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Autore: ilcoraggiodisognare    17/01/2016    0 recensioni
"Elisabeth era pronta a scappare da quel che il destino voleva affliggerle per poterlo riscrivere dettato da lei stessa."
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Via di fuga - parte 2 Già da quando i suoi piedi toccarono la sabbia, Elisabeth intuì che qualcosa sarebbe cambiato per sempre. E stavolta non parlava di foglietti bruciati o di genitori da cui scappare. La ragazza ha sempre avuto un certo sesto senso, aveva un certo intuito per le cose. Accompagnata dallo stretto indispensabile, si stava incamminando verso lo sconosciuto. Spesso lo sconosciuto è sinonimo di pauroso. I passi di Elisabeth si facevano sempre più incerti mentre nella sua mente si manifestavano le sue paure più grandi. Scalciando la sabbia, si diede forza e si disse, tra sé e sé, che è soltanto fin troppo sensibile e troppo disabituata ai cambiamenti. Fissò in testa l'affermazione per cui tutti i cambiamenti sono positivi ed andò avanti, avanti ancora per molto. Non si fermò fin quando non ebbe davanti un tetto sotto cui avrebbe potuto riposare. Simile ad una casa, si ergeva sulla spiaggia un piccolissimo cumulo di legno e ferro. Elisabeth si accasciò e respirò profondamente. Si lasciò andare a tutti quei pensieri negativi che aveva messo da parte. Il vento della sera accompagnava i suoi capelli in una danza così ambigua che, a poco a poco, fece intimorire la ragazza. Le poche luci della spiaggia incorniciavano un'atmosfera magica quanto terrificante. Riflettè a lungo sui passi seguenti, sulla prossima meta. Si disse che per trovare una soluzione al suo dilemma, doveva considerare le ragioni della sua fuga. Nella sua mente echeggiò il suo pensiero costante. Si alzò in piedi, si mise lo zaino sulle spalle, ricominciò a camminare e si guardò indietro, stavolta, per un'ultima volta. Un foglietto di colore rosa era posto proprio nel luogo in cui si era fermata a riposarsi. La speranza di Elisabeth non tardò a manifestarsi. Da lontano, poteva vedere delle luci colorate che illuminavano la fine della spiaggia. Luci rosse, blu, verdi, gialle si riflettevano nel mare calmo. Per Elisabeth, quello spettacolo la riempì di gioia. La ragazza iniziò a correre, non importandosene di tutto il resto, di tutte le sue preoccupazioni e di tutto ciò che aveva lasciato. Come se i chilometri di sabbia, dietro di lei, la inseguissero, corse così veloce da farle mancare il fiato. Quando giunse alla destinazione, scoprì quanto potesse essere affascinante tutto ciò che aveva desiderato. Un groviglio di pensieri le inondò la mente, il mare già divenne un lontano ricordo. Si toccò le tasche per agguantare uno dei suoi foglietti per scriverci e lasciare traccia dell'avverarsi del suo desiderio. Quando scoprì che le tasche erano vuote, Elisabeth si lasciò andare ad una fragorosa risata. Si voltò per vedere una distesa di foglietti colorati che tracciavano la sua corsa sulla spiaggia. Si disse che quello sarebbe stato un segno. Tutte quelle parole scritte, quei pensieri mai realizzati li avrebbe lasciati alle spalle. Tutte le abitudini e la sua quotidianità l'avrebbe abbandonata per lasciare spazio ad una nuova e concreta vita. Elisabeth si guardò intorno estasiata dai clacson delle auto e dalle luci delle insegne. Lei non avrebbe mai immaginato che, non molto lontano dalla sua abitazione, c'era così tanta vivacità. Chiuse e riaprì gli occhi più volte perché sperava di non svegliarsi da un sogno. Non si svegliò, il suo sogno era proprio davanti a lei. Elisabeth iniziò ad incamminarsi con passo deciso e determinato. Ormai non lasciava tregua a nessuna incertezza. Le sue paure si sciolsero in un'unica grande certezza. Lei sarebbe stata bene, meglio. Era convinta che, in città, nessuno le avrebbe permesso di non sentirsi bene.  Non si fermò fin quando non vide l'insegna di un bar. Vi entrò e, fingendo di non essere entusiasmata da tutto ciò che vedeva, si sedette con cautela su una sedia accanto al bancone. Il barista non poté non notare il suo sguardo spaesato. Elisabeth, attratta dalle peculiarità del ragazzo, cominciò a guardarlo insistentemente. Occhi scuri, capelli scuri, odore deciso.
E' da tanto che non vedevo un ragazzo che non odorasse di mare.
Il ragazzo rimase sbigottito dall'affermazione della ragazza. Non sapeva se considerarlo un insulto. Elisabeth non si curò della reazione del barista e continuò a guardarlo, notando qualsiasi cosa del suo aspetto e tutto ciò che facesse trapelare la sua interiorità.
E' da tanto che non vedevo un ragazzo che non avesse nemmeno un granello di sabbia vicino ai polpacci.
Il ragazzo era visibilmente infastidito. Provava un profondo fastidio per i giudizi affrettati di Elisabeth. Per dare fine alla situazione, lui decise di non darle corda, di non risponderle. Elisabeth non notò ciò, lei era troppo esaltata per non dar conto soltanto alle proprie emozioni. La ragazza gli sorrise e, di punto in bianco, si alzò e si dirisse verso l'uscita. Non solo il barista era infastidito, anche il suo capo aveva notato la strana situazione. Immediatamente ordinò al ragazzo di raggiungere Elisabeth per chiederle spiegazioni. Il barista sbuffò ma non poteva disobbedire, non poteva rischiare di essere licenziato per una situazione così frivola. Il ragazzo uscì di corsa dal locale. Non impiegò nemmeno qualche secondo per trovarla. Lo stava aspettando? Il viso disteso di Elisabeth fece in modo che il ragazzo non si mostrasse ostile nei suoi confronti. 
Come mai mi hai detto quelle cose?
Elisabeth notò l'incertezza nella voce. Non riusciva a non sentirsi attratta da quell'imperfezione che regnava sul viso e sul fisico del ragazzo. Lei era abituata ad osservare i suoi compagni di classe, così perfettamente in ordine. L'odore di caffè la inebetì. Non aspettò nemmeno un attimo per presentarsi, per fargli capire chi era.
Sono Elisabeth.
Lo sconcerto sul viso del ragazzo era sempre più chiaro. Sbuffò e le rispose gentilmente. Non sapeva se dovesse trattarla normalmente o ammettere che fosse impazzita.
Io sono Andrew, piacere.
Le allungò la mano e subito se la sentì stringere.
Vieni con me, vuoi qualcosa da bere?
  
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