CAPITOLO
DUE
“Pilot
(Part II)”
Finalmente
erano dentro l’abitazione, le luci erano accese. Si sentiva
solo il rumore della televisione, poco lontana.
“Anthony?”
gridò Rider, il suo nome, mentre
avanzavano verso e scale, uno dietro l’altro.
Nessuna
risporta.
“Anthony??”
gridò Nathaniel, stavolta,
avvicinandosi al soggiorno.
La
prima cosa che vide, fu la televisione
accesa e una bottiglia per terra. Poi si addentrò ancora di
più e il suo
sguardo, inevitabilmente, si posò sul corpo disteso a terra,
dentro una pozza
di sangue.
“Oh
mio Dio!” esclamò, indietreggiando,
scioccato dalla scoperta.
Eric
sopraggiunse alle sue spalle, portandosi
una mano alla bocca: “Oh, cavoli!”
Fu
la volta di Sam, in un grido
incontrollato: “OH MIO DIOO!”
Rider,
invece, era salito al piano di sopra e
stava tornando giù, gridando il nome dell’amico,
ancora ignaro del corpo
ritrovato dai suoi compagni: “Aaaanthoonyyyy??”
Raggiunse
i ragazzi a quel punto: “Ragazzi,
di sopra non… - si bloccò, trovandosi anche lui
davanti al corpo. Più
disorientato che spaventato – C-che
cos’è quello?” indicò,
fissando i suoi
amici. Scolvolti.
“M-mi
prendi in giro? E’ il padre di Anthony!
Morto sul pavimento!” esclamò Nathaniel, allibito
dalla stupida domanda.
Rider
iniziò a
prendere coscienza della cosa,
spaventandosi: “Ok. Bene. Cioè, no, non va bene
per niente. Lui dov’è?”
“Ciao,
ragazzi!” spuntò proprio Anthony, alle
loro spalle, facendoli sobbalzare.
Sam,
con una mano sul petto, deglutì prima di
rivolgergli la parola: “C-ciao,
ragazzi? Dici
sul serio? Anthony, qui in soggiorno c’è tuo padre
che galleggia in una pozzanghera
di sangue!”
“L’hai
ucciso tu?” gli chiese Eric, diretto.
Anthony,
apparentemente tranquillo, aveva il
volto pallido, gli abiti in disordine, i capelli bagnati e si sfregava
le dita
come un disturbato: “Io-io…Lui mi ha aggredito,
era ubriaco, mi sono dovuto
difendere!”
Nathaniel
prese il telefono, iniziando a
digitare dei numeri: “Ok, è legittima difesa
allora!”
Ma
Anthony lo fermò bruscamente: “Ehi, NO!
Non chiamare nessuno!”
“Cosa?
DEVE farlo!” esclamò Sam, trovando
assurdo il comportamento di Anthony.
Quello,
quasi piagnucolò: “Ragazzi è una cosa
grossa questa, non potrei sopportarla. Inoltre, potrei andare in galera
se
qualcosa non torna, insomma, avete visto anche voi quei film in cui la
gente
innocente va in galera, no?”
Intrevenne
Eric, ora: “Sì, ma quelli sono solo
film! E poi, cosa pensi di fare, tagliare tuo padre a pezzettini e
metterlo nel
congelatore in stile Dexter Morgan?”
Quello
si limitò a rimanere in silenzio,
fissandolo.
Rider
era a dir poco sconcertato: “Oh mio
Dio, ci stai davvero pensando?”
Anthony,
allora, si decise a parlare: “No,
ma…Sentite, ho messo la casa in disordine e ho preso tutti i
contanti dalla
cassaforte, lasciando aperto lo sportello. Sembrerà che
siano entrati i ladri
e…”
Nathaniel
lo fermò, sbalordito, reagendo male:
“E cosa? Vuoi che ti colpiamo in testa e ti trasciniamo
vicino a tuo padre per
creare una falsa scena del crimine?”
“NO,
niente di tutto questo! L’unica cosa che
dovete fare è accompagnarmi alla stazione di Rosewood,
ok?”
“Ancora
non capisco cos’hai in mente!”
esclamò Sam, disorientato.
Rider
intuì: “Io, forse, sì. –
fissò Anthony,
psicanalizzandolo – Vuoi sparire, fingendo di essere stato
rapito, non è così?
Ti serve un passaggio da noi, perché se prendi la tua auto
potrebbe risultare
strano…”
Dopo
qualche secondo, Anthony annuì: “Sì,
hai
indovinato. – guardò ognuno di loro, fragile
– Ragazzi, non posso rimanere qui.
Aiutatemi!”
I
quattro amici si guardarono fra loro, dando
rapide occhiate anche al cadavere. Ci rifletterono e finalmente
arrivarono ad
una decisione.
*
Erano
tutti nella macchina di Rider, diretti
verso la stazione di Rosewood. Prima, però, erano passati a
casa di Sam per
lasciare la sua auto, dato che era di strada.
Improvvisamente,
Rider fermò l’auto, preso
dalla paranoia: “E se avessimo contaminato la scena del
crimine? Potrebbero
trovare un nostro capello, in media perdiamo molti capelli al giorno e
le ruote…Potremmo
aver lasciato dei segni di preneumatico quando abbiamo
parcheggiato!”
E
mentre gli altri sembravano presi dalla
paranoia quanto lui, lo sguardo perso, Anthony roteò gli
occhi, aprendo la
portiera e scendendo dall’auto. Aprì la portiera
di Rider, a quel punto: “Scendi!”
“Cosa?”
quello lo fissò, stranito.
“Mettiti
al mio posto, tu non sei in grado di
guidare e io non ho tempo da perdere!”
I
due fecero il cambio di posto, poi
ripartirono.
“Restate
calmi, abbiamo passato dieci minuti
a scegliere il percorso più sicuro, che non include negozi
con le telecamere di
sorveglianza o altre zone videosorvegliate. Nessuno saprà
che mi avete visto
questa notte o che eravamo in giro per la città!”
E
tutti annuirono, ripetendosi che sarebbe
andato tutto bene, mentre Anthony andava sempre più veloce.
La
velocità con cui andava, però,
preoccupò
Rider, che si stava reggendo: “Forse dovresti rallentare, non
siamo così
lontani dalla stazione!”
Anthony
lo guardò attraverso lo specchietto
retrovisore: “Rider, sta calmo, prima arriviamo,
prima…”
Ma
non potè completare ciò che stava dicendo,
perché in mezzo alla strada spuntò fuori
qualcuno, che investì letteralmente.
Il corpo colpì il parabrezza per poi rotolare sul tettuccio
e cadere dall’altro
lato. Anthony, sotto le urla dei compagni, frenò
l’auto.
Inizialmente,
ci fu silenzio, mentre i
cinque, a bocca aperta e occhi sgranati, fissavano la strada davanti a
sé. Non
riuscivano nemmeno a muoversi, consapevoli che alle spalle della loro
auto c’era
un corpo disteso sull’asfalto.
Dopo
aver deglutito, Anthony trovò il
coraggio di scendere a vedere.
In
un breve stacco di tempo, anche gli altri
scesero, benchè sconvolti, raccogliendosi intorno al corpo.
Anthony
si chinò, girando il corpo, dato che
era rivolto a pancia sotto.
Con
sua grande sorpresa, conosceva quella
persona: “Albert?”
Gli
altri, che avevano lo sguardo basso per
il disagio, lo sollevarono, al suono di quel nome.
Sam
avanzò, incredulo, per vedere meglio:
“Albert… - si rese conto di aver alzato troppo la
voce, guardandosi poi
intorno, ritentando con voce più bassa – Albert
Pascali?”
“Ma
che ci faceva in giro a quest’ora?”
domandò Rider, scambiandosi un’occhiata con i suoi
amici.
“Sì,
ma è morto?” volle sapere Eric,
terrorizzato dalla risposta che poteva ricevere.
“Sì…
- controllò – è morto!”
esclamò Anthony,
facendo precipitare a terra il morale di tutti.
“Tutto
questo non sta accadendo davvero!”
pensò Nathaniel, sconvolto, camminando avanti e indietro,
accanto all’auto, le
mani tra i capelli.
“Io-io
non ci sto credendo, che facciamo
adesso?” sussultò Sam, cercando una risposta negli
occhi degli amici, spaesanti
quanto lui.
Anthony,
intanto, aveva iniziato a frugare
negli abiti del ragazzo, attirando su di sé strane occhiate.
Eric
fu l’unico a trovare le parole per
chiedergli cosa stesse facendo: “Ma che fai
adesso?”
Ma
quello non rispose, trovando ciò che stava
cercando: il telefono di Albert.
Dopo
averlo maneggiato per qualche istante,
esclamò energicamente: “Sì! Lo sapevo
che eri tu A!”
“A?
Ma di che stai parlando?” Nathaniel faticava a seguirlo,
mentre Rider no,
ricordandosi del messaggio a scuola, restando comunque zitto in merito.
“Ho
un’idea!” Anthony si voltò verso di
loro,
serio, ignorando le perplessità di Nathaniel.
“Ho
paura ogni volta che hai un’idea,
Anthony. Una paura tremenda!” esclamò Sam.
“Torniamo
a casa mia, mettiamo il corpo di
Albert accanto a quello di mio padre e appicchiamo
un’incendio. Il fuoco
distruggerà il DNA e la polizia darà per scontato
che si tratti di me e mio
padre. Niente omicidio, niente galera!”
“Avevi
detto che era leggittima difesa!”
esclamò Eric, agghiacciato quanto gli altri per il modo di
ragione di Anthony.
“Lo
è stata, infatti! – ribadì Anthony,
cercando di convincere poi i suoi amici ad aiutarlo –
Ragazzi, vi prego,
aiutatemi con Albert, poi mi lascerete in stazione e ognuno di voi
potrà
tornare a casa a fare sogni tranquilli!”
“Sogni
tranquilli? Ho il parabrezza rotto e
sto tremando. Sarebbe più opportuno parlare di incubi:
questa è la notte più
assurda della mia vita!” pensò Rider, trovando
assurda ogni parola che usciva
dalla sua bocca.
“Ok,
mettiamo che tutto fili come dici tu, ma
come la mettiamo con Albert? Qualcuno si accorgerà che
è scomparso!” sollevò la
questione, Nathaniel.
Rider
seguì la scia del suo discorso, nervoso
e paranoico: “E troveranno il suo sangue sulla mia auto e a
quel punto io andrò
in galera, mentre tu sarai a Las vegas o chissà dove con
addosso una ghirlanda
di fiori!”
“Metti
l’auto nel tuo garage, lavala con il
tubo e il sangue verrà via. I tuoi torneranno
Mercoledì, no? Più tardi ti darò
il numero dell’autofficina di un mio amico, và da
lui e tutto tornerà come
nuovo. Per quanto riguarda Albert, non c’è niente
che ci collega a lui e il suo
telefono me lo porterò via con me. –
cercò di convincerli ancora una volta –
Forza ragazzi, si può fare! Non posso fermare la mia fuga
per Albert. Ormai è
morto e voi non volete guai, vero?”
Quelle
ultime parole, parvero quasi una
minaccia, come se Anthony avrebbe trascinato giù anche loro.
I quattro si
guardarono e senza avere scelta, aiutarono il loro leader, subito dopo,
a
mettere Albert nel bagagliaio.
*
Tornati
nel soggiorno
di casa di Anthony, esausti, avevano appena messo il corpo di Albert
accanto a
quello del Signor Dimitri. Rider aveva in mano una tanica di benzina,
che
Anthony gli prese dalle mani.
“Fortuna
che Rider è un
tipo previdente e ha sempre della benzina di riserva!”
esclamò quello,
sorridendo.
Rider,
però, non
sorrideva per niente: “Possiamo fare in fretta, per favore?
Non ce la faccio
più!”
“Voglio
andarmene anche
io, sto perdendo la testa!” esclamò Eric.
“Già,
facciamola
finita, Anthony! Muoviti!” aggiunse Nathaniel.
Anthony
smise di sorridere,
sentendo che i suoi compagni non lo sopportavano più. Ma
poco gli importava e
allora iniziò a versare la benzina sui corpi, senza ritegno
né morale. In
maniera fredda, come gli assassini.
Una
volta versata la
benzina, rimasero tutti e cinque impalati e increduli.
Sam
scosse la testa, lo
sguardo perso e spento: “E pensare che adesso dovrei essere
con Chloe, nella
mia camera, a vedere How to get away with murder!”
Nel
silenzio generale,
Rider scoppiò in una risata isterica: “Annalise
Keating ci offrirebbe la sua
consulenza per quanto siamo messi male!”
Anthony
lo riprese:
“Non essere sciocco, ne usciremo come se non fosse accaduto
nulla!” e dopo aver
acceso il fiammifero, lo gettò sui corpi, che presero fuoco.
“Forza,
andiamo!”
esclamò loro, che uno alla volta, lo seguirono fuori
dall’abitazione.
*
Parcheggiati
davanti
alla stazione, Anthony era davanti al finestrino, accanto
all’auto, con i
ragazzi che lo guardavano da dentro.
Con
il borsone sulla
spalla, salutò i suoi amici: “Beh, è
arrivato il momento, a quanto pare…Voi-voi
tornate ognuno a casa propria e fate finta di niente. Ma, soprattutto,
non fate
parola con nessuno di quello che è successo stanotte.
– fissò Sam, in
particolare – Sam, dico a te. Non dire nulla a Chloe, so
quanto siete amiconi
voi due!”
Quello
nemmeno lo
guardò, pieno di odio: “Mi vergognerei a
raccontare di questa notte a me
stesso, davanti allo specchio, figuriamoci ad un'altra
persona!”
Anthony,
allora, annuì,
rendendosi conto che il tempo era scaduto: “Adesso devo
andare, statemi bene...
– tutti avevano lo sguardo che puntava da altre parti, freddi
– Beh, Buona
vita!” e capì che non sopportavano più
la sua presenza, così si voltò e
camminò
verso l’ingresso della stazione.
Finalmente,
poi, trovarono
il coraggio di voltarsi e guardarlo allontanarsi.
“Ed
ecco a voi l’ultimo
grande discorso di Anthony Dimitri. Dove non si è pentito di
assolutamente
nulla!” commentò Nathaniel.
“Dovrei
essere felice
che sia finalmente uscito dalle nostre vite,
eppure…” pensò Sam, inquieto.
“Fai
passare qualche
giorno e vedrai che lo sarai. Lo saremo tutti, quando questa storia
sarà
archiviata!” aggiunse Rider, fiducioso per il meglio.
“Adesso,
vorrei solo
andare a casa!” esclamò Eric, esausto.
“Bon
Voyage, Anthony!”
augurò Rider, accendendo il motore e portando finalmente
tutti a casa.
TRE
GIORNI DOPO
Nella
bianca chiesa di
Rosewood, si erano appena svolti i funerali di Anthony Dimitri. Gli
abitanti
che avevano preso parte alla funzione, la stavano lasciando, scendendo
per le
gradinate. Tra questi, quattro ragazzi: i migliori amici di Anthony.
Fermi
davanti alla
chiesa, mentre tutti andavano via, cercavano di mantenere le apparenze.
“Chloe
è andata a
prendere la macchina, vado via con lei!” esclamò
Sam.
“Accidenti,
c’è più
gente di quanto pensassi!” esclamò, subito dopo,
Nathaniel.
“Direi
che è finita,
no? Tutto è andato come previsto da Anthony!” si
sentì più sollevato, Eric.
“Rider,
cos’hai fatto
per la tua auto?” gli domandò Nathaniel, parlando
a bassa voce, mentre la folla
si dileguava lentamente.
“Come
nuova, l’amico di
Anthony è stato bravo. Mi ha anche fatto uno sconto per il
lutto!”
Qualche
secondo di
silenzio e una brezza, investì il gruppo, che stava appena
realizzando un
qualcosa che non provavano da molto.
Sam
fu il primo ad
esternare quella sensazione, accennando man mano un sorriso:
“Per quanto sia
stata orribile quella notte e quello che è successo al
povero Albert, noi non
abbiamo colpa di nulla. Non abbiamo ucciso nessuno. E, per la prima
volta, dopo
tanto tempo, mi sento finalmente…”
“Libero?”
completò
Nathaniel per lui.
“Sì!
– rise Sam – Che
bella sensazione, vero?”
e gli altri non
poterono che essere d’accordo.
“Assaporate
la vita
senza Anthony Dimitri!” respirò la pura aria,
Rider, mentre continuavano a
ridere, incuranti della gente che li fissava basiti.
Improvvisamente,
però,
quel sorriso dovette spegnersi, nel momento in cui i loro telefoni
iniziarono a
suonare nello stesso momento, notificando un messaggio.
Trovando
strana la
cosa, si lanciarono una rapida occhiata, prima di aprire quello che era
un
allegato al messaggio: un video.
Mostrava
Anthony che
aspettava il treno, da solo, quella notte. Chi stava filmando, si stava
avvicinando alle sue spalle, ma non fu così silenzioso da
non rivelare la sua
presenza.
“Oh,
guarda chi c’è! – finse di guardare
l’orologio, Anthony, restando tranquillo – Sto
aspettando una cugina, arriva
dall’Oklahoma. Non sto partendo come sembra!”
Eric
commentò il video che stavano guardando:
“Perché
sta mentendo?”
“Non
puoi far credere di essere morto nell’incendio di
casa tua, se qualcuno ti vede lasciare la città!”
spiegò Rider.
“Mi
ha appena mandato un messaggio, ha
detto che prenderà il treno di domani. – rise
– A saperlo prima, mi sarei
risparmiato tutto questa strada fino a qui. –
iniziò ad allontanarsi – Ora
credo proprio che tornerò a casa, ci si vede!”
concluse Anthony.
Quella
persona, però, sembrò seguirlo ed
Anthony se ne accorse.
“Ok,
si può sapere che stai cercando di
fare? – notò qualcosa di nascosto – Ehi,
ma-ma mi stai filmando?”
La
videocamera si abbassò, facendo bruschi
movimenti. Qualcosa accadde subito dopo
“Aspetta!
No no NOO!” urlò Anthony.
“Ehi,
ma che sta
succedendo?” domandò Sam, mentre spostava lo
sguardo tra lo schermo del
telefono e i suoi amici, sconvolto. Si sentirono strani rumori, come di
una
persona che sta soffocando.
Improvvisamente,
il
video si bloccò e comparve una scritta.
“Tutti
credono di essere andati al
funerale di Anthony...Ma se questo fosse davvero il funerale di
Anthony? Siamo
in gioco, stronzetti!”
-A
I
quattro si
scambiarono uno sguardo agghiacciato, realizzando che la
libertà era molto più
lontana di quanto credessero.
CONTINUA
NEL SECONDO CAPITOLO