trovato
questo screen da tumblr che mi ha fatto venire troppa voglia di scriverci sopra qualcosa, e dunque, eccola qui!
Mi sono riposata un paio di ore dallo studio per scrivere un po', niente di più rilassante u_u
Spero vi sia piaciuta!

Vorrei precisare che, la differenza tra il braccio destro e quello metallico è vitale, in quanto il sinistro rappresenta la parte di Bucky legata all'Hydra, che quindi non può essere degna di sollevare il Mew-mew.

E spero che le parti "comiche" vi siano piaciute, perché io mi sono immaginata troppo quell'idiota di Sebastian spararsi le pose di Thor con i capelli al vento, che però gli finirebbero irrimediabilmente davanti alla faccia.

 
  
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