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Autore: cin75    17/01/2016    6 recensioni
Sequel della storia "L'ultimo bacio".
Quella storia non poteva andare a finire così. In qualche modo il destino doveva rimediare.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Jared Padalecki, Jensen Ackles
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Di sogni, di baci e di destino.'
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N.d.A.: Allora, vi spiego. Un po’ di tempo fa scrissi una storia intitolata L'ultimo bacio
Triste, ma tanto triste.  Ma tanto tanto!!!
E chi l’ha letta , sa di che cosa parlo.
Però, ogni volta che mi capitava di rileggerla, la mia mente malata continuava a ripetere: “Trova un modo. Cambia la storia!!Smetti di piangere ogni volta che la leggi.”
Poi , la cara Lylyy, un giorno, non avendo niente da fare ha deciso di infilarsi il costume da diavoletto e volando sulla mia spalla, mentre il mio Castiel di turno era in pausa pranzo, mi ha tentato con un sequel di quella storia originaria.
Ed eccola qui!!
Indicazioni alla lettura ( mamma quanto è brutta sta’ cosa!!): Saranno due capitoli ( oltre 30 pagine di word sono tante da postare tutte in una volta!!) e durante questa storia ci saranno dei flash.
Se avete letto L’ultimo bacio, vi saranno familiari. Se non lo avete fatto ( perché non lo avete fatto??) fatelo, o questo racconto sarà un piccolo casino!!
Comunque, ognuno deciderà cosa crede meglio fare.
Mi auguro che questo sequel piaccia come la storia originale e in attesa dei vostri (spero) commenti…
Baci, baci!!
Cin.
 

 
Jensen quella sera non aveva proprio voglia di uscire, era stanco. Davvero sfinito. Andare in giro per studi tecnici a mostrare le nuove forniture mediche era stato estenuante, anche perché era stata una giornata decisamente calda.
Ma aveva promesso al suo caro amico Jim, il dott. Jim Beaver, che lo avrebbe raggiunto ad un party gala.
Mi serve qualcuno che abbia i miei stessi gusti in fatto di bere o impazzirò tra vini e spumanti. Io ho bisogno di birra!” fu la disperata richiesta dell’amico medico.
Così, Jensen, aveva accettato e ora , dopo essersi fatto una doccia veloce, si stava infilando un semplice pantalone nero che puntava al classico e una camicia di un  verde tenue ma che faceva pandan  con i suoi occhi verde smeraldo, quando il suo cellulare squillò.
“Pronto?!”
Aiuto!!
“Jim?!” fece stupito.
Ma dove sei finito? Non ce la faccio più con questi fanatici del vino e la persona che è con me , non mi aiuta!!
“Sono per strada!” disse mentre usciva effettivamente dal suo appartamento.
Muoviti! O mi avrai sulla coscienza!

Circa un quarto d’ora dopo, Jensen era nella grande sala dove si stava tenendo la festa e non appena mise piede all’interno del salone allestito, vide Jim andargli incontro.
“Finalmente!!” lo accolse l’amico medico.
“Ho finito tardi di lavorare e il tempo di andare a ….”
“Sì..sì…sì…Ti perdono. Ora…” fece tirandoselo dietro verso il bar. “Birra, birra, birra…” diceva come se fosse stato in astinenza.
E quando il medico ordinò al bar le due birre e ne buttò giù un sorso, Jensen lo vide sospirare di compiacimento.
“E ci volevo io per farti fare questo??!” chiese bevendo anche lui, divertito.
“Lo sai che non mi piace bere da solo!”
“Ma hai detto per telefono che eri in compagnia?!” gli ricordò il ragazzo che lo guardava amichevolmente.
“Sì, ma quel traditore di Jared stasera ha deciso di farsi affascinare dai vini che stanno servendo!” rispose appena deluso.
“Jared?” domandò non sapendo a chi si riferiva.
“Oh…già!! E’ vero, voi due non vi conoscete.” fece rendendosi conto della cosa solo in quel momento. “L’ho praticamente fatto nascere, sono stato il suo pediatra e ora sono il suo medico curante non che padrino!!!” asserì orgoglioso. “Jared è un ragazzo fantastico. Ti piacerà!” disse convinto. “Ma vieni che te lo presento!” e così dicendo non aspettò altro e si trascinò dietro il giovane amico che non ebbe nemmeno il tempo di replicare in qualsiasi maniera. “Ehi, Jay!!”
“Jimbo, ma dove eri finito?!” fece il giovane che lo raggiunse immediatamente.
Jim, doveva ammettere Jensen, aveva ragione. Jared era fantastico e lo era in tutti i sensi. Era alto, i capelli leggermente lunghi che gli incorniciavano sensualmente – un attimo…aveva appena pensato sensualmente??- il viso. I suoi occhi erano di un uno strano colore , tra il verde e l’ambrato e brillavano di una bellissima luce. E di certo la sua corporatura non passava inosservata.

“Jared …lui è Jensen. Quel mio amico rappresentante di cui ti avevo parlato!” fece sornione e poi guardando Jensen. “Jensen…lui è Jared. Il ragazzo che ti avevo detto!”

I due , solo in quel momento, capirono che erano solo vittime di un incontro non troppo causale architettato da Jim, che fissandoli mentre si stringevano la mano, non faceva altro che sorridere compiaciuto.
“Ma davvero??” esclamò Jared. “Sei arrivato fino a questo punto??!”
“Jim non dirmi che hai fatto il disperato in astinenza da birra solo per farci conoscere?!” lo accusò bonariamente anche Jensen.
“Astinenza da birra??!...quella che ha tra le mani sarà almeno la …quarta birra… che gli vedo bere da quando siamo qui!!” svelò il trucco il giovane.
“Che figlio di….”
“Ehi!!! andiamo, ragazzi!”,si difese il medico sorridendo ad entrambi. “Tu sei single…” fece rivolto a Jensen. “E anche tu sei single!” rivolgendosi a Jared. “ e credetemi ragazzi..insieme siete uno spettacolo della natura!!”
“Non ci posso credere!” fecero stranamente all’unisono i due ragazzi.
“Vedete!! La pensate già allo stesso modo!!” e li lasciò da soli perché richiamato da un suo collega.
 
Per un attimo i due restarono a fissare il medico che si allontanava da loro, ancora straniti dall’innocente stratagemma.
“Senti…” iniziò Jared. “… mi dispiace…davvero. Jim mi ha praticamente cresciuto e in questi ultimi anni gli è presa la fissa di ….accasarmi!”
“Beh!! accasarsi non dovrebbe essere difficile per uno come te!” gli rispose Jensen, ammiccando appena.
Jared gli sorrise come per ringraziarlo del velato complimento e poi facendosi serio ci tenne a precisare. “Lo so ma ho un grande difetto!”
“Sarebbe?” chiese sorpreso l’altro dopo averlo osservato da capo a piedi alla ricerca del fantomatico difetto.
“Cerco la mia anima gemella!”
Jensen lo fissò ancora dopo quella rivelazione e strinse appena gli occhi per guardarlo meglio. “Jim ha ragione.”
“Su cosa?”
“La pensiamo allo stesso modo!” replicò convinto.
“Cerchi anche tu la mia anima gemella?!” scherzò ironico Jared, facendo ridere entrambi.
 
La serata continuò decisamente in modo piacevole. Jared e Jensen continuarono a chiacchierare tra loro, o con gli altri o con Jim che non li perdeva mai di vista, preoccupato di vedere se la sua strategia era andata a buon fine. E in effetti sembrava che le cose andassero bene.
Quei due erano una meraviglia insieme!
I due ragazzi si scambiarono i loro numeri a fine serata, promettendosi che si sarebbero chiamati per bere qualcos’altro insieme.
Giusto e solo per rivedersi. Senza impegno.
Ma quando , prima di congedarsi definitivamente, Jensen strinse la mano di Jared, accadde qualcosa.
Un flash violento. Un dolore sibilante al centro della testa.
Una forte luce bianca abbagliò la visuale del biondo.
Delle immagini assurde lo colpirono, delle immagini che lo vedevano decisamente provato e disperato e che gli mostravano un Jared , in un letto, tremendamente malato. E poi una sensazione di forte dolore che non era fisico, lo sopraffece.
 
Ti amerò per sempre. Sei stato l’amore della mia vita. E grazie a te, in questa mia vita non ho nessun rimpianto.”
“Jared, ti prego…no!”
“Non piangere. Io non ti lascerò mai. Sarò sempre con te.”
 “No, per favore…no!...non lasciarmi…non….ancora!!”
“Sono stanco…tanto stanco!!”
 
 
E poi ancora, mentre Jared lo sorresse istintivamente, vedendolo stringere gli occhi dal disagio.
 
Posso chiederti un favore?!”
 “Tutto quello che vuoi, piccolo!”
“Un tuo bacio…Un tuo bacio, da portare con me!”
 
 
E poi un forte dolore al cuore, quasi come se qualcuno glielo avesse appena fatto in mille pezzi.
“Jim!!!” gridò Jared, spaventato da quella situazione. “Jim, corri!!”
Il medico che era già entrato già in macchina, a quel richiamo così allarmato, si precipitò fuori e vide Jensen letteralmente sorretto da un abbraccio di Jared.
“Ma che diamine succede?!” si preoccupò di chiedere mentre si assicurava che Jensen fosse almeno reattivo.
“Non lo so, ci stavamo salutando e all’improvviso lui…lui…”
“Ok!, Tranquillo …ci sono io adesso. Appoggialo alla macchina!” gli suggerì Jim , aiutandolo a sorreggere Jensen che sembrava pian piano riprendersi.
E Jared così fece, appoggiando delicatamente Jensen  con la schiena alla macchina dietro di lui, mentre questi ancora gemeva flebilmente.
“Jensen…Jensen. Mi senti?” diceva Jim mentre gli controllava il polso e la respirazione.
“Io…io…”
“Jensen hai i battiti molto accelerati…ascolta. Ora ti mettiamo in macchina e ti portiamo in ospedale, ok?!”
“Cosa?...no, no, no…sto bene!” sembrò riaversi finalmente.
“No, non stai bene. Che diavolo ti è preso?!” fece poi, aiutandolo ancora e osservandogli le pupille.
“Credo …credo di aver bevuto troppo!” si giustificò il ragazzo vedendo lo sguardo ancora preoccupato del suo nuovo amico che ancora lo sorreggeva.
“Bevuto troppo un accidente!!” dissentì ironicamente il medico.
“Senti, Jim…sto bene.” asserì convinto issandosi eretto e mostrandosi ai due che lo fissavano non proprio convinti. “Ho avuto una mattinata frenetica e un pomeriggio ancora peggiore. Poi sono venuto qui e ho bevuto qualche birra di troppo, ma sto bene. Te lo giuro, sto benone….guardami!!” fece allargando le braccia per dimostrare che , ora, stava effettivamente meglio.
Jim lo guardò per un attimo e doveva ammettere che anche il colorito stava tornando normale. Ma non si lasciò convincere del tutto.“Ok! Ma non esiste che tu guidi dopo questo scherzo che mi hai fatto.”
“Lo accompagno io a casa sua e poi da lì prendo un taxi, ok!?” suggerì Jared.
 “Ottima idea!” affermò convinto Jim.
“Cosa? No!!” si intromise Jensen che comunque vedeva che le sue repliche erano decisamente ignorate. “Davvero, ragazzi. Non ce n’è bisogno. Sto benone e posso guidare fino a casa mia. Mi basterà qualche ora buona di sonno e domani sarò di nuovo Capitan Meraviglia!” provò a mediare.
“Ok!, domani sarai Capitan Meraviglia. Ma per adesso sei solo un mio paziente a cui io ordino di farsi accompagnare a casa.” precisò Jim.
“Ma Jim…”
“Ok, ragazzo. O a casa con Jared o in ospedale con me. Decidi!” fece categorico.
Jensen, sconfitto e imbronciato, passò le chiavi della sua macchina al giovane al suo fianco.
“Che palle!!” esclamò mentre imbronciato si infilava in macchina.
“Ehi!! non rubarmi le battute!” lo provocò Jim mentre faceva l’occhiolino a Jared.

*******

Nei giorni successivi, Jensen non ebbe altri malori, fin quando non ricevette un messaggio da parte di Jared che lo avvisava che entro qualche giorno sarebbe tornato dal suo viaggio di lavoro e che gli sarebbe piaciuto bere quelle birre che a causa di quel viaggio non avevano più potuto bersi.
Jensen accettò di buon grado perché Jared lo aveva colpito. Gli era piaciuto subito e gli sarebbe davvero piaciuto se qualcosa tra loro fosse scattato.
Ma quello che accadde da quel momento in poi lo sconvolse.
 
Tutto iniziò quella notte.
 
Jensen andò a letto con già uno strano sentore nello stomaco. Non era nausea, nemmeno dolore. Era più che altro una forte sensazione di angoscia. Non ci fece caso più di tanto e si mise a letto, pensando che quel suo non sentirsi bene fosse dovuto a qualcosa che aveva mangiato.
Nella notte, poi, le immagini di uno studio medico a lui familiare iniziarono a entrargli nella mente assonnata e dopo quelle immagini anche le persone e le parole. E poi un assurdo, assurdo colloquio.
 
“Sono un po’ nervoso!”
“Sta’ tranquillo. Vedrai, vorrà solo comunicarti gli esiti degli ultimi esami che hai fatto. Sai che Jim ci tiene a fare le cose per bene e dato che in questi mesi non sei stato in forma, come dire…ti ha fatto il tagliando completo e adesso vuole darti i risultati!”
 …..“Ho i risultati dei tuoi controlli. Di tutti i tuoi esami.”
 “Jim…..Che cosa c’è?!”

“C’è qualcosa nella risonanza che hai fatto, Jared!”
“Cosa?!”
 “ Una macchia. Alla base del cervello….E’ un tumore, Jared.”
 
Jensen si agitava tra le lenzuola del suo letto. Sudato, quasi disperato.
Sentiva quelle parole, viveva quelle parole.
Erano dannatamente vere e preannunciavano qualcosa di profondamente angosciante. Nel sonno cercò di sfuggire a quell’incubo, ma ebbe l’effetto contrario. Tutto divenne ancora più nitido e frustrante. 

“E’ sicuro?…forse…forse dovremmo ripetere gli esami e vedere se…”
 “Li ho già ripetuti e ricontrollati. E li ho anche fatti controllare da altri miei colleghi e uno specialista oncologo. Non ci sono errori o dubbi….Mi dispiace, Jared. Tu non sai quanto mi dispiace!”

….“Che vuoi dire Doc?!”
“Il tumore è in una posizione che non può essere toccato. È letteralmente aggrovigliato al nervo centrale. È inoperabile ed è… all’ultimo stadio!”
“Mi stai dicendo che sto morendo?!”
 “No…no, no. Lui non sta dicendo questo, Jared. Lui sta’ dicendo che sarà un bel casino, ma che ne verremo fuori. Che tu ne verrai fuori. Vero ?!”
…“Quanto tempo mi resta?!”
“Cosa???”
 “Due mesi…al massimo tre se proviamo a rallentarlo con un attacco massivo di radioterapia.”
 
“Noooo!!!” si ritrovò a gridare Jensen, risvegliandosi di soprassalto.
Era fradicio, era terrorizzato. A malapena controllava il suo respiro che lo costringeva ancora ad ansimare.
“Mio Dio!! Mio Dio!!” mormorò ancora scosso da quello che aveva sognato. “Che sogno assurdo…perché è un sogno…solo un sogno…solo uno stupidissimo orrendo sogno!!” si disse cercando di calmarsi.

Ma in quella stessa nottata e anche in quelle successive, quel sogno di una specie di vita parallela, tornò vivido e pressante nella mente del giovane tecnico sanitario.
Ad alternarsi ad immagini di un assurda malattia e del calvario che essa imponeva, immagini di una vita felice, fatta di viaggi divertenti ma anche romantici.
Una vita fatta di amici e soddisfazioni, fatta di momenti appassionati e intimi. Di quei momenti particolari in cui anche i “Ti amo da morire!” sembravano essere veri e non frutto della sua immaginazione.
Ma poi come lampi a ciel sereno, quelle immagini dolorose tornavano prepotenti a dileguare la calma  e la dolcezza di un bacio o di un abbraccio o del ricordo di loro semplicemente seduti sul divano a godersi la loro intimità.
 
“Ciao, Mish!....no. Non ci siamo andati….Lui si sentiva stanco….No, magari, richiamo per fissare un altro appuntamento….certo che puoi passare e …Jared!!! Oh mio Dio!!!”
…..“Come sta?!”
“Dio!!, è stato orribile. Continuavo a chiamarlo, ma lui non…”
 “Hai saputo qualcosa?!”
“No. È passata un infermiera prima, ma niente…è ancora in osservazione!”
 “In osservazione?!”
“Si. Lo stanno visitando. Ancora. C’è anche Beaver con loro e sto aspettando che qualcuno mi dica qualcosa!”
“Ok!, sta calmo. Vedrai che tra un po’ ci verranno a dire come stanno le cose!”
 
Jensen farneticava in quel suo sogno o meglio in quel suo incubo che era tornato a tormentarlo.  Scalciava con i piedi mentre dormiva come se quel gesto potesse servigli per mandarlo via e dargli pace, perché davvero nella sua mente inconscia non riusciva a capire il perché di tutto quello che gli stava succedendo. Il perché di ciò che gli veniva mostrato.
 
Jensen?!”
“Dimmi, piccolo!”
“Voglio andare a casa.”
“Tra qualche giorno. Devono prima metterti di nuovo in sesto!!”
“Non ho qualche giorno, Jensen. Lo so io e lo sai tu. Voglio andare a casa. Non voglio che tutto finisca qui dentro…ti prego…ti..”
 
“Va’ bene. Va’ bene. Ma tu sta’ calmo. Vado a preparare i documenti!”.

 
E poi la rabbia di quel Misha, la triste comprensione dell’amico medico. La frustrazione di sapere che il tempo era finito, la rabbia segreta di quella così prossima separazione. Tutto, tutto era maledettamente vero. Tutto sembrava essere dannatamente reale. Tutto faceva dolorosamente male.
“No…no…basta….basta…per favore….basta!!” sussurrava gemente Jensen in quel sonno così agitato.
 
Era come se quella preghiera onirica fosse stata rivolta a chiunque elargisse i sogni, affinchè non gli mostrasse la fine di quello che stava avendo lui.
 
Ma purtroppo non fu così e nell’ennesimo sogno, Jensen, arrivò alla fine di quella sua “altra” vita.
Si rivide baciare con infinita dolcezza Jared. Sentì il tiepido calore delle labbra del compagno svanire pian piano. Rivide il suo petto smettere di respirare. Si rivide piangere disperatamente sul corpo ormai senza vita di quello che capì essere l’amore della sua vita.
Provò quella disperazione, quella rabbia tipica di chi sopravvive alla morte.
Sentì la difficoltà nel riprendere fiato per poter piangere ancora e più forte.
Sentì la sua voce gridare al cielo il nome di Jared e in quel grido disperato, Jensen si destò dal sonno.
 
Stava piangendo. Il suo volto era completamente bagnato di lacrime e i suoi occhi, freneticamente andarono a cercare qualcuno. Si rese conto di essere solo e che stava abbracciando solo un cuscino e  che il cuscino era bagnato di quelle stesse lacrime.
Il suo stomaco si contrasse per il nervosismo e il ragazzo fu costretto a correre in bagno per rigettare quello che era solo il panico e il dolore che quel sogno aveva procurato.
Seduto a terra, con la schiena appoggiata al cristallo della doccia del suo bagno, Jensen , si passò, sfinito, una mano sul volto contratto.
 “Che mi sta succedendo?...che mi sta succedendo!!?” ansimò cercando di calmarsi quanto più gli riusciva di fare in quel momento. E quando si sentì leggermente più lucido decise il da farsi.
Anche se quel da farsi, gli sembrava assurdo. Decisamente assurdo.

*******

Il mattino dopo andò da Jim, al suo ambulatorio.
“Ehi, Jens. Che c’è? Sei stato di nuovo male?!” chiese con un tono leggermente apprensivo il medico, vedendolo pallido e decisamente teso.
“No…o almeno credo.” lo rassicurò il ragazzo.
“Spiegati!”
“Si tratta di Jared.” sembrò avvisarlo.
“Jared?” fece l’amico e poi prima che l’altro potesse parlare: “Grandioso!!! Allora il mio appuntamento alla cieca ha funzionato!!”
“No. No. No.  Non si tratta di quello….Oddio!! è assurdo….io…io non …” cominciò a blaterare nervosamente mentre stringeva i pugni sulle gambe.
“Ok! Va bene!, calmiamo gli ormoni e dimmi tutto. Che c’entra Jared con il fatto che sei tu ad essere in uno studio medico?!” chiese cercando di portare alla calma il suo amico.
“Lui sta male!”
“Cosa??” esclamò allarmato Jim.
“O meglio: starà male se tu non lo aiuti!”
“Ma di che diavolo stai parlando, Jensen!?!” ed era decisamente preoccupato, perché lui non sapeva. Jim non poteva sapere.

Jensen gli spiegò tutto.
Il sogno, quello che aveva provato, quello che aveva vissuto in quel sogno. L’incontro con Jared, il loro primo appuntamento, lo scoprire che si amavano. La loro prima casa acquistata insieme. Il vecchio barbecue che bruciava sempre le loro bistecche e poi quello che era accaduto a Jared in quel maledetto incubo.
Gli riassunse quello che per lui era stato il sogno di cinque anni di una vita meravigliosa.

“Jensen ma cosa….” sussurrò appena Jim, dopo aver ascoltato ogni parola che Jensen aveva pronunciato. Dopo aver guardato quel ragazzo che tremava ad ogni parola pronunciata.
“ Lo so…lo so… che è assurdo. Ma credimi Jim era tutto così reale, così vero. Io sono il primo a darmi del pazzo per quello che sto facendo e per quello che ti sto dicendo, ma …quello…quello che sento nello stomaco quando ci ripenso….mi dice che non posso…non posso fare finta di niente!”
“E cosa dovrei fare io?!” chiese interdetto l’altro.
“Non lo so…fagli degli esami…metti una scusa…accertati che Jared non ha nulla e che io sono semplicemente impazzito!” suggerì quasi isterico.
“Jensen ma io non….”
“Ascolta…” fece poi Jensen, cercando di riprendere la calma. Per quanta calma potesse ancora avere. “ Jared ha una cicatrice sulla gamba…sul polpaccio destro.”
“No, Jensen, no. Ti sbagli. Jared non ha nessuna cicatrice sul polpaccio destro!” lo corresse pacatamente il medico. “Io lo saprei!” disse con apprensione.
Jensen tacque sorpreso. Pensò e ripensò a quello che aveva vissuto in sogno, tutto quello che aveva visto e rivisto. E poi arrivò alla risposta di quell’errore.
“Ancora non deve essere successo , allora!”
“Cosa?!” fece sbalordito Jim.
“Ascoltami!! Jared si farà male, mentre è in bici. Assisterà ad uno scippo e correrà dietro al ladro , ma il pallone di un bambino lo farà cadere e lui si taglierà sul selciato. Ma lui sa che tu odi quando fa queste cose da “supereroe urbano” .. e Jim trasalì quando sentì quell’appellativo che solo lui e Jared conoscevano.
“Come fai a sapere di…”
“Me lo ha detto lui…Jared. O meglio il Jared del mio sogno. Comunque, lui ti dirà che ha solo scansato un bambino che gli ha tagliato la strada all’improvviso. Te lo dirà per non farti arrabbiare  e preoccupare.”
“Jensen …è assurdo!” fece Jim, scuotendo la testa a causa della confusione che sentiva in quel momento.
Chi non sarebbe stato confuso? Chi ci avrebbe creduto immediatamente?
“Lo so. Ma ti supplico se…se in questi giorni…se dovesse succedere una cosa del genere, ti prego…ti prego…fa’ quello che devi per salvargli la vita!” e detto questo si alzò dalla sua sedia e andò via lasciandosi alle spalle un Jim completamente basito e sconvolto.
 
L’argomento non fu più ripreso, anzi i due nemmeno si sentirono, forse perché Jim non sapeva che dirgli e Jensen si sentiva in imbarazzo per la situazione.
 
Ma nei giorni successivi, quando Jared fu tornato, l’infermiera che assisteva Jim nel suo ambulatorio, lo richiamò.
“Dott. Beaver, ci sarebbe Jared di là che ha decisamente bisogno del suo intervento!” lo avvisò.
“Che ha combinato questa volta?!” fece raggiungendo la ragazza che lo anticipava verso la piccola stanza adiacente al suo studio.
Quando il medico vi entrò, vide un Jared ammaccato e con un vistoso taglio sul polpaccio.
Quello destro.
Una lampadina si accese luminosa nella mente del medico. Immediatamente gli venne in mente il discorso avuto con Jensen e rimase per un attimo confuso da tutto quello che stava accadendo.
Jared che lo vide in quelle condizioni, si apprestò a rassicurarlo.
“Tranquillo Jimbo. È solo un taglio. Ero in bici e un bambino mi ha tagliato la strada e per scansarlo  io….”
“..sei caduto sul selciato!” finì per lui, il medico, atono. Quasi a ripetere qualcosa che già sapeva.
“Già!!” mormorò Jared , leggermente sorpreso che Jim sapesse.
“Balle!” esclamò l’altro, fissando il taglio alla gamba.
“Come scusa?!” fece il giovane che non comprese il senso di quell’esclamazione.
“Bambino un cavolo!!! Sei corso dietro ad uno scippatore, non è vero?!” chiese furente.
Jared completamente stranito sia dal tono dell’amico che dal fatto di essere stato scoperto, restò per un attimo sconcertato. Cercò furiosamente una scusa plausibile per giustificarsi quando Jim lo aggredì di nuovo.
“Jim ma come…”
“Non è vero?....hai assistito ad uno scippo e hai voluto fare di nuovo il supereroe urbano!!” ringhiò mentre prendeva ciò che gli serviva per suturare la ferita.
“Che avrei dovuto fare, Jim?? Guardare dall’altra parte? Lo sai che non sono il tipo!!” si difese innocentemente, ignorando la cosa più importante. Come diavolo faceva Jim a sapere quello che era davvero successo?
“Dannazione!! Jared ti farai ammazzare uno di questi giorni!!” lo rimproverò ma immediatamente dopo, si rese conto del verbo che aveva usato e Jensen gli venne di nuovo in mente.
Si calmò all’improvviso.
“Ok! Ok!!” fece riacquistando la calma. “Scusa, ma è che mi preoccupo per te.” cercò di rimediare a quel suo sfogo.
“Lo so, amico. Lo so. Ma te lo giuro….sto bene.” lo rassicurò di nuovo con quel tono gentile che era solo suo.
Jim lo guardò apprensivo non appena Jared pronunciò quello “sto bene!”.
Il medico deglutì e ignorando la medica razionalità che il suo ruolo gli imponeva decise di dare ascolto a Jensen. Male che fosse andata, sarebbero stati solo dei controlli.
“Senti una cosa….Ora ti rimetto in sesto, ma voglio che tu dopo faccia una cosa per me!”
“D’accordo.” Acconsentì il giovane amico.
“Tieniti leggero stasera a cena e domani mattina non mangiare nulla. Alle otto, ti voglio in ospedale.”
“Cosa?...andiamo, Jim!! È solo un taglio!!” replicò Jared decisamente non convinto della cosa.
“Non è per il taglio. Voglio farti dei controlli….un bel tagliando. Infondo è da un po’ che non lo fai!”
“Non mi va di passare una giornata in day ospital.” quasi piagnucolò.
“Fallo per me!”, lo esortò Jim. “Per farti perdonare questa stronzata!”
“Ok!” acconsentì sconfitto. “Ma ti dimmi prima una cosa..” riprese Jared ora che la situazione era più calma.
“Cosa?!” fece il medico mentre gli disinfettava la ferita.
“Come sapevi quello che è successo?!”
Jim si trovò a disagio. Quello non era il momento di dirgli la verità. Aveva paura che se lo avesse fatto , Jared si sarebbe opposto agli esami clinici e quindi optò per la scusa o la bugia più plausibile.
“Ti hanno visto.. Batman!”
 
Il giorno dopo puntuale, Jared si presentò in ospedale e Jim gli fu accanto in ogni esame a cui il giovane era stato destinato.
Jared non capiva il perché di quei controlli, ma Jim era stato così supplichevole che gli lasciò fare tutto.
“Ok! Abbiamo quasi finito Jared. Tra mezzora ti faranno una TAC e poi abbiamo concluso.” lo avvisò vedendo l’insofferenza sempre più presente in Jared.
“Una TAC?”
“Ricordi? Tagliando completo per il tuo vecchio zio Jim!!” cercò anche di scherzare.
“Il vecchio zio Jim sta esagerando!!” lo stuzzicò Jared mentre si sistemava il suo camice ospedaliero.
 
Quando arrivarono nel laboratorio radiologico, l’infermiere tecnico, chiese spiegazioni su dove puntare e Jim fu preciso.
“Cervello, base cervicale, prime vertebre!” elencò deciso.
“Cerca qualcosa di specifico, dottore?!” mentre puntava e registrava il macchinario secondo le indicazione del medico al suo fianco
“Qualcosa che spero di non trovare!”
Il tecnico osservò le immagini appena inviate al computer dalla macchina e strinse le labbra in segno di preoccupazione.
“Io credo invece che qualcosa ci sia, Dott. Beaver. Guardi la prima scansione.” Fece indicando una piccola ombra al centro dei nervi cervicali.
Jim guardò lo schermo e trasalì.

C’era.
Quel dannato tumore, c’era.
Piccolo, non ancora aggrovigliato ai nervi e al tronco celebrale come gli aveva raccontato Jensen, ma comunque c’era e faceva già paura.

“Aveva ragione, mio Dio. Aveva ragione!!” sussurrò Jim visionando quelle immagini.
   
 
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