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Autore: Lulumiao    18/01/2016    2 recensioni
Peach non ha mai vissuto grandi avventure, ma stavolta dovrà affrontare l'ignoto.
Fanfiction per Halloween che mi è venuta in mente all'improvviso. È il mio primo tentativo di scrivere qualcosa di horror, spero sia riuscito.
Nella descrizione c'è scritto che è una raccolta di One-shot, ma non è così. È che non riesco a togliere la dicitura D:
Il rating, gli avvertimenti e i personaggi possono variare con il procedere della storia. Sappiate comunque che quasi sicuramente il rating diventerà rosso, tra uno o due capitoli.
Genere: Dark, Erotico, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Mario, Peach, Sorpresa
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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Terzo capitolo :) Scusate l'attesa D: Buon anno, comunque :) Il titolo è un verso di "Call me" di Petula Clark.
Buona lettura!
 
Tell me and I'll be around


«Che cosa stai facendo, cara?» chiese Mario, entrando in camera e vedendo la moglie affacciata alla finestra. «Così prenderai freddo».
Peach impiegò qualche secondo a registrare le parole di suo marito, ancora scossa dall'accaduto. «...Volevo rinfrescarmi» rispose, chiudendo in fretta la finestra. Cercò di dissimulare il suo stato d'animo. «Perché sei già salito? Non hai voglia di leggere, stasera?» chiese, vedendolo in camicia da notte.
«No, stanotte per assistere mia madre non ho dormito e ora voglio riposare» rispose Mario, infilandosi nel letto. «Ti senti meglio?».
«Sì, un po'» rispose Peach, infilandosi a sua volta nel letto. Tremava, ma sperò che Mario non se ne accorgesse.
«Sei sicura di non voler vedere un medico?».
«No, stai tranquillo, adesso sto meglio» ribadì la ragazza. Si avvolse meglio la sciarpa attorno al collo per coprire bene il morso e si sistemò le coperte.
«Buonanotte».
«Buonanotte». Peach spense il lume. Si chiese cosa sarebbe successo se Mario fosse entrato un minuto prima, trovando ancora Daisy. Decise che non voleva pensarci. 
Era troppo scossa per dormire e si mise a riflettere su quanto era accaduto. Ebbene, si era fatta sedurre di nuovo dalla vampira. Potendola osservare meglio, era stata colpita nuovamente e più intensamente dal fascino della donna. C'era qualcosa di forte che la spingeva ad avvicinarsi a lei, in parte slegato dalla sensazione avvolgente che anche quella sera aveva provato non appena Daisy l'aveva toccata. Infatti il bacio aveva portato piacere, mentre ciò che aveva avvertito guardando la vampira era un coinvolgimento più completo, fisico e mentale.
Decise che aveva bisogno di risposte.

Il giorno dopo si alzò di buon'ora e, dopo essersi vestita, si recò nello studio di Mario, che era già uscito, saltando la colazione. Si sentiva più in forze, nonostante la spiacevole sete che cresceva ogni ora di più. Era decisa a scoprire qualcosa in più riguardo al vampirismo, non poteva aspettare il ritorno di Daisy, desiderato e temuto allo stesso tempo.
Trovò il libro di leggende yoshi e, accomodandosi sul divano, lo aprì sul capitolo dei vampiri. 

Imparò molte cose, quel giorno. 
Le origini dei vampiri erano sconosciute. I primi casi documentati risalivano a secoli prima nell'isola Yoshi. Queste creature della notte, avvistate da pochi, erano di diverse specie: yoshi, esseri umani, tipi timidi, koopa... Sembrava che nessuno fosse immune al morso dei vampiri, abili nel nascondersi e, a detta di alcuni, capaci di trasformarsi in diversi animali, perlopiù notturni. I vampiri si nutrivano di sangue, che succhiavano alle loro vittime con violenza. Nessuno era immune, le uniche cose che potevano fermarli erano la luce solare, capace di bruciar loro la pelle, e l'aglio, a cui secondo il libro erano allergici ed ipersensibili perfino all'odore (ma a Peach non sembrava di aver aver avuto reazioni allergiche entrando in sala da pranzo). Si diceva che abitassero nei cimiteri e che dormissero nelle bare. Per riconoscerli si poteva fare affidamento sulla carnagione estremamente pallida, sui canini appuntiti e sul morso lasciato dal vampiro che lo aveva trasformato. Non c'erano altre caratteristiche che potessero smascherare un vampiro, e le tre appena esposte potevano essere facilmente nascoste con del trucco, la bocca chiusa e una sciarpa attorno al collo (punto che di solito veniva morso). 

Peach continuò la ricerca sfogliando altri volumi simili, senza trovare tuttavia informazioni aggiuntive. 
Ormai erano le sei di sera, era buio. Era nello studio da tutto il giorno in cerca di risposte, ma non sembrava che quella stanza potesse serbargliene altre.
Tuttavia, presto comprese quanto si sbagliava.
«Scommetto che questi libri sono pieni di fesserie su noi vampiri».
Peach rimase pietrificata, riconoscendo la voce. Se fosse stata ancora viva probabilmente avrebbe fatto un respiro profondo prima di voltarsi, ma non potendolo fare, si voltò e basta.
Daisy era lì, in piedi accanto alla finestra aperta, a braccia conserte. 
Anche se era la terza volta che la vedeva, Peach non si era ancora abituata a ricevere con disinvoltura l'ondata di attrazione per la bella ragazza.
«Mi farai parlare, stasera?» chiese Daisy, immobile. 
«...Parlate piano. Potrebbe sentirvi qualcuno». Peach aveva paura, ma sapeva che Daisy era l'unica che potesse darle risposte certe, ammesso e non concesso che non la volesse prendere in giro. Chiuse la porta a chiave, senza mai staccare gli occhi dall'altra. 
«Ditemi che cosa volete da me. Voglio sapere che cosa mi è successo e che cosa sono adesso. E soprattutto come farò a nutrirmi» disse Peach, irritata.
«È una storia lunga, forse è meglio se ci sediamo» propose Daisy.
«No, restate dove siete. Non voglio scherzi» disse Peach, inamovibile.
«...Va bene. Ma diamoci del tu, cara».
«Non intendo prendere confidenza con voi. Voglio solo delle risposte».
«Le avrai. E spero anche di toglierti quell'espressione arrabbiata dal tuo bel faccino pallido» disse Daisy, ammiccando.
Peach sentì un rossore colorarle le guance, ma lo ignorò. «Dunque? Che cosa mi avete fatto?».
«Ti ho resa un vampiro» rispose la mora, come se fosse cosa da poco.
«Questo lo avevo inteso, grazie. Ma cosa succederà ora? E perché lo avete fatto?».
«L'ho fatto perché è nella mia natura farlo. Noi vampiri abbiamo bisogno di almeno una dose di sangue al mese e stavolta è toccato a te. Di solito una vittima viene divisa tra tutti i membri del gruppo per trasformare meno persone possibile, ma per questa volta… ho deciso di agire da sola. Ora, mi dispiace dirlo, comincerai anche tu a succhiare il sangue di qualcuno».
Peach era senza parole. «...Che ne sarà della mia vita? Non c'è un modo per tornare come prima?».
«Non c'è, biondina. Siamo tutti condannati a questa esistenza».
Peach si lasciò cadere sul divano, sentendo la testa che le girava. Daisy si avvicinò, apprensiva. «Lo so che è brutto, ma devi accettarlo. Spesso mi trovo a fare questo discorso ad altre vittime. Fidati, non è piacevole neanche per me». Si sedette vicino a Peach, che non aveva neanche la forza di respingerla. «Presto dovrai trovare del sangue da bere. Ti aiuterò io, tranquilla. E ti farò conoscere altri vampiri. Ormai siamo noi la tua famiglia». Le accarezzò delicatamente i capelli e Peach scoppiò in lacrime, rannicchiandosi su se stessa e nascondendo il viso tra le mani. 
Daisy pensò che forse era meglio lasciarla sfogare per un po' e così fece. Si prese del tempo per osservare le pareti, i mobili, il tappeto. Tutto, dal soffitto al pavimento, sembrava sottolineare la ricchezza del marito di Peach. Ogni volta che mordeva qualcuno le dispiaceva strappare il malcapitato (o la malcapitata) dalla sua casa, ma pensava anche che probabilmente la vita di Peach non era mai stata particolarmente felice. Era una ragazza troppo carina per stare con quel nano di Mario, pensò Daisy. 
«Perché avete scelto proprio me?» chiese Peach tra i singhiozzi. Gli occhi azzurri erano evidenziati e ingranditi dalle lacrime. 
Che pena che provava Daisy. «Perché sei bellissima» rispose. «So che non ti fidi di me, ma io voglio aiutarti. Qualcuno dovevo pur scegliere e ho scelto te, ma ciò non significa che non mi dispiaccia. Quando sono stata trasformata anche io mi sentivo come te». Riprese ad accarezzarla. «Ormai è successo, perciò tanto vale adeguarsi. Ti aiuterò nel tuo cammino». 
Peach era completamente in subbuglio. Daisy era colei che le aveva rovinato la vita, ma in quel momento era anche l'unica su cui potesse appoggiarsi, l'unica che potesse capirla e che potesse ascoltarla. C'era passata anche lei ed era il suo unico contatto con i suoi nuovi simili. Poteva solo fidarsi di lei e sperare di riporre la propria fiducia nelle mani giuste. E non poteva trascurare il fascino che Daisy esercitava su di lei, soprattutto ora che la vampira aveva cominciato a massaggiarle le spalle. «Che state facendo? Non toccatemi» ordinò Peach, ma il suo tono di voce era tutt'altro che convincente. 
«Ti sto massaggiando per farti rilassare. Noi vampiri abbiamo delle capacità calmanti, imparerai ad usarle anche tu».
«...Potrebbe entrare qualcuno» disse Peach, ma doveva ammettere che la ragazza era abile.
«La cameriera è uscita per fare la spesa e il maggiordomo si è addormentato sul divano, l'ho visto prima di entrare qui. Ma se preferisci possiamo spostarci in camera da letto» propose Daisy, sfacciata.
«Farò finta di non aver sentito».
Rimasero così per qualche minuto, in un silenzio che Peach percepiva come molto imbarazzante e pesante. Si stava facendo massaggiare dalla donna che le aveva rovinato la vita e le piaceva anche, roba da matti.
«Potete smettere, mi sono calmata» disse, ed effettivamente era così. Si sentiva più lucida, forse proprio grazie ai poteri vampireschi. 
«Stai meglio? Se la mia presenza ti dà delle sensazioni particolari è normale, noi vampiri oltre a un effetto camomilla siamo anche capaci di attrarre gli altri. Un po' è indipendente da noi, un po' lo facciamo apposta. Imparerai a controllare anche quello». Interruppe il massaggio e continuò: «Forse su quei libri hai letto che noi vampiri siamo allergici all'aglio e che dormiamo nelle tombe, ma sono panzane. Ti porterò dagli altri, quando vorrai. Hai altre domande?».
«Vorrei sapere quando potrò placare la mia sete» dichiarò Peach, con la gola secca. Sapeva che era un pensiero orribile, ma il desiderio di dissetarsi con del sangue umano era molto forte.
«Quando ti sentirai pronta per mordere qualcuno, ovvio. E penso che accadrà quando proprio non ce la farai più. Hai ancora qualche giorno prima di sentire una sete bruciante». 
Peach era profondamente turbata. «Non voglio farlo...».
«Devi. So come ti senti e mi sento in colpa per averti condannata a questo, ma ho dovuto farlo per forza».
Silenzio.
«...Voglio rimanere da sola» disse Peach, tenendosi le mani.
«Va bene, capisco il tuo bisogno di riflettere. Tornerò a trovarti, non ti lascerò sola. Se hai bisogno di qualcosa dimmelo quando ci rivedremo, senza problemi».
Daisy si alzò, si trasformò in un gatto (sotto lo sguardo nuovamente sbigottito di Peach), balzò sul davanzale, disegnò un cuore sul vetro con la zampina e saltò via.
  
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