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Autore: Francilla    18/01/2016    0 recensioni
Il nostro mondo è misterioso e pieno di pericoli. Lo sanno bene le famiglie che consapevoli hanno deciso di proteggerci dal male, i Cacciatori di mostri sono tra noi.
In un mondo dove il male è pronto a sterminarci tutti, dove i Cacciatori si battono ogni notte per la nostra salvezza, una ragazza adolescente vedrà quanto fragile possano essere le sue certezze.
Caccia, amore e pericoli, tristezza e allegria. Legami eterni e catene facili da spezzare.
A volte basta un “Ciao” per cambiarti la vita.
Genere: Avventura, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Amiche per sempre”

 

Da quella notte, dalla prima caccia, ogni notte papà mi sveglia nel bel mezzo della notte, al solito orario.

All'inizio non è stato semplice tenere il ritmo, ma pian piano imparando ad andare a dormire un po' prima la sera, praticamente appena finiti i compiti, mi sono adattata a quel frenetico ritmo da doppia vita.

Di giorno sono una studentessa qualunque di sera una cacciatrice di mostri decisamente imbranata e per niente tagliata per svolgere tale impiego.

 

Ora a distanza di cinque mesi dalla prima volta, durante la caccia è raro che io abbia tanta paura da tremare.

Tutto questo non è semplice da sopportare, qualche volta vorrei tanto avere uno psicologo con il quale potermi sfogare e che possa darmi sostengo e consigli. Ma sfortunatamente una delle regole della mia famiglia è: lasciare che gli ignari restino appunto, ignari.

Ma con me per fortuna c'è Anna Robbins, mia migliore amica e confidente.

Io ed Anna siamo cresciute insieme, la sua famiglia si trasferì qui otto anni fa e sin da subito siamo diventate amiche inseparabili.

 

 

Anna Robbins

 

Era una bella giornata, piena di sole, intrisa dei profumi primaverili. Gli alberi erano in fiore, per tutto il quartiere c'erano bambini intenti a giocare, e così, coi loro schiamazzi rendevano tutto più allegro e vivo.

La mattinata trascorreva tranquilla finché, proprio nella casa accanto, che da tempo era rimasta vuota e in vendita, vidi del movimento. Attraverso una finestra scorsi una bambina intenta a correre avanti e indietro felice. Aprii la finestra e mi sporsi fuori, guardai nel viale e vidi una macchina e un grosso furgone dal quale stavano scaricando un sacco di scatole e mobili.

 

Avvisai mia madre dell'arrivo dei nuovi vicini e così come da tradizione insieme andammo a salutare. Portammo con noi una caraffa di limonata e tanti bicchieri di carta. E si vedeva che il trasloco li aveva stremati, perché ricordo che i genitori di Anna bevvero in un istante tutta la limonata.

Fu lì che incontrai Anna, la bambina tanto felice di essersi trasferita che se ne andava avanti e indietro per tutta la casa correndo e urlando quanto fosse felice. Da quel giorno io e lei passammo molto tempo insieme, praticamente ogni giorno. Finimmo per ritrovarci nella stessa classe a scuola, il che ci invogliò a fare sempre i compiti insieme.

Lei era ed è una ragazza che definirei genuina, allegra, spontanea e dolcissima. I capelli biondi a caschetto, gli occhi cerulei, la pelle baciata dal sole le mani piccole ed eleganti, alta esattamente quanto me. I miei fratelli ci hanno sempre prese in giro chiamandoci “le nane” cosa che ad Anna non è mai pesato più di tanto, ma non posso dire lo stesso di me. Ma questo poco importa.

La mia migliore amica ha così tante qualità e virtù che farei fatica ad elencarle tutte, ma penso di poter sintetizzare il tutto dicendo solamente che è molto brava in tutto ciò in cui si cimenta. Ha sempre preso lezioni di canto e di teatro, balla benissimo ogni tipo di danza, sa suonare il piano e strimpella con la chitarra. Quando canta rende tutto ciò che c'è intorno a lei più bello, sa amare il prossimo e sorride sempre. Anche mia madre, che solitamente è fredda, distaccata e acida, nei confronti di Anna si è espressa dicendo “sembra un piccolo raggio di sole”.

Un raggio di sole che pensavo potesse cambiare, che temevo si affievolisse, quando scoprì la verità.

Ricordo come se fosse ieri il giorno in cui Anna scoprì la verità, quando smise di essere un ignara adolescente per divenire una persona consapevole.

Era il primo giorno di liceo, c'eravamo preparate la sera prima i vestiti da indossare, ci siamo truccate un po' ed eravamo felici di iniziare un nuovo anno, un nuovo periodo della nostra vita. Scuola nuova, buoni propositi e mille aspettative o speranze.

Camminavamo l'una accanto all'altra, in spalla gli zaini comprati solo poche settimane prima, nuovi di zecca ma già pieni di pupazzetti e scritte fatte con pennarelli indelebili. Ricordo che parlavamo di varie cose come il trovare un fidanzato, farsi tanti nuovi amici e di come fosse opprimente vivere in una minuscola città come Salt Road. E poi quella serenità fu interrotta drasticamente. Sentimmo il rumore dei freni di un'auto che stridono, le ruote che slittano sull'asfalto, un tonfo. Qualcuno era stato investito. Era a pochi metri dietro di noi, ci voltammo e rimanemmo in silenzio. Steso a terra con le fauci spalancate vi era qualcosa di inumano. Il pelo del color del miele, poteva sembrare a primo impatto un lupo troppo cresciuto. Grosso due o tre volte quanto un lupo normale quello che i soccorritori credevano di avere avanti sembrava nulla di un canide, dal pelo sporco di sangue e la bocca aperta. Inerme, gli occhi ancora aperti, apparentemente senza vita.

 

Miko” fu in quel momento che come se fosse proprio accanto a me in quell'istante, sentii la voce di mio padre. “I mannari quando assumono sembianze animali possono sembrare dei lupi, l'unica differenza è la loro stazza. Sono più grossi dei lupi normali, gli alfa addirittura possono raggiungere i due metri di altezza se li si misura mentre stanno a quattro zampe. Quindi ti lascio immaginare quanto siamo grandi in realtà.”. In testa mi si illumino come una lampadina, un idea, un pensiero.

-Non vi avvicinate è pericoloso!-

Urlai a squarciagola ai soccorritori che stavano aiutando il conducente tramortito ad uscire dalla sua auto, senza prestare attenzione all'animale steso a pochi metri da loro. Avanzai di qualche passo, volevo avvisarli, ma Anna mi afferrò lo zaino che avevo in spalla e mi strattonò indietro.

-Dai Miko andiamo-

Disse lei, non amava il sangue anzi al solo vederne un po' era anche capace di svenire.

-Anna non puoi capire, quello non è un lupo. Ed è vivo-

Non feci in tempo a finire quelle parole che come temevo potesse accadere, il lupo mannaro sdraiato a terra, accortosi che nessuno gli stava prestando attenzione, si alzò. Scosse la testa e in un baleno balzò bramoso su uno dei soccorritori. Saltò addosso all'uomo intento ad aiutare il conducente e in un attimo strinse le sue fauci, una morsa potente, intorno alla testa del tale. Tirò a se la sua vittima e senza alcuno sforzo ne strappò via la testa. Il sangue uscì fuori copiosamente e colorò di rosso la strada, poi fu il turno di tutti gli alti. Impietrite e a meno di una ventina di metri dalla scena, io ed Anna rimanemmo a guardare.

-Se un mannaro muore riacquista le fattezze umane a meno che non venga colpito da un'arma in argento-

Borbottai io ricordando ciò che mio padre mi aveva insegnato. Quelle parole mi uscirono di bocca senza controllo, tant'è che pensavo fossero solo nella mia testa.

Me ne ero ricordata o meglio avevo ricordato per filo e per segno il giorno in cui mio padre me lo aveva insegnato. Fu come un flash beck.

-Dobbiamo andare via-

Dissi ad Anna. Lanciai un'ultima occhiata al mannaro intento a ridurre in brandelli le sue vittime e poi afferrai la mia amica per un braccio. La tirai con forza per scuoterla da quella specie di trance.

-Anna è pericoloso, dobbiamo andare-

Le dissi e lei finalmente capì. Iniziammo a correre mano nella mano il più veloce possibile, dovevamo allontanarci da lì. Arrivammo a scuola e lì chiamai mio padre, lui era già al corrente di quello che era successo.

-Sto venendo a prenderti, oggi niente scuola per nessuno-

Disse digrignando i denti il mio papà.

 

Mio padre, lo sceriffo della città diramò un avviso, un pericolosissimo animale si aggirava per le strade di Salt Road, era meglio evitare di uscire di casa, le scuole erano state chiuse, gli studenti rimandati a casa. Fu istituito un coprifuoco, nessuno doveva uscire dopo le otto di sera e in ogni caso era concesso uscire solo per emergenze, la polizia si sarebbe presto occupata dell'eliminazione dell'animale, ma non garantiva la protezione a chi non avrebbe rispettato il coprifuoco.

Papà ci venne a prendere, io ed Anna salimmo sulla volante dello sceriffo e tornammo a casa. Ricordo che ci tenevamo per mano e non ci lasciavamo mai. Io si avevo paura ma sapevo cosa avevo visto, mentre la mia amica ancora non riusciva a comprendere cosa fosse accaduto veramente.

-Allora Anna, cosa ricordi?-

Lo sceriffo decise di interrogarci come uniche testimoni dell'accaduto e così seduti nel salotto di casa nostra l'interrogatorio ebbe inizio.

-Io...-

Farfugliava, balbettava e a tratti sudava freddo, la mia amica non la stava prendendo per niente bene. Così decisi di parlare io per prima, sperando che con un po' di tempo in più a disposizione, magari sarebbe riuscita a trovare un senso.

-Papà, io ed Anna stavamo camminando verso scuola quando abbiamo sentito un'auto che frenava. Ci siamo girate per vedere cosa fosse accaduto, abbiamo visto che un lupo era stato investito-

Anna annui alle mie parole e finalmente sembrò sbloccarsi e iniziò a parlare.

-Poi quel lupo si è alzato e ha aggredito delle persone-

Borbottò lei intimorita.

-Si è vero, erano delle persone che erano andate ad aiutare il conducente dell'auto. Poi siamo corse via-

Dissi io frettolosamente.

Anna era titubante sembrava lì lì per chiedere qualcosa, così io con un gomito le punzecchiai un fianco per spronarla a parlare.

-S...signor Collins-

Mormorò lei indecisa.

-Si Anna cosa c'è?-

Chiese mio padre sporgendosi nella sua direzione per sentirla meglio.

-Quello non era un lup... insomma era troppo grosso-

-Bhè... ci sono alcuni animali un po' fuori misura, capita che...-

Mio padre fu interrotto da ciò che la mia amica disse subito dopo.

-Quando eravamo lì Miko ha parlato di...-

Mi portai una mano alla faccia quasi a volermi schiaffeggiare da sola. Avevo parlato a voce alta, avevo detto che i mannari quando muoiono riacquistano fattezze umane.

-Cosa ha detto Miko?-

Ci fu un istante interminabile di imbarazzante e snervante silenzio, poi finalmente Anna parlò.

-No, nulla. Sono molto stanca, posso tornare a casa?-

Mio padre annuì e in separata sede mi disse di andare a dormire da Anna “ci sarà una lunga caccia stanotte, sarei più sicuro se tu non stessi da sola in casa” mi disse. E fu così che passai la notte con Anna. La mattina mi svegliai con la strana sensazione di essere osservata, infatti la mia cara amica mi fissava insistentemente.

 

-Anna perché mi guardi?-

Le domandai.

-Miko... che cos'è un mannaro? E non mentire altrimenti non ti parlerò mai più-

A quella minaccia vuotai il sacco. Le mostrai un bestiario che utilizzavo per studiare, le spiegai dei cacciatori, le raccontai la storia della mia famiglia. Le dissi tutto, non solo perchè avevo paura di perdere la sua amicizia, ma anche e soprattutto perchè temevo che un giorno Anna ritrovatasi da sola davanti ad una minaccia a lei ignota, avrebbe avuto la peggio.

Fu anche questo a rendere più solida che mai la nostra amicizia, lei conosceva il segreto della mia famiglia e sapeva che non c'era da preoccuparsi perchè qualunque minaccia si fosse fatta avanti, i miei familiari avrebbero protetto la gente di Salt Road.

 

 

 

Finalmente, il destino mandò a me una persona con la quale potermi sfogare, con la quale essere amica e non dover mai mentire. Anna è una ragazza dallo spirito solare e indomito, di quelle che dopo aver scalato un monte, magari dopo una doccia, andrebbero subito ad una festa o a qualche concerto. Mentre io passerei volentieri il mio tempo a poltrire, guardando qualche telefilm, insomma una pigrona come tante altre.

Eppure, nonostante le differenze caratteriali e i difficili segreti da mandar giù, io ed Anna siamo sempre rimaste amiche.

Non so proprio come avrei fatto senza di lei, soprattutto quando iniziai a vedere i fantasmi.

 

Quello fu sicuramente un periodo nero per me. Passavo le mie giornate all'aperto, di notte avevo paura a dormire da sola, mi svegliavo dopo aver fatto incubi macabri e raccapriccianti. Ero inquieta e i miei nervi erano a fior di pelle, tesi come corde di violino. Non sapevo come spiegarlo alla mia famiglia, non sapevo come affrontarlo.

Ma già dalle prime ombre portate dal tramonto, nella penombra alcune forme e bisbiglii sinistri emergevano come se i morti volessero ritornare a galla dal loro oblio.

Anna mi rimase sempre accanto, non mi lasciò mai sola.

-Miko ti ricordi quando quel mannaro staccò la testa a quel tizio?-

Mi domandò all'improvviso Anna mentre io ero intenta a tremare di paura dopo aver visto il fantasma di un anziano, che a quanto mi aveva detto prima abitava in una casa vicina alla nostra.

-Si, mi ricordo-

-Bene, tu mi sei rimasta vicina, mi hai aiutato a capire e ora non ho più paura. E so che se mai dovessi vedere un lupo fuori misura devo darmela a gambe. Ora è arrivato il mio momento, questa volta sarò io ad aiutare te-

La mia amica mi abbracciò così forte da soffocarmi quasi, sentivo mentre mi stringeva a se, che la mia gabbia toracica stava per cedere e i polmoni erano come limoni spremuti pronti da buttare.

-Anna mi stai uccidendo-

Le dissi provando a liberarmi.

-Meglio, così una volta morta non vedrai mai più i fantasmi, al massimo sarai una di loro-

Esclamò ridacchiandosela sotto i baffi. Poi fortunatamente decise di avere pietà di me, liberandomi.

-Ho paura, rimani a dormire qui stanotte?-

Le domandai facendole letteralmente gli occhi dolci. Lei mi sorrise e mi tirò i capelli.

-Ma certo fifona, se vuoi posso anche trasferirmi qui per sempre-

 

Quella notte Anna mi tenne la mano finché io, stanca morta, non crollai dal sonno e mi addormentai.

Pian piano iniziai ad abituarmi a quello che vedevo e anzi provavo a capire. Ci vollero alcuni mesi per farci completamente l'abitudine ma alla fine riuscii persino ad avere dialoghi costruttivi con ciò che rimaneva dei defunti.

Fuochi fatui, spiritelli, anime in pena, fantasmi, poltergeist e quant'altro; cose completamente invisibili a chi non è dotato della capacità particolare che io stessa ho ereditato.

 

 

Una volta conosciuta Anna sentì che dentro di me un vuoto si era in parte colmato, non ero più sola. Il mio mondo cambiò e mai avrei immaginato che un secondo incontro di li a poco, avrebbe letteralmente sconvolto la mia vita per sempre.

 

END.

 

 

 

Ciao, a chi è giunto sin qui, a questo fatidico secondo capitolo dico ancora grazie.

Come avevo annunciato già alla fine del primo capitolo, non sto facendo nient altro che far conoscere i personaggi in particolare la nostra protagonista e poi ovviamente chi le sta più intorno. Nel terzo capitolo vedremo come un ulteriore incontro innescherà i meccanismi del destino di Miko.

E bene detto questo, vi invito a continuare a seguirmi e non perdetevi il prossimo capitolo che pubblicherò lunedì prossimo se non troverò il tempo di farlo prima. Se dovessi trovare tempo per terminare il terzo capitolo, pubblicherò prima di lunedì, si vedrà.

Alla prossima quindi e grazie ancora.

  
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