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Autore: Maiden Of The Moon    15/03/2009    6 recensioni
Tutti abbiamo degli scheletri nel nostro armadio... e Edward e Alexander Elric stanno per scoprire quelli del loro nonno. [Elricest x 2!] Traduzione di nacchan <3
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alphonse Elric, Edward Elric, Nuovo personaggio
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Note della traduttrice: Salve gente, è Nacchan che vi parla èçé (Eh sì, sono ancora viva.)

Intanto ringrazio Juju per averla letta prima di pubblicarla, avevo paurissima di aver fatto un mezzo casino XD! Bwahahahah!*_* Ho letto Skeletons circa due mesi fa, innamorandomene follemente. Si ringrazia la Liz per avermela fatta conoscere.*inserire cuoricino qui* Ho deciso di imbarcarmi nella sua traduzione per due motivi: Motivo UAN! È una fanfiction che ha riscosso molto successo in tutto il fandom, quindi volevo che tutti gli amanti di questo pairing la leggessero, perché merita davvero. E poi, in secondo luogo, è un grande allenamento per me, piccola sfigata, dato che a maggio mi aspetta un esame di traduzione inglese e BRAMO un voto decente. e_e Un motivo dettato dall'ammmmore, uno dettato da necessità meramente universitarie. *ride* Insomma, è una fic che merita. E spero che questa traduzione le faccia giustizia. E che vi porti ad amarla come ho fatto io. è_é


Disclaimers: Ha ha.

Note dell'autore: Questa fic mi è stata ispirata dall'oav di Fullmetal Alchemist PIU' CARINO che io abbia mai visto. Sì, è ancora più carino di quello dei Chibi, se qualcuno di voi sa di cosa sto parlando. Non so dove la mia amica Su-chan lo abbia trovato, a meno che non sia su Youtube, ma è su... oh, non voglio spoilerarlo, ma in poche parole è la celebrazione del centesimo compleanno di Edward Elric nel 2005.

Ora, personalmente non penso che Ed vivrebbe fino ai 100. Perdono, non voglio demoralizzarvi, ma considerando tutto quello che ha fatto passare al suo corpo – passare attraverso il Gate (un sacco di volte), morire una volta o due, automail, tutte le battaglie, e con tutto quello che ha passato, riesco a vederlo vivere fino ai 50. Al massimo. Comunque...

Il film era dannatamente adorabile, dovevo scriverci sopra! Divertitevi! XD

Attenzione: Elricest, spoiler se non avete visto il Birthday!Oav (anche se non spoilera niente della serie). Oh, e ho messo qualche “personaggio originale” qui, basato sui nipoti di Ed nell'Oav. (Indovinate a chi somigliano i tre – i primi due non contano.)

XXX

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Ricordo davvero poco del mio omonimo. È morto quando avevo solo sette anni. A quell'età, cosa c'è da ricordare? Nonno era soltanto uno dei tanti parenti. Malgrado il suo opinabile ego e il suo sorriso amichevole, era davvero tranquillo... soprattutto all'avvicinarsi della fine. Si stancava davvero facilmente; poteva giocare con mio fratello, mia sorella e me soltanto per un'ora, prima di aver bisogno di riposare. Adesso penso che fosse fantastico che fosse così arzillo: cento anni e la capacità di imprecare come un marinaio. Ma quando hai cinque anni, tutto ciò che vuoi fare è giocare con qualcuno attivo quanto te.

I miei ricordi più chiari di lui sono quelli in cui ci raccontava le storie della buonanotte – gli piaceva parlare di un mondo immaginario che lui chiamava Amestris. Anche se le storie sembravano farlo triste, e guardava sempre lontano quando ce le raccontava, Alexander, Rosalie ed io le amavamo da morire. Abbiamo passato molte giornate estive all'aperto, facendo finta di trasmutare i tombini. La sola idea dell'alchimia ci faceva ridere, e nonno – ormai stanco del resto del mondo – rideva sempre con noi.

L'unica altra volta che l'ho visto tanto felice è stata quando sfogliava il suo album fotografico. Gli piacevano le foto. Una volta mi raccontò che lo aiutavano a ricordare chi era.

Io sorridevo come il bambino di sei anni che ero.

. . . mi raccontò un sacco di cose come quella, in realtà – semplici estratti della sua vita che erano molto più di quel che sembravano. Penso che Alex e Rosalie fossero gelosi di me per questo; amavano nonno davvero tanto, e lui sembrava sempre in qualche modo depresso quando li vedeva. Una volta, quando aveva quattro anni, Rosalie cominciò a piangere perché pensava che il nonno non le volesse bene. Il nonno si era immediatamente allarmato, e velocemente aveva preso Rosie e Alex con sé e aveva mostrato loro qualche foto. Non so cosa le avesse mostrato. Ma le si risollevò il morale.

Io continuavo a guardare la tv, ignorandoli come il marmocchio che ero. O sono, dipende da quel che pensate voi.

Mamma dice che non ho ereditato solo lo sguardo del nonno, ma anche il suo atteggiamento. Forse è per questo che lui trovava più facile punire me – e poi farmi l'occhiolino quando nessuno guardava.

. . . Questo è l'ultimo ricordo che ho: lui che mi faceva l'occhiolino. Prima che Rosalie, Alexander e io andassimo via il giorno del suo centesimo compleanno; dopo essere tornato al suo té e alle sue foto – sorrise e ammiccò. Gli sorrisi, lo salutai e gli dissi che ci saremo visti più tardi.

Sono passati dieci anni da allora.

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Skeletons

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Era un tranquillo pomeriggio in paese; il suo momento preferito. Gli uccelli cantavano; i fiori fiorivano; Alchemy, il suo gattino grigio, faceva le fusa soddisfatto sul suo grembo. . . E in generale andava tutto bene. Alexander Elric godeva felicemente della sensazione, sorridendo al luminoso cielo azzurro mentre sorseggiava un bicchiede di té freddo.

Ah, i piccoli piaceri della vita. . .

Un rumore di passi lo avvertì della presenza di qualcuno. Il ragazzo si bloccò, alzando lo sguardo—

Ehi, Al!” gridò una voce allegra in quell'esatto momento; una voce tanto dolce e profonda e mielosa. Avrebbe riconosciuto quella voce ovunque: apparteneva al suo fratello maggiore.

Ed!” salutò Alex, poggiando la bibita accanto a sé mentre il suo fratello si avvicinava come un aliante – la vera visione della bellezza birbante nella sua larga canottiera arancione e nei jeans aderenti – ghignando con il suo solito sorriso, scherzosamente falso. “Che stai facendo? Pensavo fossi andato ad aiutare mamma a sistemare gli scatoloni e tutta la roba.”

A quelle parole, Edward fece una smorfia; poi si raddrizzò scrollando le spalle con non-chalance . (Come se potesse nascondere la sua espressione.) “Sì, mh ,beh,” strascicò con aria compiaciuta il biondo, sedendosi accanto ad Alexander, “Ho fatto tutt-!”

EDWARD SIMON ELRIC, TORNA IMMEDIATAMENTE QUI!” Una donna – la loro madre – improvvisamente urlò dal garage, così forte e minacciosa che anche Alchemy scattò sull'attenti, scappando dalla veranda.

. . .” Alex sospirò, guardando malinconicamente la sua bibita - ora rovesciata. Ne avrebbe presa un'altra... ' Insieme a un paio di pantaloni puliti.' “Che cosa hai fatto ora, fratellone?”

Edward – che, malgrado la sua posizione rilassata, ancora troneggiava sul suo fratellino (nonostante Alex fosse solo un anno più giovane), - sussultò come se fosse stato colpito. “Che cosa ho fatto?” gli fece l'eco, chiaramente piccato. “Tu stai automaticamente accusando me?”

Dovrei accusare mamma...?” ribatté ironicamente il secondo. (Si irritò, lo zucchero secco nelle sue cosce) “Il 'duh' salta alla mente.”

Ed sembrava molto felice del suo ribattere intelligente. “Non vuoi sentire la mia versione, Al. . .?” piagnucolò, i grandi occhi dorati pieni di dolore. Piegò la testa di lato, imbronciandosi; la sua coda biondo chiaro brillava alla luce del sole. Alex si rese conto improvvisamente di quelle lunghe, setose ciocche aderenti al suo collo nudo e sudato quando si ritrovò Edward ad un palmo di naso. Odorava di erba appena tagliata e di una piccante, ignota acqua di colonia. . .

E, con suo stesso orrore, Alex arrossì, allontanandosi rapidamente. “No!” dichiarò velocemente, forse con più rabbia del necessario. Incolpò i suoi pantaloni appena bagnati. 'Merda, è COSì sbagliato-!' “Dai, Edward, mamma sta chiamando – e tu avrai soltanto più guai, se la ignori.”

Oh. . .!” Ed sbuffò (abbastanza rumorosamente), stizzito come la primadonna che era.
“Bene!” brontolò, evidentemente furioso. “Ma non aspettarti che
io ti copra la prossima volta che tu – tu-” Ci fu un momento di lotta mentale; un largo, superbo ghigno fiorì lentamente sul viso, così fastidiosamente affabile. E quando Edward si avvicinò ancor di più alla risposta, Alex deglutì in anticipo. “La prossima volta che scaricherai lemon da internet.”

“—!” Il viso del moretto diventò velocemente color pomodoro; la coda strattonata nervosamente. Gli occhi color nocciola guardarono quelli dell'altro, pieni di agitazione. “Come fai a s— cioé —!” 'Oh, cazzo.'

Giusto per apparire sospetto.

Sospirando, la testa del più giovane si piegò rassegnata. E, come fosse un segnale, Edward ghignò vittorioso. Avrebbe sempre vinto contro Alexander, se ci avesse provato abbastanza. O se avesse giocato sporco. Qualunque delle due sarebbe andata bene. “. . . Ok. Andrò ad aiutare mamma.”

Grazie!” Sorrise Edward, saltellando e dando all'altro un veloce abbraccio. Le guance già rosse di Al si infiammarono, il corpo irrigidito dall'abbraccio veloce. “Ti devo un favore fratellino!” E poi agitando una mano ed strizzando l'occhiolino sparì in un secondo.

Fu allora che Al realizzò che suo fratello gliel'aveva fatta di nuovo.

. . . Dannazione.”

Furioso per essere stato appena gabbato, Al brontolò, trascinando i piedi verso il garage.



X

Edward e Alexander Elric erano molte cose – fratelli,compagni di stanza (visto che c'erano solo tre camere da letto in casa e Rosalie e i loro genitori avevano bisogno del proprio spazio), studenti abbastanza bravi. . . ed erano anche notoriamente testardi, dalla lingua affilata, e non proprio noti per essere particolarmente leali nei litigi.

Specialmente quando si menavano a vicenda.

Ma sopra ogni cosa, erano profondamente devoti alla legge dello Scambio Equivalente – così come il loro padre aveva insegnato loro.

Così quando Alex aveva (più o meno letteralmente) buttato giù dal letto di sopra Ed quella stessa notte per aiutarlo a classificare gli scatoloni che aveva portato via durante le pulizie in garage, il fratello maggiore non aveva avuto altra scelta che rassegnarsi ed accettare il suo destino.

Dannazione, Al,” si lamentò il biondo, seduto a torso nudo e con le gambe incrociate sul pavimento accanto al letto a castello, frugando controvoglia dentro una scatola di scarpe. “Dopo tutto il lavoro che ho fatto per uscirne, tu mi ci rimetti dentro?”

Sbagliato,” scherzò Alexander, aprendo lo scatolone di un frigorifero. “Questo lavoro è diverso. Mamma voleva che tu l'aiutassi ad organizzare gli scatoloni. Ora vuole che io controlli questi scatoloni – e tu mi aiuterai.”

Edward sospirò, salvando un orecchino orrido da un mare di carta velina, inarcando un sopracciglio. Lo lanciò velocemente via. “E qual è il motivo di tutto questo?”

Pulizie di primavera?” azzardò ironicamente Alex, la sua risposta ovattata dal cartone mentre scavava nello scatolone. (Al suono della sua voce, Edward non poteva fare altro che ammirare la sua opera, soddisfatto, guardando il sedere del suo fratellino sculettare mentre scavava sempre più in fondo tra le profondità oscure.) “Non lo so. Penso abbia parlato di una vendita di oggetti usati, o qualcosa del genere...”

Ed fece una smorfia. “Non parlavo delle pulizie,” lo corresse velocemente, suonando esasperato. “MA DI QUESTO.” Fece penzolare un altro oggetto pescato a caso – un giarrettiera azzurra schifosamente sporca – davanti al naso di Al, guardandolo in un misto di rabbia e divertimento. Alexander, trovandosi di fronte l'oggetto interessato, arrossì prima di voltarsi di nuovo. “Tutta questa... Questa spazzatura! Qual è il nocciolo della questione? Perché abbiamo questa roba?”

Non che sia davvero nostra,” il moro borbottò, ancora sconvolto. (Ed, decidendo che si sarebbe divertito con la giarrettiera, la usò come una fionda, lanciandolo e andando a colpire la faccia di Al. Alex lo guardò in cagnesco, lanciandogli di rimando un vecchio mappamondo impolverato.) “Credo sia del nonno.”

Ed aggrottò la fronte. “Davvero?” mormorò, in qualche modo intrigato dalla cosa mentre faceva roteare il mappamondo tra le sue mani. “Quale dei due?”

Quello morto – nonno Elric.”

Oh.” sbadigliò il più vecchio dei due, stanco; gli occhi dorati socchiusi in un interesse offuscato dal sonno. “Questo spiegerebbe perché c'è così tanta roba. Comunque, perché è qui? Perché mamma non l'ha ancora buttata?”

Ed!” lo rimproverò Alexander, disgustato dal tono crudo di suo fratello. Sedendosi sulle ginocchia, Al tolse la polvere dalla sua maglietta e dai pantaloncini, guardandolo male. “Mostra un po' di compassione, ok? Era scontato che mamma non avrebbe buttato tutto – sono sicuro che papà voleva controllare le sue cose un'ultima volta. Nonno Elric era suo padre, dopotutto.”

Beh sicuramente ha avuto tutto il tempo di farlo – sempre che l'abbia fatto,” strascicò Edward. “E se lo avesse fatto, perché NOI siamo stati coinvolti?!”

Non lo so,” brontòlo Al, ancora infastidito. Tornò a scavare dentro lo scatolone del frigorifero, pagine di giornale ingiallite che gli cadevano attorno come confetti. “Forse mamma mi ha dato questo scatolone per errore, o forse voleva vendere la roba che c'è dentro, o forse papà non non l'ha mai con- controllata. . .”

E poi all'improvviso strasalì, la voce che vacillava – per poi morire.

Silenzio.

Ed, che ancora giocava con il vecchio mappamondo marrone, si fermò, confuso dall'improvviso silenzio. “Al?” provò, mettendosi seduto. Come mai era così pallido? “Alex?” Mettendosi sulle ginocchia, il ragazzo si piegò in avanti, scuotendo il suo fratellino. “Yo, Alexander. Che succede?”

Deglutì; il suono rimbombò in modo strano nella piccola camera da letto ambrata. Poi, guardando suo fratello col lo sguardo più stranito che potesse fare, Alex tolse fuori dalla scatola quello che sembrava un pezzo di carta scolorito. “S. . .” sussurrò, chiaramente sconcertato. O meglio, brutalmente shockato. “S- Siamo noi.

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E così era. O meglio, così sembrava.

Ch-. . . che diavolo. . .?” Edward rimase a bocca aperta, strappando la foto dalla mano ad Al, le lunghe dita tremanti. Il sottile pezzo di carta si scosse nella sua stretta; i colori sfocati luccicavano debolmente alla luce del tramonto che filtrava dalla finestra. “Non possiamo essere noi- questa foto ha almeno novant'anni!”

Giusta osservazione. A giudicare dalle sfumature color seppia, dal colore grigiastro, e i vestiti indossati da quei due ragazzi – che sembravano un po' fuori dai primi del novecento. . . La foto era ovviamente vecchissima. Il che fece apparire le facce sorridenti ancora più inquietanti.

Alex, ancora giustificabilmente sorpreso, abbandono il suo scatolone – girandogli attorno per sedersi affianco a suo fratello. “P. . . pensi che. . .” sospirò, toccando la superficie della piccola foto, grande tanto quanto una figurina di baseball. “Pensi che possa essere nonno?”

La domanda aleggiò nell'aria per un attimo, esitante. Alexander continuò velocemente.

Voglio dire, è una scatola con le sue cose giusto? E lui ha sempre amato le foto. E mamma ha sempre detto che tu gli assomigli tantissimo. . .”

Edward non rispose subito, estasiato dalla foto - così estasiato da non riuscire a pensare ad altro; era così curioso. . . Esitante, fregò il pollice sul viso del suo doppio, come se volesse toccare quel largo sorriso.

Il ragazzo nella stampa continuava a sorridere; il mento inclinato verso l'alto, a guardare allegramente il ragazzo più alto, la cui mano stava sulla sua spalla.

. . . suppongo abbia senso.” Ammise finalmente Ed, rischiarando la voce. Facendo cadere la foto come se lo avesse scottato, si voltò, giocando con la sua lunga coda. “Ma se fosse vero, allora chi è quello?” indicò con un gesto il secondo ragazzo, che somigliava spaventosamente ad Alex.

Il moretto poté solo scuotere le spalle – evitando di guardare il suo sosia. Quel sorriso era così solare, così adorabile; faceva male guardarlo. Per cos'era? Perché questi due uomini si conoscevano?!

Pensi ci sia qualcos'altro nella scatola?” chiese Al sottovoce, ribaltando la fotografia, le facce rivolte al tappeto. Era davvero troppo. “. . . Qualcosa su. . .?”

Edward fece una smorfia, alzandosi velocemente. “Che importa?” brontolò, forse un po' più a voce alta del dovuto. “Non c'è da preoccuparsi. Nonno conosceva qualcuno che ti assomigliava un po'. Figo. Ma non ci riguarda in nessuna maniera.” Si fermò, insicuro di cos'altro dire o fare prima di decidere di oltrepassare la porta. “Ho fame,” annunciò poi. “Abbiamo ancora della pizza fredda?”

Ti sembro il frigo?” sbottò Alexander indignato, scacciando via suo fratello con un gesto della mano. Cominciò a rovistare tra la carta d'imballaggio, accartocciando tutti i fogli in una grande palla di carta. “Vai a controllare da solo.”

Lo farò.”

E lo fece. Lasciando Alex da solo.

. . .”

Il silezio faceva male.

Sospirando, il giovane continuò ad ordinare la stanza, gettando qualche calzino vagante nell'angolo, alla ricerca di altra spazzatura. Per tutto quel tempo, la foto giaceva affianco al letto a castello – impossibile da dimenticare, e neanche da ignorare. Provandoci comunque il più possibile, Alexander non riusciva a tenere i suoi occhi lontani dal retro di quella fotografia, la mente che andava alla deriva, nel tentativo di decifrare il messaggio nascosto. Era come se i due stessero cercando di dirgli qualcosa... qualcosa di importante.

Chi era, il ragazzo che gli somigliava? Il ragazzo che toccava il loro nonno con tanta gioia e devozione? Il ragazzo che il nonno guardava con tanta attenzione e preoccupazione?

Chi?

Prima di realizzare cosa stesse facendo, Alex sentì i suoi piedi muoversi nuovamente verso lo scatolone del frigo. Balzandoci dentro di sua spontanea volontà, si ritrovò presto sepolto fino alle spalle da vecchi giornali, scavando, cercando qualcosa che potesse aiutarlo a vederci chiaro.

E lo trovò; la mano destra chiusa in qualcosa di duro e grosso; pesante. Freddo. Ruvido. Lo recuperò senza esitazione.

Un libro?”

Alexander strabuzzò gli occhi, preso in contropiede e cadendo sul suo sedere, incrociando le gambe con la sua scoperta sul grembo. Era un libro – ovvio, per forza e grandezza; la pelle color cioccolato copriva, circondandola, una risma di pergamena giallognola – ma non era ciò che solitamente si vedeva in mano a suo nonno. Di Edward senior erano noti i suoi gusti scientifici; non sarebbe mai andato a zonzo con storielle di poco conto. O nient'altro, comunque, che avesse a che fare con immaginazione. Quindi era strano che quel libro fosse in suo possesso: un libro che, invece di contenere un sacco di complicate parole in latino sulla copertina, mostrava fieramente una chiusura e un disegno di qualcosa di simile a un drago.

Al ci credeva a stento, incapace di tenere le sopracciglia abbassate mentre toccava il volume pesante. “E'...” mormorò a se stesso, incapace non manifestare stupore nella sua voce. “E' un diario. . .?”

Sicuramente ci somigliava – molto più di quanto potesse assomigliare a un libro di chimica, in ogni caso. Ma c'era davvero solo un modo per scoprire davvero cos'era. . .

E così, con un profondo respirò, Alex ruppe il sigillo, lasciando che le pagine si aprissero in una esplosione di polvere.

X

Maggio, 1923

Caro Al,

prima di tutto, lasciami dire che non posso credere di star facendo questo. E so che, se tu fossi qui, mi guarderesti come se fossi diventato pazzo. Ma dammi la possibilità di difendermi – non è stata una mia idea. È stata di Heiderich. È stato lui a suggerirmi di iniziare a scrivere un diario (parole sue, non mie) così da – e qui lo cito - “registrare i tuoi ricordi in questo mondo nuovo, così che potrai raccontare tutto a tuo fratello quando lo troverai.” La mia risposta è stata un po' volgare, lo ammetto, ma riassunta suona così: “Io non tengo diari.” E lui, perciò, ha modificato la sua richiesta cambiando la parola “diario” in “diario di ricerca.”

Gli ho detto di andare a farsi fottere.

Comunque, immagino abbia comunque vinto, alla fine, perché sono qui, e scrivo. Anche se questo non è un diario – non è neanche un diario di ricerca. Perché anche se è quello che lui ha suggerito, non era sicuramente quello che intendeva. O che io intendevo.

Credo sia solo stanco di vedermi depresso. E suppongo di non poterlo biasimare. Sono passati due mesi dal mio brusca arrivo in questo mondo incasinato, e le cose da lì sono andate solo in discesa. Ho un lavoro, ho un compagno di stanza, ma non ho nessuna voglia di vivere. (Tu mi diresti che sto esagerando, che sono troppo drastico, vero Al?)

Mi manchi, fratellino. Non posso smettere di pensare alla nostra casa, ai nostri amici, all'alchimia. Non posso smettere di preoccuparmi per te. Stai bene? Il tuo nuovo corpo funziona bene? Il piano del colonnello ha funzionato? Ho bisogno di saperlo – ma non ne ho modo.

Heiderich è di grande aiuto. Mi ascolta, e non mi chiama pazzo. Mi porta sempre a casa quando mi ubriaco al bar. (E so che ci vado decisamente troppo.) È lui che mi ha dato questo diario. Si preoccupa per me, nonostante sia un peso. E non come farò a ripagarlo per tutta questa gentilezza.

So che lo Scambio Equivalente tornerà a mettermelo nel culo. È solo una questione di tempo.

Ma per ora, non c'è niente che possa fare, oltre che star seduto qui. Fa freddo a Monaco (è qui che sono ora, in una nazione chiamata “Germania”) in questo periodo dell'anno, dunque le finestre sono tutte chiuse. Non abbiamo un caminetto o molte candele, quindi è buio – e fa freddo. Heiderich è qui vicino, che prepara la cena, e io scrivo sul tavolo della cucina. Ha cercato di leggere di soppiatto quando ho iniziato a scrivere (vuole sapere di più su di te, Al, ma io non gli dirò niente), ed è per questo che scrivo in inglese. Non sa leggerlo, e non gli piace. Dice che è troppo complicato. A me piace, invece: è vicino alla lingua che parlavamo a casa. Il tedesco è più difficile per me. Ma credo che lo imparerò.

Spero che tu stia bene, Al. Mi manchi – mi manchi un sacco. Ma devo dirlo, mi sento meglio dopo aver scritto questo. Forse Heiderich aveva ragione.

Scriverò ancora, più tardi.

- Ed

X

Alexander osservò con gli occhi spalancati quella scrittura, chiedendosi confusamente se il suo cuore avrebbe mai ripreso a battere. Quando aveva letto all'inizio 'Caro Al,' si era sentito per un momento come se la lettera avesse attraversato il tempo, trovando la strada per giungere a lui. Ma no . . . 'Il nonno aveva un fratello minore?'

E che diamine erano tutte quelle parole su altri mondi? Un corpo nuovo? Un colonnello? Alchimia? Suonava tutto un po' come le sue storie della buonanotte.

Che ovviamente non potevano essere vere.

. . . giusto?

Hey, Al-” (Alex quasi saltò per un miglio, stringendosi il petto quando suo fratello lo rese partecipe della sua presenza) “Ho comprato la piz-”

Ma il biondo si zittì non appena vide la faccia tonda di suo fratello. Piegando la sua testa, perplesso, il più grande poggiò i piatti su un comodino incasinato, sedendosi accanto all'altro sul pavimento. “Che succ- hey, dove lo hai trovato?” disse, indicando il diario con voce inquisitoria; gli occhi dorati grandi e innocentemente perplessi. “Nella scatola?”

É un vecchio diario epistolare.” replicò velocemente Alexander, poggiando il libro tra i due – sopra la fotografia. “Lettere che il nonno scriveva al suo fratello minore.”

Edward sembrò sorpreso. “Fratello minore?” ripeté, stupito. “Non sapevo che il nonno ne avesse uno.”

Beh. . .” Alex schiarì la sua voce cautamente, molestandosi il ginocchio con l'indice. “Forse non lo aveva.”

Huh?” Una pausa, e aggrottò le sopracciglia. “Che vuoi dire?”

Al scrollò le spalle, in qualche modo turbato. “Nella prima lettera continua a parlare di cose come altri mondi e alchimia. . . come le storie della buonanotte che ci raccontava. Forse era. . . um. . . lo sai. . .”

Pazzo?” lo completò secco. Suo fratello annuì, sentendosi agitato – e un po' colpevole.

Eh. Potrebbe, credo. Ma. . .” il biondo si fermò un momento, guardando fuori dalla finestra. Il crepuscolo così com'era venuto se n'era andato; la luna splendeva, ora. “Ma il nonno non ti aveva mai detto niente su suo fratello? E non ti aveva fatto vedere delle foto?”

. . . Cosa?”

Edward spazzò via la chiara indignazione del più giovane. “Beh, ricordi quella volta, quando tu avevi – non so, cinque anni? Aveva mostrato delle foto a te e Rosie quando eravamo andati a trovarlo. Io non le avevo viste, ma ricordo che tu eri felice di averle viste. Erano di quel ragazzo?” Puntò il dito contro la foto che giaceva sotto il diario. “Forse lui è il fratello del nonno. Questo spiegherebbe perché te l'aveva fatto vedere – tu e Rosalie vi lamentavate che non vi volesse bene perché sembrava sempre triste quando vi guardava. Deve essere stata la somiglianza con te. Forse tu gli ricordavi suo fratello.”

. . .”

Alexander era sbalordito – si limitava a fissare suo fratello. Ed, che realizzò con imbarazzo che aveva difeso suo nonno (ed aveva trovato delle giustificazioni frivole per qualcosa che i più avrebbero considerato una solida prova di insanità), arrossì di un chiaro rosso. “Cioé, è solo una supposizione.” mormorò, toccando il tappeto con l'alluce.

Al tossì. “Um... Sì, io non... ecco... insomma, avevo quattro anni! Non mi ricordo!” La sua fronte si aggrottò in mille pensieri; agitò le nocche, un po' abbattuto. “Ma suppongo. . . che non abbia importanza. . . ”

Perché ti stai facendo così tanti problemi, comunque?” chiese Edward freddamente, cercando di recuperare un po' di 'orgoglio maschile'. “É solo una vecchia foto e un ancor più vecchio diario. Perché non lo buttiamo e basta?”

Ma questo evocò una risposta ferma.

No,” replicò Alex senza esitazione. “No, voglio leggerlo.”

Ed – che, dopottutto, non era davvero sorpreso (Suo fratello era una sorta di storiofilo) – inarcò comunque un sopracciglio. “Perché?”

Era una domanda abbastanza semplice. Ma ciò nonostante, Al non rispose per un po'. . . invece fissò quel matto corsivo nella pagina prima. “Io. . .” rosicchiandosi il labbro inferiore, Alexander guardò disperatamente suo fratello maggiore. “Sento che c'è qualcosa che dovremmo sapere di lui. Come se ci fosse un'ultima storia della buonanotte che non ci ha raccontato, ma che avrebbe voluto dirci.”

. . . hai di nuovo mangiato dentifricio?”

Fratellone!”

Hey!” urlò Edward, difendendosi con le mani alzate e un sorriso felice, schivando il cuscino. “Sto scherzando! Fai come vuoi, non mi importa. E poi, se nonno era davvero pazzo, forse troveremo una buona idea per un romanzo, o qualcosa così.”

Tipico di Ed. Non prendeva mai niente sul serio. In ogni caso, quando Alex voltò pagina per leggere la nota successiva, suo fratello non andò da nessuna parte. Anzi, indugiò – probabilmente volendo leggere anche lui.

Sfortunatamente, sembrava che questa nota avrebbe impiegato un po' più di lavoro, nel leggerla: la pergamena era imbrattata di inchiostro e i resti di qualche altro liquido. Anche la scrittura era stranamente irregolare, veloce come se ci fosse una sorta di ingorgo invisibile nella pagina. . .

X

Maggio1923

Al – non ce la faccio più, noncelafacciononcelafacciononcelafacciovoglio vederti adessoe non voglio aspettare. Dove sei? Dove potresti essere? Mi sta aspettandoancora nellportale? Vogliostare con te vedertiadesso. Tivoglioadesso.

Mi manchi, iltuocaloree sorrisoetutto di te. Ti voglioconme così che possa toccart-

X

Alexander chiuse di colpo il libro con un forte SMACK. I suoi occhi erano enormi, le guance rosse come ciliegie. Edward, d'altra parte, guardava il tutto stranamente divertito.

Io. . . uhm. . . credo fosse ubriaco,” sbraitò Alex, chiaramente terrorizzato.

Ubriaco?” gli fece l'eco Ed, ridendo, il suo sorriso che si trasformava in un ghigno divertito. “Al- io credo fosse gay.”

XXX

Oh, quanto hai ragione, Edward Jr. XD

Comunque, fortunatamente aggiornerò presto – visto che ho in mente alcuni progetti amabili (e altri un po' meno) per entrambe le coppie di fratelli Elric. ;)

Spero vi sia piaciuto!

Ps: Non ero molto sicura dell'anno in cui Edward ha oltrepassato il portale e sia venuto dalla nostra parte; ero abbastanza sicura che fosse nel 1920, più o meno. . . e poi ha passato tre anni senza Al? Giusto? Credo. . .?
Aiuto. . .? (Inserire gocciolina qui)

  
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