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Autore: Nlc    15/03/2009    3 recensioni
“L’allegria è uno stato dell’animo che cresce e sostiene la forza del corpo ad agire, la tristezza è al contrario uno stato d’animo che diminuisce e ostacola la forza dell’agire. L’ allegria è dunque cosa buona.” ( Baruch Spinoza )
Ringrazio innanzitutto a Fanny 87 che ha contribuito occasionalmente alla stesura del racconto. Ho cominciato questo racconto come revisione di un altro che era un vero e proprio flop,credo che questo sia migliore. Non è stato facile per me questo racconto. Ho interrotto spesso. Ho dovuto affrontare cose a me non facili. Ho cominciato in un periodo di luglio e l’ho finito il 15 aprile 2005. Buona lettura!
Genere: Commedia, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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capitolo 1

“L’allegria è uno stato dell’animo che cresce e sostiene la forza del corpo ad agire, la tristezza è al contrario uno stato d’animo che diminuisce e ostacola la forza dell’agire. L’ allegria è dunque cosa buona.”

                                                     ( Baruch Spinoza )

 

1.

 

Le vacanze erano ormai finite; era tempo di andare a scuola.

Anastasia s’ era appena alzata, aveva preso il suo caffellatte e si stava dirigendo a scuola con il suo motorino. La madre non voleva che andasse a scuola con la macchina. Era in ritardo; molto probabilmente prenderà una sgridata dal suo professore.

Sono le 8,15.

“ Caminetti Anastasia…”il professore stava facendo l’appello.

Anastasia arrivò in quel momento tutta affannata.

“ E’ lei Caminetti?”il professore era scocciato.

“ Sì…mi scusi per il ritardo.”

“ Male per il primo giorno, vada a prendere il suo posto .”con tono critico proferì il professore battendo la mano sulla scrivania.

La sua amica Natasha aveva preso il posto anche per lei e glielo indicò. I capelli d’Anastasia lunghi s’erano tutti spettinati per il vento che tirava fuori. Era aria di pioggia e ormai l’estate pian piano se ne stava andando.

Il professore cominciò a parlare. Era il nuovo supplente d’inglese Matthew Daniel Mannelli, italo- americano che avrebbe sostituito la loro professoressa perché aveva preso l’aspettativa. Era in cinta.

Anastasia guardava dalla finestra e vedeva una madre che portava i  suoi bambini a scuola….Pian piano la sua mente cominciò a vagare.

Il professore se n’accorse e la sgridò:

“ Caminetti…Caminetti…”

“ Eh…”

“ Benvenuta fra noi. Di cosa stavo parlando?”

“ Della delicatezza…della dolcezza che il nostro autore vuole comunicare al lettore….Come l’allegria di un cucciolo smarrito di aver trovato la sua tana…di essere protetto dai suoi simili….”.

“ Molto bene Caminetti…molto bene.” Il professore era risentito.

“ Come hai fatto? Ti ho visto? Eri incantata.” Chiese Natasha dopo che il professore s’era allontanato, ma Anastasia non rispose….

Finite le lezioni della mattinata Anastasia stava uscendo dalla scuola, mentre il professore d’inglese stava facendo retromarcia con la macchina  nel parcheggio della scuola, la vide di sfuggita. 

Il professore si diresse verso casa. Mentre stava dentro la macchina, rifletteva su se stesso e sulla sua decisione di essersi trasferito dall’America all’Italia.

“ COMBINA QUALCOSA DI BUONO NELLA VITA”, questo le diceva sua madre.  Sua madre lo criticava sempre nonostante i suoi sforzi. Suo padre d’origine italiana s’era trasferito in Italia con un’altra donna. Il padre lo stimava, credeva in lui, ma poi  se n’andò facendosi un’altra famiglia.

Matt sapeva dov’era: viveva a Pavia con la sua nuova moglie. Un giorno suo padre gli scrisse una lettera, ma lui non rispose. Si sentiva tradito, frustrato come un cane abbandonato dai suoi padroni. Alla fine Daniel prese la decisione di andarsene anche lui dall’America. Ormai aveva 24 anni, voleva rifarsi una vita lontano da suo madre che lo mortificava in ogni situazione. Matt Daniel, un uomo determinato a cambiare il destino delle cose, cercava qualcosa o qualcuno che l’ avrebbe aiutato. Arrivò a casa, parcheggiò la macchina, salì sulle scale ed  entrò in casa. Si mise a cucinare, mentre cucinava veniva nei suoi pensieri lo sguardo malinconico di una ragazza.

Ania  si dirigeva verso il motorino con Natasha, così le diede un passaggio. Durante il tragitto le due amiche chiacchieravano e ridevano. Natasha aveva i capelli ricci e lunghi biondi cenere, occhi  azzurro intenso….Bella ragazza, alta, dolce,voleva molto bene ad Ania.

“Non hai detto più una parola stamattina dopo che il professore t’ ha sgridato, cos’ hai?”

“Ho capito che c’è sempre qualcosa da imparare e che dobbiamo sempre perfezionarci nelle cose in cui crediamo come ha fatto il gabbiano Jonathan Linvigston che ha ritentato e ritentato fino a giungere in un altro mondo senza più limite di spazio e di tempo.”.

“ Leggi troppo Ania!”disse Natasha impressionata.

“ Dai scendi, sei arrivata!”

“ Grazie…ora che ci penso, ci vieni al compleanno di Daniela?”chiese Natasha.

“Non lo so…ti faccio sapere!”Ania abbassò gli occhi.

“ Lo voglio sapere, perché risparmiamo di meno se facciamo il regalo in due.”.

“ Va bene!”ma Ania era poco convinta, accese il motore e poco dopo arrivò a casa.

In quel momento, cominciò a piovere. Anastasia mangiava con la madre e  Giancarlo, il fidanzato della madre: suo padre era morto quando lei aveva solo 10 anni.

L’ amore e la vita: due cose che vivono nello stesso istante.

La felicità e la tristezza: due sentimenti intensi, ma struggenti.

La fede e la certezza: una cosa unica.

Tutto ciò provava Anastasia, ma aveva una paura quella di perdere tutto. Tutto comprendeva la sua immaginazione, la sua energia dove l’emozioni si fondevano e diventavano una cosa unica.

Nel pomeriggio, Anastasia chiamò Natasha per dirle che non sarebbe venuta al compleanno di Daniela.

 Dopo varie chiacchiere chiuse la cornetta del telefono. Aveva smesso di piovere, ma una fresca brezza era rimasta nell’aria con molti odori….Di speranza, di ricordi, di gioia, di amore, di vita: un bambino correva veloce per prendere una palla vicino al prato di casa sua. Per Anastasia vedere un bambino significava vedere la vita che nasceva: tutto cresceva e si emanava come un onda di musica che sprigionava emozioni.

“Anastasia, possibile che bisogna chiamarti per ore ?”disse con tono di rimprovero la madre aggrottando le sopraciglia e mettendo le mani in vita, poi si rilassò.

“ Mi devi fare un favore: devi fare un salto al supermercato, perché ho dimenticato di comprare la carne per stasera.”.

“Non ci puoi andare tu, ho da fare.”Ania aprì il libro di filosofia.

“No, fra poco ho il turno all’ospedale.”

“Mandaci quel deficiente di Giancarlo .”Gli occhi di Ania si riempirono di un’assoluta mancanza di stima.

“Non ti permetto di mancargli di rispetto, inoltre è da un po’ che è andato via…non l’ hai neanche salutato.”.

“Lui non è mio padre.”

“Hai 18 anni, è da 1 anno che sto con lui, fino a quando avrai intenzione di comportarti così? La madre aveva rancore  verso la figlia per questo motivo.

“ VAI VIA. ”urlò.

“Io me ne vado…ma non puoi continuare così, prima o poi lo dovrai accettare. Anche a me manca tuo padre…tantissimo…ma ho cercato di rifarmi un’altra vita, perché penso che tuo padre voglia che guardiamo al futuro non che lo compiangiamo.”. Gli occhi della madre si resero pieni di lacrime ed uscì dalla stanza.

Ania pianse….Ieri non è null’altro che il ricordo di oggi, il domani è il sogno di oggi e per Anastasia ieri e domani comprendevano suo padre.

  
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